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8. Canto Liturgico – 2 Pasqua C, 28 apr ’19

Ecco a voi questa settimana un canto di INIZIO

CRISTO VIVE NON PIANGETE – Sosa-Piatti-Costa

1. Cristo vive! Non piangete: la sua gioia sia con voi!

Il Signore dalla tomba vittorioso si rialzò!
Non cerchiamolo tra i morti: è risorto, è qui tra noi!
Cristo vive: lieto annuncio! Pace a tutti gli uomini!

2. Non ha senso questa fede se la Pasqua è vanità.
Con Adamo entrò la morte, Cristo vita ci donò.
È fedele alla promessa: «Voi vivrete uniti a me».
Rifiorisce la speranza e la terra rivivrà.

3. Quando il male ci ferisce, una luce muore in noi,
ma il Signore della luce ci riporta a libertà.
Diamo gloria al Padre santo: il cammino ci segnò;
se tu credi in Gesù Cristo, vivi per l’eternità.


(Nella Casa del Padre, n. 549 – Elledici)

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9. Narrazione – 2 Pasqua C, 28 apr ’19

LA PROPAGANDA
Al tempo della propaganda antireligiosa, in Russia, un commissario del popolo aveva presentato brillantemente le ragioni del successo definitivo della scienza.
Si celebrava il primo viaggio spaziale.
Era il momento di gloria del primo cosmonauta, Gagarin.
Ritornato sulla terra, aveva affermato che aveva avuto un bel cercare in cielo: Dio proprio non l’aveva visto.
Il commissario tirò la conclusione proclamando la sconfitta definitiva della religione.
Il salone era gremito di gente.
La riunione era ormai alla fine.
«Ci sono delle domande?».
Dal fondo della sala un vecchietto che aveva seguito il discorso con molta attenzione disse sommessamente: «Christòs ànesti», «Cristo è risorto».
Il suo vicino ripeté, un po’ più forte: «Christòs ànesti».
Un altro si alzò e lo gridò; poi un altro e un altro ancora.
Infine tutti si alzarono gridando: «Christòs ànesti», «Cristo è risorto».
Il commissario si ritirò confuso e sconfitto.

Al di là di tutte le dottrine e di tutte le discussioni, c’è un fatto.
Per la sua descrizione basterà sempre un francobollo: Christòs ànesti.
Tutto il cristianesimo vi è condensato.
Un fatto: non si può niente contro di esso.
I filosofi possono disinteressarsi del fatto.
Ma non esistono altre parole capaci di dar slancio all’umanità: Gesù è risorto.


(tratto da “365 Piccole Storie per l’anima”, Vol. 1, pag. 358 – Bruno Ferrero, Elledici)

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10. Anche Noi Vogliamo Capire – 2 Pasqua C, 28/4/19

Per aiutare i nostri piccoli a vivere meglio la Liturgia della Parola

PRIMA LETTURA (At 5,12-16)
È il racconto della vita della prima comunità unita nella preghiera e nell’ascolto dell’esperienza degli apostoli, tanto speciale da attirare l’attenzione e la stima del popolo, così affascinante da suscitare il desiderio di farne parte.

* Capire le parole
Segni e prodigi. La resurrezione è accompagnata da alcune tracce che hanno la funzione di sostenere e confermare i credenti nei primi passi verso l’adesione piena al Cristo Risorto.
Portico di Salomone. Posto nel Tempio di Gerusalemme, Gesù vi camminò d’inverno, sostenendo le dispute sulla fede in Lui. Ora per gli apostoli e i primi convertiti diventa il principale luogo di ritrovo.

SECONDA LETTURA (Ap 1,9-11a.12-13.17-19)
Nel tempo delle persecuzioni, Giovanni scrive l’Apocalisse per incoraggiare le comunità cristiane ed esortarle a perseverare nella fede. Poiché l’imperatore di Roma pretendeva di essere adorato come dio, all’inizio del suo libro, Giovanni presenta Gesù risorto come l’unico e vero Dio che può salvare e il cui soltanto si deve adorare.

* Capire le parole
Sette Chiese. Nell’Apocalisse si parla di queste sette comunità principali col duplice scopo di andare incontro ai loro bisogni di quel momento e di rivelare i sette diversi tipi di individui/chiese di tutti i tempi, per istruirle nella verità di Dio.
Figlio d’Uomo. Tale espressione è la preferita da Gesù per designare sé stesso. Indica l’essere umano in quanto creatura di Dio, nel senso di “uno della stirpe umana”, e come tale esposto alla sofferenza e alla morte, ma pure in quanto designato da Dio alla funzione di Giudice universale: alla luce della Pasqua i primi cristiani ripenseranno alla sua venuta nella gloria.

VANGELO (Gv 20,19-31)
Giovanni, l’evangelista, mette nelle due apparizioni di Gesù, nella domenica di Pasqua e dopo otto giorni, l’annuncio della risurrezione, il dono della pace e dello Spirito Santo, la missione per il perdono dei peccati e la beatitudine che accompagna la vera fede: quella di chi crede senza aver visto e toccato Gesù risorto.

* Capire le parole
Primo giorno della settimana. Per gli ebrei il sabato è il settimo giorno, quello festivo e del riposo da ogni lavoro. A partire dalla Resurrezione la domenica diventa il primo giorno della settimana.
A coloro a cui perdonerete. Il potere di perdonare i peccati viene trasmesso da Gesù agli apostoli e messo nel segno sacro della confessione.
Perché crediate. Scopo dichiarato dei vangeli è di trasmettere e suscitare la fede in Gesù Risorto: a partire da questa si approfondirà la conoscenza della sua persona, del suo messaggio e della sua opera.

PER RIASSUMERE… Nella fede siamo tutti gemelli di Tommaso apostolo e almeno qualche volta abbiamo detto anche noi: «Se non vedo…, io non credo». Ma non è il vedere la radice della fede, quanto il desiderare con tutto se stessi che ciò che i testimoni annunciano sia vero. Se cuore e mente si aprono ai segni della risurrezione sparsi dal Signore stesso nel mondo e nella nostra vita, non c’è bisogno di mettere il dito nella ferita per dire: «Mio Signore e mio Dio!».

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1. Letture – Pasqua

Alla Messa del giorno

PRIMA LETTURA
Noi abbiamo mangiato e bevuto con lui
dopo la sua risurrezione dai morti.

Dagli Atti degli Apostoli 10,34a.37-43

In quei giorni, Pietro prese la parola e disse: «Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui.
E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti.
E ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio. A lui tutti i profeti danno questa testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome».
Parola di Dio.

SALMO RESPONSORIALE Dal Salmo 117(118)

R. Questo è il giorno che ha fatto il Signore:
rallegriamoci ed esultiamo.

Oppure:

R. Alleluia, alleluia, alleluia.

Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre».

La destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto prodezze.
Non morirò, ma resterò in vita
e annuncerò le opere del Signore.

La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.

SECONDA LETTURA*
Cercate le cose di lassù, dove è Cristo.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossési 3,1-4

Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra.
Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria.
Parola di Dio.

*Oppure:

Togliete via il lievito vecchio,
per essere pasta nuova.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi 5,6-8

Fratelli, non sapete che un po’ di lievito fa fermentare tutta la pasta? Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete àzzimi.
E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato!
Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con àzzimi di sincerità e di verità.
Parola di Dio.

SEQUENZA
Solo oggi è obbligatoria; nei giorni fra l’ottava è facoltativa.

Víctimae pascháli laudes
ímmolent christiáni.
Agnus redémit oves:
Christus ínnocens
Patri reconciliávit peccatóres.

Mors et vita
duéllo conflixére mirándo:
dux vitae mórtuus regnat vivus.

Dic nobis, María,
quid vidísti in via?
Sepúlcrum Christi vivéntis:
et glóriam vidi resurgéntis.
Angélicos testes,
sudárium et vestes.
Surréxit Christus spes mea:
praecédet suos in Galilaéam.

Scimus Christum
surrexísse a mórtuis vere:
tu nobis, victor Rex,
miserére.

Alla vittima pasquale,
s’innalzi oggi il sacrificio di lode.
L’Agnello ha redento il suo gregge,
l’Innocente ha riconciliato
noi peccatori col Padre.

Morte e Vita si sono affrontate
in un prodigioso duello.
Il Signore della vita era morto;
ma ora, vivo, trionfa.

«Raccontaci, Maria:
che hai visto sulla via?».
«La tomba del Cristo vivente,
la gloria del Cristo risorto,
e gli angeli suoi testimoni,
il sudario e le sue vesti.

Cristo, mia speranza, è risorto:
precede i suoi in Galilea».
Sì, ne siamo certi:
Cristo è davvero risorto.
Tu, Re vittorioso,
abbi pietà di noi.

CANTO AL VANGELO Cf. 1 Cor 5,7-8

Alleluia, alleluia.
Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato:
facciamo festa nel Signore.
Alleluia.

VANGELO
Egli doveva risuscitare dai morti.

Dal Vangelo secondo Giovanni 20,1-9

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.
Parola del Signore.

Dove si celebra la Messa vespertina si può anche proclamare il seguente Vangelo:

Resta con noi perché si fa sera.

Dal Vangelo secondo Luca 24,13-35

Ed ecco, in quello stesso giorno, [il primo della settimana,] due [dei discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo.
Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto».
Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.
Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro.
Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?».
Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
Parola del Signore.


(tratto da: Nuovo Messale della comunità, Domeniche e feste – Elledici 2008)

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2. Esegesi – Pasqua C, 21 apr ’19

(sulle letture della messa del giorno)

DIO LO HA RISUSCITATO

Atti 10,34a.37-43 – Gesù passò beneficando
Colossesi 3,1-4 – Cercate le cose di lassù
Giovanni 20,1-9 – La pietra era stata rotolata dal sepolcro

Il riferimento a un mondo trascendente
«Dio lo ha risuscitato» (At 10,40), l’apostolo Pietro così sintetizza l’evento centrale della storia. La risurrezione di Cristo è il fondamento della nostra fede ed è il regalo più grande che Dio abbia elargito all’umanità. Il primo e più semplice dono della Pasqua è quello di dare un senso e definire mete alla nostra vita che indichiamo così. Questo spostamento non è senza significato nella riflessione complessiva delle nostre realtà. Nella concezione secolarizzata della storia non c’è posto per una risurrezione dei morti. Ne consegue che un giusto riequilibrio è possibile soltanto se questo mondo in cui viviamo non è l’ultimo, ma rinvia ad un altro, nel quale tutti i torti saranno riparati. Diversamente questo mondo rimarrebbe la misura ultima, e in questo modo può essere che il guardiano del campo di concentramento risulti vincitore sulla sua vittima, il terrorista sulle persone cadute nei suoi attentati, il dittatore sul suo popolo, il pedofilo su quanti ha abusato.

Nessuno è padrone della storia
La vita cristiana è una continua attesa. Per il cristiano è Dio il Signore della storia e questa fede preserva l’uomo dalla pretesa eccessiva di essere responsabile del fine e della fine della storia. Con la risurrezione del Cristo la fine della storia è già iniziata. Con la redenzione è già iniziato il Regno di Dio, anche se non è ancora pienamente realizzato e si compirà solo alla fine dei giorni, al ritorno del Signore. Il fatto che il Regno di Dio sia già iniziato costituisce il conforto del cristiano. Il fatto che il suo compimento ancora manchi costituisce la sua speranza: «Noi siamo in costante attesa della venuta del Signore come spostamento della frontiera del mondo verso Dio e come continua calata di Dio nella storia del mondo» (D. M. Turoldo).

Il riferimento allo spirituale
Se il corpo nella concezione biblica è l’espressione piena della persona, è chiaro che la corporeità di Cristo non è solo carnalità storica, ma ha un’ulteriore dimensione. In tal senso Paolo dice: «Si semina un corpo animale e risorge un corpo spirituale» (1Cor 15,44). È la caratteristica del corpo risorto del Cristo che è per eccellenza spirituale, non perché eterno o evanescente, ma perché pervaso e animato dal divino, dall’eterno e dall’infinito. È in questa luce che si riesce a comprendere un dato ripetuto nelle narrazioni delle apparizioni del Cristo risorto. Infatti com’è possibile che Maria di Magdala giunta al sepolcro «dove era deposto il corpo di Gesù» scambi il Risorto col custode del giardino, lei che era stata trasformata da Lui e che l’aveva a lungo seguito (Gv 20,11-18)? La stessa esperienza scioccante di non riconoscimento si ripete per i discepoli di Emmaus: «I loro occhi erano impediti a riconoscerlo» (Lc 24,16). E perfino nella solenne manifestazione finale che chiude il Vangelo di Matteo ci riferisce che: «Quando lo videro, si prostravano, essi però dubitavano» (28,17). Per riconoscere il Cristo risorto non basta più la percezione sensoriale e razionale, è necessaria quella della fede, che ha un suo modo espressivo e i suoi segni: la chiamata diretta del Signore per Maddalena, l’incontro diretto col corpo di Cristo risorto per Tommaso incredulo, l’Eucaristia per i discepoli di Emmaus, la missione apostolica per gli Undici sul monte della Galilea.

La presenza della Chiesa
Con la risurrezione il Cristo glorificato va oltre la prigione del tempo e dello spazio. Apre una nuova presenza, quella del corpo eucaristico. È sulla scia di questo corpo dotato di un profilo inedito che si configura il corpo ecclesiale di Cristo. Per questa via si procede verso la grande affermazione che coinvolge direttamente il cristiano e la Chiesa: «Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo?» (1Cor 6,15). Una definizione che sarà ulteriormente precisata dall’Apostolo, in base a un nuovo profilo secondo il quale Cristo «è il capo del corpo che è la chiesa» (Col 1,18). In Cristo si è fatto presente un corpo glorioso che è in se trascendente, ma si manifesta nella concretezza della comunità unita nell’amore: «Noi siamo un solo corpo in Cristo» (Rm 12,5). In tal senso il corpo di Cristo ci ricorda che se c’è qualcosa di sacro, il corpo umano è sacro, ed è chiamato a costruire la comunità dei credenti.

PER IL CONFRONTO NEL GRUPPO
– La risurrezione cosa significa per la tua vita?
– Che cosa ti affascina maggiormente della Pasqua?

IN FAMIGLIA
A partire dalla riflessione proposta prova a dare una tua lettura dei passaggi che sono indicati:
– Riferimento a un mondo trascendente.
– Indipendenza dalla fine della storia.
– Riferimento allo spirituale.
– Valore della Chiesa.


(tratto da: R. Paganelli – Vivere la domenica aprendoci alla Parola, anno C – Elledici 2015)

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3. Annunciare la Parola – Pasqua C, 21 apr ’19

• At 10,34a.37-43 – Noi abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti.
• Dal Salmo 117 – Rit.: Questo è il giorno di Cristo Signore: alleluia, alleluia.
• Col 3,1-4 – Cercate le cose di lassù, dove è Cristo; oppure: 1 Cor 5,6b-8 – Togliete via il lievito vecchio per essere pasta nuova.
• Canto al Vangelo – Alleluia, alleluia. Cristo, nostra Pasqua, è immolato: facciamo festa nel Signore. Alleluia.
• Gv 20,1-9 – Egli doveva risuscitare dai morti.

PER COMPRENDERE LA PAROLA

PRIMA LETTURA
Il testo è un “kérygma”, una sintesi esatta del Vangelo, perfettamente conforme al piano dei sinottici.
È il primo annuncio ai pagani. Pronunciato a Cesarea, nella casa del centurione Cornelio, è inserito tra la visione di Giaffa (At 10,9-23) e la discesa dello Spirito sui pagani (At 10,44-47).
Pietro aveva cominciato il discorso manifestando la sua sorpresa: “In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto” (v. 34). Di fatto, in tutto l’episodio Dio ha l’iniziativa.
Pietro riassume gli avvenimenti ai quali i Dodici hanno partecipato (cf At 1,21-22); sottolinea la missione di testimonianza affidata loro. Tale missione, però, secondo lui doveva interessare soltanto “il popolo” (v. 42), cioè il popolo ebraico. A Cesarea, invece, comincia a rendersi conto che la missione è molto più vasta.
La testimonianza è essenzialmente testimonianza della Risurrezione, fondata su un’esperienza molto concreta: “Abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti” (v. 41).
E Pietro amplia la sua testimonianza: “Egli è il giudice dei vivi e dei morti costituito da Dio” (v. 42). Quest’affermazione non è più fondata sull’esperienza, ma è propriamente un atto di fede in senso forte: la risurrezione ha fatto nascere negli apostoli la fede nella divinità di Gesù: in una prospettiva biblica, giudicare i vivi e i morti appartiene solo a Dio.
Un’ultima affermazione conclude il discorso: il messaggio dei profeti converge su Gesù Cristo, che chiama alla fede per la remissione dei peccati (cf At 2,38).

SALMO
Usato per la festa dei Tabernacoli. Per i cristiani è il salmo pasquale per eccellenza.
– La festa dei Tabernacoli, festa del raccolto, celebrata all’origine sotto capanne di frasche, è diventata una grande festa popolare che evoca i ricordi religiosi di Israele.
Questo spiega le esclamazioni di vittoria e di ringraziamento del testo: evocazione dei benefici di Dio verso il suo popolo.
– Per noi, la vera vittoria è quella della Pasqua di Cristo, vittoria sulla morte, la sua e la nostra. Le immagini di guerra (“Mi avevano spinto con forza per farmi cadere”, v. 13; “La pietra scartata dai costruttori…”, v. 22) richiamano per noi la Passione che termina con la vittoria di Pasqua. Pasqua è per eccellenza “il giorno fatto dal Signore”.

SECONDA LETTURA (A SCELTA)

Lettera ai Colossesi
Questo brano si trova fra un richiamo contro alcuni errori (cap. 2) e l’esortazione morale (cap. 3). Per comprenderlo, è bene considerarlo come la conclusione del richiamo, più che come l’inizio dell’esortazione.
“(Dio Padre) ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del suo Figlio diletto” (1,13); “Perché piacque a Dio di far abitare in lui ogni pienezza” (1,18). Paolo fa queste affermazioni pensando a coloro che vorrebbero condurre i Colossesi a osservanze di cibo, di bevande, di noviluni (2,16). Il che vorrebbe dire condurli al livello di questo mondo. I Colossesi devono invece cercare le loro ricchezze solamente in Cristo, nelle “cose di lassù, non in quelle della terra” (v. 2). Con queste parole, Paolo vuol colpire tutto ciò che non è ispirato dalla fede in Cristo (cf 3,5ss).
Il credente è perciò alla ricerca delle “cose di lassù” (v. 1): “Risorto con Cristo” (v. 1), che vive nella gloria di Dio, egli già da ora partecipa a questa vita prima di condividerla pienamente un giorno.
Pasqua è la festa nella quale ogni cristiano mette la propria vita nella vita del Cristo Risorto.

Prima lettera ai Corinzi
– Nella comunità di Corinto, un uomo dà scandalo (2 Cor 5,1s). Paolo invita a emarginarlo in modo che non si corrompa “tutta la pasta” (v. 6).
– Per l’occasione, Paolo allude a un’usanza degli Ebrei: per celebrare la Pasqua con pane senza lievito, cominciavano col far sparire dalla casa tutti gli avanzi di pane lievitato.
– La traduzione parla di “lievito”, mentre si dovrebbe parlare di “fermento”. Il “lievito nella pasta”, di cui parla il Vangelo (cf Mt 13,33), ha infatti un senso positivo, mentre il fermento può essere utile o nocivo. Qui Paolo sottolinea appunto l’azione nociva del far fermentare. Il Cristo risorto è la causa della nostra purificazione: per mezzo di lui diventiamo uomini nuovi (cf Ef 4,24; Col 3,10).

VANGELO
Tutti gli evangelisti attribuiscono alle donne il primo annuncio della Risurrezione (Mt 28,5-6; Mc 16,6; Lc 24,5). Giovanni parla soltanto di Maria Maddalena. Dei discepoli fa intervenire unicamente Pietro e “quello che Gesù amava” (v. 2). La scena sembra raccontata come un ricordo personale molto preciso.
La tomba viene trovata vuota. Tre reazioni diverse di fronte a questa constatazione. Maria Maddalena “vide che la pietra era stata ribaltata” (v. 1). Si affretta a informare i discepoli. Sarà necessario che Gesù le appaia e la chiami per nome, perché lo riconosca vivo (Gv 20,11-18). Pietro constata che nella tomba vuota tutto è in ordine, ma non manifesta alcuna reazione immediata di fede. “L’altro discepolo… vide e credette” (v. 8). In lui la fede è presente già prima di avere incontrato il Cristo risorto (cf Gv 20,29).
Per ognuno di questi tre primi testimoni della Risurrezione, la fede autentica è quella nel Cristo risorto.


PER ANNUNCIARE LA PAROLA (piste di omelia)

Credo in Gesù Cristo
Pasqua, festa dei credenti, festa della fede.
Quando parliamo di fede, pensiamo a coloro che credono in Dio e a coloro che non ci credono. Spesso la nostra riflessione non va oltre, perché la nostra fede rimane deista: noi crediamo al “Dio dei filosofi e dei pagani”, colui che spiega l’esistenza del mondo e che conosceremo… quando l’anima sarà separata dal corpo.
Nella luce della Pasqua, invece, dobbiamo approfondire e rettificare questa nostra fede. È un dovere tanto più vivo in quanto dobbiamo testimoniare la fede in Cristo di fronte a coloro che hanno soltanto una fede deista, molto statica.
Noi crediamo in Gesù Cristo. Una fede che non è solo ammirazione per la sua persona e il suo messaggio. La fede autentica va ben oltre.
Giovanni ha visto la tomba vuota e ha creduto. Immediatamente la fede ha acquisito una nuova dimensione: il Dio della Bibbia non era più qualcosa del passato, era il Signore-Dio della vita, sempre presente. Tutto, la storia, le profezie, acquistava il suo vero senso. Infine, Gesù diventava per lui il Cristo; persino Gesù crocifisso – la sua passione e la sua morte – non erano più assurdità. Dopo la notte, sorgeva l’alba. Anche noi dobbiamo ora seguire i suoi passi. In Pietro, Maria Maddalena e tutti gli altri il progresso nella fede sarà più lento, ma arriveranno allo stesso riconoscimento. Paolo lo dice chiaramente quando ricorda ai Colossesi lo scopo della loro vita: “Risuscitare con Cristo” (2ª lettura, Col).
Credere in Gesù Cristo significa anche credere nel mistero della nostra vita personale. La nostra vocazione personale è oggetto di fede.
Siamo stati invitati a riconoscerlo rinnovando le nostre promesse battesimali. “La nostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio” (2ª lettura), ma fin d’ora partecipiamo alla sua risurrezione e la sua gloria si manifesterà in noi.

Testimoni del Cristo vivo
Testimone: una parola usata spesso, troppo spesso, col rischio di logorarla…
Gli apostoli sono dei testimoni unici. Hanno “udito, visto, contemplato” Gesù (1 Gv 1,1). L’hanno accompagnato dal battesimo alla risurrezione (At 1,22).
Ma la fede va sempre ben oltre l’esperienza, la constatazione. Si può benissimo non aver visto e unirsi ai testimoni nella fede. A sua volta, la fede apporta un’esperienza e una conoscenza nuove. Tutti noi conosciamo così, nella fede, Gesù risorto: egli era morto e ora vive per sempre, è il Vivente.
Noi ci sforziamo di regolare la nostra vita su di lui: anche noi siamo chiamati ad essere testimoni della beatitudine, della speranza, della libertà, della gioia… Una vita totalmente orientata dalla risurrezione di Gesù (cf 2ª lettura, Col) è di per se stessa un messaggio.
L’amore della vita, il rispetto dell’uomo sono segni della fede. Dal momento che Dio non concede la vittoria alla morte, dobbiamo essere attenti alla vita che è in noi, negli altri, specialmente nei più minacciati. Bisogna rispettare la vita (1 Cor) e favorirla secondo lo spirito di Cristo (Col).

Vittoria!
– Si è giustamente rimproverato alla Chiesa di esser stata per molto tempo trionfalista. Ma possiamo dimenticare che porta in sé la vittoria di Gesù Cristo?
Il salmo 117 e la sequenza “Alla vittima pasquale…” conferiscono alla festa di Pasqua il tono che più le conviene. Pur nella loro sobrietà, le Scritture ci recano un’immensa liberazione. L’esistenza comporta un’angoscia proporzionata all’esperienza vissuta: sofferenze, fallimenti, assurdità, la morte che separa e che distrugge… L’uomo non può accettare tutto questo, non può ritenersi soddisfatto di fronte all’incertezza su tali problemi. La posta in gioco è la nostra vita e quella degli altri.
– Ma esiste una forza di vita alla quale possiamo unirci. “Morte e vita si sono affrontate… Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa” (Sequenza “Alla vittima pa¬squale”). È la luce che illumina tutte le nostre lotte di uomini, persino i conflitti più oscuri. In tal modo possiamo essere sempre “risorti con Cristo” (Col). Sicuri di vincere sempre fino alla vittoria definitiva, “quando anche noi saremo manifestati con lui nella gloria” (Col).


(tratto da: M. Gobbin, Omelie per un anno – vol. 1, anno C, tempi forti – Elledici 2003)

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4. Parola da Vivere – Pasqua C, 21 apr ’19

DIO LO HA RISUSCITATO
Quel Gesù che, vinta la morte, entra nell’intimità e nella gloria di Dio, ci dice quale sia anche la nostra strada e verso dove anche noi siamo incamminati. Sulle nostre povere e moribonde esistenze si è accesa una luce di speranza che non si spegnerà più. Così illuminati e consolati, possiamo tutti riprendere con serenità e fiducia il nostro pellegrinaggio verso il Regno dei cieli. Come ci è stato detto: «Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio» (Col 3,1).


(tratto da R. Paganelli – Vivere la domenica aprendoci alla Parola, anno C, Elledici 2015)

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5. Preghiere dei Fedeli – Pasqua

«Egli doveva risuscitare dai morti» • Gv 20,1-9

Celebrante. Pasqua è la massima festa di noi cristiani: Gesù risorto vive per sempre, un mondo nuovo è cominciato con lui. Nella Preghiera dei fedeli chiediamo al Padre che la forza liberatrice di questo evento ci trasformi.

Lettore. Preghiamo insieme: Signore, vita e risurrezione nostra, ascoltaci.

1. Preghiamo per la santa Chiesa di Dio. La tomba di Cristo, trovata vuota, è diventata la culla della Chiesa e di una nuova umanità.
Perché i credenti sappiano annunciare al mondo con gioia e gratitudine la risurrezione del Signore, e il loro messaggio sia persuasivo e bene accolto dagli uomini, preghiamo.

2. Per il Papa, i vescovi, i sacerdoti e i cristiani che prolungano l’opera del Cristo, e propongono al mondo la novità del Regno di Dio.
Perché siano i testimoni coraggiosi che indicano un futuro di speranza, e orientino gli incerti alla strada che porta a Cristo Signore, preghiamo.

3. Per le nostre famiglie. È bello pensare che l’evento pasquale viene celebrato in ogni casa, per la gioia di piccoli e grandi, nella sincerità e nella verità.
Perché sappiamo condividere il dono del Signore con una festosa ospitalità estesa anche ai poveri, ai dimenticati e ai sofferenti, preghiamo.

4. Per i cristiani presi nella morsa del dubbio, per gli increduli che vorrebbero credere, per tutti quelli che cercano con passione la verità.
Perché illuminati dalla grazia di Cristo, primizia dei risorti, tutti gli incerti possano giungere a scoprire la Pasqua come primavera della storia e del mondo, preghiamo.

5. Per la nostra comunità (parrocchiale), che al mattino della Pasqua riconosce con gioia, nel pane spezzato e condiviso, il Cristo risorto per noi.
Perché sappiamo liberarci dalle incrostazioni del tempo e dalla tiepidezza, e ritrovando lo slancio dei primi cristiani, giungiamo a contagiare coloro che ci vivono accanto, preghiamo.

Celebrante. O Padre, nella Pasqua, centro e cuore della fede, conferma la nostra speranza in una vita al di là della morte. Fa’ che non ci lasciamo più vincere dal timore, ma collaboriamo a costruire un mondo migliore di fratelli rinnovati in Cristo. Lui che vive e regna nei secoli dei secoli.


(tratto da: E. Bianco, Preghiera dei fedeli, proposte per le domeniche e feste degli anni A-B-C – Elledici 2002)

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7. Aforismi – Pasqua

Raccolta di aforismi o testi utili per la riflessione o l’approfondimento

SEGUIREMO ANCHE NOI IL PERCORSO DI CRISTO
– Dio, come ha risuscitato il Signore Gesù, farà risorgere anche noi con la sua potenza. Paolo apostolo (1 Cor 6,14)
– I cristiani non devono temere il futuro, perché Dio ci aspetta nel futuro. Alexandre Dumas
– Dio apre la porta del paradiso a tutti, entra chi vuole. Caterina da Genova
– Andrete in cielo non perché sarete contenti di voi, ma perché sarete contenti di Dio. Louis Evely
– Certi cattolici attendono la seconda venuta di Cristo più o meno con la stessa indifferenza con cui attendono l’arrivo dell’autobus alla pensilina. Ignazio Silone
– L’attesa delle ultime cose implica l’impegno per le penultime. D. Bonhoeffer
– Non è tempo di dormire, perché il paradiso non è fatto per i poltroni. San Filippo Neri
– Quando entreremo in paradiso, avremo tre sorprese. La prima: come mai non ci sono certe persone che io credevo sante? La seconda: misericordia! ma come mai sono entrati certi tipi sospetti? La terza: toh! ci sono anch’io. Anonimo
– Non c’è un «regno dei viventi» e un «regno dei morti»: c’è il «regno di Dio», e noi – vivi o morti – ci siamo tutti dentro. Georges Bernanos
– Se dall’aldilà nessuno è mai tornato indietro, vuol dire che non si sta poi così male. Roberto Gervaso
– Esiste una cosa che dà splendore a tutto: l’idea che ci sia qualcosa dietro l’angolo. Gilbert K. Chesterton
– Questo mondo è un preludio. Henri-Dominique Lacordaire
– Il meglio che questo mondo ha da offrire, è la nostalgia di un altro mondo. Martin Kessel
– A ciò che è accaduto, il mio «grazie». A ciò che accadrà, il mio «sì». Dag Hammarskjoeld


(tratto da: E. Bianco, All’altare di Dio – Anno C – Elledici 2009)