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3. Commento alle Letture – 33ª DOMENICA T.O.

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33ª DOMENICA T.O.
(Giornata nazionale del ringraziamento)
FEDELI AL REGNO E ALLA STORIA

Gli interlocutori di Gesù si fermavano all’ammirazione della bellezza del tempio. Il suo splendore diventava un diaframma che ostacolava il riconoscimento della sua relatività. Gesù, invece, nei confronti delle belle decorazioni è piuttosto disincantato (cf Lc 21,6). Eppure qualche tempo prima aveva scacciato i venditori dal tempio (cf Lc 20,45-46), mostrando zelo profetico nel ripristinare la funzione propria del luogo. Gesù dunque non condanna il tempio come inutile, negativo, intrinsecamente cattivo, non lo svaluta nel suo ruolo presente: solo afferma che altro è il caduco, altro è il definitivo.

L’attesa del compimento
Ciò che conta è il fine verso cui tutta la storia tende, e visione sapienziale è saper considerare tutto in questa prospettiva. Sia il tempio, sia la storia, anche nei suoi aspetti sconfortanti. Le parole riportate del profeta Malachia come prima lettura sono precedute da frasi che esprimono la disillusione del giusto in Israele (cf Ml 3,15-16). La constatazione della sofferenza e dell’ingiustizia fa fremere il cuore di ogni uomo. Specialmente quello di chi crede in Dio. Come risposta Malachia annuncia la venuta del «giorno» (Ml 3,19) del giudizio, quando Dio ristabilirà la giustizia e smaschererà gli empi. In quel «giorno» Dio porterà a compimento la storia, e in quel compimento sta il suo senso e il senso della vicenda della vita umana, per ora segnata dall’imperfezione.

Fedeli alla storia, fedeli al Regno
Quel «giorno» ha sempre suscitato la curiosità dei credenti, i quali, spesso, si sono persi in vani ragionamenti su date e segni con la stessa curiosità degli interlocutori di Gesù che chiedevano: «Quando?» (Lc 21,7). Domanda, come ha dimostrato la storia, impropria e inutile, che genera disordini di vita e agitazioni. È il contesto della lettera di Paolo: la convinzione di un imminente ritorno del Signore produce conflitti, e comportamenti scorretti e oziosi. La risposta di Gesù non indulge affatto a soddisfare la domanda sul
«quando». Piuttosto, affermando la caducità del presente elencando i suoi segni, sposta il discorso sul senso della storia e sull’atteggiamento con cui vivere in essa.
Ciò di cui parla Gesù riguarda il come vivere questo tempo, il nostro tempo, orientandolo al fine in modo da viverne sapientemente la transitorietà e riconoscerne il significato. Verrà il giorno del suo ritorno nella gloria; ma non è giustificata alcuna preoccupazione, alcuna agitazione, alcun timore. Piuttosto, in questo lungo oggi che s’incammina verso il compimento è raccomandato il fervore e l’impegno.
Nel vangelo la meditazione sul futuro rimanda al presente. Si può essere fedeli al Regno solo essendo fedeli alla storia. E reciprocamente: si può essere fedeli alla storia solo essendo fedeli al Regno. Sbilanciare questa tensione su uno dei due estremi può produrre un totale appiattimento sul presente senza percepirne più il senso, come accade oggi; oppure, come accadeva nella chiesa di Tessalonica, spingere a false attese e fughe alienanti in avanti. Dalle due derive ci salva solo la doppia fedeltà, alla storia e al Regno.
Perciò Gesù fa anche delle raccomandazioni (cf Lc 21,8). Alle parole dei falsi cristi si oppone il discernimento critico delle loro parole sulla base dell’oggettività e della saldezza della Scrittura. Agli entusiasmi poetici delle rivelazioni dei falsi mistici è opportuno contrapporre la prosa oggettiva della Scrittura.

Perseveranza e responsabilità

Anche di fronte ai conflitti e alle persecuzioni si deve reagire con la serenità d’animo di chi riconosce in esse l’occasione per la testimonianza (cf Lc 21,13). La persecuzione non è segno straordinario: è la logica conseguenza della sequela di Cristo, che per primo è stato perseguitato e osteggiato. Ma anche in questo caso la raccomandazione è di rimanere pacati e saldi, fiduciosi nella garanzia dell’assistenza di Cristo (cf Lc 21,15).
In generale si può dire che Gesù raccomandi due atteggiamenti. Il primo è quello dell’attesa che non indulge né a illusioni, né ad angosce, né a svalutazioni della storia. Piuttosto è un’attesa animata dalla serenità e dalla fiducia.
Il secondo atteggiamento generale è quello della perseveranza, che si configura nella forma della resistenza e della responsabilità: resistenza nel dimorare il presente conflittuale, sorretti dalla disciplina interiore e dalla tenacia; responsabilità sulla storia, esercitando il proprio impegno.

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4. Letture – 33ª DOMENICA T.O.

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33ª DOMENICA T.O.
(Giornata nazionale del ringraziamento)
FEDELI AL REGNO E ALLA STORIA

PRIMA LETTURA
Sorgerà per voi il sole di giustizia.
Il profeta Malachia assicura che Dio non rimarrà indifferente all’ingiustizia che si perpetra nel mondo e che la miseria dei malvagi verrà smascherata.

Dal libro del profeta Malachia      Ml 3,19-20a
Ecco: sta per venire il giorno rovente come un forno.
Allora tutti i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia
saranno come paglia; quel giorno, venendo, li brucerà – dice il
Signore degli eserciti – fino a non lasciar loro né radice né ger-
moglio.
Per voi, che avete timore del mio nome, sorgerà con raggi be-
nefici il sole di giustizia.
Parola di Dio.

SALMO RESPONSORIALE         Dal Salmo 97 (98)
Tutto il creato è invitato a lodare la grandezza di Dio. Egli è l’unico Signore capace di far incontrare giustizia e misericordia.

Rit. Il Signore giudicherà il mondo con giustizia.
Cantate inni al Signore con la cetra,
con la cetra e al suono di strumenti a corde;
con le trombe e al suono del corno
acclamate davanti al re, il Signore.

Risuoni il mare
e quanto racchiude,
il mondo e i suoi abitanti.

fiumi battano le mani,
esultino insieme le montagne
davanti al Signore che viene a giudicare la terra.

Giudicherà il mondo con giustizia
e i popoli con rettitudine.

SECONDA LETTURA
Chi non vuole lavorare, neppure mangi.
Paolo ammonisce alcuni membri della comunità di Tessalonica che, adducendo come scusa la vicinanza del giorno del giudizio, vivevano smodatamente e restavano in ozio. L’apostolo si propone come esempio di vita cristiana e esorta i fratelli a praticare già nell’oggi la giustizia del Regno.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi               2 Ts 3,7-12
Fratelli, sapete in che modo dovete prenderci a modello: noi infatti non siamo rimasti oziosi in mezzo a voi, né abbiamo mangiato gratuitamente il pane di alcuno, ma abbiamo lavorato duramente, notte e giorno, per non essere di peso ad alcuno di voi. Non che non ne avessimo diritto, ma per darci a voi come modello da imitare. E infatti quando eravamo presso di voi, vi abbiamo sempre dato questa regola: chi non vuole lavorare, neppure mangi.
Sentiamo infatti che alcuni fra voi vivono una vita disordinata, senza fare nulla e sempre in agitazione. A questi tali, esortandoli nel Signore Gesù Cristo, ordiniamo di guadagnarsi il pane lavorando con tranquillità.
Parola di Dio.

CANTO AL VANGELO                      Lc 21,28
Alleluia, alleluia.
Risollevatevi e alzate il capo,
perché la vostra liberazione è vicina.
Alleluia.

VANGELO
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita.
Gesù detta condizioni chiare per chi voglia essere suo discepolo. La vita che propone non è facile: richiede costanza, coraggio e discernimento. La fedeltà alla sua Parola è però l’unica via che permetta di sperare anche dopo l’inevitabile distruzione di ogni tempio, compreso quello del nostro corpo.

Dal vangelo secondo Luca                      Lc 21,5-19
In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».
Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».
Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.
Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.
Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto.
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita». Parola del Signore.

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5. Preghiere di perdono e dei Fedeli – 33ª DOMENICA T.O.

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33ª DOMENICA T.O.
(Giornata nazionale del ringraziamento)
FEDELI AL REGNO E ALLA STORIA

RICHIESTE DI PERDONO

  • Signore, non riconosciamo la bellezza di essere perseguitati, ma dalla tua parte. Kyrie eleison.
  • Cristo, ricerchiamo occasioni sensazionali per dimostrare la nostra fede, ma non ci accorgiamo quanti nostri doveri tralasciamo ogni giorno. Christe eleison.
  • Signore, man mano che l’età e l’esperienza avanzano diffidiamo sempre più della veridicità della tua Parola. Kyrie eleison.

PREGHIERE DEI FEDELI

Celebrante: Gesù ci ha ricordato che è nella quotidianità operosa che si misura la nostra fedeltà al Vangelo.

Preghiamo insieme e diciamo: Signore, fa’ che lavoriamo per la tua giustizia.
• Perché conserviamo la voglia di sperare in un mondo migliore. Preghiamo.
• Perché riconosciamo ciò che c’è di buono nel mondo come un segno della tua presenza. Preghiamo.
• Perché a ogni uomo venga concesso di guadagnarsi il suo pane lavorando. Preghiamo.
• Perché sperimentiamo la serenità dei figli di Dio e perché la derisione, la più sottile tra le persecuzioni, non ci turbi. Preghiamo.

Celebrante: O Padre, la temerarietà degli empi ci fa dubitare della tua Parola. Aiutaci a rimanere nel tuo amore che salva e a ricordarci che non c’è nulla di frustrante in una vita semplice. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.

(tratto da: E. Bianco, Preghiera dei fedeli, proposte per le domeniche e feste degli anni A-B-C – Elledici 2002)

 

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6. Vignetta di RobiHood – 33ª DOMENICA T.O.

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33ª DOMENICA T.O.
(Giornata nazionale del ringraziamento)
FEDELI AL REGNO E ALLA STORIA

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Pubblicazioni di Roberto Benotti (RobyHood) presso Elledici:

Laudato sii

Ancilla Domini

Un anno straordinario

Sorrisi divini

I Love Francesco

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2. introduzioni – 32ª DOMENICA T.O.

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32ª DOMENICA T.O.
FEDELTÀ CHE OLTREPASSA LA MORTE

La riflessione sulla propria vita e con essa la paura della morte sono e saranno sempre proprie dell’uomo. Nella liturgia di oggi Gesù dice la sua su questo tema.
Come cristiani non siamo chiamati a ricercare prove inconfutabili dell’immortalità dell’anima o a vagheggiare di un aldilà idilliaco. La nostra speranza risiede piuttosto nell’amore di Dio per la vita e nella sua imperturbabilità su questo punto. Sta a noi fare della nostra esistenza e della nostra morte un’immagine vivente di risposta positiva al suo amore.

PRIMA LETTURA
Il re dell’universo ci risusciterà a vita nuova ed eterna.
Questo testo del II secolo a.C. ci testimonia che la speranza di una vita eterna al di là della morte non era estranea al popolo d’Israele. Il brano racconta della scelta di sette giovani fratelli di non sottomettersi alla protervia del potere e di rimanere fedeli al Dio dei loro padri.

SALMO RESPONSORIALE      Dal Salmo 16 (17)
Un giusto chiede a Dio di ascoltare il suo grido, di mantenerlo sulla sua retta via e di concedergli un giorno di stare alla sua presenza.

SECONDA LETTURA
Il Signore vi confermi in ogni opera e parola di bene.
Paolo prega per i fedeli di Tessalonica, affinché essi vengano confermati in tutto ciò che fanno di buono. Contemporaneamente, però, invita i fratelli a pregare a loro volta per lui, perché venga liberato dalle mani dei malvagi e possa continuare ad annunciare il Vangelo.

VANGELO
Dio non è dei morti, ma dei viventi.
Un gruppo di sadducei tentano di mettere in difficoltà Gesù, appoggiandosi ai precetti della Legge contenuti nell’Antico Testamento e dati da Dio al suo popolo attraverso Mosè. La risposta di Gesù afferma, contemporaneamente, la veridicità della risurrezione e la sua coerenza con le scritture.

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3. Commento alle Letture – 32ª DOMENICA T.O.

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32ª DOMENICA T.O.
FEDELTÀ CHE OLTREPASSA LA MORTE

I sadducei, dal punto di vista religioso, si contrapponevano ai farisei perché si attenevano solo alla Torah scritta (senza dunque alcun riferimento alla tradizione) e non credevano nella risurrezione. Anch’essi intervengono nel conflitto che narra il capitolo 20 del vangelo di Luca, con le loro argomentazioni specifiche ma in alleanza ai tradizionali nemici, avendo entrambi lo stesso fine: trovare capi di accusa contro Gesù. Per farlo, essi costruiscono un caso che si basa sull’applicazione della legge del levirato (cf Dt 25,5).

Modello di evangelizzazione
Innanzi tutto è notevole il metodo di argomentazione che Gesù usa. Anch’egli si rivolge alla Torah che per i sadducei era l’unica fonte normativa autorevole e ne cita un versetto (cf Lc 20,37; Es 3,6). Gesù, cioè, entra nella mentalità dei suoi interlocutori, nel loro orizzonte, adotta il loro stesso linguaggio e lì dove solo può essere ascoltato e compreso, propone la sua risposta.
Quante volte le comunità ecclesiali oggi si sforzano di fare quest’operazione con i loro interlocutori? Quante volte a chi contesta l’autorità della Scrittura si risponde partendo dalla Scrittura assunta come autorità indiscutibile? Oppure a chi pone domande esistenziali si danno risposte dogmatiche? O a chi pone domande sui contenuti della fede si risponde con la devozione? E così via. L’evangelizzazione non è accondiscendenza verso tutto ciò che s’incontra. Ma l’evangelizzatore deve porsi il problema di trovare i canali di comunicazione, di entrare nell’orizzonte dell’interlocutore, di assumerne il linguaggio e, se è necessario, di sperimentarne altri nuovi, in un mondo in cui si moltiplicano i linguaggi in proporzione all’accrescersi della complessità. Il compito dell’evangelizzatore è trovare le risposte esatte alle domande poste.

L’annuncio del Regno
Pur collocandosi su un terreno accettabile, Gesù non cade nel tranello della «battaglia delle citazioni contrapposte». Afferma la risurrezione a partire da un’altra prospettiva, da Dio stesso. Se Dio è il Dio dei viventi, egli non lascia gli uomini sotto il dominio della morte. La risposta di Gesù muove da una diversa interpretazione di Dio e del rapporto con lui. La sua risposta non svaluta il matrimonio, come se fosse incompatibile con la risurrezione, ma sposta la questione, affermando che nella risurrezione s’instaurano nuove modalità relazionali.
La risurrezione comporta una radicale novità di vita. La vita eterna è vita non in virtù dell’essenza metafisica dell’anima (come direbbe il pensiero greco), ma per la fedeltà di Dio (cf Lc 21,38) che non si interrompe con la morte. Si aggiunge anche, però, che la vita «futura» (Lc 20,35) è qualitativamente diversa da quella attuale.

Fedeltà al Dio della risurrezione
La risurrezione è al centro del mistero cristiano. Il Dio di Gesù Cristo è il Dio della risurrezione; Gesù Cristo è il Risorto. Credere nel Gesù dei vangeli è credere nel Risorto; è avere la speranza di partecipare alla sua risurrezione, è ancorare a questa speranza anche la fedeltà estrema: il martirio.
La prima lettura è parte di un lungo racconto edificante a proposito della fedeltà alla Legge di alcuni martiri ebrei. Non mangiare carne di maiale non è il centro della loro fede. Farlo, però, sarebbe stato simbolico di un’infedeltà più radicale nel contesto della forzata ellenizzazione imposta da Antioco IV. Il libro dei Maccabei afferma progressivamente la speranza che anima i quattro ragazzi. Il primo afferma il valore della fedeltà (cf 2 Mac 7,2), dicendo così il motivo della resistenza. Il secondo, rivolgendosi al persecutore, proclama la propria fede (cf 2 Mac 7,9). Il terzo annuncia la speranza (cf 2 Mac 7,11). Infine, il quarto proclama la forza motivante della speranza (cf 2 Mac 7,14).
I simboli hanno sempre avuto importanza. Per i giovani del libro dei Maccabei era la carne di maiale. Per i primi cristiani furono i sacrifici ai simulacri degli dei o alle statue degli imperatori, che significavano riconoscere l’esistenza di altri dei o di altra signoria oltre a quella dell’unico Signore. Oggi la domanda rimane aperta. Quali altri simboli possono rappresentare la nostra fedeltà o infedeltà al Signore, alla testimonianza della nostra fede, alla professione della nostra speranza? Ciascuno avrà occasioni simboliche in relazione ai propri contesti. Ma la domanda rimane uguale: quando e come rischiamo di tradire la fede e smentire la risurrezione?

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4. Letture – 32ª DOMENICA T.O.

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32ª DOMENICA T.O.
FEDELTÀ CHE OLTREPASSA LA MORTE

PRIMA LETTURA
Il re dell’universo ci risusciterà a vita nuova ed eterna.
Questo testo del II secolo a.C. ci testimonia che la speranza di una vita eterna al di là della morte non era estranea al popolo d’Israele. Il brano racconta della scelta di sette giovani fratelli di non sottomettersi alla protervia del potere e di rimanere fedeli al Dio dei loro padri.

Dal secondo libro dei Maccabei             2 Mac 7,1-2.9-14
In quei giorni, ci fu il caso di sette fratelli che, presi insieme alla loro madre, furono costretti dal re, a forza di flagelli e nerbate, a cibarsi di carni suine proibite.
Uno di loro, facendosi interprete di tutti, disse: «Che cosa cerchi o vuoi sapere da noi? Siamo pronti a morire piuttosto che trasgredire le leggi dei padri».
[E il secondo,] giunto all’ultimo respiro, disse: «Tu, o scellerato, ci elimini dalla vita presente, ma il re dell’universo, dopo che saremo morti per le sue leggi, ci risusciterà a vita nuova ed eterna».
Dopo costui fu torturato il terzo, che alla loro richiesta mise fuori prontamente la lingua e stese con coraggio le mani, dicendo dignitosamente: «Dal Cielo ho queste membra e per le sue leggi le disprezzo, perché da lui spero di riaverle di nuovo». Lo stesso re e i suoi dignitari rimasero colpiti dalla fierezza di questo giovane, che non teneva in nessun conto le torture.
Fatto morire anche questo, si misero a straziare il quarto con gli stessi tormenti. Ridotto in fin di vita, egli diceva: «È preferibile morire per mano degli uomini, quando da Dio si ha la speranza di essere da lui di nuovo risuscitati; ma per te non ci sarà davvero risurrezione per la vita».
Parola di Dio.

SALMO RESPONSORIALE           Dal Salmo 16 (17)
Un giusto chiede a Dio di ascoltare il suo grido, di mantenerlo sulla sua retta via e di concedergli un giorno di stare alla sua presenza.
Rit. Ci sazieremo, Signore, contemplando il tuo volto.
Ascolta, Signore, la mia giusta causa, sii attento al mio grido.
Porgi l’orecchio alla mia preghiera:
sulle mie labbra non c’è inganno.

Tieni saldi i miei passi sulle tue vie e i miei piedi non vacilleranno.
Io t’invoco poiché tu mi rispondi, o Dio;
tendi a me l’orecchio, ascolta le mie parole.

Custodiscimi come pupilla degli occhi, all’ombra delle tue ali nascondimi,
io nella giustizia contemplerò il tuo volto, al risveglio mi sazierò della tua immagine.

SECONDA LETTURA
Il Signore vi confermi in ogni opera e parola di bene.
Paolo prega per i fedeli di Tessalonica, affinché essi vengano confermati in tutto ciò che fanno di buono. Contemporaneamente, però, invita i fratelli a pregare a loro volta per lui, perché venga liberato dalle mani dei malvagi e possa continuare ad annunciare il Vangelo.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi                          2 Ts 2,16–3,5
Fratelli, lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio, Padre nostro, che ci ha amati e ci ha dato, per sua grazia, una consolazione eterna e una buona speranza, conforti i vostri cuori e li confermi in ogni opera e parola di bene.
Per il resto, fratelli, pregate per noi, perché la parola del Signore corra e sia glorificata, come lo è anche tra voi, e veniamo liberati dagli uomini corrotti e malvagi. La fede infatti non è di tutti. Ma il Signore è fedele: egli vi confermerà e vi custodirà dal Maligno.
Riguardo a voi, abbiamo questa fiducia nel Signore: che quanto noi vi ordiniamo già lo facciate e continuerete a farlo. Il Signore guidi i vostri cuori all’amore di Dio e alla pazienza di Cristo.
Parola di Dio.

CANTO AL VANGELO                    Ap 1,5a.6b
Alleluia, alleluia.
Gesù Cristo è il primogenito dei morti:
a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli.
Alleluia.

VANGELO
Dio non è dei morti, ma dei viventi.
Un gruppo di sadducei tentano di mettere in difficoltà Gesù, appoggiandosi ai precetti della Legge contenuti nell’Antico Testamento e dati da Dio al suo popolo attraverso Mosè. La risposta di Gesù afferma, contemporaneamente, la veridicità della risurrezione e la sua coerenza con le scritture.
[Tra parentesi la forma breve]

Dal vangelo secondo Luca                     Lc 20,27-38
[In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione] – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
[Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».]
Parola del Signore.

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5. Preghiere di perdono e dei Fedeli – 32ª DOMENICA T.O.

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32ª DOMENICA T.O.
FEDELTÀ CHE OLTREPASSA LA MORTE

RICHIESTE DI PERDONO

  • Signore, cediamo alla tentazione di riconoscere la signoria della morte sulla storia dell’uomo. Kyrie eleison.
  • Cristo, non riusciamo a rendere testimonianza credibile di quanto sia bello credere in te. Christe eleison.
  • Signore, il nostro scetticismo sulla concretezza della risurrezione misura la nostra mancanza di fede. Kyrie eleison.

PREGHIERE DEI FEDELI

Celebrante: Gesù ci ha invitato a non scandalizzarci quando sentiamo parlare di risurrezione dai morti, ma a coltivare la nostra speranza. Preghiamo insieme e diciamo:
Signore, conservaci nel tuo amore.
• Perché rifiutare i simboli della corruzione non ci spaventi. Preghiamo.
• Perché la confusione che regna nel mondo non ci impedisca di credere nella solidità della giustizia. Preghiamo.
• Perché rimaniamo fedeli alle promesse fatte ai fratelli, così come tu sei rimasto fedele alle tue. Preghiamo.
• Perché sappiamo riconoscere, nella travagliata storia dell’uomo, i segni del tuo progetto di salvezza. Preghiamo.

O Padre, la sensazione di sprecare la vita ci fa temere la morte. Aiutaci ad avere una speranza solida nel futuro per poter vivere nel migliore dei modi il nostro presente. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.

(tratto da: E. Bianco, Preghiera dei fedeli, proposte per le domeniche e feste degli anni A-B-C – Elledici 2002)

 

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6. Vignetta di RobiHood – 32ª DOMENICA T.O.

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FEDELTÀ CHE OLTREPASSA LA MORTE

 

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Pubblicazioni di Roberto Benotti (RobyHood) presso Elledici:

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