30 GENNAIO 2022
4ª DOMENICA del Tempo ordinario
Il Signore protegge i suoi profeti
(Giornata mondiale dei malati di lebbra)
Chi sceglie di annunciare il Vangelo, non decide forse di seguire la via più facile. Il rischio, e non si tratta di un rischio da poco, è quello dell’opposizione spietata fino al martirio.
Chi invece sceglie di cedere alle lusinghe del mondo e di agire secondo le sue logiche, potrà forse godere di un maggior prestigio presso gli uomini, ma ciò con cui dovrà inesorabilmente fare i conti, saranno le parole rivolte da Dio al profeta Geremia: «Non spaventarti di fronte a loro, altrimenti sarò io a farti paura davanti a loro» (Ger 1,17).
PRIMA LETTURA
Ti ho stabilito profeta delle nazioni.
Come il profeta Geremia, siamo amati da sempre: la nostra vita non nasce e non si svolge per caso. Anche a noi, tutto ciò che viene chiesto è di accettare questa verità. Quando ciò avviene, quando l’unione d’intenti tra l’uomo e Dio si realizza, nulla può davvero più costituire un ostacolo.
Dal libro del profeta Geremia Ger 1,4-5.17-19
Nei giorni del re Giosìa, mi fu rivolta questa parola del Signore:
«Prima di formarti nel grembo materno, ti ho conosciuto,
prima che tu uscissi alla luce, ti ho consacrato;
ti ho stabilito profeta delle nazioni.
Tu, dunque, stringi la veste ai fianchi,
àlzati e di’ loro tutto ciò che ti ordinerò;
non spaventarti di fronte a loro,
altrimenti sarò io a farti paura davanti a loro.
Ed ecco, oggi io faccio di te
come una città fortificata,
una colonna di ferro
e un muro di bronzo
contro tutto il paese,
contro i re di Giuda e i suoi capi,
contro i suoi sacerdoti e il popolo del paese.
Ti faranno guerra, ma non ti vinceranno,
perché io sono con te per salvarti».
Parola di Dio.
SALMO RESPONSORIALE Dal Salmo 70 (71)
Pur essendo stati, come il salmista, istruiti dal Signore fin dalla giovinezza, ancora oggi possiamo trovare delle meraviglie per cui lodare il suo nome.
Rit. La mia bocca, Signore, racconterà la tua salvezza.
In te, Signore, mi sono rifugiato, mai sarò deluso.
Per la tua giustizia, liberami e difendimi,
tendi a me il tuo orecchio e salvami.
Sii tu la mia roccia,
una dimora sempre accessibile;
hai deciso di darmi salvezza:
davvero mia rupe e mia fortezza tu sei!
Mio Dio, liberami dalle mani del malvagio.
Sei tu, mio Signore, la mia speranza,
la mia fiducia, Signore, fin dalla mia giovinezza.
Su di te mi appoggiai fin dal grembo materno,
dal seno di mia madre sei tu il mio sostegno.
La mia bocca racconterà la tua giustizia,
ogni giorno la tua salvezza.
Fin dalla giovinezza, o Dio, mi hai istruito
e oggi ancora proclamo le tue meraviglie.
SECONDA LETTURA1
1 Tra parentesi [ ] la forma breve.
Rimangono la fede, la speranza, la carità; ma la più grande di tutte è la carità.
Come l’apostolo Paolo, una volta cresciuti, dobbiamo essere capaci di eliminare ciò che è da bambini. La carità non può arrestarsi o incancrenirsi nel passato: essa deve crescere con il trascorrere dei giorni o nostra fede, per quanto intensa, si trasformerà in abitudine.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 1 Cor 12,31–13,13
[Fratelli], desiderate intensamente i carismi più grandi. E allora, vi mostro la via più sublime.
Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita.
E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla. E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo, per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe.
[La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la conoscenza svanirà. Infatti, in modo imperfetto noi conosciamo e in modo imperfetto profetizziamo. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Divenuto uomo, ho eliminato ciò che è da bambino. Adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno specchio; allora invece vedremo faccia a faccia. Adesso conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto. Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità!] Parola di Dio.
CANTO AL VANGELO Lc 4,18
Alleluia, alleluia.
Il Signore mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione.
Alleluia.
VANGELO
Gesù come Elia ed Eliseo è mandato non per i soli Giudei.
L’incredulità dei concittadini di Gesù è assai vicina a quella che molti di noi sperimentano. Proprio chi ha ricevuto il dono di una vita ricca della presenza di Dio e illuminata dalla sua parola, infatti, corre oggi il rischio di perdere fiducia, di dover richiedere qualcosa di straordinario per credere.
Dal vangelo secondo Luca Lc 4,21-30
In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.
Parola del Signore.