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5. Parola da Vivere – 6 t.o. C, 17 feb ’19

NE EBBE COMPASSIONE
Vivere come attuale possesso quello che è regalo e pienezza dell’amore di Dio per noi, è una strada opposta a quella della fede, e opposta alla strada percorsa e donata da Gesù! La categoria del «dono» e quindi della comunione tra il Signore e l’umanità è il cuore di tutto il mistero rivelato dalla Parola. E la fede vede in tutto ciò non una conquista e una virtù umana, ma semplicemente il dono di Dio.

(tratto da R.Paganelli – Vivere la domenica aprendoci alla Parola, anno C, Elledici 2015)

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6. Preghiere dei Fedeli – 6 t.o. C, 17 feb ’19

Ai discepoli: beatitudini e invettive

Celebrante. Ora nella Preghiera dei fedeli chiediamo al Signore che faccia di noi gli uomini delle Beatitudini, rendendoci operatori del bene.

Lettore. Preghiamo insieme e diciamo: Accresci, Signore, la nostra giustizia.

1. Preghiamo per la santa Chiesa di Dio. Suo dovere è riporre la propria sicurezza non nei beni della terra, ma unicamente in Cristo morto e risorto.
Perché non scenda a compromessi con i poteri del mondo, ma la sua azione sia sempre ispirata e guidata dallo spirito delle Beatitudini, preghiamo.

2. Per tutti gli uomini sulla terra. La venuta di Gesù è risultata sconvolgente e decisiva per la crescita spirituale e il futuro dell’umanità.
Perché ogni uomo comprenda che nell’accettazione o rifiuto di Dio e del suo Regno si gioca il significato delle nostre esistenze, preghiamo.

3. Per quelli che sono poveri, oppressi, soffrono ingiustizia e persecuzione. Di loro è pieno il nostro pianeta, soprattutto il Terzo Mondo.
Perché trovino nei cristiani i fratelli che s’impegnano al loro fianco, e realizzano le condizioni di una società più equa e più umana, preghiamo.

4. Per gli uomini e i popoli che vivono nel benessere. Sovente il loro stile di vita – fatto di sperpero e di vana ostentazione – è in netto contrasto con lo spirito genuino del Vangelo.
Perché essi accolgano la parola di Gesù, imparino a condividere, e operino la giustizia sociale nella verità e nella carità, preghiamo.

5. Per la nostra comunità (parrocchiale). Vediamo anche attorno alle nostre case gente facoltosa che si comporta male, e gente povera, sovente sfruttata e umiliata.
Perché con la nostra presenza operosa in mezzo agli altri ci impegniamo per primi a realizzare il Regno del Signore, che è regno di giustizia, di amore e di pace, preghiamo.

Celebrante. Donaci, Padre, con abbondanza la forza della tua grazia, perché nelle molte difficoltà del mondo d’oggi sappiamo vivere con generosità lo spirito delle beatitudini, come ci ha insegnato il tuo Figlio Gesù. Te lo chiediamo per lo stesso Cristo nostro Signore.

 

(tratto da: ENZO BIANCO, Preghiera dei fedeli, proposte per le domeniche e feste degli anni A-B-C – Elledici 2002)

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8. Aforismi – 6 t.o. C, 17 feb ’19

LA LEZIONE SAPIENZIALE DI GEREMIA
Già nella Prima Lettura benedizioni e maledizioni sono poste dal profeta Geremia in netta contrapposizione: «Maledetto l’uomo che confida nell’uomo…», e «Benedetto l’uomo che confida nel Signore…».
Quel verbo «confidare» andrà preso non nel senso di fare confidenze, ma nel senso di «affidarsi totalmente a…». Cioè impostare l’esistenza puntando tutto su una persona. “Su Dio o sull’uomo?” è il dilemma impostato da Geremia.

* Geremia si è spiegato con immagini poetiche facili da ricordare. Ha detto:
– chi confida nell’uomo, è come il tamarisco nella steppa;
– chi confida in Dio è come l’albero piantato lungo un corso d’acqua.
«La steppa, il deserto, la terra di salsedine», era «dove niente può vivere»: l’uomo che confida nell’uomo è come il tamarisco, pianta stentata, tristanzuola, che vivacchia nei terreni aridi, e fa pena a vedersi.
All’opposto, la sponda del fiume: fresca, irrigata, ombrosa. Le piante affondando le radici, trovano facilmente l’acqua, e crescono rigogliose.

* Si può puntare tutto sull’uomo, per esempio perchè dalla vita si esclude Dio. Oggi ci sono pensatori che parlano di una morale laica. Ritengono che si possa organizzare la vita sociale indipendentemente da Dio.
Parlano di una qualche solidarietà possibile, di socialità da praticare. Finiscono per dire: dal momento che siamo tutti sullo stesso zatterone, cerchiamo di barcamenarci tutti insieme meglio che si può.
Ma poi trovano difficile spiegare perché dovremmo essere onesti, sociali, solidali.

* Perché pagare le tasse, non rubare, non ammazzare?
– Ha scritto Dostoevskij: «Se Dio non esiste, allora tutto è permesso».
– E Jean-Jacques Rousseau, che non era uno stinco di santo: «Se Dio non esistesse, il solo logico, terribilmente logico, sarebbe il malfattore».
– Spiegate un po’ a un mafioso perché non dovrebbe imporre tangenti o non dovrebbe spacciare la droga.
– E che dire a quelli che oggi si vantano della trasgressione, e la praticano vantandosene, quasi fosse una virtù?

* Quando si taglia fuori dalla vita Dio, non si sa più a chi appellarsi. Proprio per questo Geremia richiamava i suoi concittadini alla necessità di impostare l’esistenza sull’amicizia con Dio: «Benedetto l’uomo che confida nel Signore». Non nell’uomo, nella morale laica, ma nel Signore.
La lezione sapienziale del profeta è un invito a organizzare l’esistenza puntando su Dio: quel Dio che aveva scelto Israele, e attendeva a sua volta di essere scelto.

(tratto da: ENZO BIANCO, All’altare di Dio – Anno B – Elledici 2009)

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9. Canto Liturgico – 6 t.o. C, 17 feb ’19

Ecco a voi questa settimana un canto di INIZIO

RITMATE SUI TAMBURI – A. Fant
     dal cantico di Giuditta e dal salmo 150
(Nella Casa del Padre, n. 714 – Elledici)

1. Ritmate sui tamburi un inno al mio Dio,
sull’arpa e sulla cetra la lode per Lui.

Rit. Ti dirò grazie, ti benedirò Signore
Ti dirò grazie, ti benedirò.
Dio sei mia forza se m’abbandono in Te,
sei la mia salvezza se confido in Te Signore.
Ti dirò grazie, ti benedirò Signore
Ti dirò grazie, ti benedirò.

2. Andate per il mondo, portate la sua luce,
donate nella vita amore e verità.

3. Lodate il Signore con gioia e allegria,
o giovani del mondo, cantate con noi.

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10. Narrazione – 6 t.o. C, 17 feb ’19

LE MANI
Dopo la morte, un uomo si presentò davanti al Signore.
Con molta fierezza gli mostrò le mani:
«Signore, guarda come sono pulite le mie mani!».
Il Signore gli sorrise, ma con un velo di tristezza, e disse:
«È vero, ma sono anche vuote».

Riempi le tue mani di altre mani. E stringile forte.
Ci salveremo insieme. O non ci salveremo.


(tratto da: Bruno Ferrero, 365 Piccole Storie per l’anima, Vol. 1, pag. 408 – Elledici 2007)