I giovani di Benedetto
Una rilettura del pensiero di Ratzinger e il mondo giovanile
Riportiamo qui la recensione pubblicata sul quotidiano nazionale italiano AVVENIRE del 12 giugno 2019 a cura di Matteo Liut, dedicata al libro I giovani di Benedetto.
C'è una speranza sulla nostra via
Fede, gioia, vocazione: quattro guide autorevoli per i giovani si confrontano con i grandi temi dell'educazione alla vita cristiana. In un libro i loro appunti sugli insegnamenti di papa Benedetto alle nuove generazioni.
Matteo Liut
Come fili sottili partiti da lontano e poi intrecciatisi a disvelare una tela complessa ma organica, testimonianza dei tempi attuali: così si mostrano i temi della pastorale giovanile nel libro I giovani di Benedetto. Una rilettura del pensiero di Ratzinger sul mondo giovanile (Elledici, 88 pagine; 6.90 euro). Si tratta di un volumetto pubblicato da poco, che si propone come omaggio a Benedetto XVI e che rintraccia le radici delle attuali sfide della pastorale giovanile, emerse in modo organico al Sinodo dell'ottobre scorso.
A guidare il lettore in questa ricerca sono sei voci autorevoli. La prefazione del libro, curato da don Giacomo Ruggeri, è di padre Federico Lombardi, già direttore della Sala stampa vaticana e presidente della Fondazione Ratzinger. Seguono poi gli interventi dei responsabili del Servizio nazionale per la pastorale giovanile che si sono succeduti nel tempo (riportiamo alcuni stralci delle loro riflessioni in questa pagina):
- Domenico Sigalini, vescovo emerito di Palestrina, sul tema «Riscoprite la vostra vocazione nella società»;
- Paolo Giulietti, ideatore del libro, arcivescovo di Lucca, sul tema «La fede non è un'idea ma una vita»;
- Nicolò Anselmi, vescovo ausiliare di Genova, sul tema «Seguire Gesù è camminare nella comunione della Chiesa»;
- Michele Falabretti, attuale responsabile del Servizio, sul tema «La verità è dialogica perché cerca il meglio».
La ricerca della verità, percorso quotidiano faticoso e affascinante
Michele Falabretti
Papa Benedetto XVI non ha mai fatto un suo discorso senza accennare al tema della verità: c'è voluto del coraggio (o della convinzione) per farlo in un contesto culturale come questo, per ché anche chi si trova sotto al casco della parrucchiera vuole poter dire ciò che pensa. Purtroppo, sempre più spesso, si è scambiatala libertà con la sensazione che basta aprire la bocca per poter toccare la verità. E sembrato, nei suoi discorsi ai giovani, che questo fosse ben presente nella mente del Papa… La sera della veglia della Gmg di Sydney (2008) ero sulla spianata con i giovani della mia diocesi. Il tema non era dei più semplici: lo Spirito Santo… Benedetto iniziò a raccontare di come sant'Agostino spiega l'azione dello Spirito Santo. Da buoni italiani, facevamo fatica a seguire il discorso in inglese; ma quello che mi sorprese fu a un certo punto notare la concentrazione dei ragazzi che con stupore si scambiavano qualche occhiata ed erano sempre più concentrati sulle parole pronunciate dal Papa… Fece davvero impressione vedere come si potesse parlare di sant'Agostino a dei giovani, seduti sul loro sacco a pelo, in un ippodromo dall'altra parte del mondo, con delle cuffie infilate nelle orecchie nel tentativo di seguire il filo del discorso. La traduzione simultanea procedeva con il tono freddo e piatto di chi sembrava stesse leggendo l'elenco del telefono. Ma il cuore dei giovani si scaldava: laggiù era una sera d'inverno; a caratteri cubitali i giornali locali (molto diffidenti nei giorni precedenti) titolarono la mattina seguente: «Holy Night». Non fu il professore di teologia, a parlare quella sera. Era un Papa che stava dimostrando come la ricerca della verità fosse un percorso di vita faticoso, ma affascinante. Era il Papa che stava offrendo ai suoi giovani uno squarcio della propria biografia, proponendo tutto il valore di una ricerca intellettuale che sa trasformarsi in una decisione di vita, nel gioco della propria libertà. direttore del Servizio nazionale per la pastorale giovanile
Un messaggio chiaro Gesù come amico ma amando la Chiesa
Nicolò Anselmi
Rileggendo la grande quantità di discorsi, omelie, messaggi che Benedetto XVI, durante il suo Pontificato, ha rivolto ai giovani sembra quasi emergere un'ecclesiologia precisa; Benedetto XVI sembra voler proporre alle giovani generazioni un'idea molto chiara: la Chiesa e Gesù non sono fra loro separabili… Ai giovani Benedetto XVI chiede di amare Gesù e di amare la Chiesa. Questa proposta nasce ovviamente dalle certezze teologiche del Santo Padre ma anche da alcune convinzioni pastorali che il Papa certamente possiede: giovani e adulti dicono di essere credenti, si professano incamminati sulla strada di Gesù ma in nessun modo manifestano una disponibilità a collaborare nei fatti alla vita della comunità cristiana. Molti giovani credenti vedono in Gesù una figura di riferimento e s'impegnano in azioni di servizio e volontariato, ma faticano a partecipare alla vita della parrocchia, all'Eucaristia domenicale, agli incontri con il vescovo e, in alcuni casi, si dimostrano critici verso l'insegnamento del magistero riguardo a certi temi. Benedetto XVI chiede ai giovani di amare la Chiesa per amare Gesù…
Li invita ripetutamente a essere protagonisti della missione della Chiesa, li sprona a donare la fede, fonte di gioia, anche a chi l'ha smarrita o non l'ha mai avuta… Nei suoi discorsi ai giovani, Benedetto XVI li invita a essere protagonisti nella vita della Chiesa… La Chiesa è per i giovani una seconda famiglia, una famiglia spirituale che, come tutte le famiglie, accompagna la crescita dei suoi figli… Per la grandissima parte dei giovani la famiglia è il riferimento fondamentale della loro vita. In famiglia si vive quell'amore di cui ogni persona ha un bisogno insostituibile. In famiglia si celebrano i compleanni, si ama chi è malato, si aiuta chi è in difficoltà, si ascoltano e si risolvono i problemi, si prega per i nonni, si pranza, si fatica, si gioisce e si soffre insieme, si celebrano i matrimoni, le nascite, le promozioni e le lauree, ci si parla e ci si vuole bene. vescovo ausiliare di Genova.
La sfida di coltivare la relazione con Dio
Paolo Giuletti
In profonda continuità con il magistero di san Giovanni Paolo II, Benedetto XVI ha costruito il suo dialogo con i giovani attorno a un nucleo fondamentale: l'avvenimento di Cristo sperimentabile attualmente nella Chiesa… In più di un passaggio, Benedetto XVI mostra di avere ben presente da una parte il rischio di ridurre il cristianesimo a una morale o a un'ideologia, dall'altra la profonda ricerca di verità e di felicità che anima il mondo giovanile… Afferma quindi ripetutamente che il cristianesimo è Cristo, cioè una persona vivente con la quale entrare in relazione: è in lui che si schiude la verità su Dio, sull'uomo e sulla realtà; è in lui che diventa possibile creare un mondo nuovo, con la forza rivoluzionaria dell'amore; è in lui che trovano risposta le domande e le attese del cuore dei giovani…
La cristologia che Benedetto XVI offre alle nuove generazioni fa ampio uso della categoria della relazione. In Cristo, infatti, è Dio che si fa vicino all'uomo… Il conformarsi a Cristo è l'originale vocazione di ogni giovane cristiano… Ma qual è il “luogo" in cui oggi Cristo dà appuntamento ai giovani per poterli incontrare? Papa Benedetto ribadisce che tale opportunità si dà nella Chiesa, che egli descrive ai giovani come una comunità, una famiglia, una compagnia, una madre…
Benedetto XVI non manca di invitare i giovani a rinnovare la Chiesa, rendendosi protagonisti della sua vita e della sua missione. Riconosce la grazia della giovinezza come dono per la comunità ecclesiale, che ha necessità dell'entusiasmo, delle energie e delle intuizioni delle nuove generazioni. Esse rappresentano non solo il futuro, ma il presente della comunità cristiana; a loro infatti è dato di poter contribuire alla comprensione crescente della fede, alla vitalità delle proprie realtà ecclesiali e soprattutto all'annuncio del Vangelo presso i coetanei…
Nei discorsi rivolti da Papa Ratzinger ai giovani si apprezza l'arte del maestro, capace di dire cose difficili in maniera semplice, trovando le parole giuste per l'uditorio che si trova dinanzi. arcivescovo di Lucca.
Tutta la, pastorale dev'essere «vocazionale»
Domenico Sigalini
La parola vocazione è da sdoganare da un ecclesialese, che j la riferisce quasi sempre alla proposta di diventare prete o suora… Lo sguardo di papa Benedetto si porta molto sulla vita della persona, uomo o donna, giovane o ragazza, intesa proprio come risposta generosa a una chiamata del Signore…
Potremmo dire che non c'è pastorale giovanile, formazione cristiana, educazione alla fede, sviluppo di ruoli e di impegni per i giovani, se non c'è un punto di partenza obbligatorio o un riferimento essenziale che è la chiamata di Gesù a ciascuno di noi. Ogni pastorale o è vocazionale o non lo è affatto. Papa Benedetto ritiene che gli attori principali della nostra esistenza non sono le nostre velleità o i nostri gusti indotti, oppure le elucubrazioni intellettuali, ma una esplicita chiamata personale di Gesù… La vocazione cristiana scaturisce da una proposta d'amore del Signore e può realizzarsi solo grazie a una risposta d'amore…
Se vuoi trovare una strada che è proprio la tua devi saper ascoltare; Dio ha collocato negli altri, nel mondo, nel sussurro dell'umanità la sua chiamata e devi tendere l'orecchio…
Il primo ascolto va dato a una Parola che non viene da noi, che viene da Dio e che si esprime nella persona di Gesù, nel suo Vangelo, nelle sue parole, nei suoi rapporti con le persone… Non possiamo non sentire il bisogno di tanti di una buona notizia, di una speranza, di una visione della vita che si apra a orizzonti ampi, ci tolga dai nostri loculi e noi la doniamo… Essere giovani significa per forza transitare o imprimere nella vita una esperienza d'amore…
La vocazione del giovane, se è così impostata, apre sicuramente proprio per come è data da Dio ad affrontare le sfide del mondo e a fare dono al mondo di una giovinezza che sa dedicarsi, sa sacrificarsi, sa dare la sua impronta… L'annuncio gioioso del Vangelo è destinato a tutti gli ambiti della nostra vita, senza alcun limite attraverso: il campo delle comunicazioni sociali, in particolare il mondo di internet; il campo della mobilità. presidente del Centro orientamento pastorale (Cop), vescovo emerito di Palestrina.