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10. Anche Noi Vogliamo Capire – XIII C, 30/6/19

Per aiutare i nostri piccoli a vivere meglio la Liturgia della Parola

PRIMA LETTURA (1 Re 19,16b.19-21)
Elia ha bisogno di un successore e il Signore gli indica Eliseo. Eliseo comprende e sceglie di lasciare lavoro e famiglia, per seguire la propria vocazione profetica.

* Capire le parole
Ungerai. L’unzione con olio sacro (crisma) è il segno della consacrazione divina riservata ai sacerdoti ai re e ai profeti.
Gli gettò addosso il suo mantello. Il mantello gettato sulle spalle ha un forte valore simbolico: il Profeta è disposto a trasferire sul discepolo la propria missione e i propri poteri.


SECONDA LETTURA (Gal 5,1.13-18)
Paolo è preoccupato che i Galati si lascino attrarre dai falsi fratelli, che dimentichino il comandamento fondamentale dell’amore fraterno e che perdano la libertà spirituale che Cristo ha conquistato e donato loro.

* Capire le parole
Un pretesto per la carne. All’interno della comunità cristiana alcuni prendevano la libertà dei figli di Dio acquistata da Gesù a prezzo del suo sangue come pretesto per comportarsi senza regole e senza morale.
Non distruggervi del tutto. Paolo usa l’arma dell’ironia per rimproverare ai Gàlati i cattivi comportamenti.


VANGELO (Lc 9,51-62)
Come il Servo, di cui parla Isaia, Gesù rende dura la sua faccia, per andare incontro alla passione che lo attende a Gerusalemme. Luca raccoglie subito dopo alcune esperienze che indicano le caratteristiche che i discepoli devono avere per seguire il loro Maestro.

* Capire le parole
Samaritani. Erano i cugini separati degli ebrei: lungo la storia la loro fede si era contaminata con gli idoli e i modi di vivere dei popoli pagani. Per questo erano disprezzati e tenuti a distanza.
(Tre storie di discepoli). Slancio (apparentemente) incondizionato e disponibilità con condizioni sono atteggiamenti che Gesù corregge e orienta verso la meta: l’annuncio del Regno di Dio.


PER RIASSUMERE… Gesù si avvia decisamente verso Gerusalemme. Questa scelta comporta una scelta anche per i discepoli: seguirlo non vuol dire soltanto stare con lui, ma diventare come lui. Per questo il Signore si fa più esigente con chi vuole seguirlo. Le risposte secche e i rimproveri fanno parte del metodo educativo di Gesù, perché i discepoli capiscano con chi hanno a che fare e cosa è richiesto loro, senza sconti.


Le parole da capire sono curate dall’autore del sito liturgico; le parti in corsivo sono un libero adattamento da “Messale delle Domeniche e feste 2019 – LDC”

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1. Letture – Corpus C, 23 giu ’19

PRIMA LETTURA
Offrì pane e vino.

Dal libro della Gènesi 14, 18-20

In quei giorni, Melchìsedek, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo e benedisse Abram con queste parole:
«Sia benedetto Abram dal Dio altissimo,
creatore del cielo e della terra,
e benedetto sia il Dio altissimo,
che ti ha messo in mano i tuoi nemici».
E [Abramo] diede a lui la decima di tutto.
Parola di Dio.


SALMO RESPONSORIALE
Dal Salmo 109(110)

R. Tu sei sacerdote per sempre, Cristo Signore.

Oracolo del Signore al mio signore:
«Siedi alla mia destra
finché io ponga i tuoi nemici
a sgabello dei tuoi piedi».

Lo scettro del tuo potere
stende il Signore da Sion:
domina in mezzo ai tuoi nemici!

A te il principato
nel giorno della tua potenza
tra santi splendori;
dal seno dell’aurora,
come rugiada, io ti ho generato.

Il Signore ha giurato e non si pente:
«Tu sei sacerdote per sempre
al modo di Melchìsedek».


SECONDA LETTURA
Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete
al calice, voi annunciate la morte del Signore.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi 11, 23-26

Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso
grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me».
Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me».
Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga.
Parola di Dio.


SEQUENZA
La sequenza è facoltativa e si può cantare o recitare anche nella forma breve, a cominciare dalla strofa: Ecco il pane.
Se la sequenza viene omessa, segue il CANTO AL VANGELO.

[Sion, loda il Salvatore,
la tua guida, il tuo pastore
con inni e cantici.

Impegna tutto il tuo fervore:
egli supera ogni lode,
non vi è canto che sia degno.

Pane vivo, che dà vita:
questo è tema del tuo canto,
oggetto della lode.

Veramente fu donato
agli apostoli riuniti
in fraterna e sacra cena.

Lode piena e risonante,
gioia nobile e serena
sgorghi oggi dallo spirito.

Questa è la festa solenne
nella quale celebriamo
la prima sacra cena.

È il banchetto del nuovo Re,
nuova Pasqua, nuova legge;
e l’antico è giunto a termine.

Cede al nuovo il rito antico,
la realtà disperde l’ombra:
luce, non più tenebra.

Cristo lascia in sua memoria
ciò che ha fatto nella cena:
noi lo rinnoviamo.

Obbedienti al suo comando,
consacriamo il pane e il vino,
ostia di salvezza.

È certezza a noi cristiani:
si trasforma il pane in carne,
si fa sangue il vino.

Tu non vedi, non comprendi,
ma la fede ti conferma,
oltre la natura.

È un segno ciò che appare:
nasconde nel mistero
realtà sublimi.

Mangi carne, bevi sangue;
ma rimane Cristo intero
in ciascuna specie.

hi ne mangia non lo spezza,
né separa, né divide:
intatto lo riceve.

Siano uno, siano mille,
ugualmente lo ricevono:
mai è consumato.

Vanno i buoni, vanno gli empi;
ma diversa ne è la sorte:
vita o morte provoca.

Vita ai buoni, morte agli empi:
nella stessa comunione
ben diverso è l’esito!

Quando spezzi il sacramento
non temere, ma ricorda:
Cristo è tanto in ogni parte,
quanto nell’intero.

È diviso solo il segno
non si tocca la sostanza;
nulla è diminuito
della sua persona.]

Ecco il pane degli angeli,
pane dei pellegrini,
vero pane dei figli:
non dev’essere gettato.

Con i simboli è annunziato,
in Isacco dato a morte,
nell’agnello della Pasqua,
nella manna data ai padri.

Buon pastore, vero pane,
o Gesù, pietà di noi:
nùtrici e difendici,
portaci ai beni eterni
nella terra dei viventi.

Tu che tutto sai e puoi,
che ci nutri sulla terra,
conduci i tuoi fratelli
alla tavola del cielo
nella gioia dei tuoi santi.


CANTO AL VANGELO (Gv 6,51)

Alleluia, alleluia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo, dice il Signore,
se uno mangia di questo pane vivrà in eterno.
Alleluia.


VANGELO
Tutti mangiarono a sazietà.

Dal Vangelo secondo Luca 9,11b-17

In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.
Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta».
Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini.
Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti.
Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla.
Parola del Signore


(tratto da: Nuovo Messale della comunità, Domeniche e feste – Elledici 2008)

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2. Esegesi – Corpus C, 23 giu ’19

DATE LORO DA MANGIARE

Genesi 14,18-20 – Benedetto sia il Dio altissimo
1 Corinzi 11, 23-26 – Ho ricevuto dal Signore quello che vi ho trasmesso
Luca 9,11b-17 – Non abbiamo che cinque pani e due pesci

Pane e vino, alimenti per la vita
È dal sacrificio di Melchisedech che comincia la storia del pane, egli offre pane e vino all’uomo della promessa. Cristo, re di giustizia e di pace, offre se stesso, nel pane e nel vino, al popolo nuovo della promessa. Offre giustizia e pace, i due beni primari dei tempi messianici. La moltiplicazione dei pani è l’ultimo segno, come a dire l’ultima tappa del cammino del pane, prima del suo compimento. Il giorno cominciava a declinare, la sera è un momento privilegiato per il riconoscimento del Cristo nel segno del pane e per la manifestazione del Signore. La preparazione sembra esigere un assetto strategico, come l’uscita dalla terra promessa: come l’antico popolo era accampato in modo strategico secondo l’ordine stabilito da Mosè (Es 18,25), così il nuovo popolo si dispone in gruppi di cinquanta (Lc 9,14).

Pane distribuito in dono
Il pane moltiplicato viene fatto distribuire da Gesù stesso, mentre la manna veniva raccolta da ciascun ebreo. Si accentua il carattere del dono gratuito, un dono sovrabbondante. Mentre la manna era appena il cibo di un giorno, il pane di Cristo è cibo che avanza fino a riempire dodici ceste, una cesta per ogni tribù
d’Israele. Ma in questo caso la grandezza del segno è data dalla condivisione, grande risposta di Gesù alla fame dell’uomo. Cristo non creò, ma spezzò, e moltiplicò il piccolo dono dell’uomo. Inoltre la condivisione porta in sé il dono dell’unità e della pace. Il principio animatore della condivisione non è la giustizia retributiva o rivendicativa, ma l’amore che dona ancor prima che venga espressa una richiesta. Per questo condividere è creare una comunione di animi e di intenti. Chi non spezza e condivide il pane non capirà mai il senso ultimo del pane. Paolo ci presenta un caso emblematico. La comunità di Corinto non aveva ancora raggiunto la comunione che Paolo desiderava, anzi all’interno esistevano divisioni che permanevano nella stessa Eucaristia. Spezzare il pane, versare il sangue sono l’ultimo gesto di amore di Dio; egli condivide con gli uomini la stessa vita del Figlio. Il Figlio si spezza perché l’uomo impari a spezzarsi e a condividere. L’invito a condividere ci viene da Colui che con noi ha già condiviso tutto. Nel racconto di Luca il miracolo è posto alla fine della giornata e riassume tutta la vita che Cristo condivide con chi è stato il giorno intero alla sua sequela.

Doni da ripetere
Voi stessi date da mangiare, voi che mi seguite e mi amate, voi che mi vedete compiere guarigioni, trasformare l’acqua in vino, voi che mi sentite invocare il Padre… voi, sfamate questa folla che è piena di dubbi, di sofferenze, di dolore… desiderosa della Parola che salva. Voi stessi date loro cibo, bevanda, vestito, cioè on tralasciate le necessità dei fratelli, non andate oltre, non mandate via; abbiate un occhio attento e un cuore ricco di misericordia. Chi si nutre del pane eucaristico, diventando ciò che mangia, è persona che si ricorda di fare il bene nello stile di Gesù, sapendo che è proprio di quello stile che il bene si faccia anche dimenticare: «Non sappia la tua sinistra…» (Mt 6,3). Voi stessi, perciò diventate «pane» per il grido delle folle, diventate pane spezzato, fragrante, donato in abbondanza. Non tiratevi indietro, non dite mai «non posso»… la vostra generosità si moltiplicherà così tanto che si raccoglierà per essere donata ancora.

Doni originati dall’Eucaristia
Il miracolo di Gesù più raccontato dai Vangeli in ben sei ricorrenze, lo presenta come Colui che sfama la gente (Mc 6,30-44; 8,19; Mt 14,13-21; 15,32-39; Lc 9,10-17; Gv 6,1-13). Le azioni compiute da Gesù per nutrire le folle, prendere il pane, rendere grazie, spezzarlo e offrirlo, sono identiche a quelle dell’Ultima Cena, al momento del dono del pane eucaristico. Il pane è fonte di relazione. Quando si ha fame e si chiede il cibo, si richiede la relazione con Dio, perché il bisogno è traccia originale di questo legame: sta scritto «Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (Lc 4,4). Il digiuno di Gesù nel deserto non mira a castigare la fame, ma a riconoscere che è Dio a nutrire. La comunità che prende la forma del pane, che accoglie il Vangelo del bisogno e della solitudine, è una comunità appassionata dei pezzi unici. Gli interventi urgenti, a favore di poveri di ogni tipo generano il Regno di Dio e il gusto di stare con Cristo Gesù.


PER IL CONFRONTO NEL GRUPPO
– L’Eucaristia che viviamo a cosa ci sollecita?
– A chi sappiamo donare veramente quello che abbiamo?


IN FAMIGLIA
Il dono più grande che i genitori possono fare ai figli è quello di garantire loro il pane quotidiano.
Si può ringraziare per tutto quello che si ha, e allo stesso tempo mettere a disposizione
diversi tipi di pane perché ognuno vi si possa identificare e descrivere che tipo di pane è o vuole essere nella vita.


(tratto da: R. Paganelli – Vivere la domenica aprendoci alla Parola, anno C – Elledici 2015)

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3. Annunciare la Parola – Corpus C, 23 giu ’19

• Gn 14,18-20 – Offrì pane e vino.
• Dal Salmo 109 – Rit.: Tu sei sacerdote per sempre, Cristo Signore.
• 1 Cor 11,23-26 – Ogni volta che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore.
• Canto al Vangelo – Alleluia, alleluia. Io sono il pane vivo disceso dal cielo, dice il Signore; chi mangia di questo pane vivrà in eterno. Alleluia.
• Lc 9,11b-17 – Tutti mangiarono e si saziarono.

PER COMPRENDERE LA PAROLA

PRIMA LETTURA
In questo breve e misterioso passo della Genesi ci troviamo agli albori della Prima Alleanza. Abramo, Padre dei credenti, ha già dimostrato la sua sottomissione a Dio. Ha ottenuto alcune vittorie. Adesso Melchisedek, re di Gerusalemme, lo inizia al culto del Dio altissimo, offrendo pane e vino. Abramo riceve la benedizione e impara a benedire Dio. L’offerta della decima al sacerdote dell’Altissimo è segno della sua riconoscenza e della sua accettazione del culto “secondo Melchisedek”.
Gesù nel momento in cui a Gerusalemme inaugura la Nuova Alleanza mette in atto il sacerdozio “secondo l’ordine di Melchisedek”, col pane e il calice. Anch’egli benedice Dio (“Rese grazie”) e dà la benedizione a coloro che celebrano il culto con fede. Ma in questo caso c’è ben di più del pane e del vino: in forza delle parole di Cristo, essi sono diventati “il suo corpo” e “il suo sangue”.
Il nuovo culto conferisce realtà a ciò che era soltanto figura. Allo stesso modo l’offerta richiesta al credente supera la semplice offerta della decima: ormai si tratta del dono di sé e non soltanto dei propri beni materiali.

SALMO
È un salmo messianico che canta Cristo:
– uguale a Dio, “siedi alla mia destra” (cf il nostro Credo);
– vittorioso su tutti coloro che gli si oppongono, universalmente;
– Principe, nella forza e nella santità, Figlio di Dio;
– Sacerdote per sempre, in forza del giuramento di Dio, al modo di Melchisedek.
Nella lettera agli Ebrei 7, troviamo un commento sia della 1ª lettura, sia del salmo.

SECONDA LETTURA
Riferisce il racconto dell’istituzione dell’Eucaristia secondo san Paolo.
Ordinando agli apostoli di fare ciò “in memoria” di lui (formula che troviamo qui e in Luca), Gesù stabilisce un memoriale, proprio come il culto dell’Antico Testamento voleva essere memoriale dell’uscita dall’Egitto, della liberazione del popolo di Dio. Non quindi un semplice mezzo per ravvivare il ricordo, ma gesti e parole che significhino oggi la presenza dell’Amore eterno di Dio, che si offre per noi come per i suoi contemporanei. Insomma, nelle nostre mani, mentre attendiamo il ritorno del Signore, abbiamo il mistero della Pasqua, morte e vita nuova.
Stando al contesto della lettera, Paolo vuole biasimare i Corinzi per il cattivo andamento delle loro assemblee che non sono propriamente “cena del Signore”. Questa avvenne “nella notte in cui veniva tradito”, in segno del sacrificio che stava per compiere sulla croce. Il pane è il corpo offerto… Il calice quello del sangue dell’Alleanza. Non si tratta quindi di fare una cena ognuno per conto suo.

VANGELO
Con questo brano siamo apparentemente lontani dal mistero dell’Alleanza conclusa col popolo di Dio.
La moltiplicazione dei pani manifesta la bontà di Gesù per la folla affamata, è il segno del Dio che nutre, che dà il pane quotidiano, a profusione, fino a saziare tutti, nonostante il loro numero, e persino oltre.
Tuttavia, le circostanze di luogo (il deserto), l’ordine di riunire la folla in gruppi di cinquanta (come aveva fatto Mosè col popolo), il numero delle ceste (che evoca i 12 apostoli e anche le 12 tribù) aprono la strada a una comprensione nuova del miracolo: vi cogliamo quasi il ricordo della Prima Alleanza, di Dio che ha nutrito il suo popolo nel deserto, e quasi il primo germoglio della Chiesa, del popolo della Nuova Alleanza, che riceve la vita dalle mani dei servi di Cristo, in forza della sua parola. Appunto ciò che l’Eucaristia realizza lungo la storia della Chiesa.


PER ANNUNCIARE LA PAROLA (piste di omelia)

Sappiamo dire grazie?
Non è molto frequente dire grazie, soprattutto a Dio. Quando otteniamo qualche “vittoria” ce ne attribuiamo facilmente il merito. Quando ci avviciniamo a Dio, persino a Messa, il più delle volte lo facciamo da questuanti, con la nostra fame e le nostre suppliche.
Il culto “secondo Melchisedek” è anzitutto una lode. Il sacerdote benedice Dio: la benedizione di Abramo è infatti lode di Dio; Gesù, nel momento in cui si abbandona alla morte, rende grazie; nel momento in cui moltiplica i pani, alza gli occhi al cielo e benedice.
Il Santo Sacramento del corpo e del sangue di Cristo dev’essere per noi scuola di ringraziamento, per l’alleanza che Dio ha concluso con noi nel suo sangue, per il cibo di vita che ci elargisce, per la speranza di cui è caparra. Ritrovare la lode di Cristo, nostro sommo sacerdote splendente di santità, con gli accenti trionfanti del salmo, significa metterci sul cammino dell’Amore. Il linguaggio dell’amore è l’unico che si confà veramente ai nostri rapporti con Dio.

La vita quotidiana, materia di consacrazione
La nostra vita è piena di cose senza importanza. I gesti quotidiani ritornano con monotonia. Che cosa c’è di più banale del pane, così facilmente sprecato? Che cosa di più ordinario del mangiare e bere? Eppure, per il sacrificio al Dio altissimo Melchisedek usa proprio pane e vino, e Gesù li utilizzerà per il memoriale della sua morte per amore. Egli prese cinque pani e due pesci, in parole povere degli avanzi, per nutrire la folla e preparare il popolo nuovo a ricevere il “pane di vita”. Il Santo Sacramento del Corpo e del Sangue di Cristo può essere per noi scuola di trasfigurazione del quotidiano. Tutte le banalità della nostra vita, gli impegni abituali, gli incontri quotidiani, la solita porzione di piccole miserie o di umili gioie… tutto può essere consacrato in Gesù Cristo, diventare la nostra offerta al Padre, il nostro contributo alla vita dei fratelli, il nostro modo di offrirci con Cristo perché il mondo viva in alleanza con Dio. Il mio cibo, diceva Cristo, è fare la volontà del Padre. Nutriti dell’Eucaristia, anche noi troviamo il nostro cibo nella vita di tutti i giorni.

L’Eucaristia, memoriale di Cristo e sacramento del futuro
Forse siamo più sensibili all’atmosfera del pic-nic nel deserto che alla solennità della cena “nella notte in cui Cristo veniva tradito”. Più sensibili al calore fraterno d’un’assemblea comunitaria, che al mistero di Dio che si offre. Noi rischiamo sempre di “appiattire” l’Eucaristia, di dimenticare il sacrificio della croce che essa rappresenta. Rischiamo di vivere l’istante fraterno senza accoglierlo come il memoriale dell’Alleanza conclusa nel sangue di Cristo e senza aprirci al futuro che ci lascia sperare. Ciò può spiegare le nostre reticenze nei riguardi delle assemblee eucaristiche dove la conoscenza reciproca è limitata, la fraternità meno sensibile, l’esistenza di differenze, e persino di opposizioni, evidente. E tuttavia, se è “la Chiesa che fa I’Eucaristia”, è anzitutto “l’Eucaristia che fa la Chiesa”, in quanto è per noi, sull’esempio di Cristo, scuola di Amore esigente, scuola della Croce. Donandosi a noi, Gesù ci porta con sé sul cammino del dono e del perdono reciproci, ci fa scoprire che in lui le nostre differenze, le nostre opposizioni un giorno saranno superate, nel Regno.


(tratto da: M. Gobbin, Omelie per un anno – vol. 1, anno C, tempi forti – Elledici 2003)

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4. Parola da Vivere – Corpus C, 23 giu ’19

DATE LORO DA MANGIARE

Stiamo vivendo gli ultimi tempi, l’Eucaristia è l’ultimo pane, il contenuto del suo annuncio è l’ultimo messaggio, l’amore di comunione è la realtà finale verso cui stiamo camminando. A irrobustirci e a illuminarci nei nostri disorientamenti c’è il dono dell’Eucaristia, che ci accompagna giorno dopo giorno. Cristo è sempre presente con la sua verità, con il suo esempio, e ci aiuta a decidere per il bene contro il male e a restare coerenti.


(tratto da R. Paganelli – Vivere la domenica aprendoci alla Parola, anno C, Elledici 2015)

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5. Preghiere dei Fedeli – Corpus C, 23 giu ’19

«Io sono il pane vivo, disceso dal cielo»

Celebrante. Festa dell’Eucaristia: tra pochi minuti condivideremo fra noi il Corpo del Signore. Prima di rinnovare la memoria dell’Ultima Cena – alla quale tutti siamo invitati – invochiamo il Padre con la Preghiera dei fedeli.

Lettore. Preghiamo insieme e diciamo: Nutri il tuo popolo, Signore, con il Pane della vita.

1. Preghiamo per il Papa, i vescovi e i sacerdoti, che nella Chiesa hanno ricevuto da Gesù il compito sublime di celebrare l’Eucaristia.
Perché con il loro atteggiamento di fede, e la loro parola ispirata al Vangelo, sappiano educare al divino le comunità loro affidate, preghiamo.

2. Per le missioni e i missionari della Chiesa, sparsi in tutto il mondo.
Perché il Signore non lasci mancare i sacerdoti che in ogni parte della terra offrano il pane e il vino, e nessun uomo di buona volontà resti privo della possibilità del suo incontro personale con Cristo, preghiamo.

3. Per i fanciulli che nei mesi scorsi hanno ricevuto la Prima Comunione. Sono stati chiamati a sedere con noi alla mensa dei grandi, e attingono dal Signore Gesù la forza per crescere, impegnati serenamente nel dovere quotidiano.
Perché sia sempre viva in loro la fame del cibo spirituale che li rende forti, li prepara ai compiti di ogni giorno, e li nutre per la vita eterna, preghiamo.

4. Per quelli che di fronte al mondo dello spirito sono tormentati dall’incredulità. L’uomo non vive di solo pane materiale, ma ha bisogno di valori in cui credere e per cui impegnarsi.
Perché il Signore porti i cristiani incerti e tentennanti a scoprire e amare la presenza viva e corroborante del Cristo nell’Eucaristia, e a trovare in lui la forza per rinnovare radicalmente la propria vita, preghiamo.

5. Per la nostra comunità (parrocchiale). La celebrazione domenicale dell’Eucaristia diventi per tutti noi il riferimento basilare della vita.
Perché la condivisione fraterna del «Pane disceso dal cielo» ci aiuti a mettere la nostra esistenza a servizio di chi ci vive accanto, preghiamo.

Celebrante. O Dio nostro Padre, tu dài il cibo a ogni vivente e hai nutrito con la manna il tuo popolo nel deserto. Ti preghiamo: non privare mai la tua Chiesa del cibo eucaristico, che la rende corroborata nella fede, e solidale nell’azione come un solo corpo. In Cristo Gesù nostro Signore.


(tratto da: E. Bianco, Preghiera dei fedeli, proposte per le domeniche e feste degli anni A-B-C – Elledici 2002)

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7. Aforismi – Corpus C, 23 giu ’19

Raccolta di aforismi o testi utili per la riflessione o l’approfondimento

«VOI STESSI DATE LORO DA MANGIARE»

L’episodio della moltiplicazione dei pani era ritenuto così rilevante che lo hanno narrato non solo i tre sinottici ma anche Giovanni.

– Il luogo: «Gesù si ritirò in disparte, verso una città chiamata Betsaida» (Lc 9,10). E là venne raggiunto dalle folle avide – possiamo dire – di cibo spirituale.
Betsaida in aramaico significa casa del pescatore. Doveva essere un piccolo villaggio di pescatori, situato forse all’estremità nord-occidentale della foce del
fiume Giordano sul lago di Tiberiade. A Betsaida nacquero gli apostoli Pietro, Andrea e Filippo. Gesù, oltre a moltiplicarvi i pani e i pesci, vi guarì un cieco (Mc 8,22-26). Ma poi maledirà i suoi abitanti «Guai a te, Betsaida!», perché pur avendo visto i prodigi da lui operati, non si erano convertiti (Mt 11,21-22).
– Voi stessi date loro da mangiare. Gesù sta preparando gli apostoli alla loro futura missione nella Chiesa. Alcuni giorni prima, li aveva mandati in giro per i
villaggi «ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi» (Lc 9,1). Ora li responsabilizza nel provvedere alle necessità della folla.
– Prese… benedisse… spezzò… diede… Sono i verbi che esprimono la gestualità del rito eucaristico. Così Luca ci informa che il prodigio di Gesù ha uno stretto legame con l’Ultima Cena, e con la messa.
– Ai discepoli perché li distribuissero. Il verbo greco distribuire usato da Luca indicava comunemente il servire a tavola. Gli apostoli sono coinvolti nell’operazione di sfamare le folle, e con quel loro gesto mettono la gente in comunione con il Signore.
– Mangiarono e si saziarono. Il verbo saziare usato da Luca è lo stesso della beatitudine: «Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati» (Lc 6,21). Gesù a Betsaida dà così compimento alla beatitudine che aveva annunciato.
– I pezzi avanzati: dodici ceste. é segno dell’abbondanza con cui agisce Dio. Si realizza così la promessa di Gesù: «Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante» (Lc 6,38).
– I numeri. Gli antichi credevano ai numeri, e Luca li riferisce con cura. Il cinque appare tre volte: 5 sono i pani moltiplicati, 5000 gli uomini della folla,
e 50 le persone in ciascun gruppetto in cui sarà suddivisa. Ma non ci risulta se la cifra abbia un valore simbolico, e quale. Invece ha chiaro significato il numero dodici. Luca nel brano indica gli apostoli come «i Dodici», con allusione alle dodici tribù di Israele (essi saranno i capostipiti del nuovo Israele, la Chiesa). E 12 saranno anche le ceste di pane avanzato, simbolo dell’abbondanza dei doni di Dio. In tutti e tre i casi «apostoli, tribù, ceste» il dodici sta a indicare pienezza e totalità.
– La straordinaria abbondanza del cibo contiene una doppia lezione.
1. È facile notare che l’abbondanza si trova non nel potere di acquisto del denaro, ma nel potere divino del Signore.
2. Coloro che danno, ricevono in cambio più di quanto hanno donato (cinque i pani, e dodici le ceste di avanzi di pane).
– «L’Eucaristia – ha osservato Giovanni Paolo II – è un banchetto di comunione fraterna a cui tutti i credenti sono invitati ad assidersi, senza distinzione di
razza, di censo o di cultura. Tutti infatti siamo chiamati a diventare una sola cosa in Cristo». E Teresa di Lisieux, con l’umorismo dei santi: «Se la gente conoscesse il valore dell’Eucaristia, lÕ’accesso alle chiese dovrebbe essere regolato dalla forza pubblica».


(tratto da: E. Bianco, All’altare di Dio – Anno C – Elledici 2009)

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8. Canto Liturgico – Corpus C, 23 giu ’19

Ecco a voi questa settimana un canto che può essere collocato alla COMUNIONE

COME UNICO PANE – G.M. Rossi
(Nella Casa del Padre, n. 628 – Elledici)

1. Come unico pane
anche noi qui formiamo un solo corpo,
perché tutti mangiamo
il pane vivo di Cristo.

RIT.: È questa la vita per noi, è questa la gioia:
il vivere uniti con Cristo facendo la Chiesa.

2. Per un'unica fede
noi crediamo a questa santa cena
e cantiamo all'amore
di un Dio fattosi carne. RIT.

3. Siamo quelli di sempre,
ma l'amore di Cristo ci trasforma
e vogliamo gridarlo
a chi ricerca la pace. RIT.

4. Siamo quelli che ha scelto
per portare la vita ai suoi fratelli:
noi saremo la voce
di Cristo, Dio e uomo. RIT.

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9. Narrazione – Corpus C, 23 giu ’19

UNA VITA NASCOSTA

Figlio di una ragazza madre, era nato in un oscuro villaggio.
Crebbe in un altro villaggio, dove lavorò come falegname fino a trent’anni.
Poi, per tre anni, girò la sua terra predicando.
Non scrisse mai un libro.
Non ottenne mai una carica pubblica.
Non ebbe mai né una famiglia né una casa.
Non frequentò l’università.
Non si allontanò più di trecento chilometri da dov’era nato.
Non fece nessuna di quelle cose che di solito si associano al successo.
Non aveva altre credenziali che se stesso.
Aveva solo trentatré anni quando l’opinione pubblica gli si rivoltò contro.
I suoi amici fuggirono.
Fu venduto ai suoi nemici e subì un processo che era una farsa.
Fu inchiodato a una croce, in mezzo a due ladri.
Mentre stava morendo, i suoi carnefici si giocavano a dadi le sue vesti,
che erano l’unica proprietà che avesse in terra.
Quando morì venne deposto in un sepolcro messo a disposizione da un amico mosso a pietà.
Due giorni dopo, quel sepolcro era vuoto.

Sono trascorsi venti secoli e oggi Egli è la figura centrale nella storia dell’umanità.
Neppure gli eserciti che hanno marciato, le flotte che sono salpate,
i parlamenti che si sono riuniti, i re che hanno regnato,
i pensatori e gli scienziati messi tutti assieme,
hanno cambiato la vita dell’uomo sulla terra quanto quest’unica vita nascosta.

Quest’unica vita nascosta in un dischetto di pane.


(tratto da “365 Piccole Storie per l’anima”, Vol. 1, pag. 383 – Bruno Ferrero, Elledici)