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5. Perdono e Preghiere dei Fedeli – 13 febbraio 2022

13 FEBBRAIO
6ª DOMENICA T.O.
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RICHIESTA DI PERDONO

  • Signore, che dichiari beati i più poveri. Abbi pietà di noi.
  • Cristo, che insegni la purezza del cuore. Abbi pietà di noi.
  • Signore, accanto a chi è perseguitato per la fede. Abbi pietà di noi.

PREGHIERA UNIVERSALE

Celebrante. Ora nella Preghiera dei fedeli chiediamo al Signore che faccia di noi gli uomini delle Beatitudini, rendendoci operatori del bene.

Lettore. Preghiamo insieme e diciamo: Accresci, Signore, la nostra giustizia.

  • Preghiamo per la santa Chiesa di Dio. Suo dovere è riporre la propria sicurezza non nei beni della terra, ma unicamente in Cristo morto e risorto.
    Perché non scenda a compromessi con i poteri del mondo, ma la sua azione sia sempre ispirata e guidata dallo spirito delle Beatitudini, preghiamo.
  • Per tutti gli uomini sulla terra. La venuta di Gesù è risultata sconvolgente e decisiva per la crescita spirituale e il futuro dell’umanità.
    Perché ogni uomo comprenda che nell’accettazione o rifiuto di Dio e del suo Regno si gioca il significato delle nostre esistenze, preghiamo.
  • Per quelli che sono poveri, oppressi, soffrono ingiustizia e persecuzione. Di loro è pieno il nostro pianeta, soprattutto il Terzo Mondo.
    Perché trovino nei cristiani i fratelli che s’impegnano al loro fianco, e realizzano le condizioni di una società più equa e più umana, preghiamo.
  • Per gli uomini e i popoli che vivono nel benessere. Sovente il loro stile di vita – fatto di sperpero e di vana ostentazione – è in netto contrasto con lo spirito genuino del Vangelo.
    Perché essi accolgano la parola di Gesù, imparino a condividere, e operino la giustizia sociale nella verità e nella carità, preghiamo.
  • Per la nostra comunità (parrocchiale). Vediamo anche attorno alle nostre case gente facoltosa che si comporta male, e gente povera, sovente sfruttata e umiliata.
    Perché con la nostra presenza operosa in mezzo agli altri ci impegniamo per primi a realizzare il Regno del Signore, che è regno di giustizia, di amore e di pace, preghiamo.

Celebrante. Donaci, Padre, con abbondanza la forza della tua grazia, perché nelle molte difficoltà del mondo d’oggi sappiamo vivere con generosità lo spirito delle beatitudini, come ci ha insegnato il tuo Figlio Gesù. Te lo chiediamo per lo stesso Cristo nostro Signore.

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6. Vignetta di RobiHood – 13 febbraio 2022

13 FEBBRAIO
6ª DOMENICA T.O.

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2. Letture e introduzioni – 6 febbraio 2022

6 FEBBRAIO
5ª DOMENICA T.O.
(Giornata nazionale per la vita)
VOCAZIONE E RISPOSTA

La liturgia di oggi ci presenta tre uomini, il profeta Isaia, Paolo di Tarso e Simon Pietro, che sono stati chiamati da Dio. Nessuno di loro ha potuto scegliere quando ricevere questa chiamata e tutti, nel momento in cui essa è arrivata, si sono sentiti impreparati e indegni a riceverla.
Quello che hanno potuto decidere, però, è cosa rispondere: se superare il senso di vertigine per la sproporzione tra la missione che gli veniva assegnata e le loro forze o se lasciarsi vincere, rimanendo indifferenti.

PRIMA LETTURA
Eccomi, manda me!
La consapevolezza del proprio peccato è il primo passo per aprirsi alla redenzione. Proprio questo è ciò che accade al profeta Isaia: chiamato da Dio, egli viene mondato dalle sue colpe e diventa un uomo nuovo, capace di assumersi nuove responsabilità.

Dal libro del profeta Isaia                     Is 6,1-2a.3-8
Nell’anno in cui morì il re Ozìa, io vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato; i lembi del suo manto riempivano il tempio. Sopra di lui stavano dei serafini; ognuno aveva sei ali. Proclamavano l’uno all’altro, dicendo: «Santo, santo, santo il Signore degli eserciti! Tutta la terra è piena della sua gloria».
Vibravano gli stipiti delle porte al risuonare di quella voce, mentre il tempio si riempiva di fumo. E dissi: «Ohimè! Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono e in mezzo a un popolo dalle labbra impure io abito; eppure i miei occhi hanno visto il re, il Signore degli eserciti».
Allora uno dei serafini volò verso di me; teneva in mano un
carbone ardente che aveva preso con le molle dall’altare. Egli
mi toccò la bocca e disse: «Ecco, questo ha toccato le tue labbra, perciò è scomparsa la tua colpa e il tuo peccato è espiato».
Poi io udii la voce del Signore che diceva: «Chi manderò e chi andrà per noi?». E io risposi: «Eccomi, manda me!».
Parola di Dio.

SALMO RESPONSORIALE          Dal Salmo 137 (138)
Il salmista non vuole lodare quegli dei che rendono l’uomo schiavo, ma l’unico vero Signore, la cui legge è salvezza e libertà.
Rit. Cantiamo al Signore, grande è la sua gloria.
Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore:
hai ascoltato le parole della mia bocca.
Non agli dèi, ma a te voglio cantare,
mi prostro verso il tuo tempio santo.

Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua fedeltà:
hai reso la tua promessa più grande del tuo nome.
Nel giorno in cui ti ho invocato, mi hai risposto,
hai accresciuto in me la forza.

Ti renderanno grazie, Signore, tutti i re della terra,
quando ascolteranno le parole della tua bocca.
Canteranno le vie del Signore:
grande è la gloria del Signore!

La tua destra mi salva.
Il Signore farà tutto per me.
Signore, il tuo amore è per sempre:
non abbandonare l’opera delle tue mani.

SECONDA LETTURA
Così predichiamo e così avete creduto.
Non è per modestia che l’apostolo Paolo definisce la sua condizione precedente alla rivelazione di Cristo come «un aborto». Con questo termine egli intende piuttosto descrivere la situazione in cui si trova l’uomo quando pretende di fare a meno di Dio: quella di un progetto interrotto.
 Tra parentesi [ ] la forma breve.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi                                        1 Cor 15,1-11
Vi proclamo, [fratelli,] il Vangelo che vi ho annunciato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi e dal quale siete salvati, se lo mantenete come ve l’ho annunciato. A meno che non abbiate creduto invano!
[A voi] infatti [ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto, cioè
che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture e che fu sepolto
e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici.
In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto.]
Io infatti sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Per grazia di Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana. Anzi, ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me. [Dunque, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto.] Parola di Dio.

CANTO AL VANGELO                      Mt 4,19
Alleluia, alleluia.
Venite dietro a me, dice il Signore,
vi farò pescatori di uomini.
Alleluia.

VANGELO
Lasciarono tutto e lo seguirono.
In questo brano del vangelo di Luca, Gesù chiede a Pietro di fidarsi di lui. Nel farlo, non fornisce prove e non ricorre a sottili argomentazioni: Cristo stesso e la sua Parola sono le uniche certezze su cui il pescatore galileo può basarsi per compiere questa scelta, che risulterà decisiva per la sua intera esistenza.
Dal vangelo secondo Luca                       Lc 5,1-11
In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.
Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.
Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono. Parola del Signore.

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3. Annunciare la Parola – 6 febbraio 2022

6 FEBBRAIO
5ª DOMENICA T.O.
(Giornata nazionale per la vita)
VOCAZIONE E RISPOSTA

PER RIFLETTERE E MEDITARE

Nel brano della sinagoga di Nazaret (cf Lc 4,16-30) erano emersi il discorso programmatico di Gesù e la prefigurazione della fine a causa della non accoglienza della sua predicazione. Dal capitolo quinto in poi si riscontrerà come la scena di Nazaret si ripete nella vita di Gesù. Al suo annuncio in parole e opere gli uditori reagiscono opponendo il rifiuto oppure accogliendolo nella fede. La risposta positiva comporta quel cambiamento radicale in cui consiste la sequela. Luca usa, alla fine dell’episodio letto oggi, le due parole qualificanti di essa: «Lasciarono tutto e lo seguirono» (Lc 5,11).

Vocazione: iniziativa di Dio che chiama in causa la libertà dell’uomo
Il brano di Isaia e il vangelo di questa domenica si possono leggere in parallelo. Essi mettono in luce le dinamiche fondamentali del momento che inizia e fonda la sequela: la vocazione. Sia Isaia sia Simone (sia Giacomo sia Giovanni) sono dei chiamati in vista della missione.
In primo luogo la vocazione è un evento che accade per iniziativa di Dio. Isaia vede il Signore perché il Signore si rivela a lui. Sulle sponde del lago Gesù prende l’iniziativa di salire sulla barca di Simone e per primo instaura il dialogo con lui (cf Lc 5,4).
L’iniziativa di Dio però non toglie spazio alla libertà dell’uomo. Alla fine della visione della prima lettura, alla domanda di Dio Isaia risponde: «Eccomi, manda me!» (Is 6,8). Ma avrebbe potuto anche non rispondere così. Ugualmente, alla richiesta di prendere il largo e gettare le reti Simone avrebbe potuto opporre un rifiuto, basandosi sulla sua stanchezza (aveva pescato tutta la notte) e sulla sua esperienza (non aveva preso nulla).
La vocazione è un’esperienza che chiama in causa la libertà e la decisione di ciascuno. Simone già conosceva Gesù (cf Lc 4,38-39), ma questo non è ancora «decidersi per Gesù». C’è uno scarto fra il sapere di Gesù e il credere in lui. E lo scarto è superato solo con un balzo, quello della decisione libera.

Vocazione ed esperienza della grazia
Sia per Isaia che per Simone la vocazione si delinea in un contesto (liturgico o di quotidianità) di prossimità col divino. L’esperienza mette entrambi i protagonisti di fronte alla scoperta della loro indegnità. Se la percezione del proprio peccato li porta allo sgomento, a porre una distanza tra loro e il divino che si rivela, dall’altra parte sia il Signore nella prima lettura che Gesù nel vangelo vanno incontro all’indegnità umana, ponendovi rimedio. Le labbra di Isaia vengono purificate. Simone riceve un invito: «Non temere» (Lc 5,10); e una nuova identità: «d’ora in poi sarai pescatore di uomini» (Lc 5,10).
Questa è l’esperienza della grazia. Quella di cui parla l’apostolo Paolo (cf 1 Cor 15,10). È il riconoscimento dell’iniziativa gratuita di Dio.
L’iniziativa di Dio dice che nella vocazione siamo chiamati da. Ma le vocazioni descritte in queste letture dicono anche che siamo chiamati per. Simone, Isaia e Paolo sono chiamati per la missione.

Vocazione e missione
Esperienza del divino, riconoscimento della propria indegnità, dono della grazia, se sono ricevuti con disponibilità, trasformano il chiamato e lo approntano alla missione per la quale è chiamato. Qui però deve essere chiaro che si sta parlando di vocazione alla sequela, non di vocazioni particolari, che della prima sono solo modalità di realizzazione. L’esperienza della chiamata è, nelle sue linee fondamentali, comune alle vocazioni laicali, alla vita consacrata, al ministero sacerdotale.
Come dice san Paolo, la missione è sostanzialmente inserirsi nel processo di trasmissione di quanto ricevuto. La fede ci è stata annunciata, di questa stessa fede siamo annunciatori. I modi seguiranno le specificità di tempo, luogo, ministero, carattere e carismi di ciascuno. Ma i contenuti sono sempre (e solo!) quelli elencati da Paolo (cf 1 Cor 15,3-4).
Questa è la lieta novella, l’Evangelo. Una missione che ci è affidata, che continua quella di Cristo e della Chiesa apostolica, e che dovrebbe suscitare un grande senso di responsabilità, di entusiasmo e di consapevolezza della sproporzione. Sproporzione fra la fragilità personale e il messaggio di cui si è portatori; fra le forze e il compito; fra gli strumenti di cui si dispone e il mondo cui si è mandati. Perciò vale la pena di tornare alle parole di Gesù: «Non temere!». Parole di esortazione dette a Pietro; dette alla Chiesa di ogni tempo e luogo; dette a noi.

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5. Perdono e Preghiere dei Fedeli – 6 febbraio 2022

6 FEBBRAIO
5ª DOMENICA T.O.
(Giornata nazionale per la vita)
VOCAZIONE E RISPOSTA

RICHIESTA DI PERDONO

  • Signore, i nostri fallimenti passati ci impediscono di rispondere positivamente alla tua chiamata. Abbi pietà di noi.
  • Cristo, le nostre colpe ci ossessionano e non riusciamo ad avere fede nella tua misericordia. Abbi pietà di noi.
  • Signore, nel momento della scelta vacilliamo, chiedendoci perché debba toccare proprio a noi. Abbi pietà di noi.

PREGHIERA UNIVERSALE

Come fece con Pietro e con Paolo, Gesù invita anche noi, oggi, a lasciare tutto e a seguirlo. Preghiamo insieme e diciamo:

Signore, eccoci: manda noi.

  • Perché la tua potenza non ci intimidisca, ma ci convinca che puoi cambiare tutto, anche il nostro cuore. Preghiamo.
  • Perché sappiamo selezionare, tra ciò che abbiamo ricevuto, quel che proveniva da te e sappiamo trasmetterlo a chi verrà dopo di noi. Preghiamo.
  • Perché la stanchezza e la disillusione non ci impediscano di riporre in te una fiducia sempre nuova. Preghiamo.
  • Perché sappiamo lasciare ai nostri fratelli la stessa libertà di scelta che hai concesso a noi. Preghiamo.

O Padre, nella storia della salvezza hai spesso affidato missioni importanti a uomini piccoli o segnati dal peccato. Fa’ che, grazie alla tua infinita misericordia, anche noi possiamo sentirci pronti a rispondere di sì alla tua chiamata. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.

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6. Vignetta di RobiHood – 6 febbraio 2022

6 FEBBRAIO
5ª DOMENICA T.O.
(Giornata nazionale per la vita)
VOCAZIONE E RISPOSTA

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Pubblicazioni di Roberto Benotti (RobyHood) presso Elledici:

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Ancilla Domini

Un anno straordinario

Sorrisi divini

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2. Letture e introduzioni – 30 gennaio 2022

30 GENNAIO 2022

4ª DOMENICA del Tempo ordinario

Il Signore protegge i suoi profeti

(Giornata mondiale dei malati di lebbra)

Chi sceglie di annunciare il Vangelo, non decide forse di seguire la via più facile. Il rischio, e non si tratta di un rischio da poco, è quello dell’opposizione spietata fino al martirio.
Chi invece sceglie di cedere alle lusinghe del mondo e di agire secondo le sue logiche, potrà forse godere di un maggior prestigio presso gli uomini, ma ciò con cui dovrà inesorabilmente fare i conti, saranno le parole rivolte da Dio al profeta Geremia: «Non spaventarti di fronte a loro, altrimenti sarò io a farti paura davanti a loro» (Ger 1,17).

PRIMA LETTURA
Ti ho stabilito profeta delle nazioni.
Come il profeta Geremia, siamo amati da sempre: la nostra vita non nasce e non si svolge per caso. Anche a noi, tutto ciò che viene chiesto è di accettare questa verità. Quando ciò avviene, quando l’unione d’intenti tra l’uomo e Dio si realizza, nulla può davvero più costituire un ostacolo.

Dal libro del profeta Geremia       Ger 1,4-5.17-19
Nei giorni del re Giosìa, mi fu rivolta questa parola del Signore:
«Prima di formarti nel grembo materno, ti ho conosciuto,
prima che tu uscissi alla luce, ti ho consacrato;
ti ho stabilito profeta delle nazioni.
Tu, dunque, stringi la veste ai fianchi,
àlzati e di’ loro tutto ciò che ti ordinerò;
non spaventarti di fronte a loro,
altrimenti sarò io a farti paura davanti a loro.
Ed ecco, oggi io faccio di te
come una città fortificata,
una colonna di ferro
e un muro di bronzo
contro tutto il paese,
contro i re di Giuda e i suoi capi,
contro i suoi sacerdoti e il popolo del paese.
Ti faranno guerra, ma non ti vinceranno,
perché io sono con te per salvarti».
Parola di Dio.

SALMO RESPONSORIALE         Dal Salmo 70 (71)
Pur essendo stati, come il salmista, istruiti dal Signore fin dalla giovinezza, ancora oggi possiamo trovare delle meraviglie per cui lodare il suo nome.

Rit. La mia bocca, Signore, racconterà la tua salvezza.

In te, Signore, mi sono rifugiato, mai sarò deluso.
Per la tua giustizia, liberami e difendimi,
tendi a me il tuo orecchio e salvami.

Sii tu la mia roccia,
una dimora sempre accessibile;
hai deciso di darmi salvezza:
davvero mia rupe e mia fortezza tu sei!

Mio Dio, liberami dalle mani del malvagio.
Sei tu, mio Signore, la mia speranza,
la mia fiducia, Signore, fin dalla mia giovinezza.
Su di te mi appoggiai fin dal grembo materno,
dal seno di mia madre sei tu il mio sostegno.

La mia bocca racconterà la tua giustizia,
ogni giorno la tua salvezza.
Fin dalla giovinezza, o Dio, mi hai istruito
e oggi ancora proclamo le tue meraviglie.

SECONDA LETTURA1

1 Tra parentesi [ ] la forma breve.
Rimangono la fede, la speranza, la carità; ma la più grande di tutte è la carità.
Come l’apostolo Paolo, una volta cresciuti, dobbiamo essere capaci di eliminare ciò che è da bambini. La carità non può arrestarsi o incancrenirsi nel passato: essa deve crescere con il trascorrere dei giorni o nostra fede, per quanto intensa, si trasformerà in abitudine.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi                                     1 Cor 12,31–13,13
[Fratelli], desiderate intensamente i carismi più grandi. E allora, vi mostro la via più sublime.
Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita.
E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla. E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo, per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe.
[La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la conoscenza svanirà. Infatti, in modo imperfetto noi conosciamo e in modo imperfetto profetizziamo. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Divenuto uomo, ho eliminato ciò che è da bambino. Adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno specchio; allora invece vedremo faccia a faccia. Adesso conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto. Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità!] Parola di Dio.

CANTO AL VANGELO                      Lc 4,18
Alleluia, alleluia.
Il Signore mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione.
Alleluia.

VANGELO
Gesù come Elia ed Eliseo è mandato non per i soli Giudei.
L’incredulità dei concittadini di Gesù è assai vicina a quella che molti di noi sperimentano. Proprio chi ha ricevuto il dono di una vita ricca della presenza di Dio e illuminata dalla sua parola, infatti, corre oggi il rischio di perdere fiducia, di dover richiedere qualcosa di straordinario per credere.

Dal vangelo secondo Luca                      Lc 4,21-30
In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.
Parola del Signore.

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3. Annunciare la Parola – 30 gennaio 2022

30 GENNAIO 2022

4ª DOMENICA del Tempo ordinario

Il Signore protegge i suoi profeti

(Giornata mondiale dei malati di lebbra)

PER RIFLETTERE E MEDITARE

È ormai cronaca (purtroppo) che molti cristiani, in varie parti del mondo, sono emarginati, incarcerati, perseguitati e uccisi in quanto cristiani. Il contrasto all’annuncio di Gesù è già presente nelle prime vicende della sua vita pubblica e culmina nel suo arresto e condanna a morte. Già nell’episodio della sinagoga di Nazaret il rifiuto del suo messaggio porta al tentativo di linciaggio. È un preannuncio del destino di Gesù. Tuttavia Gesù, stretto d’assedio da coloro che lo vogliono uccidere, quasi fisicamente sommerso, inaspettatamente, visto il volgere degli eventi, riesce a sfuggire alla volontà omicida. Frange la folla ed esce dall’accerchiamento.
Se l’episodio è preannuncio della passione, della volontà di morte nei suoi confronti, è anche preannuncio della risurrezione: il suo uscire dall’accerchiamento mortifero.

Diverse forme di ostilità al Vangelo
La vicenda di Gesù si ripete in ogni suo discepolo che affronti nella sua vita le ostilità al Vangelo. Bisogna però anche riconoscere le differenze. In alcune parti del mondo i cristiani sono violentemente perseguitati e spesso giungono al martirio di sangue. Nel nostro continente, e in Italia, il cristianesimo vive una diversa sorte. Quando c’è ostilità alla fede, essa si veste, prevalentemente, di forme più miti. Il cristianesimo può essere osteggiato affermando che i credenti sono portatori di una razionalità inferiore, prescientifica. Oppure dicendo che la visione del mondo dei credenti appartiene ad un passato che oggi è improponibile e superato. O ancora sostenendo che chi crede è psicologicamente insicuro o immaturo per cui ha bisogno di un dio per affrontare le tragedie della vita. Oppure affermando che la proposta di vita avanzata dal cristianesimo conduce alla castrazione dell’umanità libera e realizzata.
Dall’atra parte, ma con effetti non diversi rispetto all’aperta ostilità, si tributa al cristianesimo e alla Chiesa un eccessivo e suadente omaggio, soprattutto per la sua azione di solidarietà sociale. Basta che non ardisca motivare questa prassi con ragioni che affondano nella fede. Un cristianesimo funzionale e perciò fagocitato. In quest’ultima tentazione le comunità cristiane hanno spesso incautamente scarrocciato, dimenticando la propria missione profetica.
In definitiva, dunque, se il martirio è testimonianza della fede fino al sacrificio di sé, si può parlare di un martirio di sangue e di un martirio di annichilimento. Se la causa del martirio è l’opposizione al Vangelo, per entrambe le forme di martirio, seppur con intensità diverse, gravide di effetti diversi, la dinamica è sempre la stessa, ed è immanente all’annuncio del Vangelo. La Parola suscita sempre reazioni di accoglienza e rifiuto.

Il rifiuto della Parola
Nel vangelo di Luca questa dinamica è già in atto ed evidente. Il tratto odierno è l’immediata continuazione di quello letto domenica scorsa (cf Lc 4,14-21). Udendo il commento di Gesù al brano di Isaia (cf Lc 4,21), in un primo tempo le sue parole sono accolte con apertura d’animo e meraviglia. Tuttavia, subito dopo, l’assemblea cambia atteggiamento: sorge il movimento che porta all’ostilità, fino alla volontà omicida.
All’affermazione di Gesù su di sé che richiede di andare oltre l’immediato visibile, i presenti reagiscono presumendo della loro conoscenza: «Non è costui il Figlio di Giuseppe?» (Lc 4,22). Arrogano diritti in ragione del fatto di essere concittadini; chiedono segni. Pregiudizio e interesse creano le condizioni per l’indisponibilità ad accogliere il messaggio di Gesù e la sua persona.
A questo atteggiamento Gesù replica in modo nient’affatto distensivo. Citando i profeti Elia ed Eliseo, e gli episodi biblici cui fa riferimento, annuncia la volontà salvifica universale di Dio. Ma anche questo è inaccettabile agli uditori. La coscienza di essere popolo di Dio può essere vissuta come servizio per la salvezza di tutti, oppure con orgoglio, come privilegio. Il particolarismo dei Nazaretani non accetta di farsi servizio. La predicazione di Gesù, che richiede fede disinteressata e disponibile, è irricevibile per chi è arroccato nei propri pregiudizi e nei propri privilegi.
Questo genera il conflitto, come accadde nella vicenda del profeta Geremia, il profeta che più immediatamente nella sua vita anticipa le vicende di Gesù. Il profeta, però, riceve una promessa: «Ti faranno guerra, ma non ti vinceranno, perché io sono con te per salvarti» (Ger 1,19).
In questo sta la nostra fiducia. L’annuncio della Parola suscita sempre reazioni. Di accoglienza o di rifiuto. Tuttavia, in caso di conflitto l’annunciatore è sorretto dalla benevolenza del Signore. Ciò non significa garanzia di successo. Però significa, e questo basta, vicinanza e protezione salvifica.

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5. Perdono e Preghiere dei Fedeli – 30 gennaio 2022

30 GENNAIO 2022

4ª DOMENICA del Tempo ordinario

Il Signore protegge i suoi profeti

(Giornata mondiale dei malati di lebbra)

RICHIESTA DI PERDONO

  • Signore, ci hai dato i mezzi per essere saldi, ma rimaniamo fragili. Abbi pietà di noi.
  • Cristo, ci reputiamo il tuo popolo, eppure confidiamo in poteri diversi da quello della tua misericordia. Abbi pietà di noi.
  • Signore, tu ci hai scelto quale tua primogenitura e noi ti rifiutiamo per non fare brutta figura. Abbi pietà di noi.

PREGHIERA UNIVERSALE

 

Gesù è venuto in mezzo a noi e ci ha invitato personalmente a seguirlo. Siamo chiamati a rispondere. Preghiamo insieme e diciamo: Signore, rendici saldi e non avremo paura.

  • Perché, di fronte all’ostilità del mondo, troviamo sostegno nella preghiera e nella partecipazione alla liturgia eucaristica. Preghiamo.
  • Perché sappiamo che fare la cosa giusta non è una scelta da stupidi, poiché si trova in te un alleato senza eguali. Preghiamo.
  • Perché non ci consideriamo possessori esclusivi del tuo amore, solo perché siamo stati cresciuti da «buoni cristiani». Preghiamo.
  • Perché ci ricordiamo che, con la tua risurrezione, ci hai dimostrato che la paura della morte non può renderci schiavi. Preghiamo.

O Padre, fa’  che, in una società esteriormente segnata dalla tua presenza ma spesso ostile alla tua Parola, troviamo il coraggio di seguirti e di confidare in te. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.

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6. Vignetta di RobiHood – 30 gennaio 2022

30 GENNAIO 2022

4ª DOMENICA del Tempo ordinario

Il Signore protegge i suoi profeti

(Giornata mondiale dei malati di lebbra)

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Un anno straordinario

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