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9. Narrazione – XXVI C, 29 set ’19

IL GIUDIZIO UNIVERSALE

Dopo una vita semplice e serena, una donna morì e si trovò subito a far parte di una lunga e ordinatissima processione di persone che avanzavano lentamente verso il Giudice Supremo.
Man mano che si avvicinava alla mèta, udiva sempre più distintamente le parole del Signore.
Udì così che il Signore diceva ad uno: «Tu mi hai soccorso quando ero ferito sull’autostrada e mi hai portato all’ospedale, entra nel mio Paradiso».
Poi ad un altro: «Tu hai fatto un prestito senza interessi ad una vedova, vieni a ricevere il premio eterno».
E ancora: «Tu hai fatto gratuitamente operazioni chirurgiche molto difficili, aiutandomi a ridare la speranza a molti, entra nel mio Regno».
E così via.
La povera donna venne presa dallo sgomento perché, per quanto si sforzasse, non ricordava di aver fatto in vita sua niente di eccezionale.
Cercò di lasciare la fila per avere il tempo di pensare, ma non le fu assolutamente possibile: un angelo sorridente ma deciso non le permise di abbandonare la lunga coda.
Col cuore che le batteva forte, e tanto timore, arrivò davanti al Signore.
Subito si sentì avvolta dal suo sorriso.
«Tu hai stirato tutte le mie camicie… Entra nella mia felicità».

A volte è così difficile immaginare quanto sia straordinario l’ordinario…!


(tratto da “365 Piccole Storie per l’anima”, Vol. 1, pag. 165 – Bruno Ferrero, Elledici)

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10. Anche Noi Vogliamo Capire – XXVI C, 29/9/19

Per aiutare i nostri piccoli a vivere meglio la Liturgia della Parola

PRIMA LETTURA (Amos 6,1a.4-7)
Dopo i commercianti, il profeta Amos mette sotto tiro i potenti e i ricchi che gozzovigliano e non si preoccupano del benessere dei poveri e del destino della nazione. Questi buontemponi, che non hanno ascoltato a tempo gli ammonimenti del profeta, non si rendono conto che mandano in rovina tutta la nazione. Nel loro futuro c’è l’esilio.

* Capire le parole
Al sicuro sulla montagna di Samaria. Era un luogo di perdizione per via dei culti agli idoli e di altri comportamenti immorali che si svolgevano in quei territori, pensando di essere al sicuro e di non dover temere alcun tipo di punizione.
La rovina di Giuseppe. Giuseppe, il più piccolo e indifeso dei figli di Giacobbe, diventa qui il simbolo degli oppressi e degli sfruttati, della cui sorte nessuno si cura. Ma come la sua storia cambiò nel bene per le misteriose vie di Dio, allo stesso modo la sorte di tanti che ora gemono è destinata ad un futuro di consolazioni.


SECONDA LETTURA (1 Timoteo 6,11-16)
Paolo, dopo aver denunciato la presenza di falsi maestri nelle comunità cristiane, esorta Timoteo a coltivare tutte le virtù, per essere di esempio ai fratelli e aiutarli a conservare intatta la fede in Gesù.

* Capire le parole
La buona battaglia della fede. Paolo ricorda che non basta aver raggiunto un sufficiente livello nel credere al Vangelo e al Dio di Gesù, ma che dinanzi alle difficoltà e alle prove della vita occorre difendere la fede dagli assalti del dubbio e dalla tentazione di venir meno alla fede stessa in Gesù.
Irreprensibile. Comportamento o promessa solenne, tale da non essere suscettibile di alcun appunto, rimprovero, osservazione da parte di nessuno.


VANGELO (Luca 16,19-31)
Una parabola apparentemente semplice nella quale Luca sintetizza l’insegnamento di Gesù sull’uso della ricchezza: nella comunità cristiana non ci devono essere ricchi e poveri, ma fratelli che condividono i beni di questo mondo, perché nessuno sia smodatamente ricco e nessuno sia così povero da non poter vivere dignitosamente.

* Capire le parole
Vestiti di porpora e di lino finissimo. Ai tempi di Gesù erano i tessuti più pregiati con cui potevano essere create le vesti e l’abbigliamento.
Epulone. Non è un nome di persona, ma un aggettivo che indica una persona eccessivamente incline ai piaceri della tavola. Infatti Epulone «tutti i giorni banchettava lautamente».
Lazzaro. Questo è l’unico caso, tra tutti i Vangeli, in cui al personaggio di una parabola è assegnato un nome di persona. Lazzaro in ebraico significa «il mio Dio aiuta», ma applicato al mendicante della parabola, sembra piuttosto rimandare al Lazzaro fratello di Marta e Maria tornato dall’aldilà perchè risuscitato da Gesù.


PER RIASSUMERE… Ancora una parabola su ricchezza e povertà; però questa volta la domanda non riguarda il modo di usare la ricchezza, ma il modo di interpretare il senso della vita. Inoltre ci è chiesto di dire a chi crediamo nel fare le scelte decisive. Non credere ai profeti, e per noi non credere a Gesù morto e risorto, conduce a vivere una vita votata al fallimento.


Le parole da capire sono curate dall’autore del sito liturgico; le parti in corsivo sono un libero adattamento da “Messale delle Domeniche e feste 2019 – LDC”

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1. Letture – XXV C, 22 set ’19

PRIMA LETTURA
Contro coloro che comprano con denaro gli indigenti.

Dal libro del profeta Amos 8,4-7

Il Signore mi disse:
«Ascoltate questo,
voi che calpestate il povero
e sterminate gli umili del paese,
voi che dite: “Quando sarà passato il novilunio
e si potrà vendere il grano?
E il sabato, perché si possa smerciare il frumento,
diminuendo l’efa e aumentando il siclo
e usando bilance false,
per comprare con denaro gli indigenti
e il povero per un paio di sandali?
Venderemo anche lo scarto del grano”».
Il Signore lo giura per il vanto di Giacobbe:
«Certo, non dimenticherò mai tutte le loro opere».
Parola di Dio.


SALMO RESPONSORIALE
Dal Salmo 112 (113)

R. Benedetto il Signore che rialza il povero.

Lodate, servi del Signore,
lodate il nome del Signore.
Sia benedetto il nome del Signore,
da ora e per sempre.

Su tutte le genti eccelso è il Signore,
più alta dei cieli è la sua gloria.
Chi è come il Signore, nostro Dio,
che siede nell’alto
e si china a guardare
sui cieli e sulla terra?

Solleva dalla polvere il debole,
dall’immondizia rialza il povero,
per farlo sedere tra i prìncipi,
tra i prìncipi del suo popolo.


SECONDA LETTURA
Si facciano preghiere per tutti gli uomini a Dio
il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo 2,1-8

Figlio mio, raccomando, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio. Questa è cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità.
Uno solo, infatti, è Dio e uno solo anche il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti. Questa testimonianza egli l’ha data nei tempi stabiliti, e di essa io sono stato fatto messaggero e apostolo – dico la verità, non mentisco –, maestro dei pagani nella fede e nella verità.
Voglio dunque che in ogni luogo gli uomini preghino, alzando al cielo mani pure, senza collera e senza contese.
Parola di Dio.


CANTO AL VANGELO (Cf. 2 Cor 8,9)

Alleluia, alleluia.
Gesù Cristo da ricco che era, si è fatto povero per voi,
perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà.
Alleluia.


VANGELO
Non potete servire Dio e la ricchezza.

Dal Vangelo secondo Luca 16,1-13

In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.
L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.
Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.
Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.
Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».
Parola del Signore.

forma breve:

Dal Vangelo secondo Luca 16,10-13

In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli:
«Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli
nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».
Parola del Signore.


(tratto da: Nuovo Messale della comunità, Domeniche e feste – Elledici 2008)

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2. Esegesi – XXV C, 22 set ’19

CHI È FEDELE NEL POCO

Amos 8,4-7 – Venderemo anche lo scarto del grano
1 Timoteo 2,1-8 – Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi
Luca 16,1-13 – Rendi conto della tua amministrazione

I beni sono per tutti
La sferzata di Amos contro chi abusava del mercato nero per creare e sfruttare i poveri, rinfaccia alcuni degli abusi che si commettono, ricordano le vittime che si creano e di cui Dio è sempre difensore. Siamo invitati a sentire la strumentalità di tutti i beni terreni al fine di realizzare la fraternità umana. I beni sono solo dei mezzi che devono servire a tutti gli uomini, anche a coloro che vengono esclusi. Sono mezzi per esprimere la nostra fraternità umana, il nostro rapporto di amici e non di competitori. Dio conosce le difficoltà della nostra situazione, perciò guarda con amorevole comprensione i nostri piccoli passi, apprezza cordialmente anche le piccole soluzioni geniali purché siano passi verso la salvezza, verso l’espressione della fraternità universale. Paolo invita a pregare per quelli che hanno potere perché abbiano attenzione vera alle persone. Ci ricorda che Dio è fedele e ci ha definitivamente salvati in Cristo Gesù, il mediatore che ha dato se stesso in riscatto per tutti. Definitivamente, e quindi senza pentimenti né ripensamenti.

Magnanimi nella misericordia
L’amministratore «disonesto» (Lc 16,8) dell’Evangelo offre misericordia per trovare misericordia. Egli diventa immagine del cristiano capace di effondere la misericordia di Dio, ben diversamente dal farisaismo che fa della verità di Dio un patrimonio geloso e una fonte di giudizio e di condanna. Ogni volta che ci rivolgiamo a Dio dobbiamo sentirci provocati e fiduciosi. Siamo provocati, perché Dio ci ricorda che quanto abbiamo tra le mani è strumentale, non possiamo godere delle cose che diciamo nostre come se gli altri non esistessero. Provocati perché con la nostra inventiva ci dobbiamo sentire responsabili dei problemi e quindi del bene degli altri. Sappiamo che le ricchezze di questo mondo sono «cose di poco conto» (v. 10), ma chi è «fedele» con esse, «è fedele anche in cose importanti», cioè sarà dispensatore di quella misericordia che ha ricevuto lui stesso da Dio e di cui vuole far partecipi gli altri. Ma chi è avaro possessore dei beni di questo mondo lo sarà anche della misericordia divina, e Dio non potrà affidargliela.

Forti dei gesti anche semplici
Siamo chiamati ad essere fiduciosi, perché Dio apprezza e sostiene anche il gesto più piccolo e imperfetto come quello dell’amministratore della parabola, o come quello dei re richiamati da Paolo (1Tm 2,2). La parabola consegna a noi la misericordia divina. Siamo molto vicini alla richiesta del «Padre nostro»: «…perdona a noi i nostri debiti, come noi li perdoniamo ai nostri debitori…» (Lc 11,4). Ma la differenza è enorme, perché qui non si tratta di perdonare torti fatti a noi, ma di debiti nei confronti del padrone. Il padrone della parabola loda la scaltrezza del suo amministratore che rimetteva ai debitori il loro debito verso di lui, come il padre del prodigo chiedeva al fratello maggiore di partecipare alla festa del perdono del suo fratello dissipatore.

Servire il Signore con la sua stessa modalità
La «ricchezza altrui» del Vangelo di oggi (v. 12) è la passeggera ricchezza del mondo, ma bisogna dispensarla con totale dedizione, altrimenti Dio non ci potrà affidare la ricchezza «vera», quella che veramente conta e che è la misericordia divina, porta d’ingresso nella piena comunione con il Signore. C’è la richiesta da parte del Signore perché noi esercitiamo la sua stessa misericordia, e il potere di farlo in suo nome. La ricchezza del mondo, nella sua transitorietà e vanità, può addirittura, come Gesù dice al v. 13, diventare nostro «padrone» e farci suoi servi. La ricchezza mondana diventa idolo. Ma non è possibile adorare l’idolo e adorare il vero nostro Signore. Chi stravolge la giustizia divina in possesso e in duro giudizio, odia e disprezza il Signore della misericordia e della salvezza: «Non potete servire Dio e la ricchezza». Non si può servire Dio nella spietatezza del giudizio che condanna ed esclude il fratello.


PER IL CONFRONTO NEL GRUPPO
– Quanto sei disposto a investire perché la misericordia vinca?
– Perché ti capita di escludere qualcuno dalle tue attenzioni?


IN FAMIGLIA
Non mancano situazioni di fatica nelle nostre realtà familiari, ma queste diventano delle opportunità per sviluppare i sentimenti più veri di dedizione. Si può partire da un aspetto di fatica latente per raccontare ognuno la propria insoddisfazione. Ci si ascolta con rispetto, accogliendo tutte le fatiche e si esprime la rappacificazione con un abbraccio non formale.


(tratto da: R. Paganelli – Vivere la domenica aprendoci alla Parola, anno C – Elledici 2015)

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3. Annunciare la Parola – XXV C, 22 set ’19

• Am 8,4-7 – Contro coloro che comprano con denaro i poveri.
• Dal Salmo 112 – Rit.: Lo sguardo del Signore è sopra il povero.
• 1 Tm 2,1-8 – Si facciano preghiere per tutti gli uomini a Dio che vuole tutti salvi.
• Canto al Vangelo – Alleluia, alleluia. Gesù Cristo, da ricco che era, si fece povero, per arricchire noi con la sua povertà. Alleluia.
• Lc 16,1-13 – Non potete servire a Dio e a mammona.

PER COMPRENDERE LA PAROLA

In entrambi i casi (Antico Testamento e Vangelo) si tratta di denaro mal guadagnato. Ma i ricchi di Israele, a differenza dell’amministratore disonesto, non hanno fatto niente per assicurarsi amicizie nell’aldilà.

PRIMA LETTURA
Amos minaccia a Israele il castigo di Dio. Si sforza di farlo uscire da un benessere materiale che genera illusione e perversione.
I ricchi conservano un certo senso religioso. Osservano le festività. Ma aspettano che siano passate per tornare alle loro attività solitamente disoneste.
Un primo richiamo riguarda il commercio (vendere il grano, smerciare il frumento…, v. 5); un secondo richiamo riguarda l’esercizio della giustizia (comperare gli indigenti e i poveri, v. 6; cf anche Am 2,6-7).
Il disprezzo del povero e l’ingiustizia sono una colpa contro Dio. Mettono in pericolo l’alleanza di Dio e del popolo.

SALMO
È un inno di ringraziamento dei poveri di Iahvè (che preannuncia il cantico di Maria: Lc 1,46-55). Dio è giusto, “rialza il povero, per farlo sedere tra i principi” (v. 8).

SECONDA LETTURA
Questo brano aiuta a farsi un’idea più chiara della consapevolezza che aveva la comunità primitiva della propria missione.
Una prima raccomandazione rivolta a tutti è la pratica della preghiera di intercessione. La comunità è un popolo sacerdotale che alza le mani al cielo.
Si noti che la comunità prega per i capi di Stato (gli imperatori) “alzando al cielo mani pure, senza ira e senza contese” durante un periodo di persecuzioni.
Tale preghiera è certamente la preghiera liturgica. (Seguono alcune raccomandazioni sul comportamento delle donne, che interessano però soltanto quell’assemblea).
È una vera preghiera universale: “(Dio) vuole che tutti gli uomini siano salvati”.
L’intercessione, come potere e dovere, si fonda sulla fede in un Dio universale e in un unico Mediatore, Gesù Cristo (v. 5).

VANGELO
Questo Vangelo riunisce due testi che parlano del denaro: una parabola e due massime.
Nella parabola viene lodata non la disonestà, ma l’abilità. Sono sottolineati il realismo e l’abilità dell’amministratore, il quale ha saputo con preveggenza prepararsi il futuro. Il credente sa di essere in una situazione precaria in questo mondo. Deve investire per il Regno.
Il denaro è il mezzo abituale per farsi una posizione sicura in questo mondo. Il Vangelo condanna questa specie di anti-dio e invita continuamente a usarlo per il Regno venturo (v. 9). Bisogna farsi degli amici nell’aldilà, che ritroveremo sulla soglia del Regno (cf Mt 25 e Lc 12,32-34: 19a domenica).
vv. 10-13: Queste sentenze sull’onestà e il denaro non hanno rapporto diretto con la parabola. Luca presenta l’insegnamento di Cristo sui ricchi e poveri nei capp. 14; 16; 18-19. Nel suo Vangelo, si tratta d’un aspetto importante della conversione, un atteggiamento essenziale per salire a Gerusalemme.


PER ANNUNCIARE LA PAROLA (piste di omelia)

L’amministratore scaltro…
I cristiani dimostreranno per il Regno di Dio lo stesso efficace impegno degli uomini d’affari per le loro imprese? Questo è il nodo della parabola. Si tratta di fissare chiaramente l’obiettivo da raggiungere, di individuarne l’importanza fondamentale e di scegliere i mezzi che assicurino un risultato solido e duraturo. Analizzare la situazione in tal modo e agire di conseguenza, anche a prezzo di duri sacrifici, vuol dire essere “avveduti”.
“Acquista la sapienza, a costo di tutto ciò che possiedi” (Prv 4,7); si veda anche la perla preziosa (Mt 13,45).
Il Regno di Dio merita queste rinunce: “Vendi tutto ciò che hai…” (Lc 18,22); prendere la propria croce (Lc 9,23); “Vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io” (Gv 14,3); “Noi abbiamo lasciato tutte le nostre cose…” (Lc 18,28).
Nella parabola, però, si parla di denaro e di farsi degli amici col suo uso. Essi poi ci ripagheranno nell’aldilà. “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli…” (Mt 25,40).
È certamente facile essere generosi col denaro degli altri, come fa questo amministratore disonesto. Ma quando si tratta del nostro? Non è appunto per insegnarci che la nostra valutazione del denaro dev’essere purificata?
Anche l’uso in se stesso del denaro ha bisogno di conversione. La nostra gerarchia dei valori nei riguardi del denaro deve essere rivista: “Perché accumulare ricchezze?” (cf Mt 6,19). Tutto ciò che non viene donato è perduto. Perché aspettare la morte e il testamento per lasciare i mobili che non servono più e dormono in un salone polveroso, invece di donarli a quella giovane coppia che deve sistemarsi?
Nel nostro mondo non manca il denaro, ma non ce n’è dove sarebbe necessario: alcuni popoli muoiono di carestia, mentre altrove enormi depositi di alimentari marciscono; che cosa frutta una colletta per un’opera educativa o per un salvataggio morale? I milioni si trovano solo per “fare buoni investimenti”…
Quanti, di fronte alla richiesta di un giusto aumento dei salari, invece di impegnarsi a concederlo si rifugiano dietro l’intoccabilità delle categorie o degli accordi collettivi?…
Veramente gli uccelli del cielo ci danno una lezione (Lc 12,22.54).
Realismo: il mondo al quale il denaro ci sottomette è in realtà un padrone che presto o tardi ci metterà alla porta: “Domani morirai” (Lc 12,20).
Evitiamo di essere i suoi schiavi. Non leghiamoci troppo a lui.

O Dio o il denaro
Bisogna scegliere (Vangelo). Il denaro è un cattivo padrone. Rende sicuri di sé, cupidi, fa dimenticare le esigenze dello spirito. Vedi il ricco stolto (Lc 12,16-21).
Indurisce il cuore di chi lo possiede e opprime i deboli (1ª lettura). Vedi anche il ricco cattivo (Lc 16,19) o il servo spietato (Mt 18,21).
Favorisce l’intrigo, la truffa, i sotterfugi (Vangelo, 1ª lettura); incoraggia tutte le menzogne: chi ruba un uovo oggi ruberà una gallina domani (Vangelo, 2ª lettura).
Con esso e per esso si può comperare o vendere tutto: i piaceri (figlio prodigo: Lc 15,13), la propria coscienza (Giuda: Mt 26,15). Non è un caso che il denaro abbia un ruolo nella Passione.
La condanna è rivolta alla cupidigia del denaro per se stesso e al suo cattivo uso. L’amore per il denaro è un ingranaggio terribile: denaro = godimento = onore = potere = orgoglio; per un ricco è difficile entrare nel Regno (cf Lc 18,24).
Il denaro invece deve restare al suo posto di servo. Esso è necessario: chi può vivere senza? È il frutto normale del lavoro (cf operaio dell’undecima ora, Mt 20). È necessario per pagare le imposte (tributo a Cesare, Lc 20,25); per realizzare i propri sogni (tesoro nascosto, Mt 13,44); per far l’elemosina e assicurarsi un tesoro in cielo (Lc 12,33); per manifestare la propria generosità, rimettere i debiti, aiutare (Lc 11,41). Il distacco da esso è oggetto della prima beatitudine del Signore (Mt 5,3); fa comprendere la conversione di Zaccheo (Lc 19).
Chi è distaccato dal denaro e ne fa buon uso può guadagnarsi il Regno. I pagani si preoccupano dei beni di questo mondo. Coloro che cercano il Regno saranno più felici di Salomone (Lc 12,22-34).

La preghiera di intercessione
Si tratta della preghiera in nome degli altri e per gli altri.
Solidarietà degli uomini fra di loro, comunione dei Santi.
Si tratta inoltre della preghiera di domanda – o di ringraziamento – con le intenzioni più ampie: per tutti gli uomini, e in particolare per coloro che hanno responsabilità, fra i quali i capi di governo. Data la loro funzione, la loro influenza è decisiva per la pace nel mondo e la libera predicazione del Vangelo. Se fanno il bene, molti ne avranno vantaggio; se fanno il male, molti ne avranno danno. Rendere la nostra preghiera sempre più ampia. La pace, come bene primario, si ottiene soltanto con l’attività politica e la preghiera. La preghiera non ci distrae dalla vita del mondo.
Alle lezioni sulla preghiera dateci dagli evangelisti – e che troviamo in altre domeniche – come:
– non usate tante parole (Mt 6,7);
– picchiate e vi sarà aperto = amico importuno (Lc 11,5-8);
– insistete come la vedova con il giudice (Lc 18,1);
– la fede ottiene tutto (Mt 21,22),
Paolo aggiunge alcune precisazioni complementari:
– pregate alzando al cielo le mani: gesto “disarmato” di supplica, di abbandono e di offerta di sé;
– senza ira: non per chiedere vendetta, come i figli del tuono (Lc 9,54), ma perdonando per ottenere il perdono;
– senza cattive intenzioni, non per augurare il male, ma per ottenere ai cattivi di essere liberati dalla tentazione e guidati dallo Spirito;
– per mezzo dell’Unico Mediatore, che è insieme Dio e uomo: “Qualunque cosa chiederete nel mio nome, io la farò” (Gv 14,13).
La Chiesa termina tutte le sue orazioni: “Per Cristo nostro Signore”. Interroghiamoci sulle nostre preghiere di intercessione: ne facciamo? che cosa riguardano? per chi preghiamo?


(tratto da: M. Gobbin, Omelie per un anno – vol. 2, anno C, tempo ordinario – Elledici 2003)

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4. Parola da Vivere – XXV C, 22 set ’19

CHI È FEDELE NEL POCO

La ricchezza è disonesta quando non è donata. Tutta la giustizia farisaica impersonata dal fratello maggiore del prodigo è un patrimonio non comunicato e non dato. È una giustizia che condanna. La giustizia divina è invece salvifica. Gesù non è venuto per condannare, ma per liberare e per salvare. Se perdoniamo, saremo perdonati. Il nostro compito è quello di essere attivamente partecipi del banchetto della misericordia, perché il giudizio di Dio è diventato, per la Pasqua di Gesù, giudizio di salvezza. Siamo invitati a servire il servo che ci ha redenti.


(tratto da R. Paganelli – Vivere la domenica aprendoci alla Parola, anno C, Elledici 2015)

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5. Preghiere dei Fedeli – XXV C, 22 set ’19

Parabola dell’amministratore astuto

Celebrante. Con la sua parabola Gesù ci propone di fare buon uso dei beni che qui sulla terra sono a nostra disposizione, perché fruttino per la vita eterna. Diciamo nella Preghiera dei fedeli il nostro desiderio di privilegiare nella nostra esistenza i valori dello spirito.

Lettore. Preghiamo insieme e diciamo: Donaci, Padre, la saggezza del cuore.

1. Preghiamo per la santa Chiesa di Dio. Sua missione è di indicare agli uomini il regno dei Cieli, e l’impegno per una vita che sia orientata a Dio.
Perché sappia proporre un uso dei beni della terra finalizzato a conseguire fra tutti gli uomini più giustizia e più amore, preghiamo.

2. Per coloro che si lasciano affascinare dai beni materiali. Molti vivono con mentalità consumistica, come impastati di terra e fatti per la terra.
Perché aprano gli occhi al mondo dei valori spirituali, e orientino la loro vita a conseguire ciò che è importante agli occhi di Dio, preghiamo.

3. Per i sei miliardi di uomini che oggi popolano il nostro pianeta. Più o meno consciamente tutti di fatto prendono posizione tra Dio e mammona.
Perché non siano schiavi del denaro e delle comodità, ma sempre in ricerca di Colui che solo può dare senso alle nostre esistenze, preghiamo.

4. Per coloro che detengono il potere economico. Sono chiamati a essere fedeli amministratori dei doni di Dio, ma sovente utilizzano le sempre più raffinate scienze economiche per un profitto personale e privato senza limiti.
Perché sentano viva la loro responsabilità nel sociale, e mettano il bene comune al di sopra dell’accaparramento del denaro, preghiamo.

5. Per la nostra comunità (parrocchiale). Il Signore vuole anche noi accorti e tenaci nel perseguire il bene, come seppe essere industrioso nel male l’amministratore astuto della parabola.
Perché sia attivo in noi il dinamismo dell’amore cristiano, che spinge a promuovere i diritti della persona umana, a superare gli squilibri sociali, ed essere disponibili verso chi ci è accanto, preghiamo.

Celebrante. O Padre, tu ci hai creati per te. Rendici capaci di armonizzare bene le realtà puramente materiali con i valori dello spirito; allora le cose della terra non saranno più per noi motivo di tensione e di lotta, ma strumenti di condivisione in amicizia e fraternità. Per Cristo nostro Signore.


(tratto da: E. Bianco, Preghiera dei fedeli, proposte per le domeniche e feste degli anni A-B-C – Elledici 2002)

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7. Aforismi – XXV C, 22 set ’19

Raccolta di aforismi o testi utili per la riflessione o l’approfondimento

RIFLESSIONI PER I FIGLI DELLA LUCE

Cresce l’abete.
– Mentre tu a fatica ti spiani la strada verso gli onori, in qualche bosco, con moto impercettibile, cresce l’abete della tua bara. Svend Clause
– Non appoggiarti all’uomo, deve morire. Non appoggiarti all’albero, deve seccare. Non appoggiarti al muro: deve crollare. Appoggiati a Dio soltanto: Lui rimane sempre. Francesco d’Assisi [a santa Chiara]
– Finché viviamo nell’egoismo, siamo quelli che ancora oggi vivono «prima di Cristo». Benedetto XVI

Ridestarsi.
– Se i cristiani fossero dei soldati, sarebbero stati fucilati tutti da un pezzo per tradimento. Bruce Marshall
– Non si guarda all’avvenire come le mucche guardano passare un treno. L’avvenire si fa. Georges Bernanos
– Se oggi dormi, cosa farai quando sarai morto? Chassid Mendel di Kotzk
– Quand’anche navigassi per mari stranieri, verrà sempre a far naufragio nel tuo, Signore. Mario Pomilio

Le ali troppo corte.
– Non ci sono altezze troppo alte, ma soltanto ali troppo corte. Giovanni Papini
– È vero che non possiamo leggere il futuro, ma lo possiamo scrivere. Anonimo
– L’avvenire è di coloro che si danno da fare. Henri Bergson
– Per quanto tempo dirò ancora «domani, domani»? Perché non «adesso»? Sant’Agostino
– Non aspettare il momento favorevole: crealo. Swett Marden

Sei tu il pilota.
– Il tempo vola, ma ricordati che sei tu il pilota. Anonimo
– Finché al mondo c’è la possibilità di compiere un’opera di misericordia, la vita è bella e vivere è divino. Cesare Angelini
– Le cose di questo mondo non sono altro che terra. Fanne un mucchio sotto i tuoi piedi, e ti ritroverai più vicino al cielo. Josemara Escrivà de Balaguer
– Non accontentatevi di ciò che è piccolo, perché Dio si aspetta grandi cose. Santa Caterina da Siena
– Bisogna aver fatto molto, per capire che non si è fatto abbastanza. Raoul Follereau
– Quello che facciamo è meno di una goccia nell’oceano. Ma senza quella goccia, all’oceano mancherebbe qualcosa. Teresa di Calcutta


(tratto da: E. Bianco, All’altare di Dio – Anno C – Elledici 2009)

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8. Canto Liturgico – XXV C, 22 set ’19

Ecco a voi questa settimana un canto che può essere eseguito alla COMUNIONE

CRISTO, UOMO NUOVO – B. Facciotti
(Nella Casa del Padre, n. 548 – Elledici)

Rit. Cristo nostra Pasqua, è per sempre vivo,
è per noi la vita, alleluia.
Nasce l’uomo nuovo fatto come Cristo,
nasce a vita nuova, alleluia.

1. E quando questo corpo mio sarà distrutto,
diventerà frumento di salvezza,
maturerà nel sole dell’amore,
trasformerà la morte in nuova vita.

2. Cercate senza fine la bellezza di quel volto
trasfigurato in luce dal dolore
e di virt `u vestite l’uomo nuovo,
a immagine creato dall’Eterno.

3. Andiamo verso Cristo
che ci aspetta alla sua mensa,
lavati dentro al sangue dell’Agnello
la morte `e stata vinta dalla vita,
corriamo incontro a Cristo, nostro sposo.