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Recensione del libro Che idea di Chiesa abbiamo? di don Giovanni Villata

Che idea di Chiesa abbiamo?

Tra conversione e rinnovamento

Riportiamo qui la recensione pubblicata sul settimanale LA VOCE E IL TEMPO del 9 giugno 2019 a cura di Luca Rolandi, dedicata al libro Che idea di Chiesa abbiamo? di Giovanni Villata.

RECENSIONE «TRA CONVERSIONE E RINNOVAMENTO», IL LIBRO DI DON GIOVANNI VILLATA ANALIZZA CIÒ CHE I NOSTRI TEMPI CI INDICANO PER PROSEGUIRE IL CAMMINO VERSO IL REGNO

«Che idea di Chiesa abbiamo?» L’ultima fatica di don Giovanni Villata, prete della diocesi di Torino, membro del Consiglio presbiterale e già insegnante di Teologia pastorale alla Urbaniana («Che idea di Chiesa abbiamo? Tra conversione e rinnovamento», Elledici, pp. 240, euro 16), ha un grande pregio, quello di riassumere in una dinamica dialogante e profonda ciò che di essenziale e fondamentale dovrebbe essere nella comunità cristiana universale e particolare, cosa significa essere Chiesa. Se infatti, riprendendo il discorso di Francesco al Convegno ecclesiale di Firenze 2015, siamo dentro ad un cambiamento d’epoca, è fondamentale interrogarsi per poi agire su prassi concrete su quale idea si basi il fondamento della sequela di Gesù Cristo, il figlio di Dio che ha salvato l’umanità.

Un libro, quello di Villata, nato da incontri di progettazione pastorale e da una analisi, puntuale e saggia, di ciò che i nostri tempi ci indicano per proseguire il cammino verso il Regno, testimoniando la buona novella ai compagni di strada che abitano il mondo.

Il saggio si compone di una prima parte in cui don Villata descrive le sfide del mondo moderno e le proposte perché la Chiesa si assuma tutta la responsabilità della testimonianza. Nella seconda si fa riferimento agli orientamenti, agli strumenti della pastorale che evolvono come del resto il mondo stesso nella sua complessità e misteriosa relazione tra Terra e Cielo. Se infatti la Teologia pastorale o pratica ha un suo oggetto specifico (il ‘qui e ora’ della storia), attraverso un metodo (denominato teologico-empirico critico), essa si occupa della prassi dentro il contesto attuale in cui si esprime. Il suo agire, infatti, consiste nell’offrire opportunità d’incontro dell’uomo con Dio e di Dio con l’uomo in un preciso e determinato tempo e momento storico. La sua relazione con la prassi, questo è il suo principale problema da sempre, non si esplicita in modo funzionale o strumentale, ma attraverso l’attuazione, di volta in volta, di un virtuoso circolo ermeneutico, nel quale interagiscono teoria e prassi, grammatica e pratica, nel pieno rispetto di ciascuna, senza sottovalutazioni o confusioni di competenze. Don Giovanni Villata ci ricorda come le risposte siano radicate nella Scrittura, nella Tradizione e nel Magistero ed esprimono fedeltà ai segni dei tempi, cioè alle sfide che, di volta in volta, la situazione sociale, culturale ed ecclesiale pone. Tali risposte sono il frutto di uno stretto e continuo dialogo con le discipline teologiche sorelle e con le scienze umane. Proprio perché strettamente ancorata alla storia, la Teologia pastorale racconta percorsi mutevoli e sempre innovativi, mai racchiudibili in schemi fissi, validi universalmente.

Il volume si colloca in una collana di testi rigorosi e agili a un tempo, rivolti soprattutto al pubblico di università, facoltà teologiche, istituti di scienze religiose e seminari. Un volume da prendere come guida e base di indirizzo per una progettazione pastorale oggi.

Luca ROLANDI

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Recensione del libro I Crononauti e l’incredibile viaggio

I Crononauti 

e l’incredibile viaggio

E se Verne non si fosse inventato proprio nulla?

Riportiamo qui la recensione pubblicata sul blog di Paolo Gulisano il 5 maggio a cura di Rino Camilleri, dedicata al libro I crononauti e l’incredibile viaggio dell’autore Paolo Gulisano.

Il poligrafo ed eclettico Paolo Gulisano, già medico ed esperto di letteratura anglosassone con particolare predilezione per Chesterton e Tolkien, trovatosi in crisi di astinenza un giorno in cui per ben due ore non aveva scritto niente, ha escogitato I Crononauti (Elledici), inaugurando il suo ingresso anche nella fiction.

Si tratta di un romanzo d’avventure per ragazzi, ma pure per gli attempati che hanno letto i classici per la gioventù.

Infatti, la miriade di riferimenti còlti & eruditi di cui sono disseminate le pagine potrà, temo, essere lucrata solo dai nati nel secolo scorso, e almeno nella seconda metà del medesimo.

Sanno i ragazzi d’oggi chi era Jules Verne?

Hanno letto qualcosa di Sherlock Holmes e di James Bond?

Ma non ha importanza, perché le strizzatine d’occhio dell’autore, novello Umberto Eco, troveranno sicuramente chi saprà lucrarle.

Paul McGulisan ha immaginato un tempo ottocentesco in cui a un giovane Verne (ma chi sia lo si capisce man mano) appaiono dei “crononauti” venuti con una macchina del tempo da un futuro remoto (20mila anni, notare il numero che si rivelerà ricorrente) per cercare di impedire la catastrofe che in un’epoca imprecisata si abbatterà sul mondo riportandolo all’età della pietra.

Con costoro, sparsi per il pianeta a causa di un incidente di percorso, il bretone Jules vivrà esattamente tutte le avventure che, poi, finita l’avventura coi crononauti, metterà per iscritto diventando un romanziere famosissimo.

Insomma, il Nautilus, il capitano Nemo, le settimane in pallone, il viaggio al centro della terra e quello dalla terra alla luna sono state vere esperienze che Jules ha effettivamente vissuto.

Anche il giro del mondo in ottanta giorni che, partendo dalla Londra vittoriana, fornisce l’occasione di far comparire il padre di Mycroft (al lettore indovinare il riferimento), che sarebbe l’«M» dei servizi segreti di allora (idem).

C’è il fondato sospetto che Gulisano si sia divertito soprattutto lui, a scrivere questa storia zeppa di rimandi.

In ogni caso, io mi sono senz’altro divertito a leggerla.

I lettori mi scuseranno se, dato l’oggetto, non posso dire di più. Comunque, è un’opera che appassionerà i padri. E che potrà essere utilmente girata ai figli.

Chissà che non ci prendano gusto e non nasca in loro la voglia di approfondire…

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Recensione del libro Mater Nostra di Salvatore Esposito

Mater Nostra

Un invito quindi a pregare, a farlo in modo anche nuovo, ma soprattutto con fervore, per riscoprire il senso autentico del messaggio cristiano.

Riportiamo qui la recensione pubblicata sul mensile l’Espresso Napoletano nel mese di maggio a cura di Eloisa Crocco, dedicata al libro Mater Nostra di Salvatore Esposito.

Per i credenti maggio è un mese importante, nel quale si sentono particolarmente vicini alla Vergine attraverso momenti di preghiera, comunitari o individuali, vissuti in chiesa o nell’intimità delle proprie case.

Per stimolare i fedeli a vivere un mese di maggio, un mese mariano appunto dedicato a Maria più ricco, più vivo, più sentito, nasce “Mater Nostra Un mese con Maria, donna della Pasqua” di don Salvatore Esposito, edito da Elledici.

Maria donna della Pasqua, Maria che pur soffrendo tanto non ha esitato ad accompagnare suo figlio fino ai piedi della croce, Maria che suo figlio non l’ha abbandonato e che ha creduto alla sua Resurrezione, alla sua vittoria sulla morte, il senso profondo della Parola Mater nostra Nel libro di don Salvatore Esposito un percorso di preghiera e riflessione con Maria, donna della Pasqua.

Accanto alla Vergine, rivolgendosi a lei nella preghiera, il fedele può vivere con intensità il Tempo Pasquale, che lo conduce alla Pentecoste, nella quale si ricorda un evento importante nella storia della Salvezza, ossia la discesa dello Spirito.

Salvatore Esposito è docente di Teologia liturgica alla Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia meridionale, presso l’Arcidiocesi di Napoli, vicario episcopale per il settore Culto divino e disciplina dei sacramenti e direttore dell’Ufficio liturgico pastorale.

Autore di numerosi contributi scientifici, per Elledici ha pubblicato anche “Imita ciò che celebri” (2011) e “Ritornate a me con tutto il vostro cuore” (2018), un Santo sugli Apostoli, che dopo la tristezza e la delusione per aver visto Gesù in croce ritrovano forza e speranza.

Il libro di don Salvatore Esposito è un itinerario lungo cinque settimane, nelle quali per ogni giorno viene offerta una diversa modalità celebrativa, dalla novena, al rosario, alla liturgia delle ore….Maria viene inserita nel contesto della Passione e Resurrezione di suo Figlio attraverso una ricca scelta di testi biblici, ma non manca il riferimento alla devozione popolare, che mette spessissimo al centro nella nostra Napoli più che mai proprio la figura della Madonna, alla quale i Napoletani amano rivolgersi come a una mamma.

La prima settimana si apre:

  • il lunedì con il Regina Caeli, antifona mariana tipica del Tempo Pasquale, per proseguire
  • il martedì con la celebrazione dei Vespri,
  • il mercoledì con la recita del Rosario pre- cisamente dei Misteri della gloria, e poi il
  • giovedì con l’Adorazione eucaristica e il venerdì con una Celebrazione penitenziale;
  • il sabato come tutti i sabati è dedicato alla recita delle Lodi mattutine.
  • La domenica è il giorno della celebrazione eucaristica, e poi si riprende con momenti diversi di preghiera e riflessione, in un percorso in cui il sacerdote accompagna il lettore per cinque settimane.

La novità e particolarità del libro consiste proprio nel fatto che per ogni giornata viene proposto un modo diverso di pregare, di raccogliersi, anche attraverso per SALVATORE ESPOSITO MATER NOSTRA EIAIDEDZ: un invito quindi a pregare, a farlo in modo anche nuovo, ma soprattutto con fervore, per riscoprire il senso autentico del messaggio cristiano.

Corsi non del tutto consueti come la Via Matrís, la via di Maria madre di Cristo, che lo ha seguito dalla sofferenza della Passione e della morte alla grande gioia della Resurrezione.

Come scrive nella Presentazione del volume monsignor Beniamino Depalma, vescovo emerito di Nola, si tratta di:

«una proposta innovativa che pone gli operatori pastorali dinanzi a una scelta coraggiosa, capace di rimettere in circolo la ricchezza del rinnovamento liturgico che considera la celebrazione eucaristica vertice di tutta l’azione liturgica della Chiesa, senza però dimenticare le altre forme di culto anch’esse cariche di forza evangelizzatrice e sorgenti di vita spirituale».

Un invito quindi a pregare, a farlo in modo anche nuovo, ma soprattutto con fervore, per riscoprire il senso autentico del messaggio cristiano.

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La biblioteca di Testimoniando: “Santi napoletani”

Santi napoletani

Un'occasione per mettere in valigia un volume appena uscito, agile e allo stesso tempo completo, sui Santi e sui Beati di Napoli.

Si riporta la recensione del volume “Santi napoletani”
pubblicata sul sito “Testimoniando”, il 27 maggio 2019.
“Santi napoletani”.

In questi giorni sono stata a Napoli, o meglio a Portici, dai miei parenti, per via del matrimonio di una mia cugina. L’occasione è stata propizia per mettere in valigia un volume appena uscito, agile e allo stesso tempo completo, sui Santi e sui Beati della terra che mi ospita per le vacanze.

Molti di essi mi sono particolarmente cari, come se fossero di famiglia, e ne ho parlato qui sul blog. Per questa ragione, in corrispondenza dei loro nomi, inserisco i collegamenti ai relativi post.

In sintesi:

Santi napoletani riporta quarantasei profili, non più lunghi di tre pagine al massimo, dei Santi e dei Beati più legati alla diocesi di Napoli, o perché vi sono nati e morti, o perché hanno concluso lì le loro esistenze, o ancora perché da lì sono partiti per annunciare il Vangelo altrove, o infine perché vi hanno trascorso svariati anni.

La fonte principale è, per stessa ammissione dell’autore, laBibliotheca Sanctorum, la fondamentale enciclopedia le cui voci sono dedicate ai personaggi sia canonizzati, sia beatificati, sia con le cause in corso a vari livelli. I profili sono aggiornati alla cerimonia di canonizzazione del 14 ottobre 2018, nella quale sono stati dichiarati santi don Vincenzo Romano e Nunzio Sulprizio: l’uno, parroco a Torre del Greco; l’altro, invece, trapiantato a Napoli per ragioni di salute (qui il racconto del mio piccolo pellegrinaggio sulla loro scia).
Lo stile di ciascun profilo è asciutto e rapido. Presenta i dati fondamentali dell’esperienza di ciascun Beato o Santo e non manca, ovviamente, di evidenziare il rapporto con la diocesi partenopea. Anche alcuni scritti dei personaggi esaminati vengono citati, a conferma del loro desiderio di santificazione, confermato poi dall’autorità della Chiesa.
I personaggi sono elencati in base alla data (che corrisponde al giorno della loro morte) in cui sono ricordati nell’edizione 2004 del Martirologio Romano, citata senz’alcun aggiornamento per i personaggi canonizzati dopo quella data. I Beati dal 2004 in poi, invece, sono riportati in corrispondenza del giorno della loro nascita al Cielo, che non corrisponde sempre a quello in cui sono ricordati in diocesi o nelle congregazioni a cui appartennero.
I nomi di quelli tra loro che li cambiarono diventando religiosi o religiose sono citati così: il nome di Battesimo è riportato tra il nome di religione più l’eventuale appellativo e il cognome al secolo, oppure segue il nome religioso e precede il cognome. Ad esempio, san Ludovico da Casoria è citato come «Ludovico (Arcangelo) Palmentieri da Casoria».
Io, invece, quando scrivo per santiebeati, riporto tra parentesi anche il cognome al secolo, a meno che il Martirologio Romano non indichi diversamente. Qui sul blog, invece, indico nel titolo del post il solo nome di religione. Mi sembra più corrispondente alla volontà di cambiare vita espressa nel mutamento di nome.
A ciascun personaggio è abbinato un appellativo che ne facilita il riconoscimento, come faccio anche io: san Giuseppe Moscati non poteva che essere «il medico santo di Napoli», mentre la Beata Maria della Passione è definita «vera vittima riparatrice», già tra virgolette nel titolo del profilo.
In appendice è riportato l’elenco completo, aggiornato però a prima del 2018, dei Santi, dei Beati, dei Venerabili e dei Servi di Dio della diocesi di Napoli. In questo caso, sono elencati per cognome di nascita, tranne quelli che non l’hanno, come i Santi dei primi secoli.
L'autore:
Eugenio Russomanno è un insegnante nato ad Acerra nel 1968. Attualmente collabora con Vatican Insider, la sezione d’informazione religiosa del sito de La Stampa. Molti dei profili presenti nel libro sono invece tratti dalla rubrica che aveva sul quotidiano locale di economia Il Denaro, diffuso a Napoli e nel resto della Campania.
Questo non è il suo primo lavoro in campo agiografico: tra gli altri, ha curato un’opera analoga per la diocesi di Viterbo, dove ha insegnato per quindici anni.
Consigliato a:
l pubblico a cui è destinato il volume parte senz’altro dai fedeli della diocesi di Napoli e da quanti, anche se non credono, vogliono conoscere l’importanza di quei personaggi per la storia della città. Credo però di doverlo consigliare in generale a chi è appassionato alle vicende dei veri amici del Signore, anche se non è napoletano né ha origini negli stessi luoghi dove hanno operato le figure scelte.
Do pienamente ragione, una volta di più, al cardinal Crescenzio Sepe, Arcivescovo di Napoli. Già al termine della beatificazione di madre Maria Crocifissa del Divino Amore aveva commentato che per farsi santi bisogna venire a Napoli. Nella prefazione del testo, invece, dichiara che per essere e diventare santi anche lì «conta soprattutto l’amore per Cristo e per il prossimo, che bisogna testimoniare sempre, alla luce del Vangelo».
Spero che prima o poi ci sia qualcuno che s’impegni in un’opera analoga per la mia diocesi di nascita. In effetti, è stato edito un Dizionario dei Santi e dei Beati della Chiesa di Milano, ma è fermo alla beatificazione del cardinal Schuster, ossia al 1996.
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“Dove va la barca nel mondo?” Il libro di Pino Pellegrino

Dove va la barca nel mondo?

Un libro per affrontare a muso duro l’imperante – cosismo, lustrismo, gragarismo, facilismo, la mentalità tecnico-scientifica e il menefreghismo religioso. 

Si riporta la recensione del libro “Dove va la barca nel mondo? …con la scialuppa di salvataggio!”
pubblicata sul settimanale “La fedeltà”, il 22 maggio 2019.
“Dove va la barca nel mondo?…con la scialuppa di salvataggio!”.

È uscito l’ultimo libro di don Pino Pellegrino.

FOSSANO. “Essere uomo oggi, significa tirar fuori la testa dalla sabbia, smettere di giocare a nascondino per prendere consapevolezza di dove va la barca del nostro mondo?”.

Per chi vuole saperne di più deve acquistare per sé e non solo, il libro di don Pino Pellegrino “Dove va la barca del mondo?… con la scialuppa di salvataggio!” edizioni Elledici.

Per:

  • confrontarsi con le sue considerazioni e i suoi consigli, dispensati a piene mani in modo: leggero, consistente ed esauriente.
  • affrontare a muso duro l’imperante cosismo, lustrismo, gregarismo, facilismo, la mentalità tecnico-scientifica e il menefreghismo religioso.
  • trovare nei 15 capitoli le risposte su cui meditare.

Di Elisabetta C.L.

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Il mistero della tomba vuota di Giorgio Agagliati

Il mistero della tomba vuota

Una proposta d’animazione per un incontro di preghiera e catechesi
sulle tracce di un’esperienza affascinante:
una tomba vuota, tante domande, pochi indizi.

Si riporta la recensione del libro “il mistero della tomba vuota”
pubblicata sul mensile “Il ponte d'oro”, maggio 2019.
“Perché quella tomba è vuota?”.

Due detective indagano sulla scomparsa, dal cimitero di Londra, del cadavere del capo di una banda di bulli di quartiere, in circostanze, tempi e Luoghi molto diversi da quanto accaduto più di duemila anni fa a Gerusalemme. Eppure Giorgio Agagliati ha scritto il libro “Il mistero della tomba vuota. Un'indagine pasquale” (Elledici) proprio come un aiuto per la preparazione alla Pasqua. Com'è possibile?

Il libro racconta le imprese dell'Agenzia di investigazioni più rinomata di Londra, ma al tempo stesso è anche una originale proposta di animazione per incontri di preghiera e catechesi, seguendo i pochi indizi trovati intorno ad un fatto di cronaca dei nostri giorni.

L'indagine poliziesca degli investigatori Roger Stigman e Walter Inverness inizia, infatti, pochi giorni dopo Pasqua e mette all'opera le capacità investigative dei due detective. Ma non solo: alla fine di ogni capitolo ci sono delle schede contenenti suggerimenti ilpontedoro@missioitalia.it e domande per stimolare i ragazzi ad aguzzare La mente (e il cuore), facendosi guidare dall'abilità di Sherlok Holmes che diceva: “Una volta eliminato l'impossibile, ciò che rimane, per quanto improbabile, dev'essere la verità”.

Dei fatti straordinari accaduti prima e dopo il ritrovamento vuoto del sepolcro di Cristo, ci parla il Vangelo, in particolare quello dell'apostolo Giovanni che ben racconta di come Maria di Magdala, andata alla tomba di Gesù, “vide che la pietra era stata ribaltata”. Anche un altro 'testimone oculare', Simon Pietro, giunto sul luogo, entra nel sepolcro e vede “le bende per terra e il sudario non per terra con le bende ma piegato in un luogo a parte”.

Durante la Settimana Santa, ce n'è abbastanza per lavorare d'ingegno e trovare nel Vangelo i molti misteriosi segni racchiusi nel più incredibile fatto della storia dell'umanità: la Risurrezione di Gesù. Il libro è stato pensato proprio come un'indagine, per permettere ai ragazzi di avvicinarsi con passione alla Pasqua.

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Il Fatto Quotidiano recensisce “La Terra dell’Alleanza” di Mario Russo Cirillo

La Terra dell’Alleanza
Guida ai luoghi santi attraverso la Bibbia, la storia, l’archeologia e la preghiera

Si riporta la recensione del libro La Terra dell’Alleanza pubblicata sul blog del sito “Il Fatto Quotidiano” a cura di Francesco Antonio Grana, il 16 maggio 2019.
“Visitare la Terra Santa non spaventa i pellegrini. In attesa della pace”.

Visitare la Terra Santa non spaventa i pellegrini. In attesa della pace

“La luce pasquale illumini tutti i governanti e i popoli del Medio Oriente, a cominciare da israeliani e palestinesi, e li sproni ad alleviare tante sofferenze e a perseguire un futuro di pace e di stabilità”.

È l’ennesimo e accorato appello che Papa Francesco ha rivolto nel messaggio Urbi et Orbi in occasione della Pasqua 2019. Parole e gesti che Bergoglio ripete da anni, in particolare da quando, nel 2014, visitando la Terra Santa, offrì la sua casa in Vaticano ai leader israeliani e palestinesi per favorire un accordo di pace. L’incontro si tenne, ma poi il riconoscimento, nel 2015, da parte della Santa Sede dello Stato Palestinese suscitò la profonda “delusione” di Israele.
Se la pace e la “soluzione dei due Stati”, da sempre sostenuta dal Vaticano, appaiono ancora molto lontane, la Terra Santa continua ad attirare numerosi pellegrini da ogni parte del mondo. Per questo motivo, il direttore dell’Opera Napoletana Pellegrinaggi, Mario Russo Cirillo, ha dato alle stampe il volume La Terra dell’Alleanza (Elledici), una guida completa dei luoghi santi attraverso la Bibbia, la storia, l’archeologia e la preghiera.

“Il pellegrinaggio nella terra di Dio – scrive l’autore – non deve rappresentare un momento episodico, coinvolgente soltanto sul piano dell’emotività, per sfuggire al tipo di società moderna, dove sembrano dominare il male sul bene, l’incredulità e la diffidenza, piuttosto deve essere lo stimolo necessario per divenire, lungo le strade del mondo, missionari della parola”.

Russo Cirillo ricorda che

“la Terra Santa è stata definita da SanPaolo VI il ‘quinto Vangelo’. Conoscere questa terra, la sua storia, il suo ambiente umano e geografico contribuisce efficacemente a una più vitale comprensione del messaggio della sacra scrittura. Oggi si è determinati nel credere che accanto al progressivo sviluppo della storia della salvezza esiste anche una geografia della salvezza. È innegabile, quindi, che per ciascun credente peregrinare in Terra Santa significa andare alla radice del suo essere cristiano, andare nell’unico luogo nel quale il figlio di Dio, Gesù di Nazareth, si è incarnato”.

La guida è divisa in quattro parti. Nella prima vi si può leggere un’ampia introduzione con uno sguardo d’insieme su Israele, dalle origini ai nostri giorni, con accurate descrizioni di carattere generale sotto il profilo religioso, storico, geografico, antropologico, culturale, non prive di note e curiosità. Nelle altre tre parti vengono presentati in modo molto dettagliato i luoghi segnati dalla presenza di Gesù, dove la tradizione, supportata dalla ricerca archeologica e dalla letteratura, aiuta a comprendere la storia e a collocare gli eventi, guidati da quel testo magisteriale che è la sacra scrittura. Si parte
dalla Galilea per poi, passando dalla Samaria, arrivare alla Giudea con una particolare attenzione alla città di Gerusalemme, dove si sono svolti gli avvenimenti più salienti della storia di Gesù.

“Visitare la Terra Santa – scrive nella prefazione l’arcivescovo Pierbattista Pizzaballa, amministratore apostolico di Gerusalemme dei Latini – significa ripercorre la vita terrena di Nostro Signore e dunque tornare alle origini della nostra fede e incontrare le ‘pietre vive’, le comunità cristiane che hanno vissuto qui fin dall’inizio. Non mi stancherò di ripetere che, come credenti, non possiamo e non dobbiamo sentirci estranei o indifferenti a questa realtà e ai suoi abitanti: anche nei momenti in cui la situazione politica sembra meno favorevole, la visita a questi luoghi è sempre feconda e arricchente”.

Ai leader israeliani e palestinesi, più volte, Francesco ha ricordato che

“i nostri figli sono stanchi e sfiniti dai conflitti e sono desiderosi di raggiungere l’alba della pace; figli che ci chiedono di abbattere i muri dell’inimicizia e di percorrere la strada del dialogo e della pace perché l’amore e l’amicizia trionfino. Molti, troppi di questi figli sono caduti vittime innocenti della guerra e della violenza, piante strappate nel pieno rigoglio. È nostro dovere far sì che il loro sacrificio non sia vano. La loro memoria – è l’auspicio del Papa – infonda in noi il coraggio della pace, la forza di perseverare nel dialogo a ogni costo, la pazienza di tessere giorno per giorno la trama sempre più robusta di una convivenza rispettosa e pacifica, per la gloria di Dio e il bene di tutti. Per fare la pace ci vuole coraggio, molto di più che per fare la guerra”.