Pubblicato il

5. Perdono e Preghiere dei Fedeli – 21 marzo 2021

21 marzo

5ª DOMENICA DI QUARESIMA

Vogliamo vedere Gesù

RICHIESTA DI PERDONO

  • Signore Gesù, perdona la nostra poca fede e la mancanza di coraggio e abbi pietà di noi.
  • Cristo, Figlio di Dio, che ti sei sottoposto al supplizio della croce, abbi pietà di noi.
  • Signore Gesù, abbiamo paura di soffrire qualcosa per testimonianti, abbi pietà di noi.

PREGHIERA UNIVERSALE

Celebrante. O Padre, ci rivolgiamo a te con gli occhi fissi alla croce di Gesù. Ascolta le preghiere che ti rivolgiamo ed esaudiscile. Diciamo insieme:  Padre, ascoltaci!

  • Per la Chiesa, trovi il coraggio di mostrare a tutti il volto del Cristo morto e risorto, preghiamo.
  • Per i responsabili della vita pubblica: siano sempre più sensibili alle esigenze della solidarietà e della giustizia, preghiamo.
  • Per la nostra comunità, affinché come i greci, desiderosi di incontrare Gesù, sia desiderosa di conoscerlo con l’ascolto frequente della Parola di Dio, preghiamo.
  • Per tutti noi, gli ultimi giorni della Quaresima ci trovino pronti a vivere con Gesù i giorni più drammatici della sua vita, preghiamo.

Celebrante. Signore Gesù, che come il chicco di frumento hai accettato di morire per donarci i frutti della tua passione, fa’ che viviamo questi giorni in comunione con te. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.

 

Pubblicato il

6. Vignetta di RobiHood – 21 marzo 2021

21 marzo

5ª DOMENICA DI QUARESIMA

Vogliamo vedere Gesù

per scaricare sul tuo pc l’immagine in formato grande e colorabile,
cliccaci sopra col tasto destro del mouse e scegli “Salva immagine con nome“.

 


Pubblicazioni di Roberto Benotti (RobyHood) presso Elledici:

Laudato sii

Ancilla Domini

Un anno straordinario

Sorrisi divini

I Love Francesco

Pubblicato il

3. Annunciare la Parola – 14 marzo 2021


14 marzo

4ª DOMENICA DI QUARESIMA

La croce della nostra salvezza

Domenica Laetare

PER RIFLETTERE E MEDITARE

Il Vangelo riporta la parte centrale del dialogo che Gesù ha avuto con Nicodemo, un notabile della città, un fariseo incuriosito dalle opere straordinarie compiute da Gesù e che desidera incontralo. Ha capito che Gesù è un inviato di Dio e si reca da lui, ma lo fa di notte, forse per non compromettersi troppo, forse per non avere problemi da parte degli altri farisei.

L’incontro con Nicodemo
È una bella storia quella di Nicodemo. Ė aperto più alla verità che a difendere l’autorità dei farisei e le loro posizioni, e decide di incontrare Gesù. Lo fa di notte, ma poi lo difenderà apertamente quando vorranno imprigionarlo senza un adeguato giudizio. Dirà: «La nostra legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?» (Gv 7,51). Il suo intervento servirà a poco, ma dopo la morte di Gesù coraggiosamente ricupererà il suo corpo e gli darà sepoltura, usando in suo onore circa trenta chili di una preziosa mistura di mirra e aloe. La tradizione vuole che Pietro lo abbia poi battezzato e sia morto martire. E oggi è nell’elenco dei santi.
A Nicodemo che sceglie la notte, Gesù non solo non si nega, ma regala piena la sua luce e gli rivela apertamente il piano d’amore di Dio sul mondo che si sta realizzando per mezzo di lui, il Figlio. È curioso che Gesù si riveli in modo aperto soprattutto a chi si direbbe che non sia in grado di capire. Pensiamo alla Samaritana, a cui Gesù si dichiara chiaramente come messia. Nicodemo fa fatica a comprendere il senso di ciò che dice Gesù, ma Gesù si spiega, rendendo sempre più esplicita la sua rivelazione.

L’amore di Dio ci precede
Nel dialogo tra Gesù e Nicodemo si trova «l’affermazione chiara e precisa dell’amore di Dio come causa vera, ultima e determinante della presenza del suo Figlio nel mondo» (Felipe Ramos). E il suo amore si è manifestato nella sua passione e morte, che è insieme la più grande manifestazione dell’amore di Gesù per noi e dell’amore del Padre, che accetta che il Figlio sia innalzato sul patibolo perché «chiunque crede in lui abbia la vita eterna». Per questo Gesù dice che chi accoglie lui e la sua croce si salva, chi non lo accoglie condanna se stesso. Giovanni esprime tutto questo, come ha già fatto nel suo Prologo, con l’antitesi luce e tenebre. Chi si decide per Gesù e lo accoglie si colloca dalla parte di Dio e rimane nella luce, chi lo rifiuta si mette contro Dio e finisce nelle tenebre.
Di fatto Gesù constata che «gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce» (Gv 3,19). È la storia dell’uomo sulla terra, la nostra storia personale, in cui fedeltà e infedeltà entrano in gioco.

Una tragedia ebraica
Nella storia del popolo ebraico il rapporto d’amore tra Dio e l’uomo non è mai stato pacifico, né facile. L’amore di Dio, totalmente gratuito e disinteressato verso questo piccolo popolo, non è sempre stato ricambiato. La prima lettura ne è un esempio. La schiavitù di Babilonia è stata la conseguenza dell’infedeltà di Israele e nello stesso tempo il mezzo di cui Dio si è servito per recuperare l’amore del suo popolo.
Nel secondo libro delle Cronache leggiamo questa tragica vicenda, la più grande catastrofe vissuta dal popolo di Israele dopo la schiavitù in Egitto: la deportazione in Babilonia. Un esilio umiliante e drammatico per un popolo che pensava di avere sempre Dio dalla propria parte. A nulla erano servite le parole dei profeti: i sacerdoti e il popolo «moltiplicarono le loro infedeltà» e la conseguenza fu la perdita di tutto, delle proprie mura, del tempio, dei palazzi, delle case, della propria storia e cultura.
Dio permette questa terribile prova. Ma la sua fedeltà non viene meno nemmeno questa volta: suscita Ciro, re di Persia, un pagano che si mette a disposizione di Dio. E tutto può ricominciare: il ritorno e la ricostruzione, la ripresa del dialogo con Dio.

La salvezza viene dalla croce
Anche in questa quarta domenica di Quaresima al centro della Parola di Dio c’è Gesù. Un Gesù che si rivela di domenica in domenica: nelle tentazioni, nella trasfigurazione, nel desiderio di purificare la vita religiosa del popolo. E oggi nel suo amore senza misura. Un amore che, come abbiamo detto, si è manifestato sulla croce, che non è stata per lui un incidente di percorso, ma rivelazione del suo amore senza misura per noi.
La vita eterna, che è la vita divina in noi e il nostro esserci messi alla sequela di Cristo, si conquista guardando la croce. Come è avvenuto per gli infedeli ebrei nel misterioso episodio raccontato dall’Esodo: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna» (Gv 3,14-15).
Questo amore di Dio è la forza della Chiesa, che lo rivela nel tempo attraverso la testimonianza dei suoi figli migliori, i santi. L’amore vissuto in ogni secolo da un numero grande di cristiani generosi è la prova più convincente dell’amore di Dio. «L’amore esiste. È raro, ma esiste. Ed è l’unica prova dell’esistenza di Dio» (Eugène Jonesco).

UN FATTO – UNA TESTIMONIANZA

«Il cuore degli uomini del nostro tempo si asfissia lentamente, sornionamente, per un’assenza universale: quella della bontà. La bontà è la carne della carità. La bontà è capace dei gesti più folli. È smisurata come la Croce. Consiste nell’amare chiunque, fino alla fine in qualsiasi momento. Il vangelo è annunciato veramente soltanto se i cristiani che lo annunciano tendono con tutte le forze ad avere un cuore buono. La bontà ha, per il cuore incredulo, il sapore sconosciuto di Dio e lo induce a incontrarlo» (Madeleine Delbrêl).

Pubblicato il

4. Parola da Vivere – 14 marzo 2021

14 marzo

4ª DOMENICA DI QUARESIMA

La croce della nostra salvezza

Domenica Laetare

COMMENTO

Il modo con cui Giovanni evangelista fa annunciare a Gesù la propria passione è molto diverso da quello dei sinottici.
Nella cacciata dei venditori, Gesù annuncia la distruzione del tempio, parlando del suo corpo, ma afferma che lui lo farà risorgere in tre giorni.
In questo brano collega se stesso al serpente di bronzo, che Mosè innalzò nel deserto dell’Esodo, perché chi fosse stato morso dai serpenti velenosi, guardandolo, si salvasse. Qui presenta la crocifissione come un innalzamento, che permetterà agli uomini di guardarlo e di essere salvati, cioè di essere ammessi a condividere la vita stessa di Dio, che lui è venuto a donare. Sembra che Giovanni voglia spogliare la passione di tutti gli elementi umilianti (erano già scritti nei sinottici), per affermare che sulla croce, oltre la debolezza, si rivela in tutto il suo splendore l’amore del Padre attraverso quello del Figlio: la croce, dunque, è nello stesso tempo la debolezza e la forza di Cristo, è la sua umiliazione e la sua gloria!
Per i cristiani (e per quelli che non credono), che si chiedono come mai il Padre ha permesso quella morte ignominiosa del Figlio, Giovanni proclama a voce alta e con forza che tutto quello che il Padre ha fatto ha una sola motivazione: il suo amore per il mondo, cioè per tutti gli uomini, che vuole salvare, rendendoli figli suoi, a immagine del Figlio eterno. E il Figlio è perfettamente d’accordo con il Padre e viene nel mondo proprio per realizzare il progetto di amore della Trinità, per fare di tutti gli uomini che credono la famiglia di Dio, radunando tutti i figli dispersi nell’unità della fede e dell’amore. Lo fa attraverso un segno di amore inimmaginabile: dona la sua vita sulla croce.
L’amore donato chiede amore e l’amore non esiste senza libertà. Il Figlio, innalzato per amore, non impone la salvezza, ma la dona a chi la accetta, credendo in lui. È questo che determina una divisione tra gli uomini: quelli che credono nel Figlio e quelli che non credono.
Giovanni ci tiene a chiarire a tutti che non è il Figlio a giudicare e condannare, ma sono gli uomini a scegliere da che parte stare.
La metafora del contrasto tra la luce e le tenebre è tipica di Giovanni. Tutto ciò che viene da Dio è luce, tutto ciò che si oppone a lui è tenebra. La luce è vita, la tenebra è morte. La luce è bene, la tenebra è male. Il bene risplende, perché è verità, il male e il peccato si nascondono, perché sono menzogna. Più avanti Giovanni fa dire chiaramente a Gesù chi è il padre della menzogna e chi sono i suoi figli (8,44). Dall’altra parte, il compito dei credenti in Cristo è far risplendere il loro volto di figli di Dio attraverso opere di bene, di verità e di misericordia, perché chi non crede ne sia illuminato, affascinato e anche conquistato.

SPUNTI PER L’ATTUALIZZAZIONE E LA PREGHIERA

  1. Essere innalzato. Per Gesù è il modo per dire che offre la sua vita, la spende tutta a servizio della vita e della felicità dei suoi fratelli. Tanti in questo mondo vogliono essere innalzati per stare al di sopra degli altri e sentirsi superiori. I santi sono stati, e sono ancora oggi, «innalzati» come Gesù.
  2. Gesù ha fatto l’esperienza di essere condannato. Se solo ci impegniamo un po’ a vivere il Vangelo, certamente daremo fastidio a qualcuno. Chiediamo al Signore di aiutarci a sopportare le critiche, le derisioni, le piccole persecuzioni, con la costanza nel testimoniare la nostra fede e con la gioia di somigliare a lui.
  3. Non per condannare ma per salvare. Noi siamo tra i cristiani che amano guardare agli altri per criticare, sparlare e condannare? Oppure ci mettiamo a servire nella comunità per contribuire a salvare ad ogni costo qualcuno?
  4. Credere alla luce, essere nella luce, diventare luce, significa: credere a Gesù, essere in Gesù, diventare Gesù. Non male come progetto di vita.

PROPOSTA DI IMPEGNO DELLA SETTIMANA

Scegliamo un ambiente di vita in cui far risplendere la nostra fede attraverso le opere buone.


Tratto da: Messale delle domeniche e delle feste – Elledici – 2018

Pubblicato il

6. Vignetta di RobiHood – 14 marzo 2021

14 marzo

4ª DOMENICA DI QUARESIMA

La croce della nostra salvezza

Domenica Laetare

per scaricare sul tuo pc l’immagine in formato grande e colorabile,
cliccaci sopra col tasto destro del mouse e scegli “Salva immagine con nome“.

 


Pubblicazioni di Roberto Benotti (RobyHood) presso Elledici:

Laudato sii

Ancilla Domini

Un anno straordinario

Sorrisi divini

I Love Francesco

Pubblicato il

3. Annunciare la Parola – 7 marzo 2021


7 MARZO

3ª DOMENICA DI QUARESIMA

Lo zelo della tua casa mi divora

PER RIFLETTERE E MEDITARE

Un Gesù inedito, quello di questa domenica, lui che abitualmente è calmo anche nei momenti di maggior tensione. Sempre padrone di se stesso, equilibrato, non ama i gesti teatrali. Eppure questa volta si dà a un gesto clamoroso, violento, pubblico.
Il gesto di Gesù è polemico soprattutto verso i guardiani del tempio, che lo hanno trasformato in una specie di mercato. È facile approfittare delle cose di Dio per trarne dei vantaggi economici o per rafforzare il proprio potere.

La purificazione del Tempio

Giovanni pone questo episodio all’inizio del suo Vangelo come obiettivo programmatico di tutta l’attività pastorale di Gesù: purificare la religiosità degli ebrei. Gli altri evangelisti invece lo collocano nell’ultima settimana di Gesù e sarà determinante per condannarlo a morte, perché con questo gesto si presenta come un rivoluzionario sociale che crea una spaccatura profonda fra il popolo e l’autorità religiosa.
Se attorno al tempio era sorto un mercato necessario al culto dei pellegrini perché le offerte al tempio andavano fatte unicamente con monete ebraiche, e gli animali non si potevano portare con sé da lontano, Gesù sente tutto lo stridore tra l’esigenza della preghiera e quell’urlare e mercanteggiare. Come vedere in quel baccano, nel suono delle monete, nel contrattare feroce le espressioni dell’alleanza? Gesù sapeva che il tempio si era trasformato in un «centro di magia, di superstizione e di oscuri interessi» (Gianfranco Ravasi).
Con il suo gesto clamoroso Gesù intende soprattutto richiamare alla sostanza del culto, a mettere lui al cuore della nuova religiosità, perché tutto il complesso di riti e sacrifici, e la stessa alleanza ora la si trova nella sua persona: è lui il vero tempio di Dio nel quale può avvenire l’incontro fra Dio l’uomo.
Il brano termina con la dichiarazione che, vedendo i segni che Gesù compiva molti cominciarono a credere in lui. Ma si dice anche che Gesù non si fidava di loro, perché li conosceva troppo bene.

La legge del Signore

Nella prima lettura Mosè consegna al popolo d’Israele in viaggio verso la terra promessa la legge, che sarà poi sintetizzata nel Decalogo. Una specie di documento d’intesa che doveva regolare i rapporti di alleanza tra Jahvè e il suo popolo. Tante sono le disposizioni di questa legge, in sintesi Dio chiede al popolo d’Israele di avere verso di lui una fede esclusiva, monoteistica; di non usare superficialmente il suo nome (non il nostro «non bestemmiare», cosa impensabile nel mondo ebraico); di santificare il giorno del riposo di Dio, per dedicarlo a lui e alla sua gloria.
Nella seconda parte la legge regola il rapporto degli uomini tra di loro: verso il padre e la madre, verso ogni persona umana, evitando la violenza e la falsa testimonianza, l’adulterio, la bramosia del possesso.
La legge diventerà l’espressione culminante dell’alleanza tra Jahvè e il suo popolo. Sarà per loro motivo di orgoglio, ne diventeranno addirittura fanatici. Finendo quasi per idolatrarla, codificandola in gesti rituali obbliganti, schiavizzanti.
I profeti interverranno per purificare questa osservanza puramente esteriore. Lo stesso Gesù molte volte, e Paolo, dovranno precisare l’ipocrisia di un certo tipo di osservanza della legge ritenuta per se stessa salvifica.

La nostra religiosità

Una domanda ora ci pare obbligata: chi sono oggi i “mercanti del tempio”? Coloro verso cui Gesù prenderebbe la frusta? Si potrebbe pensare ai fabbricanti di armi, agli spacciatori di droga, ai camorristi e ai mafiosi, ai violentatori di donne e di bambini.
È certo che Gesù avrebbe molto da dire a costoro. Ma perché la Chiesa propone proprio a noi questo brano, a noi che facciamo già qualcosa di più di tanti altri che trascurano, per esempio, l’impegno di santificare la domenica andando a messa? Forse per farci domandare a noi stessi: qual è il motivo che ci spinge, come dice qualcuno, a partecipare a messe a volte noiosissime? Perché facciamo offerte e qualche preghiera ogni tanto? Lo facciamo per fede o per una sorta di abitudine, senza metterci l’anima, magari con la segreta speranza di tenere buono Dio, per mercanteggiare quasi con lui, come facevano gli ebrei che offrivano un agnello in sacrificio nella speranza di avere in cambio un buon raccolto?
La Quaresima che stiamo vivendo ci chiama dunque a una verifica su come viviamo il nostro rapporto con Dio e sulla genuinità dei nostri atti di culto. Proprio perché l’esteriorità dei gesti non si sostituisca all’atteggiamento del cuore.
E infine, riflettendo sul nostro modo un po’ leggero di vivere questi quaranta giorni, ricordiamo il consiglio che il monaco Enzo Bianchi della comunità di Bose offre per primo per vivere bene la nostra Quaresima: quello di leggere un libro adatto, da capo a fondo, pagina dopo pagina. Bianchi ricorda che nella sua Regola san Benedetto prevede che ogni monaco all’inizio della Quaresima riceva un libro dalla biblioteca e lo «legga di seguito e interamente», ogni giorno, al mattino presto. Anche a noi farà bene, per approfondire la nostra fede e aprire il nostro cuore a una più intensa spiritualità.

UN FATTO – UNA TESTIMONIANZA

A proposito di gesti clamorosi, si racconta che un parroco di Rivarolo di Toscana era un tipo piuttosto originale e un po’ carismatico, evangelicamente esigente e radicale, ma riusciva a farsi accettare dai suoi parrocchiani, che lo trovavano gradito ed efficace. Raccoglieva frutti. Ed ecco che un giorno lo si vide arrivare in chiesa con l’apparecchio televisivo e mandarlo in frantumi scagliandolo a terra lì, davanti a tutti. E spiegava: «Così tutti avete visto che io non ho più il televisore…».

Pubblicato il

4. Parola da Vivere – 7 marzo 2021

7 MARZO

3ª DOMENICA DI QUARESIMA

Lo zelo della tua casa mi divora

COMMENTO

Leggendo di questo episodio nei sinottici, molti cristiani pensano: «Ecco, anche Gesù si arrabbiava, quindi…». Ma è probabile che Giovanni non sia d’accordo, per lui non sarebbe uno scatto di ira.
Anzitutto sposta questo avvenimento dalla fine del ministero all’inizio. Nei sinottici i contrasti con i Giudei nascono sull’osservanza della Legge e in particolare sul sabato; partendo da questo, Gesù si presenta come figlio di Dio e suscita l’ira dei suoi avversari, che decidono di eliminarlo. Giovanni invece pone come inizio della polemica una discussione sul tempio. Per i Giudei il tempio era il luogo dell’abitazione di Dio; chi lo voleva incontrare, pregare e ricevere i suoi doni, doveva andare a Gerusalemme. Ma ciò che avrebbe dovuto alimentare l’autentico rapporto religioso con Dio, si era trasformato in un commercio, quasi che l’incontro con il Signore fosse determinato da un’offerta materiale, anzi dal “valore” dell’offerta. In questo modo il volto di Dio e il rapporto con lui venivano deformati.
Gesù, di fronte a questo modo rapportarsi a “suo” Padre, si indigna profondamente e reagisce con una certa violenza. Si tratta di ira? Per Giovanni no. Infatti tra lo sguardo sul “mercato” e l’intervento clamoroso, l’evangelista introduce una piccola pausa: Gesù si siede e confeziona pazientemente una frusta di cordicelle. Questo semplice particolare ci orienta a cambiare l’arrabbiatura in azione profetica. Gesù agisce con piena consapevolezza, come i profeti del Primo Testamento, per dare un segno che non passi inosservato e che la gente ricordi. Vuole affermare qual è il genuino senso del tempio e presentare il vero volto di Dio, insieme al corretto rapporto degli uomini con lui. Che sia un gesto profetico lo hanno capito anche i Giudei, i quali non arrestano Gesù, ma gli chiedono un segno che dimostri la sua qualifica di profeta.
Inoltre, Giovanni si serve di questo episodio per annunciare la sostituzione del tempio di Gerusalemme con il corpo di Gesù. Quando l’evangelista scrive, il tempio è già distrutto. I cristiani, ma anche i Giudei, devono sapere che quel tempio era solo il simbolo di una realtà molto più grande e più bella che l’avrebbe sostituito: Gesù stesso. Da quando si è fatto carne, è lui il vero tempio di Dio nel mondo e l’accesso al Padre non è condizionato né dal tempo né dal luogo. I Giudei distruggeranno questo vero tempio, ma lui lo «ricostruirà» in tre giorni e nessuno potrà più distruggerlo. Così l’accesso al Padre è sempre libero e “gratuito” per tutti coloro che lo cercano “in spirito e verità”, passando attraverso Gesù, via, verità e vita.
Gli apostoli capiranno dopo la risurrezione, i cristiani la risurrezione l’hanno già ”vista” e quindi hanno tutta la possibilità di accedere alla vera fede, ben diversa da quella di chi cerca i miracoli. Gesù non può fidarsi di chi lo segue per i miracoli, perché sa benissimo che la fede, che ha come radice il miracolo, alle prime difficoltà si dissolve. Con lui non abbiamo bisogno di raccomandazioni né di raccontargli mezze verità per giustificarci, lui ci conosce fino in fondo.

SPUNTI PER L’ATTUALIZZAZIONE E LA PREGHIERA

  1. Chi ancora oggi fa della casa di Dio un mercato? Tutti coloro che usano la religione, per arricchirsi, per avere potere sugli altri, per discriminare i fratelli, per sentirsi migliori degli altri, per affermare se stessi…
  2. Gesù ci invita a un rapporto con Dio non basato su scambi di offerte e di favori, ma sull’amore filiale verso il Padre, fonte di ogni bene. La preghiera del cuore non ha bisogno di supporti materiali per essere accolta da Dio e per generare la pace interiore e la gioia profonda.
  3. I Giudei chiedono un segno e Gesù annuncia la sua passione. Noi abbiamo bisogno ancora di altri segni, per riconoscere l’infinito amore misericordioso del Padre e di Gesù per noi e per tutti?
  4. Gli apostoli ora non capiscono ma registrano e al momento opportuno ricordano e così possono interpretare correttamente gli avvenimenti. Noi abbiamo a disposizione il vangelo per leggere in profondità, alla luce dell’amore del Padre e di Gesù, tutto quello che succede nella nostra vita e nella vita dei nostri fratelli.

PROPOSTA DI IMPEGNO DELLA SETTIMANA

Questa settimana al Signore non chiediamo nulla per noi stessi, ma solo per gli altri.


Tratto da: Messale delle domeniche e delle feste – Elledici – 2018

Pubblicato il

5. Perdono e Preghiere dei Fedeli – 7 marzo 2021

7 MARZO

3ª DOMENICA DI QUARESIMA

Lo zelo della tua casa mi divora

RICHIESTA DI PERDONO

  • Signore Gesù, tu solo conosci quello che c’è veramente nel cuore di ogni uomo, abbi pietà di noi.
  • Cristo, misericordia del Padre, tu ci perdoni, quando siamo smarriti, abbi pietà di noi.
  • Signore Gesù, che ci chiami a conversione in questo tempo di Quaresima, abbi pietà di noi.

PREGHIERA UNIVERSALE

Celebrante. Fratelli e sorelle carissimi, Gesù è il vero tempio, ed è a lui che ci rivolgiamo perché renda forte la nostra fede personale e comunitaria. Preghiamo insieme e diciamo:

O Signore, rendi più genuina la nostra fede.

  • Per la Chiesa, perché sia animata sempre nella sua testimonianza da una vera e genuina fede evangelica, preghiamo.
  • Per i responsabili della vita sociale, perché nelle loro iniziative si ispirino alla legge di Dio e a una viva sensibilità verso chi vive in difficoltà, preghiamo.
  • Perché la Passione di Cristo sia al centro dei nostri pensieri e dei nostri affetti in questo tempo di Quaresima, preghiamo.
  • Per tutti noi, perché guardiamo con apertura e disponibilità alla legge di Dio, capace di rinnovare profondamente la nostra vita e quella della società, preghiamo.

Celebrante. O Padre, ascolta queste nostre invocazioni: aiutaci ad abbandonare nella nostra vita ogni forma superficiale di religiosità per entrare in un nuovo e genuino rapporto con te, per Cristo tuo Figlio e nostro Signore.