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9. Narrazione – XIX C, 11 ago ’19

L’INCIDENTE

Una giovane donna tornava a casa dal lavoro in automobile.
Guidava con molta attenzione perché l’auto che stava usando era nuova fiammante,
ritirata il giorno prima dal concessionario e comprata con i risparmi soprattutto del marito
che aveva fatto parecchie rinunce per poter acquistare quel modello.
Ad un incrocio particolarmente affollato, la donna ebbe un attimo di indecisione
e con il parafango andò ad urtare il paraurti di un’altra macchina.
La giovane donna scoppiò in lacrime.
Come avrebbe potuto spiegare il danno al marito?
Il conducente dell’altra auto fu comprensivo,
ma spiegò che dovevano scambiarsi il numero della patente e i dati del libretto.
La donna cercò i documenti in una grande busta di plastica marrone.
Cadde fuori un pezzo di carta.
In una decisa calligrafia maschile vi erano queste parole:
«In caso di incidente… ricorda, tesoro, io amo te, non la macchina!».

Lo dovremmo ricordare tutti, sempre.
Le persone contano, non le cose.
Quanto facciamo per le cose, le macchine, le case, l’organizzazione, l’efficienza materiale!
Se dedicassimo lo stesso tempo e la stessa attenzione alle persone, il mondo sarebbe diverso.
Dovremmo ritrovare il tempo per ascoltare, guardarci negli occhi,
piangere insieme, incoraggiarci, ridere, passeggiare…
Ed è solo questo che porteremo con noi davanti a Dio.
Noi e la nostra capacità d’amare.
Non le cose, neanche i vestiti, neanche questo corpo…


(tratto da “365 Piccole Storie per l’anima”, Vol. 1, pag. 253 – Bruno Ferrero, Elledici)

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10. Anche Noi Vogliamo Capire – XIX C, 11/8/19

Per aiutare i nostri piccoli a vivere meglio la Liturgia della Parola

PRIMA LETTURA (Sap 18,3.6-9)
L’autore sottolinea una caratteristica tipica del popolo di Israele: ama ricordare e celebrare le grandi opere che il Signore ha compiuto, per liberarlo dalla schiavitù. Così esso rinnova la fede e riprende coraggio, per affrontare il cammino che lo aspetta.

* Capire le parole
La notte della liberazione. È la notte che precede l’Esodo. Il popolo dopo aver eseguito il rito sacro della Pasqua si apprestava ad affrontare l’uscita dall’Egitto verso la libertà.
Come punisti gli avversari… La “punizione divina” in verità è l’ostinazione del faraone e del suo esercito a non sottomettersi ai segni di divini e a non lasciar andare il popolo eletto di Dio.


SECONDA LETTURA (Eb 11,1-2.8-19)
La lettera agli Ebrei è stata scritta per incoraggiare i cristiani, specialmente quelli provenienti dall’ebraismo, che si vedono perseguitati da coloro che un tempo avevano conosciuto come fratelli. L’autore, elogiando la fede degli uomini e delle donne del Primo Testamento, indica ai cristiani la strada da percorrere: continuare a credere anche nella persecuzione.

* Capire le parole
Fede. È l’adesione a un messaggio o a un annuncio che si basa sull’accettazione di una realtà che non immediatamente invisibile, come ad esempio l’esistenza di Dio. Se l’oggetto della fede si vedesse e se ne facesse esperienza, cesserebbe di essere fede! Ma non per questo la fede è qualcosa di assurdo, insensato o contrario alla ragione.
La città dalle salde fondamenta. Si allude qui a Gerusalemme. Abramo e la sua discendenza si lasciano guidare dalla promessa di Dio, anche se altri ne vedranno la realizzazione.


VANGELO (Lc 12,32-48)
In questo brano sono raccolte alcune istruzioni sotto forma di parabole, introdotte dall’incoraggiamento alle comunità cristiane: il Padre ha già donato loro il Regno dei cieli. Per essere veri credenti è necessario aiutare i bisognosi: così si acquista un tesoro nei cieli e si è sempre pronti ad accogliere il Signore.

* Capire le parole
Piccolo gregge. Questa espressione va intesa non solo in senso quantitativo: farsi «piccoli» è un avvertimento contro la tentazione di primeggiare e di essere ammirati dagli uomini.
Amministratore. Ogni uomo ha ricevuto in dono la vita, un corpo, dei talenti, persone care, bisognosi di cui prendersi cura… Nulla è sua proprietà: di ciò che ha ricevuto dovrà rendere conto dell’uso che ne avrà fatto.


PER RIASSUMERE… Tutti vogliamo diventare ricchi. Il problema è capire quale ricchezza cercare e come acquistarla. Il Signore ci dà delle indicazioni molto precise: le ricchezze di questo mondo si perdono, mentre quelle che si possono mettere nella banca dei cieli restano per sempre: niente e nessuno ce le possono togliere, neanche la morte, perché Dio stesso le custodisce. Per acquistarle basta accogliere il Signore e la sua parola, obbedire a lui e servire i fratelli.


Le parole da capire sono curate dall’autore del sito liturgico; le parti in corsivo sono un libero adattamento da “Messale delle Domeniche e feste 2019 – LDC”

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1. Letture – XVIII C, 4 ago ’19

PRIMA LETTURA
Quale profitto viene all’uomo
da tutta la sua fatica?

Dal libro del Qoèlet 1,2; 2,21-23

Vanità delle vanità, dice Qoèlet, vanità delle vanità: tutto è vanità.
Chi ha lavorato con sapienza, con scienza e con successo dovrà poi lasciare la sua parte a un altro che non vi ha per nulla faticato. Anche questo è vanità e un grande male.
Infatti, quale profitto viene all’uomo da tutta la sua fatica e dalle preoccupazioni del suo cuore, con cui si affanna sotto il sole? Tutti i suoi giorni non sono che dolori e fastidi penosi; neppure di notte il suo cuore riposa. Anche questo è vanità!
Parola di Dio


SALMO RESPONSORIALE
Dal Salmo 89(90)

R. Signore, sei stato per noi un rifugio
di generazione in generazione.

Tu fai ritornare l’uomo in polvere,
quando dici: «Ritornate, figli dell’uomo».
Mille anni, ai tuoi occhi,
sono come il giorno di ieri che è passato,
come un turno di veglia nella notte.

Tu li sommergi:
sono come un sogno al mattino,
come l’erba che germoglia;
al mattino fiorisce e germoglia,
alla sera è falciata e secca.

Insegnaci a contare i nostri giorni
e acquisteremo un cuore saggio.
Ritorna, Signore: fino a quando?
Abbi pietà dei tuoi servi!

Saziaci al mattino con il tuo amore:
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
Sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio:
rendi salda per noi l’opera delle nostre mani,
l’opera delle nostre mani rendi salda.


SECONDA LETTURA
Cercate le cose di lassù, dove è Cristo.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossési 3,1-5.9-11

Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra.
Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria.
Fate morire dunque ciò che appartiene alla terra: impurità, immoralità, passioni, desideri cattivi e quella cupidigia che è idolatria.
Non dite menzogne gli uni agli altri: vi siete svestiti dell’uomo vecchio con le sue azioni e avete rivestito il nuovo, che si rinnova per una piena conoscenza, ad immagine di Colui che lo ha creato.
Qui non vi è Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro, Scita, schiavo, libero, ma Cristo è tutto e in tutti.
Parola di Dio


CANTO AL VANGELO (Mt 5,3)

Alleluia, alleluia.
Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Alleluia.


VANGELO
Quello che hai preparato, di chi sarà?

Dal Vangelo secondo Luca 12,13-21

In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».
E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».
Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».
Parola del Signore


(tratto da: Nuovo Messale della comunità, Domeniche e feste – Elledici 2008)

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2. Esegesi – XVIII C, 4 ago ’19

TENETEVI LONTANI DA OGNI CUPIDIGIA

Qoèlet 1,2; 2,21-23 Tutto è vanità
Colossesi 3,1-5.9-11 Cercate le cose di lassù
Luca 12,13-21 Tenetevi lontani da ogni cupidigia

Il senso dato da Dio
Nella prima lettura l’autore cerca il senso della vita, il perché di tante cose, prova a capire come Dio conduca la nostra storia e la guidi alla felicità. Riflettendo su quello che si vede sembra che tutto sia vanità. L’unica cosa è continuare a credere che Dio in qualche modo sappia dare alla nostra esistenza un senso, anche se noi non lo vediamo. Intanto viviamo giorno per giorno i doni che Dio ci affida amministrandoli con saggezza, poi lasciamo che Lui decida il meglio per ognuno di noi. Il suggerimento che arriva da Paolo è di staccarci da tutto ciò che è terreno e che non riesce a rivelare pienamente l’immagine di Cristo Gesù, che è l’amore simile al suo, quindi il suo modo di vivere nel mondo, in mezzo alle cose e agli uomini. La speranza cristiana non ci aliena dalla terra, ma ci spinge ad allontanarci da ciò che ci allontana dal cammino verso il cielo e ci chiude nella terra dell’egoismo, del capriccio e dell’avarizia.

L’ingombro provocato dalle cose
Il brano evangelico ci ricorda che c’è una eredità da dividere, ed è un po’ l’eco di «Padre, dammi la parte di eredità che mi spetta», come dice il figlio minore della parabola. Una eredità, quindi, non il frutto di una fatica, di un lavoro, ma un dono che diventa pretesa, necessità di avere un giudice perché le parti siano uguali. Il Signore Gesù risponde con la storia di un uomo ricco che però ha faticato per accumulare e fa progetti, perché la sua ricchezza aumenti. Realtà che hanno in comune la schiavitù delle persone e l’allontanamento dello sguardo da ciò che conta, la libertà del cuore. Cristo Gesù non dice «verrà una sciagura e distruggerà i tuoi granai!», ma «questa notte ti sarà tolta la tua vita» (v. 20), l’unico vero bene prezioso. L’essere umano può anche essere povero, però ricco di quei presunti beni che gli fanno credere di essere al di sopra di tutto e di tutti: la corsa per dimostrare di essere il migliore, una fatica spasmodica per arrivare ai primi posti nel lavoro, in famiglia, nelle comunità… nella Chiesa.

L’apertura delle cose donate
È quasi normale scegliere soluzioni diverse ai problemi della vita. Come quelle operate dal ricco della parabola evangelica, dove «quel che conta è avere sempre di più per me». Per Cristo Gesù chi crede di risolvere in tal modo il problema della vita è uno stolto, perché non pensa che dovrà lasciare tutto quello che ha accumulato (v. 20). I beni che abbiamo sono sempre dovuti a Dio che ha creato noi, le nostre energie, perché diventassimo saggi amministratori delle cose della terra. Quando la nostra vita finirà, non rimarranno granai fatti di riconoscimenti, di primi posti, di libri scritti, di ore di conferenze, rimarranno quei bicchieri d’acqua e quei pezzi di pane donati nel silenzio ai piccoli e poveri del Regno. Rimarrà l’amore ricevuto in eredità dal Padre che avrà portato il suo frutto nella misura in cui lo avremo moltiplicato senza misura. Dal Vangelo veniamo riportati al tema della comunione con il Signore della nostra vita. L’uomo ricco della parabola si pensa e si costituisce signore di sé e della sua vita. E lo fa confidando nel suo idolo di ricchezza e di possesso: la sua vita dipende da ciò! Prima di essere un peccato, questa è stoltezza (v. 20).

Il giusto valore dato a ciò che si ha
Quest’avarizia è veramente un inganno proprio per quel suo sottile e profondo collegamento con l’idolatria delle ricchezze, e quindi l’idolatria di sé. La severità del tempo breve dell’esistenza umana svela l’errore di chi «accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio» (v. 21). Per Gesù è stolta la maniera del ricco di impostare il problema del senso della vita, perché la morte non è l’ultima parola, ma è una porta sulla vera vita. Ne è segno la sua risurrezione, che illumina nostra attuale esistenza. Vale sottolineare che qui non si tratta di un disprezzo delle cose e di una loro demonizzazione, ma della responsabilità circa la concezione e l’uso che di esse l’uomo ne fa. Il Vangelo ci introduce in un tema particolarmente caro alla memoria di Luca, quello della povertà. La povertà non può essere considerata una condizione di vita o una virtù cristiana, ma un elemento interno ed essenziale alla stessa fede. Il tema della povertà s’intreccia con il tempo nuovo inaugurato da Cristo Gesù, il tempo finale dell’attesa e del ritorno del Signore.


PER IL CONFRONTO NEL GRUPPO
– Quali cose appesantiscono maggiormente la tua vita?
– Di che cosa ti puoi liberare?


IN FAMIGLIA
L’accumulare sembra un normale percorso del nostro contesto sociale.
Si accumulano beni, si accumulano cose, alimenti, oggetti, giochi, libri.
Forse anche la nostra casa è più simile a un magazzino, sicuramente ordinato, che a un luogo da abitare.
Ma questa volta ognuno si libera di un oggetto,
e decide anche di non farsi attrarre dall’ultima cosa che ha pensato di avere per sé.


(tratto da: R. Paganelli – Vivere la domenica aprendoci alla Parola, anno C – Elledici 2015)

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3. Annunciare la Parola – XVIII C, 4 ago ’19

• Qo 1,2; 2,21-23 – Che profitto c’è per l’uomo in tutta la sua fatica?
• Dal Salmo 94 – Rit.: Fa’ che ascoltiamo, Signore, la tua voce.
• Col 3,1-5.9-11 – Cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo.
• Canto al Vangelo – Alleluia, alleluia. Il regno dei cieli è vicino; convertitevi e credete al vangelo. Oppure: Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Alleluia.
• Lc 12,13-21 – Quello che hai preparato, di chi sarà?


PER COMPRENDERE LA PAROLA

Il denaro è un’insidia: ci distoglie da Dio e dalla vita reale.

PRIMA LETTURA
Qoelet, un saggio credente, riflette sull’inutilità degli sforzi umani.
In questo brano parla della fatica e degli affanni che si affrontano per accumulare una fortuna.
Uno muore e deve lasciare i beni a un altro, che non ha per nulla faticato: uno scandalo!
L’altro vive, ma che uso fa delle sue ricchezze? Forse è vecchio e malato. In ogni caso, si tormenta a non finire e, anche di notte, le preoccupazioni gli impediscono di dormire. Una stupidità!

SALMO
La Chiesa lo usa come “invitatorio” all’inizio della liturgia delle ore.
È un invito ad avvicinarsi a Dio e ad ascoltarlo. È colmo di ricordi dell’Esodo: il Signore è chiamato “roccia”, in ricordo della roccia dalla quale sgorgò l’acqua nel deserto (altri ritengono sia la roccia sulla quale è costruito il Tempio). Noi siamo “il popolo che egli conduce”, quel popolo che così spesso nel deserto ha indurito il proprio cuore e mormorato contro Dio.

SECONDA LETTURA
Questo brano della lettera ai Colossesi è un’esortazione morale, ma tutta impregnata di convinzioni dottrinali. La nuova vita deriva totalmente dalla risurrezione di Cristo.
“Voi siete risorti con Cristo”: è questa la fede, tutto il resto ne è la conseguenza.
“Le cose di lassù”. Come dimostra il seguito, la terra e il cielo non indicano questo mondo e l’aldilà. Nel brano la terra è la dissolutezza, ecc., cioè la vita umana corrotta, non ancora redenta da Cristo. Le cose di lassù sono “la vita nuova”, cominciata già da ora.
“Voi siete morti con Cristo”. L’unione mistica con Cristo è partecipazione alla sua morte e insieme alla sua risurrezione. Paolo riconosce la partecipazione alla morte in due aspetti della nostra vita:
a) rottura con “quella parte di voi che appartiene alla terra”, che è senz’altro una morte;
b) la nostra vera vita rimane nascosta e come sepolta: la gloria apparirà soltanto al ritorno di Cristo. Si tratta dell’aspetto oscuro della fede, dell’incompiutezza della nostra vita morale.
“L’uomo nuovo” e “l’uomo vecchio”. Queste espressioni paoline contraddistinguono le solidarietà profonde della natura umana. Quando pecchiamo, agiamo solidali con l’umanità peccatrice. La nuova vita consiste nell’accettare la nuova umanità ri-creata dal Creatore “a sua immagine” nel Cristo.
Possiamo vedere il parallelo tra questa seconda creazione e la prima, compresa la perfezione della vera “conoscenza”, mentre il primo uomo aveva fallito nella conquista della conoscenza del bene e del male (Gn 2,17 e 3,5).
Infine, in questa prospettiva, l’apostolo riafferma il superamento delle differenze fra le categorie di uomini: non c’è più Greco o Giudeo, ecc. Nella fede Paolo osa affermare che “Cristo è tutto in tutti”.

VANGELO
Luca tratta molte volte della ricchezza. È una delle caratteristiche del suo Vangelo. La sequenza del cap. 12 comporta varie cose: l’incontro con un uomo preoccupato per un’eredità; la parabola del ricco stolto; l’esortazione: “Non preoccupatevi della vostra vita”; l’invito a procurarsi un tesoro indistruttibile in cielo.
“Uno della folla disse a Gesù…”. Gesù insegna partendo da un fatto. Rifiuta di intervenire nell’affare di eredità, ma aiuta l’uomo a riflettere e a cambiare atteggiamento.
La parabola permette un facile accostamento alle riflessioni del Qoelet: il ricco pensa di godersi i suoi beni. Invece morirà senza averne approfittato.
Il Vangelo supera questa constatazione disillusa del saggio e presenta una soluzione: il ricco ha accumulato per se stesso “invece di arricchirsi davanti a Dio”. La parabola dell’amministratore infedele suggerirà che c’è un buon uso delle ricchezze: il servizio degli altri.
L’invito a cambiare il cuore è urgente. Oggi il Signore può richiederci la vita (Vangelo): una morte improvvisa, un incidente stradale. In quel momento si manifesterà ciò che siamo. Allora apparirà la gloria? “Oggi non induriamo il nostro cuore” (Salmo).


PER ANNUNCIARE LA PAROLA (piste di omelia)

Che vita stupida!
La ricchezza e la morte. Le riflessioni di Qoelet e del Vangelo su questo tema sono sempre attuali.
Quando si tratta degli altri, siamo abbastanza lucidi: tutto ciò che ha guadagnato non se l’è portato nella bara, il lenzuolo non ha tasche…
Ma quando si tratta di sé? Ci si crede distaccati dal denaro. Eppure, come abbiamo reagito quando c’è stata l’ultima spartizione di eredità in famiglia? Come ci vediamo in confronto agli altri?
“Quello sì, è fortunato”, ecc.
Per guadagnare di più non ci imponiamo fatiche che ci compromettono la salute, l’equilibrio, l’unità familiare, l’educazione dei figli?
Quale soluzione? Ci vuol pur del denaro per vivere. Gesù non dice il contrario. Ma: “Anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende dai suoi beni”. Da che cosa dipende, allora? Dalle sue qualità umane, dal coraggio, dal cuore, dalla fede, dal servizio che svolge.
Non accumulare “per se stesso”; far morire in sé “quella avarizia insaziabile che è idolatria” (2ª lettura).
È difficile non “indurire il cuore” (Salmo) quando si parla di denaro.

Indicateci la soluzione!
La nostra vita è intessuta di decisioni concrete. Soltanto noi ne conosciamo le difficoltà. Le critiche e le buone esortazioni non fanno che stancarci, per cui finiamo col dire ai predicatori, ai sacerdoti: “Ma in concreto, che cosa dobbiamo fare?”.
Così pure quando andiamo a trovare gli educatori: “Dite a mio figlio di fare questo o quello”.
Proprio come nel Vangelo: “Di’ a mio fratello di spartire con me l’eredità”. Gesù rifiuta questo tipo di interventi: “Non sono qui per fare da giudice”.
La risposta di Dio, della Chiesa, del sacerdote si pone a un altro livello: è un invito alla responsabilità e alla libertà.
È anche un invito alla riflessione sul senso della vita (cf 1ª lettura e Vangelo). È soprattutto un invito a vivere in conformità a una realtà ancora nascosta, ma viva: l’uomo ricreato a immagine di Dio con Gesù risorto (cf 2ª lettura):
– una realtà che Dio ha già attuato,
– una realtà che noi non abbiamo ancora compiuto.
Quando ci capita di assistere al battesimo di un adulto, misuriamo l’importanza dell’impegno cristiano. Se dovessimo rifarlo, saremmo disposti?
Alcuni genitori cristiani esitano a far battezzare il loro figliolo: non è meglio aspettare quando sarà in grado di capire? Ma quando ne sarà in grado?
Paolo presenta le cose in modo ben diverso: “Voi siete risorti con Cristo”; “Voi siete morti con lui”. Ciò è vero per i battezzati, che lo siano stati alla nascita o in seguito. Ma è vero anche per tutti gli uomini, chiamati a formare l’“uomo nuovo”.
Per tutti rimane l’impegno a vivere questo invito: “Rivestite l’uomo nuovo”.


(tratto da: M. Gobbin, Omelie per un anno – vol. 2, anno C, tempo ordinario – Elledici 2003)

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4. Parola da Vivere – XVIII C, 4 ago ’19

TENETEVI LONTANI DA OGNI CUPIDIGIA

L’unione a Cristo Gesù per la fede ci rende già ora partecipi della salvezza da Lui operata con la sua morte e risurrezione. In certo modo siamo già «risorti con Cristo», pieni di speranza, inseriti in un nuovo tipo di vita. La severità del tempo breve dell’esistenza umana svela l’errore di chi «accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio» (Lc 12,21).


(tratto da R. Paganelli – Vivere la domenica aprendoci alla Parola, anno C, Elledici 2015)

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5. Preghiere dei Fedeli – XVIII C, 4 ago ’19

La parabola del ricco stolto

Celebrante. Il Signore ci ha insegnato che chi è prudente solo dai tetti in giù, in realtà è stolto. Nella Preghiera dei fedeli chiediamogli che ci insegni a orientare la vita verso i valori che ci ha additato con sapienza e pazienza di maestro divino.

Lettore. Preghiamo insieme e diciamo: Donaci, Padre, la sapienza del cuore.

1. Preghiamo per la santa Chiesa di Dio. Suo compito è additare agli uomini i beni spirituali, che soli arricchiscono veramente la società e l’umanità.
Perché la Chiesa mostri se stessa al mondo anzitutto povera e sciolta dalle pastoie terrene, come Cristo suo capo l’ha voluta, preghiamo.

2. Per gli uomini che vivono solo dai tetti in giù. Sono molti di fatto coloro che più hanno e più vogliono avere, e non sanno guardare al cielo sopra di sé.
Perché giungano a scoprire i valori dello spirito in tutta la loro ricchezza, e li sappiano mettere al vertice delle loro aspirazioni, preghiamo.

3. Per la giustizia e la pace tra le nazioni. Ancora troppi paesi, che magari si proclamano cristiani, vivono nell’opulenza, e in una corsa sfrenata all’accaparramento dei beni della terra.
Perché le leggi dell’economia non siano usate contro l’uomo, e gli egoismi e gli interessi di parte cedano il posto alla vera fraternità necessaria tra i popoli, preghiamo.

4. Per le famiglie dei profughi, dei baraccati, dei senza alloggio; per gli orfani delle guerre, i senza lavoro, le vittime dell’odio.
Perché i cristiani, impegnati a vivere i valori dello spirito, sentano il dovere di condividere con i più poveri le ricchezze del mondo, preghiamo.

5. Per la nostra comunità (parrocchiale). Forse anche sul nostro territorio si sviluppano ingiustizie, a volte abbastanza evidenti.
Perché la speranza di un mondo nuovo susciti in noi un più forte impegno a prepararlo giorno dopo giorno, anche con le piccole incombenze quotidiane che svolgiamo tra i nostri cari e quanti ci vivono accanto, preghiamo.

Celebrante. O Dio nostro Padre, rendici capaci di orientare al bene le nostre volontà, e di programmare, insieme con i nostri fratelli, dei progetti che siano degni del nome cristiano. Per Cristo nostro Signore.


(tratto da: E. Bianco, Preghiera dei fedeli, proposte per le domeniche e feste degli anni A-B-C – Elledici 2002)

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7. Aforismi – XVIII C, 4 ago ’19

Raccolta di aforismi o testi utili per la riflessione o l’approfondimento

QOÈLET, CHI ERA COSTUI?
Qoèlet risulta un intellettuale antico con mentalità moderna: inquieto, problematico, paradossale, e fuori dalle righe. Aiutano a entrare nel personaggio le indicazioni sintetiche di Gianfranco Ravasi qui riassunte.
– Sotto lo pseudonimo di Qoèlet – il presidente dell’assemblea – si cela una delle personalità più affascinanti e scomode della sapienza biblica. Egli affronta con spregiudicatezza la problematica che collega Dio, mondo e uomo, in un cerchio di rapporti misteriosi e paradossali.
– Mentre la sapienza tradizionale (come il libro dei Proverbi) si gettava felice sulla vita presente come unica ricchezza, Qoèlet scruta nella vita terrena – identica per lo stolto e il sapiente – più il colore della miseria che quello della fortuna. Ha smarrito la pace della sapienza proverbiale. Vede un mondo che è vanità. Il vocabolo indica la transitorietà del soffio del vapore che si dilegua al vento. Indica il vuoto, il nulla, l’assurdo, un mondo fluidamente evanescente di uomini, eventi, azioni e cose…
– Sotto questa inconsistenza cadono anche le realtà a cui l’uomo più si aggrappa, illudendosi che lo strappino dal fluire inesorabile del tempo… Tutto è siglato dalla formula sconfortante e disillusa: «anche questo è vanità».

VARIAZIONI SUL TEMA «DESIDERIO»
Detto da un saggio del lontano oriente: «Cento desideri, cento dolori» (Buddha).
Detto in poesia: «Chi desìa è posseduto, / a quel ch’ama s’è venduto» (Jacopone da Todi).
Detto in filosofia: «Ci sembra sempre che il bene più grande sia quello che ci manca. Se riuscissimo ad averlo, allora sospireremmo un altro bene con lo stesso ardore» (Lucrezio).
Detto da un letterato: «Riponi in uno stipetto un desiderio; aprilo: vi troverai un disinganno» (Luigi Pirandello).
Detto in proverbi popolari: «Dove c’è desiderio, i piedi corrono da soli». «Non puoi avere tutto: dove lo metteresti?».
Detto da un umorista: «Mi piacerebbe sentirmi desiderato…». «Dovevi nascere idraulico» (Bruno Bozzetto).
Detto con la Bibbia: «Da che cosa derivano le guerre e le liti che sono in mezzo a voi?… Bramate e non riuscite a possedere, e uccidete; invidiate e non riuscite a ottenere, combattete e fate la guerra» (Lettera di Giacomo 4,1-2).
Detto da un monaco moderno: «Per rendere spirituale la vostra vita, rendete spirituali i vostri desideri» (Thomas Merton).


(tratto da: E. Bianco, All’altare di Dio – Anno C – Elledici 2009)

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8. Canto Liturgico – XVIII C, 4 ago ’19

Ecco a voi questa settimana un canto che può essere eseguito alla COMUNIONE.

CRISTO, UOMO NUOVO – B. Facciotti
(Nella Casa del Padre, n. 548 – Elledici)

Rit. Cristo nostra Pasqua, è per sempre vivo,
è per noi la vita, alleluia.
Nasce l’uomo nuovo fatto come Cristo,
nasce a vita nuova, alleluia.

1. E quando questo corpo mio sarà distrutto,
diventerà frumento di salvezza,
maturerà nel sole dell’amore,
trasformerà la morte in nuova vita.

2. Cercate senza fine la bellezza di quel volto
trasfigurato in luce dal dolore
e di virtù vestite l’uomo nuovo,
a immagine creato dall’Eterno.

3. Andiamo verso Cristo
che ci aspetta alla sua mensa,
lavati dentro al sangue dell’Agnello
la morte è stata vinta dalla vita,
corriamo incontro a Cristo, nostro sposo.