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2. Letture – 20 marzo 2022

20 marzo 2022

3ª DOMENICA DI QUARESIMA

UN TEMPO PER LA CONVERSIONE

Il miglior modo per non convertirsi è credere di essere «già a posto così». Gli interlocutori di Gesù, nel brano di vangelo di questa domenica, sono sicuri di conoscere già la verità sugli eventi di cronaca cui assistono: qualcuno di colpevole è stato punito. Anche gli Egiziani, nella prima lettura, sono sicuri di poter esercitare indisturbati il loro dominio sugli Israeliti.
Il Signore però non si dimentica degli oppressi e conosce le loro sofferenze (Es 3,7). Per questo, usando le parole di san Paolo:
«chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere» (1 Cor 10,12).

PRIMA LETTURA
Io-Sono mi ha mandato a voi.
Il Signore si rivela a Mosè come il Dio che ha pervaso la sua storia ancor prima che egli nascesse. Il bambino «salvato dalle acque» scopre così che la sua esistenza non è stata dominata dal caso, ma è parte integrante di un progetto di salvezza che coinvolge tutto il suo popolo.

Dal libro dell’Esodo              Es 3,1-8a.13-15

In quei giorni, mentre Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l’Oreb.
L’angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco dal mezzo di un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva per il fuoco, ma quel roveto non si consumava.
Mosè pensò: «Voglio avvicinarmi a osservare questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?». Il Signore vide che si era avvicinato per guardare; Dio gridò a lui dal roveto: «Mosè, Mosè!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Non avvicinarti oltre! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è suolo santo!». E disse: «Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe». Mosè allora si coprì il volto, perché aveva paura di guardare verso Dio.
Il Signore disse: «Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dal potere dell’Egitto e per farlo salire da questa terra verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele».
Mosè disse a Dio: «Ecco, io vado dagli Israeliti e dico loro: “Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi”. Mi diranno: “Qual è il suo nome?”. E io che cosa risponderò loro?».
Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono!». E aggiunse: «Così dirai agli Israeliti: “Io Sono mi ha mandato a voi”». Dio disse ancora a Mosè: «Dirai agli Israeliti: “Il Signore, Dio dei vostri padri, Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe mi ha mandato a voi”. Questo è il mio nome per sempre; questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione».
Parola di Dio.

SALMO RESPONSORIALE Dal Salmo 102 (103)
Il Signore è un Dio misericordioso. Egli non si rifiuta all’uomo, ma desidera farsi conoscere e interviene a suo favore.

Rit. Il Signore ha pietà del suo popolo.

Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici.

Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue infermità,
salva dalla fossa la tua vita,
ti circonda di bontà e misericordia.

Il Signore compie cose giuste,
difende i diritti di tutti gli oppressi.
Ha fatto conoscere a Mosè le sue vie,
le sue opere ai figli d’Israele.

Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Perché quanto il cielo è alto sulla terra,
così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono.

SECONDA LETTURA
La vita del popolo con Mosè nel deserto è stata scritta per nostro ammonimento.
Essere beneficiari dell’amore di Dio non basta per essere salvi. Tutti noi, in quanto figli, siamo infatti amati dal Padre. In quanto liberi e responsabili, però, siamo anche chiamati a una scelta: rispondere positivamente alla sua proposta di collaborazione o sprecare il nostro tempo a lamentarci.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi              1 Cor 10,1-6.10-12
Non voglio che ignoriate, fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nube, tutti attraversarono il mare, tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nube e nel mare, tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo. Ma la maggior parte di loro non fu gradita a Dio e perciò furono sterminati nel deserto.
Ciò avvenne come esempio per noi, perché non desiderassimo cose cattive, come essi le desiderarono.
Non mormorate, come mormorarono alcuni di loro, e caddero vittime dello sterminatore. Tutte queste cose però accaddero a loro come esempio, e sono state scritte per nostro ammonimento, di noi per i quali è arrivata la fine dei tempi. Quindi, chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere.
Parola di Dio.

CANTO AL VANGELO                       Mt 4,17
Lode e onore a te, Signore Gesù!
Convertitevi, dice il Signore, il regno dei cieli è vicino.
Lode e onore a te, Signore Gesù!

VANGELO
Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo.
Di fronte alla proposta di discussione dei suoi contemporanei, Gesù sembra non cogliere il punto e preoccuparsi di un generico futuro. In realtà però, sono i suoi interlocutori a non curarsi dell’oggi, perdendosi in fatti di cronaca e non interrogandosi sul senso profondo del tempo che stanno vivendo.

Dal vangelo secondo Luca                 Lc 13,1-9
In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».
Parola del Signore.

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4. Per comprendere la Parola – 20 marzo 2022

20 marzo 2022

3ª DOMENICA DI QUARESIMA

UN TEMPO PER LA CONVERSIONE

PER COMPRENDERE LA PAROLA

La prima parte della lettura evangelica menziona due eventi di cronaca del tempo di Gesù che a ben guardare sono incongrui. Il primo riguarda un odioso assassinio. Odioso in sé, poiché si tratta di omicidio, e odioso perché strage che profanava la sacralità dei sacrifici. Il secondo episodio invece, quello menzionato da Gesù, si potrebbe attribuire alla casualità degli eventi sfortunati.
In entrambi i casi si va a cercare una causa (il presupposto dell’intervento di Gesù). E la ricerca porta alla soluzione più rassicurante: il meccanismo colpa/punizione. Se c’è un evento raccapricciante è causa di una colpa dei periti, evidente o nascosta. Una buona attribuzione di colpe è sempre la miglior strada per sentirsi a posto.

L’esortazione di Gesù
Il discorso di Gesù è più complesso. Innanzi tutto spezza il nesso semplicistico fra male e castigo. In secondo luogo riconduce tutti alla medesima condizione di peccato. In terzo luogo coglie l’occasione per fare un appello alla conversione di cui tutti hanno bisogno.
Le affermazioni di Gesù sono incomprensibili se non collocate nel contesto. Nel capitolo dodicesimo del suo vangelo Luca aveva sviluppato due temi. La necessità della vigilanza come atteggiamento preparatorio all’incontro con il Signore, e la necessità del discernimento come capacità di riconoscere il tempo della presenza di Gesù, come kairòs. Qui allora il punto. Tutti gli uomini sono peccatori. Tutti gli uomini hanno bisogno di vivere il tempo loro dato per la conversione. A quest’appello all’urgenza della conversione giunge Gesù, cogliendo nella storia non episodi per affermare un’idea magica e punitiva di Dio ma eventi su cui riflettere in modo più complesso per indirizzare il cammino dell’uomo verso Dio.

La vera conversione cristiana
La conversione è un cambiamento radicale nella propria vita. Essa nasce dal percepirsi di fronte a Dio, dal vivere nella fedeltà a Dio. Per far ciò, è necessario estirpare ogni tendenza idolatrica dal nostro cuore. Non dunque un dio qualsiasi, anche se gratificante dei bisogni degli uomini, ma il Dio che si rivela.
In questo senso è fondamentale la vicenda di Mosè. Nel dialogo che Dio instaura con lui, il Signore si rivela come il «Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe» (Es 3,6) cioè un Dio che intreccia la sua storia con la storia degli uomini. Nel proseguire del dialogo Dio si rivela anche come un Dio appassionato, che si commuove per l’uomo. Dice infatti che ha «osservato» e «udito» la prostrazione del suo popolo. Dice che «conosce» la sua situazione. E infine dice che è «sceso» per operare la sua salvezza. Il Dio che si rivela a Mosè è un Dio che offre una relazione all’umanità.

La parabola del fico sterile
Che tipo di relazione cerchi Dio con l’uomo è detto nella seconda parte del vangelo. Il padrone del fico cerca i frutti che esso dovrebbe dare e non dà. Giunto alla decisione estrema cede all’accorata richiesta dell’agricoltore.
Il tempo umano è il tempo dilazionato per la conversione. E questa considerazione assume significato in relazione a quanto Luca aveva precedentemente detto riguardo il tempo come kairòs, tempo per riconoscere e accogliere l’opportunità data (cf Lc 12,1ss)
Se questo dice qualcosa sull’uomo e sulla sua vita, la parabola dice anche qualcosa riguardo a Dio. In essa è l’affermazione della pazienza e della misericordia di Dio che sa sperare nell’uomo anche contro ogni evidenza. Dio spera nell’uomo! Il volto umano della misericordia che porta a sperare nell’uomo è Gesù stesso. È lui che annuncia e opera la salvezza a favore dell’uomo.
Tutto questo conduce ad aggiungere un tassello al mosaico che si sta delineando sulla nostra Quaresima. Nelle prime due domeniche era emerso il significato della Quaresima come tempo in cui riscoprire la nostra dignità di figli di Dio.
Oggi è tempo per riflettere sulla condizione di possibilità perché la propria dignità di figlio sia conseguita e restaurata, anche quando offuscata dal peccato. È la misericordia di Dio, che invita a conversione e offre il perdono.
L’apertura a tale misericordia è il fondamento della nostra relazione con Dio. Una relazione che è sempre fonte di gratitudine e di gioia, anche e soprattutto quando passa per il riconoscimento del nostro peccato.

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5. Preghiere dei Fedeli – 20 marzo 2022

20 marzo 2022

3ª DOMENICA DI QUARESIMA

UN TEMPO PER LA CONVERSIONE

RICHIESTE DI PERDONO

«Quando manifesterò in voi la mia santità, vi raccoglierò da tutta la terra;
vi aspergerò con acqua pura
e sarete purificati da tutte le vostre sozzure
e io vi darò uno spirito nuovo», dice il Signore.
Ez 36,23-26

  • Signore, non mettiamo a frutto il tempo che ci hai concesso per portare frutti. Abbi pietà di noi.
  • Cristo, sei intervenuto a nostro favore con mano potente, eppure non ci convertiamo. Abbi pietà di noi.
  • Signore, desideriamo conoscere il tuo nome ma non siamo pronti a fare la tua volontà. Abbi pietà di noi.

PREGHIERA UNIVERSALE

Celebrante. I nostri giorni su questa terra sono limitati, ma nessuno di essi è insignificante, se vissuto in comunione con Dio. Preghiamo insieme e diciamo:
Signore, fa’ che mettiamo a frutto il nostro tempo.

  • Perché non cerchiamo delle vie di mezzo tra la verità del Vangelo e le convinzioni del mondo. Preghiamo.
  • Perché non lasciamo che il presente ci scorra addosso, inghiottito dal passato od oppresso dal futuro. Preghiamo.
  • Perché, di fronte alla tua rivelazione, non rimaniamo indifferenti, ma scegliamo di prendere parte al tuo progetto di salvezza. Preghiamo.
  • Perché, in questo tempo che ci è dato per la conversione, non ci facciamo distrarre dalle molte voci che turbano le nostre giornate. Preghiamo.

Celebrante. O Padre, facendoti conoscere apertamente dall’uomo, lo hai elevato alla dignità di figlio. Aiutaci a rimanere sulle tue vie e a progredire nella conoscenza della tua Parola. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.

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6. Vignetta di RobiHood – 20 marzo 2022

20 marzo 2022

3ª DOMENICA DI QUARESIMA

UN TEMPO PER LA CONVERSIONE

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Pubblicazioni di Roberto Benotti (RobyHood) presso Elledici:

Laudato sii

Ancilla Domini

Un anno straordinario

Sorrisi divini

I Love Francesco

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2. Letture – 13 marzo 2022

2ª DOMENICA DI QUARESIMA

(Domenica della trasfigurazione)

CRISTO, RIVELAZIONE DEL VOLTO DEL PADRE

In Gesù Cristo, Dio chiama ogni uomo a diventare veramente se stesso. Nel volto trasfigurato del Figlio si mostra il Padre, ma viene anche esaudita una promessa: quella di un’umanità liberata dalla miseria e dalla schiavitù del peccato.

Si tratta della stessa promessa che il Signore aveva fatto ad Abramo  e che ripropone a ciascuno di noi quando entriamo in relazione con lui nell’ascolto della Parola, nella preghiera  e nella carità sollecita verso i fratelli.

PRIMA LETTURA
Dio stipula l’alleanza con Abram fedele.
Non è l’uomo a trovare Dio, è Dio che prende l’iniziativa  e si rivela all’uomo. Così accade in tutto l’Antico Testamento e, in particolare, nel caso di Abramo. Entrare in relazione col Signore e fare la sua volontà è dunque una possibilità concreta, per chi scelga di fidarsi di lui.

Dal libro della Genesi                                     Gen 15,5-12.17-18

In quei giorni, Dio condusse fuori Abram e gli disse: «Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle» e soggiunse: «Tale sarà la tua discendenza». Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia.
E gli disse: «Io sono il Signore, che ti ho fatto uscire da Ur dei Caldei per darti in possesso questa terra». Rispose: «Signore Dio, come potrò sapere che ne avrò il possesso?». Gli disse: «Prendimi una giovenca di tre anni, una capra di tre anni, un ariete di tre anni, una tortora e un colombo».
Andò a prendere tutti questi animali, li divise in due e collocò ogni metà di fronte all’altra; non divise però gli uccelli. Gli uccelli rapaci calarono su quei cadaveri, ma Abram li scacciò. Mentre il sole stava per tramontare, un torpore cadde su Abram, ed ecco terrore e grande oscurità lo assalirono. Quando, tramontato il sole, si era fatto buio fitto, ecco un braciere fumante e una fiaccola ardente passare in mezzo agli animali divisi. In quel giorno il Signore concluse quest’alleanza con Abram: «Alla tua discendenza io do questa terra, dal fiume d’Egitto al grande fiume, il fiume Eufrate».

Parola di Dio.

SALMO RESPONSORIALE                      Dal Salmo 26 (27)
Il volto autentico di Dio è fonte di vita e ricercando la vera vita non si può che giungere al volto autentico di Dio.

Rit. Il Signore è mia luce e mia salvezza.

Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura?

Ascolta, Signore, la mia voce.

Io grido: abbi pietà di me, rispondimi!
Il mio cuore ripete il tuo invito:
«Cercate il mio volto!».
Il tuo volto, Signore, io cerco.

Non nascondermi il tuo volto,
non respingere con ira il tuo servo.
Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi,
non abbandonarmi, Dio della mia salvezza.

Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore.

SECONDA LETTURA
Cristo ci trasfigurerà nel suo corpo glorioso.

tra parentesi [   ] la forma breve
Il cristiano non esaurisce la sua speranza entro i confini del mondo. In questo mondo, tuttavia,  egli è chiamato  a essere testimonianza  autentica  di un’umanità  redenta, simbolo vivente di ciò che verrà.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi            Fil 3,17–4,1

[Fratelli,] fatevi insieme miei imitatori e guardate quelli che si comportano secondo l’esempio che avete in noi. Perché molti – ve l’ho già detto più volte e ora, con le lacrime agli occhi, ve lo ripeto – si comportano da nemici della croce di Cristo. La loro sorte finale sarà la perdizione, il ventre è il loro dio. Si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi e non pensano che alle cose della terra.
[La nostra cittadinanza infatti è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che egli ha di sottomettere a sé tutte le cose. Perciò, fratelli miei carissimi e tanto desiderati, mia gioia e mia corona, rimanete in questo modo saldi nel Signore, carissimi!] Parola di Dio.

CANTO AL VANGELO                                         Cf Mc 9,7

Lode e onore a te, Signore Gesù!

Dalla nube luminosa, si udì la voce del Padre:
«Questi  è il mio Figlio, l’amato: ascoltatelo!».

Lode e onore a te, Signore Gesù!

VANGELO
Mentre Gesù pregava, il suo volto cambiò d’aspetto.
Gesù, in quanto Figlio, è in intima e personale relazione col Padre. In questa relazione, però, non c’è nulla di «esclusivo». La richiesta di Pietro infatti: «Facciamo tre capanne» (Lc 9,33)  non viene ascoltata e Gesù ridiscende dal monte, per andare incontro alla croce.

Dal vangelo secondo Luca                                          Lc 9,28b-36

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme.
Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli non sapeva quello che diceva. Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!». Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

Parola del Signore.

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4. Per comprendere la Parola – 13 marzo 2022

2ª DOMENICA DI QUARESIMA

(Domenica della trasfigurazione)

CRISTO, RIVELAZIONE DEL VOLTO DEL PADRE

PER COMPRENDERE LA PAROLA

Sono state date molte definizioni di che cosa sia la fede. La vicenda di Abramo narrata nella prima lettura accredita come adeguata la definizione della fede come atto di risposta libera e responsabile a un appello di Dio. Nel caso di Abramo l’appello assume la forma di una promessa.

L’alleanza con Abramo
Abramo, ormai anziano, e con lui anziana e sterile la moglie, è afflitto perché non ha una discendenza. In questa situazione giunge la promessa di Dio (cf Gen 15,5). Quest’appello, questa promessa, richiede ad Abramo una risposta in due dimensioni: l’adesione e la decisione. La risposta di Abramo, dunque, è sia libera che responsabile.
La promessa di Dio, inoltre, non viene accompagnata da segni, né dà indicazioni di tempo misurabili. È una promessa secca, che chiede fede secca. Il credente con la sua fede entra in una relazione con Dio che è fondante e che trasforma tutte le altre relazioni che può instaurare.
In tale relazione Dio si manifesta innanzi tutto come il Dio della promessa. Promette una discendenza. Promette una terra. E s’impegna (è l’unico segno che dà) con un patto, un’alleanza unilaterale, un impegno che Dio solo si assume.

Promessa e trasfigurazione
Dio è il Dio della promessa. Alla luce della categoria di promessa si può interpretare il brano evangelico della trasfigurazione.
Luca descrive la trasfigurazione come un cambiamento d’aspetto del volto (cf Lc 9,29) durante il quale Gesù dialoga con Mosè ed Elia. Essi sono i rappresentanti delle due parti dell’Antico Testamento: la Legge e i Profeti. Anch’essi nella loro vita ebbero esperienza diretta di Dio: Mosè vedendolo di spalle; Elia incontrandolo nella brezza sottile.
Sul monte, questi due eroi dell’Antico Testamento entrano in rapporto intimo di dialogo con Gesù trasfigurato. L’invocazione del Salmo di questa domenica – «Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto» (Sal 26,8-9) – risposta a un invito esplicito del Signore – «Il mio cuore ripete il tuo invito: “Cercate il mio volto!”» (Sal 26,8), dove il volto è espressione della misericordia salvifica di Dio – sul monte della trasfigurazione trova il suo esaudimento completo.
Nel volto trasfigurato di Gesù si mostra il volto di Dio. Gesù rivela la sua vera identità, peraltro confermata dalla voce che si ode dal cielo alla fine della scena e che ripete nei contenuti quanto udito sulle sponde del Giordano dopo il battesimo: «Questi  è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!» (Lc 9,35. Cf Lc 2,22).

Trasfigurazione e risurrezione
Nella trasfigurazione di Gesù umanità e divinità si incontrano. Si mostra la gloria della divinità; si mostra la grandezza e la dignità a cui è chiamata l’umanità. La trasfigurazione è la visione della promessa fatta all’umanità. Il Dio della promessa, rivelatosi tale ad Abramo, conferma chi è nella promessa all’umanità di una realtà nuova, trasfigurata, frutto della risurrezione.
I cristiani dunque stanno sotto la promessa; sono figli della promessa. A essi è aperta la possibilità di innalzarsi a tale dignità. A partire dalla visione della trasfigurazione è possibile dare un più profondo significato al tempo della Quaresima. Domenica scorsa si è detto della Quaresima come tempo in cui è possibile  recuperare  e riaffermare per mezzo dell’ascesi la propria statura di figli di Dio. Di tale dignità è visione il Cristo trasfigurato. Il cammino quaresimale è partecipazione  alla Passione per giungere alla gloria della risurrezione.
La trasfigurazione sul monte avviene nel contesto della preghiera di Gesù (cf Lc 9,29). Questa è l’ambito di una relazione fra il Figlio e il Padre in cui è immesso il credente per la sua fede. È occasione opportuna per riflettere su una seconda pratica posta al centro dell’attenzione della Quaresima: la preghiera. Essa è un atto relazionale del credente con Dio che avviene solo se e perché essa è inserita nella preghiera di Gesù. Cessa di essere così una pratica, un tributo a Dio, o che altro. È relazione. Ma è una relazione vera solo perché inserita nella relazione di Gesù con il Padre. Ovvero la preghiera cristiana è possibile ed è veramente tale solo se si inserisce nella preghiera di Cristo.

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5. Preghiere dei Fedeli – 13 marzo 2022

2ª DOMENICA DI QUARESIMA

(Domenica della trasfigurazione)

CRISTO, RIVELAZIONE DEL VOLTO DEL PADRE

RICHIESTE DI PERDONO

  • Signore, ti sei fidato di noi fin dall’eternità, eppure richiediamo ancora delle prove per credere alle tue promesse. Abbi pietà di noi.
  • Cristo, tu ci inviti a reclamare la nostra eredità di Figli di Dio, ma noi preferiamo accettare il giogo del peccato. Abbi pietà di noi.
  • Signore, continuiamo a chiederci dove sia Dio, quando tu ti sei rivelato in Gesù Cristo. Abbi pietà di noi.

PREGHIERA UNIVERSALE

Celebrante. La nostra fragilità non è più un ostacolo che possa impedirci di conoscere il Padre, poiché egli si è fatto prossimo a noi in Gesù Cristo. Preghiamo insieme e diciamo:

Signore, mostraci il tuo volto.

  • Perché desideriamo conoscere le tue vie e non ci accontentiamo di una fede superficiale. Preghiamo.
  • Perché conserviamo il coraggio di dirti di sì, senza condizioni. Preghiamo.
  • Perché crediamo che cambiare il nostro cuore sia possibile e che le tue promesse di salvezza non sono utopie. Preghiamo.
  • Perché, sull’esempio di Cristo, ricerchiamo un rapporto persona- le con te nella preghiera. Preghiamo.

Celebrante. O Padre, tu hai accompagnato  e protetto il popolo d’Israele lungo tutta la sua storia e, in Gesù Cristo, hai mantenuto la tua promessa di salvezza. Fa’ che, ricercandoti, conquistiamo la nostra piena umanità. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.

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6. Vignetta di RobiHood – 13 marzo 2022

2ª DOMENICA DI QUARESIMA

(Domenica della trasfigurazione)

CRISTO, RIVELAZIONE DEL VOLTO DEL PADRE

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Pubblicazioni di Roberto Benotti (RobyHood) presso Elledici:

Laudato sii

Ancilla Domini

Un anno straordinario

Sorrisi divini

I Love Francesco

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2. Letture – 6 marzo 2022

6 MARZO 2022
1ª DOMENICA QUARESIMA anno C

In rapporto col Padre

PRIMA LETTURA

Professione di fede del popolo eletto.

Solo grazie alla consapevolezza del lungo cammino compiuto insieme al Signore il popolo d’Israele può veramente lodarlo, offrendogli le primizie del suolo. Non è infatti possibile professare la propria fede in un Dio che non si conosce.

Dal libro del Deuteronomio                         Dt 26,4-10
Mosè parlò al popolo e disse: «Il sacerdote prenderà la cesta dalle tue mani e la deporrà davanti all’altare del Signore, tuo Dio, e tu pronuncerai queste parole davanti al Signore, tuo Dio: “Mio padre era un Aramèo errante; scese in Egitto, vi stette come un forestiero con poca gente e vi diventò una nazione gran- de, forte e numerosa. Gli Egiziani ci maltrattarono, ci umiliarono e ci imposero una dura schiavitù. Allora gridammo al Signore, al Dio dei nostri padri, e il Signore ascoltò la nostra voce, vide la nostra umiliazione, la nostra miseria e la nostra oppressione; il Signore ci fece uscire dall’Egitto con mano potente e con braccio teso, spargendo terrore e operando segni e prodigi. Ci condusse in questo luogo e ci diede questa terra, dove scorrono latte e miele. Ora, ecco, io presento le primizie dei frutti del suolo che tu, Signore, mi hai dato”. Le deporrai davanti al Signore, tuo Dio, e ti prostrerai davanti al Signore, tuo Dio». Parola di Dio.

SALMO RESPONSORIALE                           Dal Salmo 90 (91)
Le parole del Salmo, che, nel vangelo di oggi, Satana tenterà di utilizzare per i suoi scopi, presuppongono in realtà una totale fiducia nel Signore.
Rit. Resta con noi, Signore, nell’ora della prova.
Chi abita al riparo dell’Altissimo
passerà la notte all’ombra dell’Onnipotente.
Io dico al Signore: «Mio rifugio e mia fortezza,
mio Dio in cui confido».

Non ti potrà colpire la sventura,
nessun colpo cadrà sulla tua tenda.
Egli per te darà ordine ai suoi angeli
di custodirti in tutte le tue vie.

Sulle mani essi ti porteranno,
perché il tuo piede non inciampi nella pietra.
Calpesterai leoni e vipere,
schiaccerai leoncelli e draghi.

«Lo libererò, perché a me si è legato,
lo porrò al sicuro, perché ha conosciuto il mio nome.
Mi invocherà e io gli darò risposta;
nell’angoscia io sarò con lui,
lo libererò e lo renderò glorioso».

SECONDA LETTURA
Professione di fede di chi crede in Cristo.
Chi crede in Cristo con il cuore, proclama la sua fede con la bocca: tra le due cose, se vissute nella verità, non c’è contraddizione alcuna. Dalla fede, creduta e professata, vengono sia la giustizia che la salvezza.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani                 Rm 10,8-13
Fratelli, che cosa dice [Mosè]? «Vicino a te è la Parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore», cioè la parola della fede che noi predi- chiamo. Perché se con la tua bocca proclamerai: «Gesù è il Signore!», e con il tuo cuore crederai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia, e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza.
Dice infatti la Scrittura: «Chiunque crede in lui non sarà deluso». Poiché non c’è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano. Infatti: «Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato».
Parola di Dio.

CANTO AL VANGELO                    Mt 4,4
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!

Non di solo pane vivrà l’uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.

Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!

VANGELO
Gesù fu guidato dallo Spirito nel deserto e tentato dal diavolo.
Il diavolo (la cui etimologia è il greco «diábolos», cioè «colui che divide»), tenta per tre volte di spezzare il legame fra Cristo e il Padre. Messo alla prova, Gesù resiste utilizzando strumenti che sono a disposizione di ciascuno di noi: la conoscenza della Parola e l’onestà nell’applicarla.

Dal vangelo secondo Luca                        Lc 4,1-13
In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaran- ta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei gior- ni, ma quando furono terminati, ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diven- ti pane». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo”».
Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i re- gni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la lo- ro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Per- ciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».
Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affin- ché essi ti custodiscano”; e anche: “Essi ti porteranno sulle lo- ro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Ge- sù gli rispose: «È stato detto: “Non metterai alla prova il Si- gnore Dio tuo”».
Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.
Parola del Signore.

 

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4. Per comprendere la Parola – 6 marzo 2022

6 MARZO 2022
1ª DOMENICA QUARESIMA anno C

In rapporto col Padre

PER COMPRENDERE LA PAROLA

Dopo il battesimo ricevuto da Giovanni nel Giordano, e prima di cominciare il ministero pubblico, Gesù, in tutti e tre i sinottici, passa un tempo significativo, quaranta giorni, in un luogo evocativo, il deserto.
Il deserto, luogo di rivelazioni
Il deserto, quello geografico ma il cui significato è paradigmatico, è il luogo dell’esperienza fondante di Israele, dove si conobbe popolo di Dio. La prima lettura è il celebrare nel culto questa esperienza. Il Deuteronomio prescrive di portare le primizie del suolo in segno di rendimento di grazie, e di accompagnare questo gesto con parole che esprimono la consapevolezza del dono ricevuto da Dio, parole che sono una professione di fede. Dio agisce nella storia a favore del suo popolo, non per i meriti di quest’ultimo, ma per benevolenza.
Tuttavia, nell’esperienza dell’esodo, il deserto è stato anche il luogo della prova in cui il popolo ha tradito la propria relazione con Dio, il luogo dove ha sperimentato il cedimento di fronte alla prova, la propria fragilità.
Anche oggi, al di là del luogo fisico (questo o quel deserto geografico), parliamo di deserto in modo duplice. Come esperienza di solitudine rigeneratrice, cui ambiamo. Ma anche in senso negativo: il deserto della folla, il deserto dei sentimenti, il deserto del cuore incapace di amare. Il deserto è un luogo di forte valenza esistenziale. È un’esperienza che talvolta desideriamo, ma quando ci troviamo in esso – basta pensare ai ritiri spirituali – è difficile che reggiamo il silenzio e la solitudine per un lungo periodo. Perché il deserto è il luogo della nudità di fronte a se stessi e di fronte a Dio. È il luogo dove è difficile fuggire l’implacabile verità su se stessi, e dove è possibile, come lo fu per Israele, scoprire la propria identità e misurare la propria fedeltà a essa.

Le tentazioni di Gesù
Gesù, dopo il battesimo, viene dallo Spirito Santo condotto nel deserto, e lì tentato dal diavolo (cf Lc 4,2). Luca descrive con precisione le tre tentazioni. Sinteticamente esse sono accomunate dal fatto di essere una proposta diabolica fatta a Gesù di perseguire la propria realizzazione rompendo la sua relazione con il Padre. Il dia- volo mette alla prova questa relazione subito dopo che essa è stata autorevolmente proclamata sulle rive del Giordano (cf Lc 3,22). Gesù, con le sue risposte, deve decidere di confermarla. Significativamente Luca, rispetto a Marco, inverte le ultime due tentazioni. L’ultima ha luogo a Gerusalemme. Mette in dubbio la figliolanza e la relazione di fiducia con il Padre. In ultima istanza getta il dubbio sulla sua missione messianica. E lo fa proprio nel luogo dove, sulla croce, Gesù realizzerà la sua identità e la sua missione di salvezza.
Il diavolo con ciò conferma la sua funzione: è il divisore fra uomo e Dio. Con Adamo aveva conseguito un successo, carico di conseguenze. Con Gesù, nuovo Adamo, fallisce, e anche questo è carico di conseguenze.

La nostra lotta contro le tentazioni
Nella vittoria di Gesù si apre la possibilità della nostra vittoria sulle tentazioni. Nella sua vittoria è la nostra speranza. Questo è il senso dell’ascesi. Principio di essa è Cristo e il rinnovamento operato in noi dallo Spirito Santo.
L’ascesi ha senso solo in quanto continuo esercizio di purificazione della vita per il ripristino della dignità di figli, perché si affermi in noi la vita nuova donata dal battesimo contro ogni tendenza a disconfermarla.
All’inizio della Quaresima ci si può volgere, illuminati da queste considerazioni, a una delle pratiche tipiche del deserto quaresimale: il digiuno. Esso non è privazione di qualcosa fine a se stessa. Non ha le stesse finalità salutistiche, narcisistiche o patologiche che può avere la dieta. È esercizio della libertà per affinare la propria statura interiore. Il solo digiuno dal cibo, però, potrebbe essere pura ipocrisia. A esso deve corrispondere il digiuno dai peccati. Così la Quaresima sarà tempo di deserto, riscoperta della propria dignità di figli, vero cammino di rinnovamento in preparazione della Pasqua.