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6. Vignetta di RobiHood – 1ª DOMENICA DI AVVENTO

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DOMENICA DI AVVENTO
IL TEMPO DELLA VIGILANZA

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Pubblicazioni di Roberto Benotti (RobyHood) presso Elledici:

Laudato sii

Ancilla Domini

Un anno straordinario

Sorrisi divini

I Love Francesco

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2. introduzioni – 34ª DOMENICA T.O.

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34ª DOMENICA T.O.
GESÙ CRISTO RE DELL’UNIVERSO
(Giornata nazionale di sensibilizzazione per il sostentamento del clero)
UN REDENTORE IN CROCE

Come proclama lo stesso Pilato (cf Gv 18,37), chiamato a giudicare della sua sorte, Gesù è un re il cui trono è la croce.
Questa regalità è la stessa che si è manifestata lungo tutto l’Antico Testamento, nella storia del popolo eletto e in quegli uomini che sono stati investiti da Dio per compiere la sua volontà. La sua dimensione è tuttavia ancora più vasta e si estende a tutto il cosmo, abbracciato idealmente da Cristo sulla croce. Come recita l’inno ai Colossesi, infatti, «Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui». Sta a noi scegliere se riconoscere l’azione salvifica di Cristo vivendo nell’amore o se chiuderci nell’egoismo, rifiutando la vista del suo volto sofferente.

PRIMA LETTURA
Unsero Davide re d’Israele.
Davide viene eletto re e unto nel nome del Signore, Dio d’Israele. Quest’ultimo, però, rimane l’unico vero sovrano del popolo eletto. Soltanto con Cristo tale sovranità avrebbe davvero assunto sembianze umane.

SALMO RESPONSORIALE          Dal Salmo 121 (122)
Celebrando la grandezza della Gerusalemme terrena, il salmo apre alla contemplazione di ciò che sarà la Gerusalemme celeste.

SECONDA LETTURA
Ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore.
Il brano è composto di due momenti. Il primo si sofferma sull’azione salvifica di Dio verso l’umanità. Il secondo rivela il mezzo tramite il quale quest’azione si compie: la venuta nel mondo di Gesù Cristo e la sua morte in croce.

VANGELO
Signore, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno.
I capi e i soldati non comprendono la gloria del Figlio di Dio nella sua debolezza e lo scherniscono, invitandolo a dimostrare la sua potenza con la forza bruta. Il primo a riconoscere nel Nazareno in croce un re sul suo trono è invece un malfattore crocefisso con lui, simbolo di tutti i poveri della storia che, soffrendo con Cristo, hanno riconosciuto in lui la salvezza.

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3. Commento alle Letture – 34ª DOMENICA T.O.

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34ª DOMENICA T.O.
GESÙ CRISTO RE DELL’UNIVERSO
(Giornata nazionale di sensibilizzazione per il sostentamento del clero)
UN REDENTORE IN CROCE

L’anno liturgico si conclude con una solennità dalla forte dimensione contemplativa. «Il popolo stava a vedere» (Lc 23,35). Altra traduzione possibile è, però, «stava a contemplare». Davanti allo spettacolo della croce, l’atteggiamento del credente, al quale ci richiama la solennità di oggi, è la contemplazione, unica via di accesso alla comprensione della regalità di Gesù.

La proclamazione della regalità di Cristo
La croce è il luogo di manifestazione della regalità di Gesù. Sulla croce di Gesù è posta un’iscrizione con le motivazioni della condanna (cf Lc 23,38). Pilato, scrivendo il cartiglio, trasforma la croce di Gesù in un trono, inconsapevole e paradossale proclamazione di fede da parte di un pagano. La contemplazione della regalità di Gesù deve partire dall’ambiguità della croce: patibolo e trono.
Sulla croce Gesù è re, ma di una regalità alternativa a quella gloriosa e potente. L’incomprensione di questa differenza è la base di tutti gli scherni di cui è oggetto. Parole che vorrebbero essere dileggio di un condannato, ma che diventano bestemmie di un Dio non compreso. Parole che sono la ripresa delle tre tentazioni nel deserto (cf Lc 4,1-12). Sia le tentazioni sia gli scherni sotto la croce sono una proposta a Gesù di realizzarsi in autonomia dal Padre: «Salvati! Dimostra quanto vali! Dimostra che ciò che hai detto è vero!».
Gesù risponde con il silenzio a queste tentazioni, perché nel silenzio delle parole fiorisca la risposta della Parola. Se Gesù avesse accettato l’itinerario delle tentazioni avrebbe tradito la logica della kènosi che dall’incarnazione in poi aveva retto la sua esistenza, fino dunque alla passione. Se le avesse accettate avrebbe tradito la sua fedeltà all’uomo di cui ha assunto la fragilità fino all’estremo limite della morte. Se le avesse accettate avrebbe tradito la sua fedeltà al Padre. Se si fosse salvato, non avrebbe salvato.

L’eloquenza del silenzio
Il suo tacere, però, non è silenzio. Gesù ha risposto alle tentazioni essendo crocifisso fra due malfattori, estremo atto di conferma di tutta la sua esistenza. È il culmine della sua accettazione della condivisione dello stato dell’umanità; della sua ricerca continua dei peccatori, per annunciare loro il perdono; della sua condivisione con la sorte dell’umanità.
Al centro della scena oggetto di contemplazione vi sono i tre crocifissi. Fra essi si tesse un dialogo. Il primo malfattore dice parole di rabbia. Accusa, protesta un fallimento. Lui è un fallito, perché lo hanno arrestato e condannato. Gesù è un fallito, perché dopo aver tanto detto, ora muore come lui. È la rabbia impotente del disperato.
Ma c’è l’altro malfattore, quello che riconosce la giustezza della condanna che lui e il suo socio nel malaffare subiscono. Non chiede di essere schiodato ma di essere perdonato e ricordato (cf Lc 23,42). Ci vuole una grande intimità per essere sulla croce e chiamare Gesù per nome, stabilendo così un rapporto diretto senza negare la propria condizione. Sono le parole del vero credente.
momento estremo della debolezza e dell’impotenza di Gesù è quello in cui massimamente esprime la sua potenza salvifica. La sua croce, il suo dialogo, sono la rivelazione del senso di tutta la sua vita e la sua missione: giungere a quel definitivo annuncio che dal malfattore crocifisso si estende universalmente a tutti gli uomini. Tutti gli uomini sono malfattori. A tutti, dalla croce, viene estesa la promessa della speranza. La croce è la rivelazione della fedeltà mantenuta di Gesù a Dio, agli uomini, alla sua missione.

La regalità nel perdono
Dal trono della croce Gesù manifesta la sua regalità non nell’ostentazione della potenza, ma nel dono di sé e del suo perdono. Gli uomini di religione cercano un Dio potente ed elargitore di benefici e non accettano un Dio crocifisso. Gli uomini di fede riconoscono Dio nel volto sfigurato di un crocifisso e ne condividono la sofferenza. Ma questo non basta: ci si potrebbe trasformare in uomini di religione se si continuasse a pensare quello scoprire e quel condividere come merito, e a viverlo come protagonisti. Ci si mantiene uomini di fede solo se in quel crocifisso si vede Dio che annuncia il proprio amore sovrano e libero a tutti gli uomini. Anche a quelli che non lo riconoscono.

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4. Letture – 34ª DOMENICA T.O.

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34ª DOMENICA T.O.
GESÙ CRISTO RE DELL’UNIVERSO
(Giornata nazionale di sensibilizzazione per il sostentamento del clero)
UN REDENTORE IN CROCE

PRIMA LETTURA
Unsero Davide re d’Israele.
Davide viene eletto re e unto nel nome del Signore, Dio d’Israele. Quest’ultimo, però, rimane l’unico vero sovrano del popolo eletto. Soltanto con Cristo tale sovranità avrebbe davvero assunto sembianze umane.

Dal secondo libro di Samuele                   2 Sam 5,1-3
In quei giorni, vennero tutte le tribù d’Israele da Davide a Ebron, e gli dissero: «Ecco noi siamo tue ossa e tua carne. Già prima, quando regnava Saul su di noi, tu conducevi e riconducevi Israele. Il Signore ti ha detto: “Tu pascerai il mio popolo Israele, tu sarai capo d’Israele”».
Vennero dunque tutti gli anziani d’Israele dal re a Ebron, il re Davide concluse con loro un’alleanza a Ebron davanti al Signore ed essi unsero Davide re d’Israele.
Parola di Dio.

SALMO RESPONSORIALE          Dal Salmo 121 (122)
Celebrando la grandezza della Gerusalemme terrena, il salmo apre alla contemplazione di ciò che sarà la Gerusalemme celeste.
Rit. Andremo con gioia alla casa del Signore.
Quale gioia, quando mi dissero:
«Andremo alla casa del Signore!».
Già sono fermi i nostri piedi
alle tue porte, Gerusalemme!

È là che salgono le tribù,
le tribù del Signore,
secondo la legge d’Israele,
per lodare il nome del Signore.

Là sono posti i troni del giudizio,
i troni della casa di Davide.

SECONDA LETTURA
Ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore.
Il brano è composto di due momenti. Il primo si sofferma sull’azione salvifica di Dio verso l’umanità. Il secondo rivela il mezzo tramite il quale quest’azione si compie: la venuta nel mondo di Gesù Cristo e la sua morte in croce.

Dal lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi       Col 1,12-20
Fratelli, ringraziate con gioia il Padre che vi ha resi capaci di partecipare alla sorte dei santi nella luce.
È lui che ci ha liberati dal potere delle tenebre
e ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore,
per mezzo del quale abbiamo la redenzione,
il perdono dei peccati.
Egli è immagine del Dio invisibile,
primogenito di tutta la creazione,
perché in lui furono create tutte le cose
nei cieli e sulla terra,
quelle visibili e quelle invisibili:
Troni, Dominazioni,
Principati e Potenze.
Tutte le cose sono state create
per mezzo di lui e in vista di lui.
Egli è prima di tutte le cose
e tutte in lui sussistono.
Egli è anche il capo del corpo, della Chiesa.
Egli è principio,
primogenito di quelli che risorgono dai morti,
perché sia lui ad avere il primato su tutte le cose.
È piaciuto infatti a Dio
che abiti in lui tutta la pienezza
e che per mezzo di lui e in vista di lui
siano riconciliate tutte le cose,
avendo pacificato con il sangue della sua croce
sia le cose che stanno sulla terra,
sia quelle che stanno nei cieli.
Parola di Dio.

Alleluia, alleluia.
Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide!
Alleluia.

VANGELO
Signore, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno.
I capi e i soldati non comprendono la gloria del Figlio di Dio nella sua debolezza e lo scherniscono, invitandolo a dimostrare la sua potenza con la forza bruta. Il primo a riconoscere nel Nazareno in croce un re sul suo trono è invece un malfattore crocefisso con lui, simbolo di tutti i poveri della storia che, soffrendo con Cristo, hanno riconosciuto in lui la salvezza.

Dal vangelo secondo Luca                     Lc 23,35-43
In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male».
E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».
Parola del Signore.

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5. Preghiere di perdono e dei fedeli – 34ª DOMENICA T.O.

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34ª DOMENICA T.O.
GESÙ CRISTO RE DELL’UNIVERSO
(Giornata nazionale di sensibilizzazione per il sostentamento del clero)
UN REDENTORE IN CROCE

PERDONO
• Signore, ti consideriamo re in un ambito assai ristretto della nostra vita. Kyrie eleison.
• Cristo, anche dopo la tua croce continuiamo a credere che la salvezza possa ottenersi con la forza della violenza. Christe eleison.
• Signore, non sappiamo riconoscere nel tuo volto sofferente l’immagine di un redentore. Kyrie eleison.

PREGHIERA UNIVERSALE
La regalità di Dio non è stata riconosciuta dai potenti di questo mondo, ma dai poveri e dai sofferenti.

Preghiamo insieme e diciamo: Signore, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno.

• Perché tutti i governanti della terra ricordino che i popoli che sono chiamati a guidare non sono loro proprietà, ma sono loro affidati affinché se ne prendano cura. Preghiamo.
• Perché il creato, di cui sei e rimani l’unico Signore, sia trattato con riguardo e protetto dall’egoismo dell’uomo. Preghiamo.
• Perché la nostra ricerca di senso parta dalla consapevolezza del tuo amore che salva. Preghiamo.
• Perché sappiamo riconoscerti nel nostro fratello sofferente. Preghiamo.

O Padre, tanti idoli scalpitano per essere al centro del nostro mondo. Fa’ che, nell’incertezza di questa vita terrena, sappiamo riconoscere in te il nostro unico re e Signore. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.

 

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6. Vignetta di RobiHood – 34ª DOMENICA T.O.

2 0         N O V E M B R E
34ª DOMENICA T.O.
GESÙ CRISTO RE DELL’UNIVERSO
(Giornata nazionale di sensibilizzazione per il sostentamento del clero)
UN REDENTORE IN CROCE

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2. introduzioni – 33ª DOMENICA T.O.

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33ª DOMENICA T.O.
(Giornata nazionale del ringraziamento)
FEDELI AL REGNO E ALLA STORIA

La scorsa domenica abbiamo ascoltato come la fedeltà di Dio non venga mai meno. Oggi la liturgia ci invita a riflettere sulla fedeltà dell’uomo, la nostra fedeltà, la quale a volte viene invece meno.
La misericordia del Padre si è manifestata nella storia in Gesù Cristo, ma la sua venuta non ha rappresentato la fine della storia. Il cammino dell’uomo continua nell’oggi, un oggi in cui anche noi siamo chiamati a scegliere tra inseguire ciò che è superfluo o lavorare con perseveranza e tranquillità per il giorno del Signore.

PRIMA LETTURA
Sorgerà per voi il sole di giustizia.
Il profeta Malachia assicura che Dio non rimarrà indifferente all’ingiustizia che si perpetra nel mondo e che la miseria dei malvagi verrà smascherata.

SALMO RESPONSORIALE         Dal Salmo 97 (98)
Tutto il creato è invitato a lodare la grandezza di Dio. Egli è l’unico Signore capace di far incontrare giustizia e misericordia.
Rit. Il Signore giudicherà il mondo con giustizia.
Cantate inni al Signore con la cetra,
con la cetra e al suono di strumenti a corde; con le trombe e al suono del corno acclamate davanti al re, il Signore.
Risuoni il mare e quanto racchiude, il mondo e i suoi abitanti.
I fiumi battano le mani, esultino insieme le montagne
davanti al Signore che viene a giudicare la terra.
Giudicherà il mondo con giustizia e i popoli con rettitudine.

SECONDA LETTURA
Chi non vuole lavorare, neppure mangi.
Paolo ammonisce alcuni membri della comunità di Tessalonica che, adducendo come scusa la vicinanza del giorno del giudizio, vivevano smodatamente e restavano in ozio. L’apostolo si propone come esempio di vita cristiana e esorta i fratelli a praticare già nell’oggi la giustizia del Regno.

VANGELO
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita.
Gesù detta condizioni chiare per chi voglia essere suo discepolo. La vita che propone non è facile: richiede costanza, coraggio e discernimento. La fedeltà alla sua Parola è però l’unica via che permetta di sperare anche dopo l’inevitabile distruzione di ogni tempio, compreso quello del nostro corpo.