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Recensione del libro “Anche a Dio piace scherzare” di Gioele Anni

Anche a Dio piace scherzare

A tu per tu con 14 protagonisti della Chiesa

Si riporta l’articolo pubblicato in data odierna sul quotidiano di  Avvenire a cura di Matteo Liut, dedicato al libro Anche a Dio piace scherzare dell’autore Gioele Anni.

Non c’è dubbio: «Anche a Dio piace scherzare»
Lo dicono 14 grandi protagonisti della Chiesa di oggi

SINODO – Chi volesse assaporare il clima che si è respirato tra i padri sinodali durante i lavori del Sinodo dei giovani l’anno scorso inVaticano non avrà miglior “guida" in Anche a Dio piace scherzare. A tu per tu con 14 protagonisti della Chiesa, libro da poco pubblicato per i tipi di Elledici (120 pagine, 8 euro) e curato da Gioele Anni, giornalista e uditore al Sinodo come consigliere nazionale per il Settore giovani delI’Azione Cattolica Italiana.

Dal cardinale Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila, fino a Carlos Aguiar Retes, arcivescovo di Città del Messico, passando da frère Alois, priore di Taizé, e altri 11 pastori: il libro riporta le interviste a 14 voci autorevoli che si raccontano in modo semplice e diretto. Nelle interviste, realizzate nelle pause del Sinodo, spesso arricchite da aneddoti autobiografici, emerge il racconto di una Chiesa che vive nella quotidianità, ma che sa scorgere nell’ordinario l’eccezionale presenza di Dio. E sa comunicarla ai giovani. Perché la sfida—vinta senza difficoltà — alla base del lavoro di Anni è quella di mostrare come il dibattito dell’aula sinodale possa diventare cammino condiviso nelle comunità di tutto il mondo. D’altra parte, a mettere il libro su questi “binari" è anche la prefazione di suor Alessandra Smerilli, anche lei uditrice al Sinodo.

Matteo Liut

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Recensione del libro Perché insegnare religione cattolica nello Stato laico?

Perché insegnare religione cattolica nello Stato laico?

Angele Rachel Bilegue

Si riporta la recensione pubblicata il 22 settembre 2019 sul settimanale Nuova Stagione dedicata al libro Perché insegnare religione cattolica nello Stato laico? di Angele Rachel Bilegue.

Un libro per chiarire dubbi e domande sulla realtà dell’insegnamento della religione cattolica come disciplina scolastica curriculare che contribuisce alla formazione culturale, umana e religiosa degli alunni e offre risposte alle domande di senso della vita servendosi dei contenuti confessionali del cattolicesimo. È composto di tre capitoli: Il principio di laicità dello Stato italiano e nella Costituzione italiana, Lo statuto epistemologico dell’insegnamento della religione cattolica e Il rapporto tra l’insegnamento della religione cattolica e la Chiesa.

Il volume contiene, fra l’altro, diverse testimonianze di insegnanti di religione cattolica, genitori e alunni che si avvalgono della disciplina. Angele Rachel Bilegue, Perché insegnare religione cattolica nello Stato laico? (Edizioni Elledici 2019, Pagine 104, euro 7,00)

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Recensione del libro Oltre il cattolicesimo convenzionale di Antonio Staglianò

Oltre il cattolicesimo convenzionale

L’umanità di Gesù, verità, senso, libertà per tutti

Si riporta l’articolo pubblicato il 1° settembre 2019 su ilfattoquotidiano.it  a cura del Vaticanista Francesco Antonio Grana, dedicato al libro Oltre il cattolicesimo convenzionale del Vescovo di Noto, Antonio Staglianò.

Noto, il vescovo canta Mengoni a messa e fonda la ‘pop-theology’. E non è una provocazione

In un tempo in cui si discute molto dei simboli religiosi e della loro strumentalizzazione, il vescovo di Noto, monsignor Antonio Staglianò, chiede di superare quello che definisce “il cattolicesimo convenzionale”. Quella che può sembrare solo una provocazione è, invece, un vero e proprio allarme lanciato dal presule, noto per la sua “Pop-Theology” e le sue omelie nelle quali cita, anzi canta, le canzoni di Marco Mengoni, Noemi, Francesco Gabbani e altri artisti famosi contemporanei. Del resto anche il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura, ama citare sul suo profilo Twitter alcuni versi dei brani di Sanremo.

Il pensiero di monsignor Staglianò è racchiuso nel suo ultimo libro che si intitola Oltre il cattolicesimo convenzionale. L’umanità di Gesù, verità, senso, libertà per tutti (Elledici). Il vescovo precisa cosa intende con questa espressione. Si tratta di “una religione vuota di carità e dunque – per dirla con le parole di San Giacomo – una ‘fede morta’. Una fede che lascia praticare i riti sacri, le assemblee liturgiche, le feste religiose, le devozioni e le ‘tradizioni popolari’, ma non converte i cuori delle persone, non fa incontrare Gesù nei sacramenti (oggi troppo spesso ‘appaltati’ alla mentalità consumistica del centro commerciale) e, dunque, non accompagna le persone e le comunità alla pratica dell’amore”.

L’obiettivo di Staglianò è offrire una risposta alla questione fondamentale:

“Come vincere il narcisismo dell’anima e andare oltre il cattolicesimo convenzionale, vivendo una fede che operi attraverso la carità e sia capace, come chiede Papa Francesco, di ‘uscire, andare, accompagnare, discernere, accogliere’?”.

Parole che fanno pensare, per esempio, ai tanti cattolici praticanti che alle scorse elezioni europee hanno votato per la Lega nonostante le posizioni di Matteo Salvini sui migranti siano assolutamente inconciliabili col Vangelo. Ma anche alla strumentalizzazione dei simboli religiosi nel dibattito politico.

Staglianò non risparmia una dura critica a coloro che, senza mezzi termini, definisce “praticanti non credenti”.

“Chi fa il bene e si esibisce – spiega il presule – ha già ottenuto la ricompensa nel ‘plauso della gente’, nell’ammirazione conseguente, e rischia di coltivare una malattia diffusa in tutti (ma particolarmente presente in chi ritiene di non averla): il narcisismo dell’anima. Questa malattia trasforma tutto in una grande specchiera, perché dovunque si guardi si possa riconoscere la propria ‘bella’ faccia. Anche questo appartiene al ‘cattolicesimo convenzionale’ che ospita in sé forme sottili di spiritualità mascherata: quando la maschera è tolta (e prima o poi capita) si vede subito che non è Dio a essere adorato, ma sempre il proprio io”.

E ciò, come ha sottolineato spesso anche Bergoglio, non risparmia nemmeno gli ecclesiastici: preti, suore, vescovi e cardinali.

Nel libro, il vescovo risponde anche alle critiche che gli sono piovute addosso per aver cantato durante le omelie (tra l’altro con un’intonazione perfetta) alcune canzoni di musica leggera, a volte anche accompagnandosi con la chitarra. Sempre, però, con riferimenti inerenti al tema sviluppato durante le meditazioni, con lo scopo di catturare l’attenzione del giovane uditorio “svecchiando la predica” e fare così in modo che il messaggio del Vangelo non solo passi, ma resti impresso nelle menti.

“C’è chi – spiega in merito il presule – sta all’ombra del Papa e si limita a citare quello che dice, ma non si sforza di metterlo in pratica. E c’è chi invece ‘vuole stare convintamente dalla sua parte’ e s’inventa qualcosa per dare carne al suo magistero missionario tra i giovani. Con la ‘Pop-Theology’ cerco di spiegare quello che sto facendo con i giovani della mia diocesi di Noto e i giovani dei vescovi che mi invitano. Anche se capita di cantare e suonare qualche canzone, è evidente a tutti che non sono un cantante, ma un predicatore del Vangelo. Tanti sono gli apprezzamenti, ma le critiche non mancano e d’altronde resta vero quello che Nietzsche disse: ‘Coloro che furono visti danzare, vennero giudicati pazzi da quelli che non potevano sentire la musica’”.

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Recensione del libro Extra omnes di Francesco Antonio Grana

Extra omnes

Si riporta la recensione pubblicata il 20 agosto 2019 su ufficistampanazionali.it dedicata al libro Extra omnes di Francesco Antonio Grana.

 

Leggi tutte le recensioni del libro

 

I segreti del conclave nell’opera letteraria “Extra Omnes” di Francesco Antonio Grana

L’autore fornisce uno spaccato realista, smontando illazioni, e svela inediti retroscena…

Roma – Uno dei momenti più importanti della storia di Sancta Romana Ecclesia è quello del cosiddetto “Extra Omnes”, il tutti fuori dalla Cappella Sistina. All’interno della quale restano solo i cardinali elettori del nuovo Pontefice. E’ l’inizio di un nuovo conclave, quindi una nuova tappa storica di rilievo. Assume particolare importanza una recente opera letteraria scritta dal giornalista Francesco Antonio Grana, esperto vaticanista del Fatto Quotidiano.

E’ un libro forse molto atteso che fa il punto sulle “cronache recenti” dell’assemblea internazionale più riservata e affascinante, ma anche quella che catalizza più curiosità e speranze dai cinque continenti. E dunque già dal titolo, l’opera sta suscitando già un forte interesse.

Extra omnes!»: tutti fuori, tutti fuori dalla Sistina tranne i cardinali elettori, come si proclama all’inizio di ogni conclave. Da un esperto vaticanista un libro che, finalmente, fa il punto sulle “cronache recenti” dell’assemblea internazionale più riservata e affascinante, ma anche quella che catalizza più curiosità e speranze dai cinque continenti. «…Perfino i Papi vanno a leggere i verbali dei conclavi passati per scoprire la verità sull’elezione dei loro predecessori – osserva l’autore –. Sì, perché a dispetto di quello che comunemente si crede, tutto ciò che riguarda il conclave viene puntualmente verbalizzato, sigillato e conservato in un archivio della Segreteria di Stato vaticana»: infatti solo le schede e gli appunti degli elettori vengono bruciati nelle famose stufe della Sistina. Che cosa è successo nei conclavi del 2005 e del 2013? Perché dopo le dimissioni di Benedetto XVI i cardinali hanno scelto come suo successore Jorge Mario Bergoglio, arrivato secondo nel conclave che elesse Joseph Ratzinger?… L’autore vaglia episodi noti, svela retroscena finora inediti e “smonta” illazioni pretestuose, ripercorrendo anche il tema delle dimissioni dei vescovi di Roma (ipotetiche e reali) da Pio XII a Francesco. Apprezzamenti sono stati espressi dal Direttore di Uffici Stampa Nazionali Daniele Imperiale.

Si riporta la recensione pubblicata il 4 agosto 2019 su TOSCANA OGGI – ED. SIENA COLLE dedicata al libro Extra omnes di Francesco Antonio Grana.

«Extra omnes», l'ultimo libro di Francesco Antonio Grana

«Extra omnes!»: tutti fuori, tutti fuori dalla Sistina tranne i cardinali elettori, come si proclama all’inizio di ogni conclave. Da un esperto vaticanista un libro che, finalmente, fa il punto sulle “cronache recenti” dell’assemblea internazionale più riservata e affascinante, ma anche quella che catalizza più curiosità e speranze dai cinque continenti.

«…Perfino i Papi vanno a leggere i verbali dei conclavi passati per scoprire la verità sull’elezione dei loro predecessori – osserva l’autore –. Sì, perché a dispetto di quello che comunemente si crede, tutto ciò che riguarda il conclave viene puntualmente verbalizzato, sigillato e conservato in un archivio della Segreteria di Stato vaticana»: infatti solo le schede e gli appunti degli elettori vengono bruciati nelle famose stufe della Sistina.

Che cosa è successo nei conclavi del 2005 e del 2013? Perché dopo le dimissioni di Benedetto XVI i cardinali hanno scelto come suo successore Jorge Mario Bergoglio, arrivato secondo nel conclave che elesse Joseph Ratzinger?… L’autore vaglia episodi noti, svela retroscena finora inediti e “smonta” illazioni pretestuose, ripercorrendo anche il tema delle dimissioni dei vescovi di Roma (ipotetiche e reali) da Pio XII a Francesco.

Il volume “Extra omnes” di 112 pagine, edito da Elledici segue il volume, sempre a firma del vaticanista Grana ed edito da Elledici dal titolo “Predicate il Vangelo” che analizza la riforma della Curia romana di Papa Francesco.

Si riporta la recensione pubblicata il 3 agosto 2019 su stanzevaticane.tgcom24.it dedicata al libro Extra omnes di Francesco Antonio Grana.

I segreti dei conclavi di Francesco e Benedetto

“Durante le votazioni ho visto con i miei occhi alcuni cardinali, non molto distanti da dove ero seduto io, che prendevano appunti durante i vari scrutini e poi mettevano in tasca i loro bigliettini sui quali avevano segnato i voti ottenuti da ciascun candidato. La norma è chiara e prevede che ognuno di noi avrebbe dovuto consegnare tutti i suoi appunti del conclave ai cerimonieri pontifici perché fossero bruciati nelle stufe della Cappella Sistina insieme con le schede. Purtroppo alcuni cardinali hanno agito diversamente. Ecco perché i voti di questi due conclavi sono stati resi pubblici pochi anni dopo il loro svolgimento”. A parlare è Papa Francesco…

…che così spiega come sia stato possibile che siano stati pubblicati prima i voti con i quali nel 2005 è stato eletto Joseph Ratzinger e poi quelli che lui stesso ha ricevuto nel 2013. Voti che dovevano rimanere segreti pena la scomunica per i cardinali elettori che li avrebbero rivelati. Ma così non è stato. Questo è solo uno dei tanti retroscena, finora inediti, degli ultimi due conclavi svelati da Francesco Antonio Grana, vaticanista de ilfattoquotidiano.it, nel suo ultimo libro intitolato Extra omnes (Elledici).

Al primo scrutinio, la sera del 12 marzo 2013, i risultati sono: Angelo Scola 30, Jorge Mario Bergoglio 26, Marc Ouellet 22, Sean Patrick O’Malley 10, Odilo Pedro Scherer 4. Il sorpasso dell’arcivescovo di Buenos Aires su quello di Milano avviene subito. L’indomani mattina, nella seconda votazione, infatti, le posizioni sono ribaltate: Bergoglio 45, Scola 38, Ouellet 24. Nella terza e immediata votazione Bergoglio sale a 56 e Scola a 41. Nel pomeriggio del 13 marzo 2013 l’esito della quarta votazione è: Bergoglio 67, Scola 32, Ouellet 13. È nella quinta votazione che avviene l’intoppo con 116 schede su 115 votanti perché un cardinale ha erroneamente inserito nell’urna anche una scheda bianca rimasta attaccata a quella dove aveva espresso il suo voto. Non si procede allo scrutinio, ma si rivota immediatamente. Bergoglio con 85 voti supera il quorum dei 77 suffragi e viene eletto Papa. Scola si ferma a 20, Ouellet a 8. Nel 2005 Ratzinger fu eletto con 84 voti, uno in meno di quelli ottenuti, otto anni dopo, dal suo diretto successore.

Nel suo libro, Grana svela anche di un voto particolarmente strano trovato nell’urna durante l’ultimo scrutinio del conclave del 2013. Un voto interpretato da alcuni cardinali presenti nella Cappella Sistina come un messaggio indirizzato al neo Papa per sottolineare chi si era speso particolarmente per l’elezione dell’arcivescovo di Buenos Aires. “Nell’ultima votazione del 2013 – scrive il vaticanista – avviene, però, un fatto singolare. Al momento dello scrutinio su una scheda si legge il nome ‘Bertoglio’. Al che i cardinali discutono sull’attribuzione di quel voto: ‘A Bertello, a Bertone o a Bergoglio?’. ‘Il voto per il pupo e i suoi due padrini’, commenta un porporato che confida di aver sempre votato per Scola durante tutto il conclave. Alla fine il voto per ‘Bertoglio’ non viene attribuito”.

A fumata bianca avvenuta, racconta il vaticanista, “un cerimoniere pontificio apre le porte della Cappella Sistina e rivolto ai presenti che attendevano all’esterno, nella Sala Regia, e che ancora ignoravano chi fosse stato eletto, senza svelare il nome del nuovo Papa profeticamente afferma: ‘Non è cambiato un mondo. È cambiato il mondo’. L’allora sostituto della Segreteria di Stato, monsignor Giovanni Angelo Becciu, entra nella Sistina ma non riesce a vedere dal fondo il neo-eletto. Mentre guarda i possibili candidati della vigilia e li vede tutti ancora vestiti di rosso, si sente afferrare il braccio. È il cardinale Antonio Maria Vegliò che gli domanda: ‘Eccellenza, cosa ha fatto il Milan ieri sera?’. ‘Ha vinto, Eminenza’, replica Becciu che domanda: ‘Ma chi avete eletto?’. ‘Bergoglio’”.

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Recensione del libro I miei Papi di Tarcisio Bertone

I miei Papi

Un percorso che comprende sette ”incontri” con i sette grandi Pontefici che hanno costruito, negli ultimi settant’anni,
la Chiesa che oggi viviamo.

Prefazione del card. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura.

Si riporta un estratto della recensione pubblicata il 3 luglio 2019 su NOTIZIE IN UN CLICK dedicata al libro I miei Papi di Tarcisio Bertone, a cura di Franco Cortese.

Sua Eminenza Tarcisio cardinale Bertone, quale “testimone privilegiato” ha voluto qui narrarci i principali fatti avvenuti durante il suo ministero pastorale (ed ancora da ragazzo), anche come Segretario della Congregazione della Fede, prima, e Segretario di Stato Vaticano, poi, e, ormai libero dagli incarichi svolti presso la Santa Sede, socializzando sia “le bontà delle rose” sia “le loro spine”. In questi ultimi casi, contrastando da una parte il tanto discusso attico a lui contestato di 700 mq nel centro di Roma (di proprietà vaticana) – “…un’abissale lontananza dalla verità…” – dall’altra, le presunte divergenze con Benedetto XVI e papa Francesco, confutate ampiamente nel libro.

Lo abbiamo di certo pensato in molti, se non tutti, che dietro ogni Papa, per svolgere al meglio quel pesante Ministero Pietrino, ci sono sempre state menti acute, preparate, attente, moderate, previdenti… e, soprattutto, illuminate dalla gioia del Vangelo, come quella del Supremo Pastore con cui condividere l’azione apostolica ed il greve fardello.

Il cardinale Bertone ha avuto, ha, ed ha utilizzato – insieme con altre, dal suo curriculum e nel libro ben percepibili – queste sue indubbie, peculiari qualità.

Centinaia, forse migliaia di occasioni lo hanno visto più o meno evidente protagonista in positivo: incontri, missioni, conclavi, fughe di notizie, encicliche, rapporti con i potenti della Terra… e il Concilio Vaticano II. Avvenimenti, questi, tutti presenti nelle pagine. Ogni aneddoto, ogni fatto narrato ed efficacemente sintetizzato è stato vissuto al fianco e sempre in accordo con i vari papi, profondamente intriso di “umanità e spiritualità”, se c’è permesso il dire, tra umane sofferenze e momenti di gioia, come l’avvicinamento dei mondi cristiano e islamico. Su quest’ultimo caso si ricorda la sua fattiva partecipazione, che si terminò (13 ottobre 2007) con la lettera di ringraziamento a papa Benedetto XVI di 138 esponenti mussulmani, a cui seguì un incontro di dialogo con udienza in Vaticano il 6 novembre 2008.

Umanità e fede uniti al principio di conciliazione e pacificazione che furono anche sottolineati dallo stesso cardinale Bertone nei colloqui per le maggiori istanze politiche per la concordia nazionale argentina.

Sono tanti gli esempi esposti, non tutti noti, di corretto e giusto, laicamente oltre che cristianamente, agire che si trovano sotto i vari pontificati, tradotto in azioni correnti pregne d’amore, nell’asperità del vivere.

L’onesta e lucida mente di Sua Eminenza non ha tralasciato di raccontare nemmeno gli aspetti più controversi vissuti da testimone vicino ai fatti ed ai documenti più scabrosi. Neppure quelli relativi alla “leggenda nera” che circonda papa Pio XII e le sue presunte indulgenze verso il nazismo, voci false che numerosi documenti ed atti smentiscono chiaramente, citate da coloro che con azioni e dichiarazioni – anche con una pièce teatrale! – hanno fatto scempio ed offesa alla ragione, all’obiettività, al buon senso e ai principi morali della fede cristiana.

Il libro si conclude con le testimonianze degli ottimi rapporti vissuti con papa Bergoglio, le 30 udienze in 8 mesi con questo papa per avviarlo alle relazioni istituzionali (lo ha accompagnato anche nel suo viaggio in Brasile per la XXVIII Giornata Mondiale della Gioventù) ottenendo, tra l’altro, queste parole, per la Prefazione di un suo libro, parole con le quali concludiamo anche noi: “[…] sono tanti e pregnanti gli spunti di questo lavoro che dimostra quanto il cardinale Bertone abbia saputo presentare l’annuncio evangelico, i valori e le grandi istanze della dottrina della Chiesa […]”.

Nato a Romano Canavese (Torino) nel 1934, cresciuto in una famiglia molto religiosa (suo padre, maestro di musica e contadino, era tra i pochi abbonati all’Osservatore Romano, che il ragazzino leggeva, formandosi spiritualmente), Tarcisio entra da giovane nei salesiani e diventa sacerdote; arriva quindi alla docenza in Diritto Canonico ed all’incarico di rettore Magnifico dell’Università Pontificia Salesiana. Fu consacrato vescovo nel 1991, e cardinale nel 2003, svolgendo il ministero tra Vercelli, Genova e Roma. Si è distinto come Segretario della Dottrina della Fede e poi come Segretario di Stato.

Una curiosità finale: Sua Eminenza è un tifoso convinto della Juventus ed è stato anche cronista sportivo.

Molto interessante e ben fondata è la degna prefazione a questo libro scritta dal cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Consiglio della Cultura e della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra.

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Recensione del libro Ancilla Domini di Roberto Benotti

Ancilla Domini

Sorrisi mariani

Si riporta la recensione pubblicata il 5 luglio 2019 sul settimanale LA NUOVA SCINTILLA dedicata al libro Ancilla Domini di Roberto Benotti, a cura di A.B.

Frescura mariana

Lo sfogli in pochi minuti, ma inevitabilmente torni indietro a gustare nuovamente il disegno lineare e sapido, che sorride con Maria e Giuseppe in viaggio per Betlemme, e Giuseppe che la tranquillizza: “Chi vuoi che vada a Betlemme in questo periodo?”. Prima ti sei goduto il paragone tra la mela sbucciata di Eva e quella intera di Maria, e il ‘Batti cinque, cugino!’ nell’incontro tra Maria ed Elisabetta. La vita di Maria viene percorsa di tappa in tappa, con le bellissime vignette di Gesù scovato nel tempio a dodici anni, che esclama esultante: “Mamma, ho preso dieci!”; “Bravo! Amore! – dice lei – In che materia?”. “In religione!!”. Commuove la figura di Maria disegnata con le braccia spalancate, sulla quale si sovrappone la figura del Crocifisso; fa sorridere la Mamma ancora apprensiva che raccomanda al Figlio nell’ascensione: “Chiama quando arrivi, non farmi restare in pensiero”. Non manca il richiamo ai quattro dogmi mariani, e il riflesso della presenza di Maria nella vita della Chiesa e di ogni cristiano. Il mistero cristiano è annuncio di letizia, e il linguaggio dei fumetti dell’italo-argentino Roberto Benotti, alias Robihood, rinfresca l’anima.

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Recensione del libro Allora Dio sarà tutto in tutti

Allora Dio sarà tutto in tutti

Escatologia cristiana

Si riporta la recensione pubblicata sul settimanale Gazzetta d’Asti del 21 giugno 2019 dedicata al libro di Vittorio Croce Allora Dio sarà tutto in tutti.

In seconda edizione con la ElleDiCi il libro di don Croce sull’escatologia o realtà ultima “Allora Dio sarà tutto in tutti”: la prospettiva della speranza

L’atteggiamento dominante nei confronti del futuro oltre la morte sembra essere oggi quello del silenzio. Un silenzio artificioso, però, perché la domanda si pone a forza di fronte all’evento sempre incombente della morte. Un silenzio perlopiù sovrastato dal logorroico discorso sulle cause di quella tale morte e sulle presunte responsabilità di questo o di quello.

Dopo le doverose onoranze funebri si torna rapidamente all’ordinario, al pensiero circa il lavoro, la famiglia, la politica, lo sport, la malattia, il vestito, la dieta, soprattutto i soldi. Sul dopo torna a permanere il silenzio. Non messo in crisi perlopiù neanche dalla riflessione proposta dalla liturgia funebre, doverosa ma ininfluente. La vita va avanti. Deve andare avanti. Ma in quale direzione e con quale prospettiva? Per quella presente domina, nell’età attiva, la volontà di programmazione. Volontà che permane anche nell’età della pensione, per tenersi vivi a tutti i costi. La speranza riguarda soltanto la salute, fisica e mentale, col conseguente impegno alimentare, medico e ginnico. Per il resto rimane la rassegnazione, sia nei confronti del distacco dal defunto sia della propria situazione personale. Ma per il sincero credente in Uristo la prospettiva passa, sull’aldilà della morte, alla considerazione del giudizio di Dio e alla conseguente triplice possibilità di esito personale: paradiso, inferno o purgatorio.

Nella normale supposizione secondo cui “l’inferno è solo per i supposizione peccatori” e il paradiso solamente per i santi , l’idea comune veleggia verso il purgatorio e quindi verso il dovere della preghiera di suffragio per il defunto e dell’impegno personale nelle opere buone per “salvarsi l’anima“. Il messaggio cristiano circa il futuro dopo la morte chiede di risuonare incisivo per chi copre col silenzio forzato il pensiero sul senso della vita e di echeggiare più chiaro per chi è aperto al discorso della fede in Cristo risorto. Compito della teologia è di lavorare nell’una e nell’altra direzione, studiando il messaggio biblico perché risulti anche oggi incisivo e illuminante. Impegno tutt’altro che facile, perché si tratta di capire e interpretare un linguaggio molto spesso cifrato, addirittura ermetico, sempre comunque puntato a parlare di realtà che non hanno riferimento a un’esperienza data come descrivibile e raccontabile. Il futuro è ignoto per definizione, proprio perché futuro. Ma il credente in Cristo è convinto, con buone ragioni, di trovare in lui un fascio di luce che indica una meta e il cammino di avvicinamento, partendo dall’evento della sua risurrezione.

Una luce più che sufficiente a far sperare nella vita, una vita vera più che mai, oltre la morte. Una vita però talmente nuova che non può essere descritta se non allusivamente mediante parole e simboli desunti dalla Scrittura tutta intera nel suo cammino di ascolto e ricerca culminante nella vicenda di Gesù di Nazaret, Figlio di Dio fattosi nostro fratello per accompagnarci fino alle soglie della morte e annullandone il pungiglione. Il trattato di escatologia, che raccoglie l’eredità del preconciliare De novissímis (Sulle ultime realtà), si presenta apparentemente meno determinato rispetto a quello, più sobrio e meno “informato”. Ma è certamente più radicato nel linguaggio biblico, ricco di narrazioni e di simboli che suggeriscono più che definire, indicano più che delineare, lasciando aperta la porta alla novità dell’ultimo evento, la manifestazione di Gesù. Cristo come Pantocratore, signore e giudice della storia. Sempre nell’intento di alimentare la virtù o meglio il dono della speranza, quella biblicamente rappresentata con l’àncora in mano, un’ancora che aggancia però in alto, all’angolo del tempio del cielo dove Cristo risorto è stato accolto dal Padre, con il compito di preparare un posto anche per ciascuno di noi. Notando subito, come esempio delle deviazioni possibili in questa delicata materia che non si tratterà di tornare alla casa del Padre, perché nessuno di noi ci è mai ancora stato. Solo Gesù ci ritorna, perché ne è disceso per la nostra illuminazione e salvezza. Questo libro di don Vittorio Croce, che costituisce la seconda edizione rispetto a quello pubblicato nel 1998, intende mettere in campo le possibili risposte, almeno quelle dimostrate come più accettabili, ai pesanti interrogativi sul futuro ultrastorico dell’umanità e di ogni persona umana nella forma dell’illustrazione possibile del messaggio che viene dal Nuovo Testamento. Ciò almeno nello sforzo di stilare con la maggiore chiarezza possibile lo status quaestionis alla luce delle attuali ricerche teologiche con relativi anche vivaci dibattiti.

Un riesame complessivo della situazione teologica, che non dà conto di ogni dibattito in dettaglio, ma cerca di cogliere l’essenziale delle risposte, molte volte in forma congetturale, come è normale che sia in una materia così sfuggente. Il panorama spazia dalla visione biblica e teologica della virtù della speranza per fondare poi il discorso sul messaggio centrale del Nuovo Testamento, quello della manifestazione finale di Cristo come Signore e giudice, passando a illustrarne la ricaduta sulla decisione umana circa il senso della propria vita, tra riuscita piena (paradiso) e fallimento radicale (inferno), e quindi esaminare la dimensione comunitaria del futuro che è già presente (comunione dei santi) e la realtà ultramondana di angeli e demoni con il loro influsso sugli umani.

“Non c’è questione – afferma don Croce, docente di teologia per oltre 40 anni- che non sia affrontata in riferimento all’interpretazione biblica nella forma più completa, come alla lettura patristica in forma più essenziale, cosi come per quanto riguarda gli interventi magisteriali del passato e pure quelli recenti. Su questi ultimi, tutti sostanzialmente di ispirazione ratzingeriana, mi sono permesso anche qualche osservazione critica non trattandosi di dichiarazioni dogmatiche vere e proprie. Vorrei tanto che questa pubblicazione, che credo rigorosamente professionale ma insieme abbordabile da molti, non lasci stagnare il dibattito teologico. E non solo per interesse accademico. Ne va di mezzo la corretteza della fede e la serietà della vita di fronte alla morte e al giudizio che con essa incombe sul futuro personale e sociale”.

Don Vittorio Croce ha al suo attivo molti libri di teologia, oltre a pubblicazioni di storia locale e personaggi astigiani come il cardinal Massaja. Gli ultimi con la ELLEDICI: Trattato sul Dio cristiano. Dall’esperienza del sacro alla rivelazione della Trinità (2004), Gesù il Figlio e il mistero della croce. Cristologia e soteriologia (2010), Il principio carità e il divino umanesimo di Gesù (2016), Il sacramento della nuova alleanza. L’Eucaristia fonte e culmine della liturgia e della vita cristiana (2015).

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Recensione del libro La Bibbia dell’ecologia di Roberto Cavallo

La Bibbia dell’ecologia

Riflessioni sulla cura del Creato

Si riporta la recensione pubblicata il  16 giugno 2019 sulla rivista CREDERE dedicata al libro La Bibbia dell’ecologia di Roberto Cavallo, a cura di Ilaria Beretta.

IL MONDO È UN GIOCO D’EQUILIBRIO A TRE: DIO, UOMO E NATURA
Roberto Cavallo

Agronomo di professione, credente appassionato di temi ambientali, ha scritto La Bibbia dell’ecologia scovando nell’Antico Testamento una miniera di spunti per affrontare le sfide attuali del nostro pianeta.


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Recensione del libro I giovani di Benedetto a cura di Matteo Liut

I giovani di Benedetto

Una rilettura del pensiero di Ratzinger e il mondo giovanile

Riportiamo qui la recensione pubblicata sul quotidiano nazionale italiano AVVENIRE del 12 giugno 2019 a cura di  Matteo Liut, dedicata al libro I giovani di Benedetto.

C'è una speranza sulla nostra via

Fede, gioia, vocazione: quattro guide autorevoli per i giovani si confrontano con i grandi temi dell'educazione alla vita cristiana. In un libro i loro appunti sugli insegnamenti di papa Benedetto alle nuove generazioni.

Matteo Liut

Come fili sottili partiti da lontano e poi intrecciatisi a disvelare una tela complessa ma organica, testimonianza dei tempi attuali: così si mostrano i temi della pastorale giovanile nel libro I giovani di Benedetto. Una rilettura del pensiero di Ratzinger sul mondo giovanile (Elledici, 88 pagine; 6.90 euro). Si tratta di un volumetto pubblicato da poco, che si propone come omaggio a Benedetto XVI e che rintraccia le radici delle attuali sfide della pastorale giovanile, emerse in modo organico al Sinodo dell'ottobre scorso.

A guidare il lettore in questa ricerca sono sei voci autorevoli. La prefazione del libro, curato da don Giacomo Ruggeri, è di padre Federico Lombardi, già direttore della Sala stampa vaticana e presidente della Fondazione Ratzinger. Seguono poi gli interventi dei responsabili del Servizio nazionale per la pastorale giovanile che si sono succeduti nel tempo (riportiamo alcuni stralci delle loro riflessioni in questa pagina):

  • Domenico Sigalini, vescovo emerito di Palestrina, sul tema «Riscoprite la vostra vocazione nella società»;
  • Paolo Giulietti, ideatore del libro, arcivescovo di Lucca, sul tema «La fede non è un'idea ma una vita»;
  • Nicolò Anselmi, vescovo ausiliare di Genova, sul tema «Seguire Gesù è camminare nella comunione della Chiesa»;
  • Michele Falabretti, attuale responsabile del Servizio, sul tema «La verità è dialogica perché cerca il meglio».

La ricerca della verità, percorso quotidiano faticoso e affascinante

Michele Falabretti

Papa Benedetto XVI non ha mai fatto un suo discorso senza accennare al tema della verità: c'è voluto del coraggio (o della convinzione) per farlo in un contesto culturale come questo, per ché anche chi si trova sotto al casco della parrucchiera vuole poter dire ciò che pensa. Purtroppo, sempre più spesso, si è scambiatala libertà con la sensazione che basta aprire la bocca per poter toccare la verità. E sembrato, nei suoi discorsi ai giovani, che questo fosse ben presente nella mente del Papa… La sera della veglia della Gmg di Sydney (2008) ero sulla spianata con i giovani della mia diocesi. Il tema non era dei più semplici: lo Spirito Santo… Benedetto iniziò a raccontare di come sant'Agostino spiega l'azione dello Spirito Santo. Da buoni italiani, facevamo fatica a seguire il discorso in inglese; ma quello che mi sorprese fu a un certo punto notare la concentrazione dei ragazzi che con stupore si scambiavano qualche occhiata ed erano sempre più concentrati sulle parole pronunciate dal Papa… Fece davvero impressione vedere come si potesse parlare di sant'Agostino a dei giovani, seduti sul loro sacco a pelo, in un ippodromo dall'altra parte del mondo, con delle cuffie infilate nelle orecchie nel tentativo di seguire il filo del discorso. La traduzione simultanea procedeva con il tono freddo e piatto di chi sembrava stesse leggendo l'elenco del telefono. Ma il cuore dei giovani si scaldava: laggiù era una sera d'inverno; a caratteri cubitali i giornali locali (molto diffidenti nei giorni precedenti) titolarono la mattina seguente: «Holy Night». Non fu il professore di teologia, a parlare quella sera. Era un Papa che stava dimostrando come la ricerca della verità fosse un percorso di vita faticoso, ma affascinante. Era il Papa che stava offrendo ai suoi giovani uno squarcio della propria biografia, proponendo tutto il valore di una ricerca intellettuale che sa trasformarsi in una decisione di vita, nel gioco della propria libertà. direttore del Servizio nazionale per la pastorale giovanile

Un messaggio chiaro Gesù come amico ma amando la Chiesa

Nicolò Anselmi

Rileggendo la grande quantità di discorsi, omelie, messaggi che Benedetto XVI, durante il suo Pontificato, ha rivolto ai giovani sembra quasi emergere un'ecclesiologia precisa; Benedetto XVI sembra voler proporre alle giovani generazioni un'idea molto chiara: la Chiesa e Gesù non sono fra loro separabili… Ai giovani Benedetto XVI chiede di amare Gesù e di amare la Chiesa. Questa proposta nasce ovviamente dalle certezze teologiche del Santo Padre ma anche da alcune convinzioni pastorali che il Papa certamente possiede: giovani e adulti dicono di essere credenti, si professano incamminati sulla strada di Gesù ma in nessun modo manifestano una disponibilità a collaborare nei fatti alla vita della comunità cristiana. Molti giovani credenti vedono in Gesù una figura di riferimento e s'impegnano in azioni di servizio e volontariato, ma faticano a partecipare alla vita della parrocchia, all'Eucaristia domenicale, agli incontri con il vescovo e, in alcuni casi, si dimostrano critici verso l'insegnamento del magistero riguardo a certi temi. Benedetto XVI chiede ai giovani di amare la Chiesa per amare Gesù…

Li invita ripetutamente a essere protagonisti della missione della Chiesa, li sprona a donare la fede, fonte di gioia, anche a chi l'ha smarrita o non l'ha mai avuta… Nei suoi discorsi ai giovani, Benedetto XVI li invita a essere protagonisti nella vita della Chiesa… La Chiesa è per i giovani una seconda famiglia, una famiglia spirituale che, come tutte le famiglie, accompagna la crescita dei suoi figli… Per la grandissima parte dei giovani la famiglia è il riferimento fondamentale della loro vita. In famiglia si vive quell'amore di cui ogni persona ha un bisogno insostituibile. In famiglia si celebrano i compleanni, si ama chi è malato, si aiuta chi è in difficoltà, si ascoltano e si risolvono i problemi, si prega per i nonni, si pranza, si fatica, si gioisce e si soffre insieme, si celebrano i matrimoni, le nascite, le promozioni e le lauree, ci si parla e ci si vuole bene. vescovo ausiliare di Genova.

La sfida di coltivare la relazione con Dio

Paolo Giuletti

In profonda continuità con il magistero di san Giovanni Paolo II, Benedetto XVI ha costruito il suo dialogo con i giovani attorno a un nucleo fondamentale: l'avvenimento di Cristo sperimentabile attualmente nella Chiesa… In più di un passaggio, Benedetto XVI mostra di avere ben presente da una parte il rischio di ridurre il cristianesimo a una morale o a un'ideologia, dall'altra la profonda ricerca di verità e di felicità che anima il mondo giovanile… Afferma quindi ripetutamente che il cristianesimo è Cristo, cioè una persona vivente con la quale entrare in relazione: è in lui che si schiude la verità su Dio, sull'uomo e sulla realtà; è in lui che diventa possibile creare un mondo nuovo, con la forza rivoluzionaria dell'amore; è in lui che trovano risposta le domande e le attese del cuore dei giovani…

La cristologia che Benedetto XVI offre alle nuove generazioni fa ampio uso della categoria della relazione. In Cristo, infatti, è Dio che si fa vicino all'uomo… Il conformarsi a Cristo è l'originale vocazione di ogni giovane cristiano… Ma qual è il “luogo” in cui oggi Cristo dà appuntamento ai giovani per poterli incontrare? Papa Benedetto ribadisce che tale opportunità si dà nella Chiesa, che egli descrive ai giovani come una comunità, una famiglia, una compagnia, una madre…

Benedetto XVI non manca di invitare i giovani a rinnovare la Chiesa, rendendosi protagonisti della sua vita e della sua missione. Riconosce la grazia della giovinezza come dono per la comunità ecclesiale, che ha necessità dell'entusiasmo, delle energie e delle intuizioni delle nuove generazioni. Esse rappresentano non solo il futuro, ma il presente della comunità cristiana; a loro infatti è dato di poter contribuire alla comprensione crescente della fede, alla vitalità delle proprie realtà ecclesiali e soprattutto all'annuncio del Vangelo presso i coetanei…

Nei discorsi rivolti da Papa Ratzinger ai giovani si apprezza l'arte del maestro, capace di dire cose difficili in maniera semplice, trovando le parole giuste per l'uditorio che si trova dinanzi. arcivescovo di Lucca.

Tutta la, pastorale dev'essere «vocazionale»

Domenico Sigalini

La parola vocazione è da sdoganare da un ecclesialese, che j la riferisce quasi sempre alla proposta di diventare prete o suora… Lo sguardo di papa Benedetto si porta molto sulla vita della persona, uomo o donna, giovane o ragazza, intesa proprio come risposta generosa a una chiamata del Signore…

Potremmo dire che non c'è pastorale giovanile, formazione cristiana, educazione alla fede, sviluppo di ruoli e di impegni per i giovani, se non c'è un punto di partenza obbligatorio o un riferimento essenziale che è la chiamata di Gesù a ciascuno di noi. Ogni pastorale o è vocazionale o non lo è affatto. Papa Benedetto ritiene che gli attori principali della nostra esistenza non sono le nostre velleità o i nostri gusti indotti, oppure le elucubrazioni intellettuali, ma una esplicita chiamata personale di Gesù… La vocazione cristiana scaturisce da una proposta d'amore del Signore e può realizzarsi solo grazie a una risposta d'amore…

Se vuoi trovare una strada che è proprio la tua devi saper ascoltare; Dio ha collocato negli altri, nel mondo, nel sussurro dell'umanità la sua chiamata e devi tendere l'orecchio…

Il primo ascolto va dato a una Parola che non viene da noi, che viene da Dio e che si esprime nella persona di Gesù, nel suo Vangelo, nelle sue parole, nei suoi rapporti con le persone… Non possiamo non sentire il bisogno di tanti di una buona notizia, di una speranza, di una visione della vita che si apra a orizzonti ampi, ci tolga dai nostri loculi e noi la doniamo… Essere giovani significa per forza transitare o imprimere nella vita una esperienza d'amore…

La vocazione del giovane, se è così impostata, apre sicuramente proprio per come è data da Dio ad affrontare le sfide del mondo e a fare dono al mondo di una giovinezza che sa dedicarsi, sa sacrificarsi, sa dare la sua impronta… L'annuncio gioioso del Vangelo è destinato a tutti gli ambiti della nostra vita, senza alcun limite attraverso: il campo delle comunicazioni sociali, in particolare il mondo di internet; il campo della mobilità. presidente del Centro orientamento pastorale (Cop), vescovo emerito di Palestrina.

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Recensione del libro I giovani di Benedetto a cura di Giacomo Ruggeri

I giovani di Benedetto

Una rilettura del pensiero di Ratzinger e il mondo giovanile

Riportiamo qui la recensione pubblicata sul settimanale TOSCANA OGGI del 9 giugno 2019 a cura di don Giacomo Ruggeri, dedicata al libro I giovani di Benedetto.

«Non è stato certo il suo unico gesto, né tantomeno l’ultimo. Ma per i giovani fu probabilmente quello più immediato e (ancora oggi) rimasto emblematicamente impresso nella loro memoria».

Prima di capire a quale «gesto» ci stiamo riferendo, anticipo subito la conclusione: i giovani italiani, e non solo, nei gesti appassionati di Ratzinger hanno trovato vie quotidiane per declinare il Vangelo. I giovani italiani non si sono lasciati schermare dalle etichette che vedevano il teologo tedesco freddo e rigido. La parola di Benedetto XVI ha lasciato traccia profonda ancor di più con i gesti da lui compiuti nel Pontificato, non da ultimo il giorno del decollo con l’elicottero dal Vaticano a Castel Gandolfo.

Il gesto impresso nella memoria dei giovani è raccontato da don Michele Falabretti nel suo contributo al testo «I giovani di Benedetto»:

«Ai giovani basta poco», scrive don Falabretti «soprattutto se un gesto è vero. Un momento così forte c’è stato: è successo durante la GMG di Madrid con la bufera di vento e di acqua. Papa Benedetto rimase seduto, col sorriso sulle labbra a ricevere la sua parte di acqua. Fu un’immagine indimenticabile».

L’immagine di un uomo che, come seme, diventa un tutt’uno con la terra. Senza passione nulla nasce, cresce, matura. La passione di Dio per l’uomo, la passione di Cristo per l’umanità, della Chiesa per tutti i suoi figli nessuno escluso. È ciò che don Falabretti ha rimarcato al convegno di Palermo: l’unica cosa che non deve mancare è

«la passione, la stessa passione che Dio coltiva nel proprio cuore per l’uomo».

Una passione che non è sentimentalismo, ma è ecclesiale, anzi ecclesiologica. Paolo Giulietti, nel suo contributo al libro, ricorda come

«nel contesto dei raduni giovanili – dalle grandi platee delle GMG agli incontri nelle diocesi – Papa Benedetto ha approfittato spesso della possibilità di far quasi “toccare con mano” la sua visione ecclesiologica, invitando i giovani a constatare la bellezza, l’utilità e il “mistero” della Chiesa, in cui Cristo si può ancor oggi incontrare».

Chiesa in uscita, dice Bergoglio, in uscita in primis nella stessa canonica, con mentalità e pensiero da rendere ancor più ecclesiale.

«Benedetto XVI» evidenzia Giulietti «tiene a dire che l’incontro con Cristo nella Chiesa è stato il fatto decisivo dei suoi anni giovanili e continua ad esserlo oggi. Un maestro e un testimone che tanti giovani non dimenticheranno».

E sul file rouge della Chiesa, traccia il suo contributo al libro Nicolò Anselmi:

«La Chiesa e Gesù non sono fra loro separabili. Ai giovani Benedetto XVI chiede di amare Gesù e di amare la Chiesa. Benedetto XVI chiede ai giovani di amare la Chiesa per amare Gesù».

Dopo il Sinodo con e per i giovani viene da dire che le scuse stanno a zero. E Anselmi mette il dito su un tasto che richiede concretezza non più rinviabile:

«Negli organismi di partecipazione della vita della Chiesa, i giovani sono spesso assenti e, in molti casi, la loro voce è poco ascoltata».

A ribadire la lungimiranza di Papa Benedetto sui giovani e sulla Chiesa è il contributo di Domenico Sigalini, pioniere della pastorale giovanile alla CEI. Con stile diretto, egli ricorda che

«non viviamo nella stratosfera, ma abbiamo i piedi ben piantati a terra, viviamo nel mondo, abbiamo relazioni con tutti, viviamo in una precisa epoca, siamo legati a una realtà che continuamente ci interpella, non possiamo decidere di noi senza collocarci in questo contesto, non per farci condizionare, ma per lasciarci interpellare. Tutti i giovani che annegano nel mediterraneo sono coetanei, con gli stessi ideali, la stessa sofferenza dell’impotenza, la decisione dell’andare, l’aspirazione alla felicità, che si seppellisce nell’ingordigia di altri uomini o nell’indifferenza che costruisce solo muri e non ponti».

La voce rosa del testo è affidata a Manuela Robazza, suora salesiana. Ella, nel testo, scrive:

«Traendo suggerimento dalla pedagogia salesiana credo che ogni progetto educativo di una comunità parrocchiale pensato per i giovani trovi il suo fondamento sul sentire la necessità di incontrarli de visu e non solo nelle bacheche social e nei profili digitali».

Una persona che ha avuto con Papa Benedetto XVI un rapporto intenso è il gesuita p. Federico Lombardi. A chiosa della sua Prefazione, egli traccia il ponte di continuità tra Ratzinger e Bergoglio:

«Ora, nella Chiesa in uscita di Francesco, i giovani sono lanciati con forza verso un rinnovato entusiasmo d’impegno di servizio. Ma l’impegno della ricerca della verità rimane un’eredità e un dono di valore permanente di cui i giovani saranno sempre grati a Papa Benedetto».

don Giacomo Ruggeri