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8. Canto Liturgico – 5 Pasqua C, 19 mag ’19

Ecco a voi questa settimana un canto di INIZIO

TU PERCORRI CON NOI – Berthier-Burzoni
(Nella Casa del Padre, n. 744 – Elledici)

4. Ti preghiamo: rimani con noi, o Signore!
Già cade la sera sul nostro cammino!
Solo tu, vera luce,
diradi questo buio
che copre il mondo.

5. E spezzando ogni giorno con noi questo pane
rivela il tuo volto agli occhi di tutti:
ti sapremo scoprire
ovunque ti nascondi,
in ogni istante.

6. Correremo incontro ai nostri fratelli,
diremo a tutti che sei risorto.
Tu attendi con ansia
che ognuno ti accolga
nella sua vita.

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9. Narrazione – 5 Pasqua C, 19 mag ’19

L’IMITAZIONE

In un centro di raccolta per barboni, un alcolizzato di nome Giovanni, considerato un ubriacone irrecuperabile, fu colpito dalla generosità dei volontari del centro e cambiò completamente. Divenne la persona più servizievole che i collaboratori e i frequentatori del centro avessero mai conosciuto.
Giorno e notte, Giovanni si dava da fare, instancabile. Nessun lavoro era troppo umile per lui. Sia che si trattasse di ripulire una stanza in cui qualche alcolizzato si era sentito male, o di strofinare i gabinetti insudiciati, Giovanni faceva quanto gli veniva chiesto col sorriso sulle labbra e con apparente gratitudine, perché aveva la possibilità di essere d’aiuto. Si poteva contare su di lui quando c’era da dare da mangiare a uomini sfiniti dalla debolezza, o quando bisognava spogliare e mettere a letto persone incapaci di farcela da sole.
Una sera, il cappellano del centro parlava alla solita folla seduta in silenzio nella sala e sottolineava la necessità di chiedere a Dio di cambiare. Improvvisamente un uomo si alzò, percorse il corridoio fino all’altare, si buttò in ginocchio e cominciò a gridare: «Oh Dio! Fammi diventare come Giovanni! Fammi diventare come Giovanni! Fammi diventare come Giovanni!».
Il cappellano si chinò verso di lui e gli disse: «Figliolo, credo che sarebbe meglio chiedere: “Fammi diventare come Gesù!”».
L’uomo guardò il cappellano con aria interrogativa e gli chiese:
«Perché, Gesù è come Giovanni?».

Se qualcuno ti chiede: «Com’è un cristiano?».
«Guardami» è l’unica risposta accettabile.


(tratto da “365 Piccole Storie per l’anima”, Vol. 1, pag. 300 – Bruno Ferrero, Elledici)

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10. Anche Noi Vogliamo Capire – 5 Pasqua C, 19/5/19

Per aiutare i nostri piccoli a vivere meglio la Liturgia della Parola

PRIMA LETTURA (At 14,21b-27)
Luca, alla conclusione del primo viaggio missionario di Paolo e Barnaba, sottolinea la dimensione comunitaria dell’evangelizzazione: ritornando alla comunità che li aveva inviati in missione, sentono la necessità di comunicare e condividere le fatiche e le difficoltà, ma soprattutto i frutti dell’opera di Dio per la salvezza dei pagani.

* Capire le parole
Confermando i discepoli. Mentre le giovani comunità cristiane affrontano difficoltà, ostilità e persecuzioni che mettono a dura prova la volontà di perseverare nella fede, Paolo e i suoi si adoperano incessantemente per esortare i credenti ad non cedere e a perseverare.
Riunirono la Chiesa. Ogni esperienza, viaggio, incontro, difficoltà, successi, gioie e dolori vengono condivise affinché tutti siano resi partecipi della presenza viva di Gesù che opera nelle comunità e attraverso gli eventi.

SECONDA LETTURA (Ap 21,1-5a)
Giovanni offre questo inno di speranza che non può deludere: il Signore risorto ha celebrato sulla croce il suo matrimonio con l’umanità e la festa eterna si celebra nella Gerusalemme celeste.

* Capire le parole
Cielo nuovo e terra nuova. È l’espressione usata nella visione di Giovanni per indicare il Paradiso a cui Dio ci chiama, totalmente diverso rispetto al mondo attuale.
La Gerusalemme nuova. Con la morte e resurrezione di Gesù, il mondo cammina verso la novità piena e definitiva: la nuova Gerusalemme, simbolo del nuovo ordine di bellezza, di bontà e di misericordia instaurato da Dio, discende dal cielo perché non è più opera degli uomini, ma è puro e gratuito dono di Dio.

VANGELO (Gv 13,31-33a.34-35)
Con l’uscita di Giuda dal cenacolo, inizia la passione, per questo Gesù parla della gloria del Padre e della propria: prima ancora di mostrare sulla croce l’amore del Padre e il suo, consegna ai discepoli il comandamento che è frutto dell’amore divino. Per Giovanni questa è la luce che deve brillare nel mondo, perché tutti conoscano l’amore di Dio per l’umanità.

* Capire le parole
Il Figlio dell’Uomo è stato glorificato. «Gloria» in Giovanni significa la presenza salvifica di Dio che si rivela e la «gloria» del Figlio indica che proprio
in lui e attraverso di lui è svelato e offerto pienamente agli uomini l’amore misericordioso e gratuito del Padre.
Come io ho amato voi. Più che un “comando” è un dono: Gesù ci offre, se lo vogliamo, la possibilità di amare come ama Lui.

PER RIASSUMERE... L’imitazione di Gesù può sembrare impossibile da vivere, ma in realtà è un dono, il più grande che egli ci fa! Egli davvero ci rende figli di suo Padre, ci dona la vita divina, ci dà la capacità di amare come lui, ci mette a disposizione la forza per farlo, lo Spirito Santo.


Le parole da capire sono curate dall’autore del sito liturgico; le parti in corsivo sono un libero adattamento da “Messale delle Domeniche e feste 2019 – LDC”

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1. Letture – 4 Pasqua C, 12 mag ’19

PRIMA LETTURA
Ecco, noi ci rivolgiamo ai pagani.

Dagli Atti degli Apostoli 13,14.43-52

In quei giorni, Paolo e Bàrnaba, proseguendo da Perge, arrivarono ad Antiòchia in Pisìdia, e, entrati nella sinagoga nel giorno di sabato, sedettero.
Molti Giudei e prosèliti credenti in Dio seguirono Paolo e Bàrnaba ed essi, intrattenendosi con loro, cercavano di persuaderli a perseverare nella grazia di Dio.
Il sabato seguente quasi tutta la città si radunò per ascoltare la parola del Signore. Quando videro quella moltitudine, i Giudei furono ricolmi di gelosia e con parole ingiuriose contrastavano le affermazioni di Paolo. Allora Paolo e Bàrnaba con franchezza dichiararono: «Era necessario che fosse proclamata prima di tutto a voi la parola di Dio, ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco: noi ci rivolgiamo ai pagani. Così infatti ci ha ordinato il Signore: “Io ti ho posto per essere luce delle genti, perché tu porti la salvezza sino all’estremità della terra”».
Nell’udire ciò, i pagani si rallegravano e glorificavano la parola del Signore, e tutti quelli che erano destinati alla vita eterna credettero. La parola del Signore si diffondeva per tutta la regione. Ma i Giudei sobillarono le pie donne della nobiltà e i notabili della città e suscitarono una persecuzione contro Paolo e Bàrnaba e li cacciarono dal loro territorio. Allora essi, scossa contro di loro la polvere dei piedi, andarono a Icònio. I discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo.
Parola di Dio.


SALMO RESPONSORIALE
Dal Salmo 99 (100)

R. Noi siamo suo popolo, gregge che egli guida.

Oppure: R. Alleluia, alleluia, alleluia.

Acclamate il Signore, voi tutti della terra,
servite il Signore nella gioia,
presentatevi a lui con esultanza.

Riconoscete che solo il Signore è Dio:
egli ci ha fatti e noi siamo suoi,
suo popolo e gregge del suo pascolo.

Perché buono è il Signore,
il suo amore è per sempre,
la sua fedeltà di generazione in generazione.


SECONDA LETTURA
L’Agnello sarà il loro pastore e li guiderà
alle fonti delle acque della vita.

Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo 7,9.14b-17

Io, Giovanni, vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani.
E uno degli anziani disse: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello. Per questo stanno davanti al trono di Dio e gli prestano servizio giorno e notte nel suo tempio; e Colui che siede sul trono stenderà la sua tenda sopra di loro.
Non avranno più fame né avranno più sete,
non li colpirà il sole né arsura alcuna,
perché l’Agnello, che sta in mezzo al trono,
sarà il loro pastore
e li guiderà alle fonti delle acque della vita.
E Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi».
Parola di Dio.


CANTO AL VANGELO Gv 10,14

Alleluia, alleluia.
Io sono il buon pastore, dice il Signore,
conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me.
Alleluia.


VANGELO
Alle mie pecore io do la vita eterna.

Dal Vangelo secondo Giovanni 10,27-30

In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.
Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.
Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».
Parola del Signore.


(tratto da: Nuovo Messale della comunità, Domeniche e feste – Elledici 2008)

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2. Esegesi – 4 Pasqua C, 12 mag ’19

ASCOLTANO LA MIA VOCE

Atti 13,14.43-52 – Ti ho posto per essere luce delle genti
Apocalisse 7,9.14-17 – Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione
Giovanni 10,27-30 – Io e il Padre siamo una cosa sola

Eletti per essere con il Signore
Il tema privilegiato di questa domenica è quello dell’elezione. Il Libro dell’Apocalisse dice che non si tratta di un’élite di pochi, ma di una moltitudine immensa. Come grande è il numero di quelli che credono a Paolo e Barnaba (At 13,43). Gesù di Nazaret conferma tutto ciò, e parla di una misteriosa «intesa» interiore tra il pastore e le pecore, che consente di sperimentare la chiamata ad entrare in una nuova familiarità, fratellanza e figliolanza. Sembra un assurdo che il Padre, per recuperare presso l’uomo la sua credibilità come pastore, sacrifichi la vita del Figlio, divenuto Agnello, eppure Cristo dice: «Il Padre mi ama perché io offro la mia vita per riprenderla di nuovo». Tra il pastore e le pecore c’è un legame forte di amore. Il pastore conosce ogni pecora con il suo nome e le pecore ascoltano la sua voce e quella voce indica la strada da seguire.

Pastore e pecora buona
L’amore del Padre per il Figlio diviene nel Figlio amore per i fratelli fino al punto di dare la vita, questa è la sua peculiarità. Gesù Cristo pastore non ha scelto quel gregge, gli è stato dato dal Padre. Egli ama le pecore di quel gregge, le conduce, dona loro la vita eterna, sa che ne avrà cura per sempre, ma non le possiede. Sono le pecore che seguendolo lo scelgono. In questo modo è recuperata l’immagine del pastore, riconosciuto come buono, come colui che porta i beni veri, che danno compimento e splendere alla vita umana. L’immagine del pastore buono determina anche quella della pecora buona. Così è per ciascuno di noi. Ognuno è dono del Padre a Cristo Gesù, perché nella dinamica dell’amore trinitario noi possiamo dimorare in quell’amore e lì incontrare la strada per vivere in questa vita con «l’odore del pastore».

Ascolto attento
C’è un ascolto per una conoscenza reciproca: «Conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me» (Gv 10,14). Non si tratta di una conoscenza concettuale, ma vitale. Le pecore hanno l’odore del pastore e il pastore ha l’odore delle pecore. L’ascolto poi crea anche una comunione tra i fratelli impegnati nella sequela: «Esse mi seguono» (Gv 17), così tutto il gregge «segue l’Agnello ovunque vada» (Ap 14,4). Seguire Cristo vuol dire andargli dietro nel suo cammino al di là della morte, verso i pascoli della casa del Padre. In Lui-tempio non c’è più l’esilio di Dio nel ondo sotto una comune tenda, ma c’è il ritorno definitivo dell’uomo a Dio. Seguire il Cristo vuol dire incamminarsi, ma vuol dire anche avere una primizia in arrivo, dietro di Lui siamo già arrivati. Se egli è la porta, noi stiamo entrando. La lettura dell’Apocalisse riprende le immagini dell’esodo, ricordando in particolare la tenda del convegno che indicava la presenza di JHWH in mezzo al suo popolo. In Cristo l’intero genere umano, come pure l’intero cosmo, è stato riscattato dal male e dalla morte e viene orientato verso la salvezza e la pace di Dio. Il problema si pone quando, rifiutando questa assoluta gratuità dell’elezione, si trasforma in possesso esclusivo la propria situazione, rifiutando che essa sia partecipata ad altri: è il caso di quegli ebrei gelosi citati dal testo degli Atti (At 45).

Offerta piena
Questo è, purtroppo, solo il paradigma di infinite «esclusioni» che si affermano anche all’interno della comunità cristiana. Nella prospettiva del Padre di Gesù Cristo, nel cui sangue tutta l’umanità è stata immersa, non ci sono più né meriti, né privilegi. Qualcuno potrebbe obiettare che si corre il rischio di generare una realtà indistinta dove male e bene si mescolano senza differenza. Per superare questa possibilità è importante verificare due esigenze. La prima è che l’annuncio del Vangelo possa abbattere la violenza nella quale oggi ci dibattiamo a tutti i livelli e in tutte le terre e in tutti i cuori: ma l’impresa è colossale e spesso noi cristiani per primi ne siamo poco convinti. L’altra esigenza è che ci si accorga che, al di là di tutte le retoriche, la non chiarezza in ordine al tema dell’elezione cristiana come adempimento della profezia ebraica, continua a provocare la morte dell’innocente. La violenza di morte esercitata sui più piccoli e sui più poveri è proprio quello che l’Agnello innocente è venuto a togliere ponendo se stesso come vittima di salvezza e di pace. Secondo il testo dell’Apocalisse che oggi celebriamo, è solo questo Agnello che può proporsi come Pastore per tutte le genti e per tutti i cuori (v. 17).

PER IL CONFRONTO NEL GRUPPO
– Che cosa disturba il nostro ascolto di Cristo Gesù?
– Quello che abbiamo, sentiamo che è totalmente dono suo?

IN FAMIGLIA
Proviamo a dare risposta a qualche domanda:
– I rapporti in famiglia sono buoni?
– Ci si ascolta abbastanza?
– Che cosa dona ogni membro della famiglia?
– È appagante mettersi nella scia di Cristo Gesù?


(tratto da: R. Paganelli – Vivere la domenica aprendoci alla Parola, anno C – Elledici 2015)

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3. Annunciare la Parola – 4 Pasqua C, 12 mag ’19

• At 13,14.43-52 – Ecco, noi ci rivolgiamo ai pagani.
• Dal Salmo 99 – Rit.: Noi siamo suo popolo, gregge che egli guida.
• Ap 7,9.14b-17 – L’Agnello sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita.
• Canto al Vangelo – Alleluia, alleluia. Io sono il buon pastore, dice il Signore; conosco le mie pecore, e le mie pecore conoscono me. Alleluia.
• Gv 10,27-30 – Alle mie pecore io do la vita eterna.

PER COMPRENDERE LA PAROLA

È la “domenica del Buon Pastore”, la cui immagine è evocata in modo evidente dal Vangelo come dalla lettura dell’Apocalisse.
Negli Atti, però, la Buona Novella è rivolta alle nazioni, ai pagani, che troviamo pure nella visione dell’Apocalisse: per far parte del gregge degli eletti, è necessario e sufficiente ascoltare la voce del Pastore.

PRIMA LETTURA
– Episodio importante dal punto di vista storico: è l’inizio della prima missione di Paolo e subito si delinea il suo metodo. Anzitutto la sinagoga: glielo impone la sua fedeltà di ebreo. Ma di fronte al rifiuto dei Giudei, si rivolge ai pagani: ve lo obbliga la sua vocazione particolare (9,15). Si vedano anche 18,6 e 28,28.
– Importante dal punto di vista teologico. L’apertura ai pagani è una dominante del libro degli Atti, preparata già nel Vangelo di Luca.
Per “Giudei” si devono intendere, come in Giovanni, sia i Giudei di razza, sia il gruppo di coloro che per funzione o per convinzione si oppongono a Cristo e ai suoi discepoli. Questa opposizione rende più forte la somiglianza fra Gesù e gli apostoli. Come Gesù ha consigliato, “scuotono la polvere dai loro piedi” (Lc 9,5).

SALMO
È un salmo processionale. Quindi adatto al popolo in marcia sotto la guida del suo pastore, “il gregge del suo pascolo”. Adatto pure al pastore: “Buono è il Signore”.
Nello stesso tempo, professione di fede che il nome di Iahvè rendeva più sensibile: “Riconoscete che il Signore è Dio”. Cf. Elia.
Ringraziamento colmo di gioia.

SECONDA LETTURA
Prima che si scatenino le forze apocalittiche, l’angelo segna in fronte coloro che devono salvarsi. Dopo i 12.000 di ognuna delle 12 tribù (antico o nuovo Israele? Più probabilmente l’antico, nonostante certi commentatori), la moltitudine di ogni razza…
Certamente è la prova escatologica (e la morte) alla quale tutta l’umanità è sottoposta. Naturalmente, più di tutti i martiri.
Annuncia le visioni della nuova Gerusalemme.

VANGELO
– Ripresa del tema del “Pastore” e anzitutto delle “pecore che ascoltano la mia voce”, in risposta alle domande piene di incredulità dei Giudei.
– Gesù annuncia il suo ruolo di Salvatore. Tutto dunque si riassume nell’ascoltare Cristo. In questo sta la salvezza.
Si noti anche il parallelismo delle due formule: “Nessuno le rapirà dalla mia mano”… “Nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio”.
Esse finiscono per affermare: il Padre e io siamo una cosa sola.


PER ANNUNCIARE LA PAROLA (piste di omelia)

Il gregge di Dio
Un tempo Dio identificò il suo dominio con un popolo. Qual era però il fine di questa scelta? Paolo (versetti omessi At 13,21-37) dichiara che essa era chiamata ad andare oltre.
Con Atti 10 (il battesimo del pagano Cornelio da parte di Pietro esitante), il passaggio ad Antiochia di Pisidia segna il superamento dell’antica alleanza, e la caratteristica specifica della nuova: la cattolicità. “Noi ci rivolgiamo ai pagani”. È il mistero della salvezza finalmente rivelato (cf Efesini).
Cristo riconosce le sue pecore: quelle che ascoltano la sua voce. Egli sa che non tutte ancora sono nel suo gregge (Gv 10,16 anno B) e che quindi deve trovarle e riunirle.
Giovanni vede la moltitudine immensa ove si incontrano nazioni, razze, popoli e lingue… Un gregge che Dio solo può contare salvandolo.
Appena facciamo parte di un gruppo, di un’associazione, di una Chiesa, siamo tentati di rinchiuderci dentro, di difendere privilegi, di crederci superiori, e ben presto facciamo fatica ad accogliere “gli altri”, a integrare i convertiti. È certo che, chiamandosi “Buon Pastore”, il Signore promette un’intimità affettuosa a coloro che l’ascoltano e lo seguono. Ma chi fa parte del gregge? Chi può entrarvi giorno dopo giorno? E quale comunità cristiana oserebbe chiudersi in se stessa e disprezzare coloro ai quali Dio stesso “dà la vita eterna”? L’iniziativa missionaria mette alla prova i tradizionalismi; tuttavia è nell’evangelizzazione costante che la Chiesa rimane fedele al suo pastore.

Il Pastore
Gesù afferma di essere lui il Pastore. Così dicendo, attribuisce a sé la profezia che parla di Dio (Ez 34). Lo stesso attaccamento cordiale di cui parla Ezechiele: conoscenza personale, valore attribuito a “ciò che il Padre gli ha dato”.
Nell’Apocalisse, la figura dell’Agnello si ricollega a quella del Pastore (cf il v. 16 “più fame… più sete…” con Ez 34,23-31).
E quando Paolo e Barnaba si rivolgono ai pagani, parlano di un ordine del Signore. Ora quest’ordine non riguarda direttamente loro, ma specifica la missione del Servo. La luce per le genti non è Paolo, ma il Servo: Gesù Cristo.
Innegabilmente l’accettazione e il rifiuto della religione universale sono in rapporto col ruolo e con la persona di Gesù Cristo.
Nei nostri rapporti reciproci di fede, nei nostri desideri di testimoniare, è importante ricordare che solamente Cristo conosce (ed è conosciuto) in nome di Dio, che lui parla al cuore dell’uomo, lui guida, non noi.

La grande prova
Quando Cristo si dichiara Pastore, lo fa in un contesto di lotta coi farisei (proprio come Dio di fronte ai cattivi pastori, in Ezechiele). Egli si oppone ai ladri, dà la propria vita per difendere il gregge. Nessuno gli rapirà le pecore.
Ed effettivamente l’Agnello dell’Apocalisse ha versato il suo sangue. Alcuni lo respingono, altri, ad Antiochia e altrove, lo accolgono con gioia. Così vanno sempre le cose.
Se vogliamo partecipare alla “moltitudine immensa” dobbiamo lavare le nostre vesti nel sangue dell’Agnello. Non nel nostro sangue, ma nel suo. Anzitutto credendo nella sua Pasqua, in secondo luogo partecipando alla sua lotta, per la fede e nella fede. Se riusciamo, bisogna che la vittoria sia sua; se soffriamo, dev’essere a causa d’un autentico servizio.


(tratto da: M. Gobbin, Omelie per un anno – vol. 1, anno C, tempi forti – Elledici 2003)

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4. Parola da Vivere – 4 Pasqua C, 12 mag ’19

ASCOLTANO LA MIA VOCE
Veniamo a sapere di essere il gregge di Dio, coloro che il Padre «ha dato» al Figlio, le pecore che «non andranno mai perdute», perché, dice Gesù, «nessuno può strapparle dalla mano del Padre mio» (Gv 10,29). La comunità ecclesiale attraversa un percorso particolarmente arduo della sua presenza nel mondo e tra le nazioni. Il rischio è quello di una riduzione del suo messaggio a una «dottrina», o addirittura a un «ragionamento». A noi è chiesto di ritrovare la passione e la gioia di un ascolto puro del Vangelo capace di rinnovarci (Mt 24,21), e che si presenta come l’unica Parola capace di liberare ogni piccolo (Ap 7,16) e di tergere ogni lacrima (Ap 7,17).


(tratto da R. Paganelli – Vivere la domenica aprendoci alla Parola, anno C, Elledici 2015)

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5. Preghiere dei Fedeli – 4 Pasqua C, 12 mag ’19

Gesù buon pastore

Celebrante. Gesù, buon pastore, ha voluto aver bisogno di noi uomini per la diffusione del Vangelo nel mondo. Oggi, Giornata di preghiera per le vocazioni, chiediamo al Signore che ci faccia suoi veri discepoli, e doni pastori santi alla sua Chiesa.

Lettore. Preghiamo insieme: Gesù, buon pastore, proteggi la tua Chiesa.

1. Preghiamo per la santa Chiesa di Dio. Al Papa, ai vescovi e ai sacerdoti è stato affidato dal Signore il servizio di pastori verso tutti i credenti.
Perché amino i loro fratelli con il cuore di Cristo, e camminando davanti al gregge del Signore lo guidino lungo le strade del mondo fino alla casa del Padre, preghiamo.

2. Per i giovani e le giovani che in questi tempi hanno ricevuto l’invito a seguire Cristo nella missione di buon pastore, per la costruzione della Chiesa.
Perché siano capaci di una donazione totale di sé, rispondendo con generosità alla chiamata del Signore, e ai bisogni spirituali del mondo, preghiamo.

3. Per i giovani volontari cristiani, che realizzano la loro vocazione laicale col servizio civile in patria o nei travagliati paesi del Terzo Mondo.
Perché il loro impegno generoso li faccia maturare come credenti, e faccia crescere le comunità per cui si prodigano, preghiamo.

4. Per i giovani ancora in cerca di un progetto di vita, in cui realizzarsi. Non tutti riescono a tracciarlo, e non pochi mettono alla sua base solo l’ambizione, l’egoismo, l’istinto, il tornaconto.
Perché tutti i giovani sappiano trovare un significato autentico alla loro esistenza, e collocarsi in modo costruttivo nella società, preghiamo.

5. Per la nostra comunità (parrocchiale). La parrocchia, e le nostre famiglie che la compongono, sono i luoghi dell’educazione cristiana e della crescita dei piccoli nella fede.
Perché tutti insieme sappiamo aiutare i giovani a costruirsi il loro progetto di vita, e a coltivare i germi di vocazione che il Signore di sicuro ha seminato in non pochi di loro, preghiamo.

Celebrante. O Padre, rendici capaci di riconoscere e seguire la voce del tuo Figlio Gesù buon pastore, e di realizzare nel proprio posto la vocazione alla quale hai chiamato ciascuno di noi. Per Cristo nostro Signore.


(tratto da: E. Bianco, Preghiera dei fedeli, proposte per le domeniche e feste degli anni A-B-C – Elledici 2002)

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7. Aforismi – 4 Pasqua C, 12 mag ’19

Raccolta di aforismi o testi utili per la riflessione o l’approfondimento

VOCAZIONE: DIO CHIAMA
* Vocazione è dal latino, e significa chiamata. Dio chiama, la Bibbia è piena di racconti di chiamata. Riguardano singole persone (Mosé, i giudici, i profeti), ma pure un popolo, il Popolo Eletto, e infine la Chiesa.

* Sfogliando la Bibbia scopriamo che Dio radicalmente chiama alla santità: «Siate santi, come io sono santo». Chiama in vista di una missione particolare.
Quasi prende possesso della persona chiamata, a volte le cambia il nome (ad Abramo, Pietro), e la introduce a una nuova esistenza. Il chiamato riceve in sé lo spirito di Dio, diventa annunciatore della parola di Dio, profeta, missionario. In particolare Gesù invita gli uomini a seguirlo, a farsi suoi discepoli, convoca tutti nella Chiesa (chiesa, è una parola greca, e significa appunto «convocazione»). E affida la missione di portare a tutti la buona notizia (vangelo) del Regno.

* Il testo evangelico di oggi riporta le parole esplicite di Gesù Buon Pastore: «Le mie pecore ascoltano la mia voce». E la sua chiamata prende molte forme.
– Gesù chiama alla fede, è avvenuto per ciascuno di noi nel battesimo.
– Chiama tutti gli uomini alla vita cristiana, alla santità.
– Chiama alcuni amici all’impegno sacerdotale o al servizio nel diaconato.
– A volte chiama a una consacrazione speciale nella vita religiosa, con la pratica dei consigli evangelici.
– Chiama alla vita missionaria, all’annuncio del vangelo ai lontani.
– O semplicemente chiama alla vita matrimoniale e alla famiglia.
E sono tutte, anche queste ultime, vocazioni degne dell’uomo e di Dio.


(tratto da: E. Bianco, All’altare di Dio – Anno C – Elledici 2009)