Pubblicato il

9. Narrazione – XVII C, 28 lug ’19

IL FULMINE

Durante la celebrazione della Messa domenicale, scoppiò improvvisamente un violento temporale.
Un fulmine colpì il campanile e fece tremare le pareti della chiesa, che era gremita di gente.
Il celebrante, visibilmente scosso, si rivolse ai fedeli:
«Interrompiamo un attimo la Messa» disse.
«E mettiamoci a pregare…».

L’abitudine impolvera, incrosta, spegne anche le cose più belle e più grandi.
E si finisce a farle «per finta».


(tratto da “365 Piccole Storie per l’anima”, Vol. 1, pag. 273 – Bruno Ferrero, Elledici)

Pubblicato il

10. Anche Noi Vogliamo Capire – XVII C, 28/7/19

Per aiutare i nostri piccoli a vivere meglio la Liturgia della Parola

PRIMA LETTURA (Gn 18,20-21.23-32)
La Genesi con Abramo ci offre il modello di preghiera di un amico di Dio. Il criterio che lo spinge a trattare è la convinzione che il Signore non può far perire il giusto per colpa del malvagio. Nella sua richiesta si ferma a dieci. Più avanti i profeti cercheranno anche un solo giusto per stornare il castigo di Dio. Gesù, unico giusto, otterrà il perdono per tutta l’umanità peccatrice.

* Capire le parole
Sòdoma e Gomorra. Città simbolo dell’umanità che si abbandona al peccato e trasgredisce i comandamenti di Dio.
Voglio scendere a vedere. Raffigurazione “umana” dell’interessamento di Dio sui fatti umani.


SECONDA LETTURA (Col 2,12-14)
Eravamo debitori senza poter estinguere il debito, perché non eravamo in grado di espiare le nostre colpe. Ma Dio, Padre misericordioso, ha distrutto tutti i documenti dei nostri debiti, quando Cristo è salito sulla croce e ha ottenuto il perdono di tutti i peccati dell’umanità.

* Capire le parole
Con Cristo sepolti nel battesimo. Paolo vede il battesimo come un essere sepolti con Cristo, cioè come una partecipazione alla sua morte (immersione nell’acqua), e come una risurrezione con lui (riemersione).
Il documento scritto contro di noi. Pur non essendo del tutto chiaro che cosa Paolo intenda per «documento scritto», abitualmente si pensa che si tratti dell’elenco delle colpe commesse, che stanno come un atto d’accusa verso l’umanità. Gesù in croce le ha annullate, prendendo su di sé la pena che sarebbe spettata a noi.


VANGELO (Lc 10,38-42)
Quella che insegna Gesù non è solo una preghiera fra tante, ma la sintesi degli atteggiamenti che il credente deve avere verso Dio Padre. In essa sono raccolte le richieste essenziali per la vita personale e comunitaria, in vista della salvezza.

* Capire le parole
Come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli. Tutti i maestri di vita spirituale e i profeti erano soliti insegnare ai loro discepoli l’arte della preghiera.
“E non abbandonarci alla tentazione”. Questa ultima e più recente traduzione entrerà prossimamente nella liturgia in modo ufficiale. Prepariamoci ad aggiornare le nostre abitudini!


PER RIASSUMERE… Che gli uomini non sappiano pregare è cosa risaputa, forse anche per questo pregano poco o per niente. La richiesta dei discepoli, «Signore, insegnaci a pregare…», indica una strada percorribile e anche abbastanza facile: impariamo dal Figlio di Dio come ci si rivolge al Padre. Gesù stesso ha pregato e il cuore della sua preghiera è il desiderio di fare la volontà del Padre in ogni circostanza, anche la più difficile.


Le parole da capire sono curate dall’autore del sito liturgico; le parti in corsivo sono un libero adattamento da “Messale delle Domeniche e feste 2019 – LDC”

Pubblicato il

1. Letture – XVI C, 21 lug ’19

PRIMA LETTURA
Signore, non passare oltre
senza fermarti dal tuo servo.

Dal libro della Gènesi 18,1-10a

In quei giorni, il Signore apparve ad Abramo alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all’ingresso della tenda nell’ora più calda del giorno.
Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. Appena li vide, corse loro incontro dall’ingresso della tenda e si prostrò fino a terra, dicendo: «Mio signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passare oltre senza fermarti dal tuo servo. Si vada a prendere un po’ d’acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi sotto l’albero. Andrò a prendere un boccone di pane e ristoratevi; dopo potrete proseguire, perché è ben per questo che voi siete passati dal vostro servo». Quelli dissero: «Fa’ pure come hai detto».
Allora Abramo andò in fretta nella tenda, da Sara, e disse: «Presto, tre sea di fior di farina, impastala e fanne focacce». All’armento corse lui stesso, Abramo; prese un vitello tenero e buono e lo diede al servo, che si affrettò a prepararlo. Prese panna e latte fresco insieme con il vitello, che aveva preparato, e li porse loro. Così, mentre egli stava in piedi presso di loro sotto l’albero, quelli mangiarono.
Poi gli dissero: «Dov’è Sara, tua moglie?». Rispose: «È là nella tenda». Riprese: «Tornerò da te fra un anno a questa data e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio».
Parola di Dio


SALMO RESPONSORIALE
Dal Salmo 14(15)

R. Chi teme il Signore, abiterà nella sua tenda.

Colui che cammina senza colpa,
pratica la giustizia
e dice la verità che ha nel cuore,
non sparge calunnie con la sua lingua.

Non fa danno al suo prossimo
e non lancia insulti al suo vicino.
Ai suoi occhi è spregevole il malvagio,
ma onora chi teme il Signore.

Non presta il suo denaro a usura
e non accetta doni contro l’innocente.
Colui che agisce in questo modo
resterà saldo per sempre.


SECONDA LETTURA
Il mistero nascosto da secoli,
ora è manifestato ai santi.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossési 1,24-28

Fratelli, sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi e do compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa.
Di essa sono diventato ministro, secondo la missione affidatami da Dio verso di voi di portare a compimento la parola di Dio, il mistero nascosto da secoli e da generazioni, ma ora manifestato ai suoi santi.
A loro Dio volle far conoscere la gloriosa ricchezza di questo mistero in mezzo alle genti: Cristo in voi, speranza della gloria. È lui infatti che noi annunciamo, ammonendo ogni uomo e istruendo ciascuno con ogni sapienza, per rendere ogni uomo perfetto in Cristo.
Parola di Dio


CANTO AL VANGELO (Cf. Lc. 8,15)

Alleluia, alleluia.
Beati coloro che custodiscono la parola di Dio
con cuore integro e buono,
e producono frutto con perseveranza.
Alleluia.


VANGELO
Marta lo ospitò. Maria ha scelto la parte migliore.

Dal Vangelo secondo Luca 10,38-42

In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò.
Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi.
Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».
Parola del Signore


(tratto da: Nuovo Messale della comunità, Domeniche e feste – Elledici 2008)

Pubblicato il

2. Esegesi – XVI C, 21 lug ’19

DI UNA SOLA COSA C’È BISOGNO

Genesi 18,1-10a – Il Signore apparve ad Abramo alle Querce di Mamre
Colossesi 1,24-28 – Sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi
Luca 10,38-42 – Ti affanni e ti agiti per molte cose

Ospitalità che allevia le fatiche
Il racconto della prima lettura è una lode all’ospitalità del vecchio Abramo, pieno di simpatica premura e di forte generosità verso i suoi tre sconosciuti ospiti. Li saluta cordialmente, offre il ristoro dell’acqua, del pane per riprendere le forze, e addirittura un vitello. Tutto si conclude con l’augurio per Sara e Abramo: «Tra un anno avrete un figlio» (v. 10). La fede ispira ad Abramo un comportamento: quello di chi non si preoccupa di avere di più, ma di essere sempre più leale, generoso, fiducioso, sia in Dio che nel prossimo. San Paolo, quale missionario impegnato, viveva di ascolto orante della Parola di Dio e la raccomandava ai suoi collaboratori, senza paura di perdere tempo e di farlo perdere agli altri. Così poté gridare con forza la sua speranza al mondo: «Cristo in voi, speranza della gloria» (Col 1,27), cioè della salvezza e della vera vita. Per alimentare la dimensione dell’ascolto dobbiamo essere convinti del suo valore, cercare momenti per viverlo.

Ascoltare e non solo fare
La via più semplice e diretta per accogliere e ascoltare la Parola è quella di mettersi «in cammino» (v. 38), con Gesù e i discepoli, fino al villaggio dove abitano Marta e Maria. Un rapido ascolto di Giovanni 12,1-11 ci dice che tipo di villaggio è Betania, e ci dona una versione affascinante dell’episodio che Luca ci offre oggi. Gesù dolcemente rimprovera Marta richiamandola al fatto che tutto deve essere ormai celebrazione di tale comunione d’amore. Marta certamente voleva servire e amare il suo ospite Gesù, ma l’affanno per le cose da fare per Lui rischiava di far dimenticare che tutto era fatto per Lui. Il pericolo è che le cose da fare diventino più importanti del segno d’amore e di comunione che esse contengono. La vita cristiana è chiamata ad essere un unico atto d’amore, ricevuto dalla bontà di Dio e comunicato al prossimo che abbiamo accanto. Voler bene e volersi bene è il senso della vita.

Vivere la gratuità
Luca fa memoria di questa visita del Signore alla casa accogliente di Marta perché sente necessario aggiungere un’ulteriore nota alla rivelazione dell’amore di Dio. Ecco dunque Marta «tutta presa dai molti servizi» (v. 40) che un’esegesi affrettata potrebbe per questo mettere «a contrasto» con la sorella Maria che «sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua Parola» (v. 39). Ma il contrasto non è quello che appare esternamente nei due diversi modi di stare e di accogliere il Signore. Esso sta piuttosto in quello che Marta rivela di sé con il suo lamento; tale lamento che certamente riguarda la sorella, è di fatto un’obiezione nei confronti del loro ospite: «Signore, non ti curi che mia sorella…» (v. 40). Da qui il Signore trae l’argomento del suo giudizio sulla posizione delle sorelle. Ci sono due atteggiamenti di Marta che oscurano la bellezza del gesto di aver invitato il Signore: il riporre il cuore nelle faccende e il rivendicare un aiuto da parte della sorella. «Io» invito il Signore, «io» mi affaccendo, «lei» mi deve aiutare, «Lui» mi deve difendere. Nessuno di questi sentimenti ha il sapore della gratuità. In questo susseguirsi di pensieri e di azioni, l’unico ascolto in fondo è di se stessi e dei propri bisogni. Forse la gioia più bella nel seguire il Signore sta proprio nel riposare ai suoi piedi per fare della Parola la fonte del nostro vivere.

Dedicarsi alle persone
Marta, dice Gesù, si affanna e si agita per molte cose (v. 41). In quest’affermazione è presente un giudizio quasi sempre negativo espresso dalla Scrittura sulla «preoccupazione», che è legata, come qui, all’attenzione per le «cose». La «parte buona» scelta da Maria non è quella di fare una cosa piuttosto che un’altra, ma è nel suo atteggiamento interiore segnato da un’attenzione concreta verso la persona di Gesù. L’ultima parola di questo capitolo sul mistero e sul dono dell’amore di Dio esalta la «nuzialità» di questo amore. Non si tratta di fare o non fare, non si tratta di una preferenza di Gesù per la «contemplazione» rispetto all’»azione». Si tratta piuttosto della «dedicazione» di sé, del pericolo di essere afferrati dalle cose e non dalle persone, o dalla Persona, per cui le cose si fanno. L’amore è fine a se stesso e come tale va custodito e celebrato. La comunione d’amore è il vertice dell’esperienza cristiana.


PER IL CONFRONTO NEL GRUPPO
– Come vivi l’ospitalità?
– Hai tempo da dedicare alle persone?


IN FAMIGLIA
Sono numerose le occasioni per poter accogliere qualcuno in casa.
Ma perché l’accoglienza sia ricca occorre che chi accoglie sia preparato.
Per questo ci esaminiamo su come accogliamo,
su quali aspetti ci sentiamo maggiormente preparati
e in che cosa facciamo più fatica.


(tratto da: R. Paganelli – Vivere la domenica aprendoci alla Parola, anno C – Elledici 2015)

Pubblicato il

3. Annunciare la Parola – XVI C, 21 lug ’19

• Gn 18,1-10a – Signore, non passar oltre senza fermarti dal tuo servo.
• Dal Salmo 14 – Rit.: I puri di cuore abiteranno nella casa del Signore.
• Col 1,24-28 – Il mistero nascosto da secoli, ora è manifestato ai santi.
• Canto al Vangelo – Alleluia, alleluia. Beati coloro che custodiscono la parola di Dio in un cuore buono e sincero, e portano frutto con perseveranza. Alleluia.
• Lc 10,38-42 – Marta lo accolse nella sua casa. Maria ha scelto la parte migliore.

PER COMPRENDERE LA PAROLA

L’ospitalità accordata al Signore: egli dà l’unica cosa di cui c’è bisogno.

PRIMA LETTURA
Grazie alla promessa, l’uomo ritrova con Dio la familiarità originale. Tutto proviene dall’iniziativa di Dio che ha chiamato e ha promesso; egli stesso precisa l’oggetto della sua promessa. Questo racconto può essere forse ricalcato su tradizioni mitologiche, di cui rivela l’andamento; tuttavia è nella linea specifica della rivelazione biblica, e il Vangelo, che lo supera infinitamente, ne autentica il senso.
Il racconto riporta con realismo gli usi nomadi dell’ospitalità (accoglienza premurosa, con tutti i dettagli; Abramo in piedi vicino agli ospiti, Sara invece nella tenda…).
In questo brano si parla solo dell’accoglienza e della promessa; non si dice nulla del dubbio di Sara, che è un altro elemento, secondario, dell’episodio.

SALMO
È del genere didattico. Risponde alla domanda: chi merita di essere accolto da Dio nella sua casa? L’interpretazione cristiana applica il salmo alla vita eterna; non è però il suo senso letterale. Qui sono solo enunciate le condizioni morali richieste per presentarsi nel Tempio.

SECONDA LETTURA
Questo brano sulla missione segue immediatamente l’inno a Cristo “nel quale abita ogni pienezza” (1,19). Paolo chiede ai fedeli di resistere nella fede, nonostante la sua assenza forzata, contro tutte le filosofie, gli insegnamenti pagani.
Egli si trova “in catene” (cf 4,18). A questa situazione, logicamente, l’ha portato il Vangelo. E ne è lieto invece di esserne rattristato. Ciò fa parte del suo ministero del Vangelo, della sua opera per la Chiesa: rivelare la presenza di Cristo fonte di speranza.

VANGELO
Questa scena ci illumina sui rapporti umani di Gesù. Egli ha conosciuto l’amicizia; accetta l’ospitalità degli amici. Si reca frequentemente a Betania (cf Gv 11-12).
In quest’occasione Luca insiste su ciò che è essenziale, su ciò a cui deve portare ogni incontro: l’ascolto della Parola (cf 10,21 e 24; 11,27-28). È la sola cosa di cui c’è bisogno.


PER ANNUNCIARE LA PAROLA (piste di omelia)

Accogliere il Signore
Dio si presenta nel quotidiano familiare: uno straniero viene in visita, è ricevuto a tavola, si rivela (1ª lettura e Vangelo). Anche la 2ª lettura sta sotto il segno dell’accoglienza: Paolo accetta la sofferenza e il mistero di Cristo viene chiarito. Nel salmo, è il Signore che accoglie il giusto nella sua casa. “Dio volle far conoscere la gloriosa ricchezza di questo mistero in mezzo ai pagani, cioè Cristo in voi, speranza della gloria” (2ª lettura). È “la sola cosa di cui c’è bisogno” (Vangelo).
Dio ricambia colui che lo riceve: “Fra un anno tua moglie avrà un figlio” (1ª lettura). “La parte migliore che non le sarà tolta” (Vangelo). “Sono lieto delle sofferenze” (2ª lettura). Accogliere la Parola di Dio è sempre sorgente di fecondità. È spontaneo ammirare la premura di Abramo e di Marta: l’ospitalità dei paesi poveri e delle persone semplici.
Abramo è tutto umile e si presenta in veste di beneficiario, all’orientale. Sotto i suoi gesti protocollari di pura forma vi è del vero. Le proteste d’umiltà di Abramo nascondono veramente un’umiltà profonda e un’attenzione delicata verso gli altri. La Genesi ne aveva già sottolineato la magnanimità al momento della spartizione con Lot (13,9), la sollecitudine nel liberare Lot dai suoi nemici (14,16), l’intercessione in favore di Sodoma (18,16-32).
È questo il modo in cui bisogna praticare l’ospitalità: con attenzione e generosità. Il linguaggio popolare in questo è preciso: “Io accolgo” e non: “Io do”… un’accoglienza. Quando accolgo l’altro, ricevo dall’altro. Chiediamoci allora: come accolgo gli amici? Che cosa ricevo da coloro che accolgo? “Amate il forestiero perché anche voi foste stranieri nel paese d’Egitto” (Dt 10,19). “Non dimenticate l’ospitalità; alcuni, praticandola, senza saperlo hanno accolto degli angeli” (Eb 13,2). “Praticate l’ospitalità gli uni verso gli altri… Ciascuno viva secondo la grazia ricevuta mettendola a servizio degli altri” (1 Pt 4,9-10).

La sola cosa di cui c’è bisogno
La sola cosa di cui c’è bisogno è ascoltare la Parola di Dio che è venuta nel mondo. Non è l’agitarsi come Marta e nemmeno condurre una vita contemplativa. La sola cosa di cui c’è bisogno è l’attenzione primaria per Gesù di Maria che l’accoglie a Betania (Vangelo), dell’altra Maria che sta ai piedi della croce, il Venerdì Santo (Gv 19,25), e che si getta ai piedi di Gesù nell’orto della risurrezione (Gv 20,16).
In altri passi del Vangelo, Gesù afferma che questa è l’unica cosa di cui c’è bisogno: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano” (Lc 11,28). “Mia madre e i miei fratelli sono quelli che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica” (Lc 8,21).
Questo ascolto della Parola ha tanta importanza che dovrebbe trovare un posto adeguato nella nostra vita di cristiani. Lo si può fare in vari modi: lettura diretta della Parola, sedersi in ascolto, attenzione a quanto dice l’altro…
Nella vita della Chiesa l’ascolto della Parola ha tanta importanza che uomini e donne vi consacrano la vita: i contemplativi, nel raccoglimento, nella preghiera e nel lavoro, cercano di aumentare continuamente le capacità di ascolto e di ricezione. Questa attenzione è una forza senza limiti, l’unico mezzo per vincere ogni paura e vivere in una fiducia sempre più grande. Proprio in questo modo i contemplativi rivolgono con la loro vita un appello ad ogni credente.


(tratto da: M. Gobbin, Omelie per un anno – vol. 2, anno C, tempo ordinario – Elledici 2003)

Pubblicato il

4. Parola da Vivere – XVI C, 21 lug ’19

DI UNA SOLA COSA C’È BISOGNO

L’amore che unisce ciascuno al Cristo e al suo prossimo è la celebrazione piena del dono della fede. Non si tratta di vedere se è meglio fare cose o fare preghiere. La sola «cosa di cui c’è bisogno» è questo amore sponsale, pieno, che in vari modi può essere celebrato. Sempre ci è chiesto di esprimere il nostro amore per Dio che si è fatto «prossimo» a noi e che nel nostro prossimo continuiamo a incontrare e ad accogliere.


(tratto da R. Paganelli – Vivere la domenica aprendoci alla Parola, anno C, Elledici 2015)

Pubblicato il

5. Preghiere dei Fedeli – XVI C, 21 lug ’19

Gesù è ospite di Marta e Maria

Celebrante. Ora sappiamo l’importanza di accogliere il Signore in casa nostra, e di metterci al suo ascolto. Nella Preghiera dei fedeli gli domandiamo di rendere a noi abituali questi atteggiamenti, che sono premesse all’agire cristiano.

Lettore. Preghiamo insieme e diciamo: Sii per noi, Signore, via verità e vita.

1. Preghiamo per la santa Chiesa di Dio. La società umana in cui si trova inserita, risulta tutta presa dall’affannosa ricerca dei beni materiali.
Perché la Chiesa sappia accogliere in sé la Parola di Dio, e poi proporla al mondo come valore supremo e come orientamento all’azione, preghiamo.

2. Per i cristiani, che sovente nel loro continuo agitarsi si rivelano frettolosi e incapaci di vero ascolto e di interiorizzazione.
Perché sappiano essere sempre ricettivi nei confronti della Parola di Dio, vogliano accogliere in sé questa Parola con la massima attenzione, e poi tradurla in impegno concreto nella vita di ogni giorno, preghiamo.

3. Per gli stranieri emigrati in Italia, che diventano fra noi sempre più numerosi. Sovente risultano sfruttati e offesi nella loro dignità di persone.
Perché possano trovare nella nostra patria delle case ospitali come fu ospitale quella di Marta e Maria per Gesù, e incontrino cristiani capaci di offrire loro amicizia, tempo e aiuto, preghiamo.

4. Per i religiosi chiamati dal Signore alla vita contemplativa. Il loro singolare stile di vita, rivolto verso Dio nel raccoglimento interiore, forse da molti non è ben compreso. Ma essi aiutano l’umanità ad accostarsi al mistero divino.
Perché sull’esempio della sorella Maria, e come lei «seduti ai piedi di Gesù», essi ci insegnino ad ascoltare la sua Parola per viverla, preghiamo.

5. Per la nostra comunità (parrocchiale). Accanto a noi, nel quartiere, non poche persone si trovano di fatto condannate all’emarginazione e alla solitudine.
Perché anche noi – sull’esempio di Marta e Maria – sappiamo essere accoglienti verso chi ha bisogno di una presenza amica e cordiale, preghiamo.

Celebrante. O Padre, manda a noi il tuo Spirito, perché dal profondo del nostro cuore ci insegni a realizzare le verità del Vangelo che oggi abbiamo imparato. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.


(tratto da: E. Bianco, Preghiera dei fedeli, proposte per le domeniche e feste degli anni A-B-C – Elledici 2002)

Pubblicato il

7. Aforismi – XVI C, 21 lug ’19

Raccolta di aforismi o testi utili per la riflessione o l’approfondimento

TEORIA O PRATICA?
– La teoria è quando si sa tutto e non funziona niente. La pratica è quando tutto funziona e nessuno sa il perché. Albert Einstein
– A forza di fare uomini pratici, abbiamo fatto uomini mediocri. Non c’è mai una buona pratica senza una buona teoria. Gilbert Chesterton
– I fatti sono sempre carichi di teoria. J. Hanson
– Quelli che s’innamoran di pratica senza scienza, son come ‘l nocchiere ch’entra in navilio senza timone o bussola, ch’a mai la certezza di dove si vada. Leonardo da Vinci
– La testa per la teoria, il cuore per la pratica. Emile Langlois

PENSIERO O AZIONE?
– Una parte degli uomini opera senza pensare, e l’altra pensa senza operare. Ugo Foscolo
– Il pensiero è il seme dell’azione. Ralph Waldo Emerson
– Siamo figli dei nostri pensieri, e padri delle nostre azioni. Proverbio
– Bisogna agire da uomo di pensiero, e pensare da uomo di azione. Bergson
– Prima di dire e prima di fare, bisogna pensare e ripensare. Proverbio
– Chi pensa troppo concluderà poco. Friedrich Schiller
– Gli uomini che ragionano sempre, non fanno la storia. Giovanni Gentile
– Per operare in grande, bisogna essere abituati a pensare in grande. Michelangelo Buonarroti
– L’azione va cautamente e lungamente ponderata secondo Dio. «Imitazione di Cristo»


(tratto da: E. Bianco, All’altare di Dio – Anno C – Elledici 2009)

Pubblicato il

8. Canto Liturgico – XVI C, 21 lug ’19

Ecco a voi questa settimana un canto per la COMUNIONE/RINGRAZIAMENTO

SIGNORE, SEI TU IL MIO PASTORE
(Nella Casa del Padre, n. 727, Elledici)

RIT. Signore, sei tu il mio pastore,
nulla mi può mancar se tu sei con me.

1. Sui prati verdeggianti mi guidi a riposar,
ad acque chiare e fresche mi vengo a dissetar.

2. Se in una valle oscura io camminar dovrò,
vicino a te, Signore, più nulla temerò.

3. Per me prepari un pane, che vita mi darà,
e un calice ricolmo di vino, a sazietà.

4. La grazia, la tua luce tu manda su di me
e resterò, Signore, per secoli con te.