25 D I C E M B R E
NATALE DEL SIGNORE
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L’esordio dell’oracolo di Isaia, in una celebrazione che si svolge nella notte, è particolarmente suggestivo: «Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse» (Is 9,1).
Il profeta si rivolge al popolo fiaccato dalla guerra e dalle sue conseguenze. A chi soffre per deportazioni, oppressioni, devastazioni, miseria, carestia Isaia proclama l’intervento di Dio: verranno il riscatto e la liberazione. Il profeta annuncia che Dio non abbandona l’umanità nella sua debolezza.
È questa parola, debolezza, che può offrire una chiave di lettura per comprendere e dire il mistero che stiamo celebrando, il dono che stiamo accogliendo, l’Evangelo che ci sta raggiungendo. Il profeta Isaia arriva con il suo messaggio a tutta l’umanità.
Il paradosso salvifico
L’umanità è bisognosa di salvezza per la sua debolezza, che si mostra nella miseria, nella malattia, nella sofferenza, nell’angoscia, nella morte. Le tenebre di cui parla Isaia sono l’oscurità e lo smarrimento che sperimenta chi soffre. E non solo di dolore fisico. Esiste un sordo dolore interiore, che ottunde la vita e la rende più grigia. Lì, nel non-senso, nell’angoscia, nella disperazione è necessario che una luce brilli nelle tenebre.
Dio salva l’uomo condividendone la debolezza. Nel paradosso dell’onnipotenza che si manifesta nella piccolezza e nella debolezza di un bambino, ci è dato di meditare e di contemplare l’inizio di questa speranza.
Luca accentua molto questo paradosso, inquadrando la nascita di Gesù nel tempo del censimento di Cesare Augusto (cf Lc 2,1). Il potere conta i suoi sudditi, sicuramente per motivi fiscali o militari, e con ciò afferma l’orgoglio della propria potenza. Luca sottolinea il forte contrasto tra l’ostentazione del potere e l’oscurità di una nascita povera in uno sperduto villaggio della provincia dell’Impero, fra il potere che si erge come dominio e la nascita di questo bambino che viene al mondo per servire sia il Padre, aderendo al Suo progetto di salvezza, sia gli uomini, per i quali spenderà e offrirà la sua vita.
Natale e Pasqua
Dio salva l’uomo condividendone la debolezza. Se l’esordio è contemplabile in quella stalla, il massimo dell’azione e della potenza di Dio si manifesta nell’immobilità di un crocefisso. Lì Dio scende al fondo della debolezza. Lì Dio è sovranamente potente.
Il mistero del Natale e quello della Pasqua sono intimamente legati. Con il Natale il tempo umano, compiendosi per Maria «i giorni del parto» (Lc 2,6), cessa di essere solo il tempo che scorre in un’inarrestabile e implacabile successione di istanti che porta alla morte. Con il Natale il tempo umano è «trasvalutato» in tempo di salvezza. Come dice l’Apostolo, «è apparsa la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini» (Tt 2,11). L’azione di salvezza giunge al compimento nei misteri della Pasqua.
Luca stesso suggerisce che i due momenti sono collegati descrivendo la scena della nascita. Il bambino Gesù non trova posto nell’alloggio (cf Lc 2,7), come avverrà al tempo della passione, quando sarà rifiutato dagli uomini, espulso dalla città, ucciso dalla durezza di cuore dei peccatori. Il bambino Gesù è avvolto in fasce, come il Gesù morto. È posto in una mangiatoia, prefigurazione eucaristica.
Ancor di più la connessione fra i due misteri è stabilita da Luca quando dice che Maria «diede alla luce il suo figlio primogenito» (Lc
2,7). Non dice qualcosa come «figlio unico». Usa una parola che ritorna nel Nuovo Testamento per dire il Cristo risorto, per indicare che in Lui si compie la promessa di un rinnovamento dell’umanità per effetto della risurrezione. Cristo, infatti, è «il testimone fedele, il primogenito dei morti e il sovrano dei re della terra» (Ap 1,5); oppure, è «il capo del corpo, della Chiesa. Egli è principio, primogenito di quelli che risorgono dai morti» (Col 1,18). È Cristo l’inizio dell’umanità rinnovata nel perdono e nell’amore, dell’umanità divinizzata dalla grazia.
La salvezza per tutti gli uomini
I primi a ricevere l’annuncio della nascita sono i pastori (cf Lc 2,10-11). A loro è dato un «segno» (Lc 2,12). Ciò che appare come un mero elemento narrativo del testo (fasce, mangiatoia) è invece un qualcosa che dice altro rispetto a ciò che sembra dire immediatamente. Il segno dato ai pastori, ai credenti di ogni tempo, è che la prova della grandezza di Dio è la sua piccolezza. Il segno della sua potenza è la sua debolezza.
La salvezza di cui Gesù è portatore vuole raggiungere tutti gli uomini, ma riserva un particolare privilegio per i poveri, gli ultimi,
i reietti, i prostrati. I pastori. Coloro che vivono nella notte come i pastori, i peccatori, ricevono l’annuncio di «una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore» (Lc 2, 1011).
Questo significa augurarsi Buon Natale. Rinnovare la fiducia che anche noi, nella nostra povertà, nella nostra debolezza, nel nostro peccato, siamo raggiunti dalla misericordia di Dio.
PRIMA LETTURA
Ecco, arriva il tuo Salvatore.
L’annuncio del profeta Isaia riguardo all’arrivo di un salvatore, che ha accompagnato tutto il cammino dell’Avvento, assume il suo significato definitivo solo in questo giorno di festa. È Gesù il salvatore, l’atteso. Di conseguenza, siamo noi quel popolo santo ricercato nonostante la sua infedeltà.
Dal libro del profeta Isaia Is 62,11-12
Ecco ciò che il Signore fa sentire all’estremità della terra:
«Dite alla figlia di Sion: Ecco, arriva il tuo salvatore; ecco, egli ha con sé il premio
e la sua ricompensa lo precede. Li chiameranno Popolo santo, Redenti del Signore.
E tu sarai chiamata Ricercata, Città non abbandonata». Parola di Dio.
SALMO RESPONSORIALE Dal Salmo 96 (97)
Il salmo è un canto di lode per la gloria del Signore. Cristo è la luce che risplende sui giusti, è lui la gioia dei retti di cuore.
Rit. Oggi la luce risplende su di noi.
Il Signore regna: esulti la terra,
gioiscano le isole tutte.
Annunciano i cieli la sua giustizia
e tutti i popoli vedono la sua gloria.
Una luce è spuntata per il giusto,
una gioia per i retti di cuore.
Gioite, giusti, nel Signore,
della sua santità celebrate il ricordo.
SECONDA LETTURA
Ci ha salvati per la sua misericordia.
L’apostolo Paolo identifica la venuta di Gesù Cristo nel mondo con la salvezza per gli uomini. È Dio a rendere possibile questa salvezza, la sua incarnazione rimane un evento di grazia, né meritato né scontato per l’uomo.
Dalla lettera di san Paolo apostolo a Tito Tt 3,4-7
Figlio mio,
quando apparvero la bontà di Dio, salvatore nostro,
e il suo amore per gli uomini,
egli ci ha salvati, non per opere giuste da noi compiute,
ma per la sua misericordia,
con un’acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo,
che Dio ha effuso su di noi in abbondanza
per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro,
affinché, giustificati per la sua grazia,
diventassimo, nella speranza, eredi della vita eterna.
Parola di Dio.
CANTO AL VANGELO Lc 2,14
Alleluia, alleluia.
Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama.
Alleluia.
VANGELO
I pastori trovarono Maria e Giuseppe e il bambino.
L’intera scena è percorsa da due sentimenti contrastanti: da una parte l’umiltà dei pastori e la semplicità dell’ambiente, dall’altra la gloria della nascita del Figlio di Dio in terra. I due movimenti opposti trovano conciliazione proprio nel bambino che è appena venuto al mondo: creatura fragile e bisognosa d’amore e al tempo stesso salvezza potente per Israele.
Dal vangelo secondo Luca Lc 2,15-20
Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l’un l’altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere».
Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
Parola del Signore.
PRIMA LETTURA
Tutti i confini della terra vedranno la salvezza del nostro Dio.
La salvezza a lungo attesa dal popolo d’Israele non è stata infine conquistata con la forza delle armi o l’ingegno dei sapienti. Essa è dono di grazia, concesso liberamente dall’unico e onnipotente Signore.
Dal libro del profeta Isaia Is 52,7-10
Come sono belli sui monti
i piedi del messaggero che annuncia la pace,
del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza,
che dice a Sion: «Regna il tuo Dio».
Una voce! Le tue sentinelle alzano la voce,
insieme esultano,
poiché vedono con gli occhi
il ritorno del Signore a Sion.
Prorompete insieme in canti di gioia,
rovine di Gerusalemme,
perché il Signore ha consolato il suo popolo,
ha riscattato Gerusalemme.
Il Signore ha snudato il suo santo braccio
davanti a tutte le nazioni;
tutti i confini della terra vedranno
la salvezza del nostro Dio.
Parola di Dio.
SALMO RESPONSORIALE Dal Salmo 97 (98)
La bellezza di questo giorno non può essere celebrata con canti già utilizzati in passato: serve un inno di lode mai udito prima.
Rit. Tutta la terra ha veduto la salvezza del nostro Dio.
Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.
Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele.
Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra, gridate,
esultate, cantate inni!
Cantate inni al Signore con la cetra,
con la cetra e al suono di strumenti a corde;
con le trombe e al suono del corno
acclamate davanti al re, il Signore.
SECONDA LETTURA
Dio ha parlato a noi per mezzo del Figlio.
Il Dio che nasce oggi in una mangiatoia non è diverso da quello che ha fatto udire la sua voce al popolo per mezzo dei profeti di un tempo. Lo stesso amore sollecito che ha guidato Israele lungo tutta la sua storia si è ora manifestato in un bambino, per salvare l’umanità intera.
Dalla lettera agli Ebrei Eb 1,1-6
Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo.
Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza, e tutto sostiene con la sua parola potente. Dopo aver compiuto la purificazione dei peccati, sedette alla destra della maestà nell’alto dei cieli, divenuto tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato.
Infatti, a quale degli angeli Dio ha mai detto: «Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato»? e ancora: «Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio»? Quando invece introduce il primogenito nel mondo, dice: «Lo adorino tutti gli angeli di Dio». Parola di Dio.
CANTO AL VANGELO
Alleluia, alleluia.
Un giorno santo è spuntato per noi:
venite tutti ad adorare il Signore;
oggi una splendida luce è discesa sulla terra.
Alleluia.
VANGELO
Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.
Nell’apertura del suo vangelo, Giovanni mette in relazione la venuta nel mondo del Figlio di Dio col suo rifiuto da parte degli uomini. La nascita di Gesù è infatti già anticipazione di quella scelta d’amore che lo porterà fino alla croce.
Tra parentesi [ ] la forma breve.
Dal vangelo secondo Giovanni Gv 1,1-18
[In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta.]
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
[Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.]
Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
«Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me».
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato.
Parola del Signore.
PRIMA LETTURA
Ci è stato dato un figlio.
Con immagini poetiche potentissime Isaia narra dell’avvento del Messia a lungo atteso dal popolo d’Israele. La rinascita della giustizia non passa attraverso la logica dei potenti; quest’ultima è invece spazzata via come l’attrezzatura del soldato oppressore che brucia nel fuoco.
Dal libro del profeta Isaia Is 9,1-6
Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce;
su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse.
Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia. Gioiscono davanti a te
come si gioisce quando si miete
e come si esulta quando si divide la preda.
Perché tu hai spezzato il giogo che l’opprimeva,
la sbarra sulle sue spalle,
e il bastone del suo aguzzino,
come nel giorno di Màdian.
Perché ogni calzatura di soldato
che marciava rimbombando
e ogni mantello intriso di sangue
saranno bruciati, dati in pasto al fuoco.
Perché un bambino è nato per noi,
ci è stato dato un figlio.
Sulle sue spalle è il potere
e il suo nome sarà:
Consigliere mirabile, Dio potente,
Padre per sempre, Principe della pace. Grande sarà il suo potere
e la pace non avrà fine
sul trono di Davide e sul suo regno,
che egli viene a consolidare e rafforzare
con il diritto e la giustizia, ora e per sempre.
Questo farà lo zelo del Signore degli eserciti.
Parola di Dio.
SALMO RESPONSORIALE Dal Salmo 95 (96)
La luce di cui parla il profeta Isaia si traduce in canto di lode.
Rit. Oggi è nato per noi il Salvatore.
Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome.
Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.
Gioiscano i cieli, esulti la terra, risuoni il mare e quanto racchiude;
sia in festa la campagna e quanto contiene, acclamino tutti gli alberi della foresta.
Davanti al Signore che viene:
sì, egli viene a giudicare la terra;
giudicherà il mondo con giustizia
e nella sua fedeltà i popoli.
SECONDA LETTURA
È apparsa la grazia di Dio per tutti gli uomini.
La grazia di Dio si è rivelata in Gesù Cristo: è questo il cuore dell’annuncio di cui si fa testimone san Paolo. Quest’annuncio ha due conseguenze, profondamente legate l’una all’altra: siamo salvati e possiamo dunque vivere in sobrietà, giustizia e pietà.
Dalla lettera di san Paolo apostolo a Tito Tt 2,11-14
Figlio mio, è apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo.
Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone.
Parola di Dio.
CANTO AL VANGELO Lc 2,10-11
Alleluia, alleluia.
Vi annuncio una grande gioia:
oggi è nato per voi un Salvatore, Cristo Signore.
Alleluia.
VANGELO
Oggi è nato per voi il Salvatore.
Tra tutti gli abitanti della terra, censiti in quel tempo dall’Impero romano, i primi a ricevere l’annuncio della venuta del Figlio di Dio nel mondo sono degli umili pastori. Da loro comincia l’opera di riscatto e di redenzione dell’umanità messa in atto da Dio in Gesù Cristo.
Dal vangelo secondo Luca Lc 2,1-14
In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città.
Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta.
Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.
C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».
E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».
Parola del Signore.
PERDONO
• Signore, sentiamo di aver perduto troppo della nostra innocenza per poter gioire della tua venuta nel mondo. Kyrie eleison.
• Cristo, siamo talmente interessati a contare le cose in nostro possesso, che non abbiamo più spazio per accoglierti. Christe eleison.
• Signore, hai risposto ai nostri dubbi sulla tua esistenza facendoti uomo, eppure continuiamo a considerarti distante. Kyrie eleison.
PREGHIERA UNIVERSALE
In Gesù Cristo, Dio ci ha mostrato che gioia, pace e giustizia non sono soltanto belle illusioni, ma sono entrate nella nostra storia.
Preghiamo insieme e diciamo:
Signore, prendi dimora in mezzo a noi.
• Perché, come Dio, sappiamo lavorare lontano dai riflettori per compiere il bene. Preghiamo.
• Perché la scelta di Dio di nascere come uno di noi ci spinga a rispettare l’umanità in ogni sua forma. Preghiamo.
• Perché conserviamo la capacità di stupirci di fronte alla sovrabbondanza della tua misericordia. Preghiamo.
• Perché, sulla tua Parola, ci consideriamo parte di una storia di salvezza. Preghiamo.
O Padre, in Gesù Cristo tuo Figlio sei venuto incontro all’uomo e ti sei rivelato come Dio misericordioso. Fa’ che dimostriamo la stessa sollecitudine generosa verso i più piccoli e i più poveri, cominciando già oggi a costruire il tuo Regno. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.
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Laudato sii
Ancilla Domini
Un anno straordinario
Sorrisi divini
I Love Francesco
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Nell’ultima domenica di Avvento, la liturgia ci invita a interrogarci su quale sia l’ultimo passo da compiere per accogliere degnamente il Figlio di Dio, nel mondo e in noi.
La risposta sta negli opposti atteggiamenti di Acaz nella prima lettura e di Giuseppe nel vangelo di Matteo. Il primo non si fida del Signore, preferisce tentare di affermare se stesso, confidando nella potenza militare e in amicizie altolocate; il secondo, al contrario, ha il coraggio di mettere da parte i suoi desideri e di porsi a servizio di coloro che ama. Il risultato sarà che il re di Giuda perderà tutto il suo regno e verrà privato della sua libertà, mentre il falegname di Betlemme guadagnerà la salvezza per lui e per tutta l’umanità.
PRIMA LETTURA
Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio.
Acaz, re di Giuda, rifiuta di seguire il consiglio di Isaia di rivolgersi al Signore e preferisce confidare nell’appoggio militare dell’Assiria. Ciò di cui non si rende conto è che così facendo sta voltando le spalle all’unica potenza che ami davvero Israele, perdendo la sua libertà e quella del suo popolo.
SALMO RESPONSORIALE Dal Salmo 23 (24)
I requisiti che il fedele deve possedere per poter salire al tempio di Gerusalemme sono gli stessi che permettono di stare alla presenza di Dio.
SECONDA LETTURA
Gesù Cristo, dal seme di Davide, Figlio di Dio.
Pochi esempi di collaborazione e fiducia in Dio sono grandi come quello dell’apostolo Paolo. Egli rimarrà sempre fedele al suo ministero e alla missione affidatagli da Dio di annunciare il Vangelo. In questo brano Paolo si presenta alla comunità dei cristiani di Roma e riassume il suo mandato.
VANGELO
Gesù nascerà da Maria, sposa di Giuseppe, della stirpe di Davide.
In una situazione non facile, Giuseppe non comprende ciò che sta accadendo. Tuttavia egli rimane fedele alla legge d’amore, cercando il modo di non fare del male a Maria. È su questa fedeltà che Dio fa leva per allargare le vedute di Giuseppe e per renderlo capace di agire con coraggio e intelligenza anche di fronte al crollo delle sue certezze.
Isaia parla ad Acaz, e lo invita a chiedere un segno a Dio. Acaz rifiuta, e Isaia annuncia la nascita di un bambino che sarà segno della fedeltà di Dio alla promessa d’una discendenza fatta a Davide e pegno di salvezza per il Regno.
Bibbia e storia
Matteo comprende la profezia di Isaia attraverso Gesù. L’opera del credente è questa: faticosa ricostruzione del rapporto fra Scrittura e storia, sapendo leggere l’una con l’altra, l’una attraverso l’altra, l’una nell’altra. Così si rivela il mistero di un Dio fedele alla sua promessa, ma sempre più creativo delle ristrette previsioni umane; un Dio fedele all’uomo poiché lo incontra nella sua situazione di uomo. Se Dio è l’Emmanuele, il Dio con noi, con il carico di solidarietà di Dio verso l’uomo che questo nome comporta, ciò richiede che l’uomo sia con Dio, con il carico di fede responsabile che questo comporta.
I modelli dell’Avvento: Giuseppe
Il problema di Matteo, giunto a questo punto della sua narrazione, è di spiegare come Gesù sia concepito da una vergine, dunque di natura divina, e contemporaneamente sia della discendenza di Davide. Narra, dunque, il sogno di Giuseppe.
Il sogno è un motivo biblico. È il contesto di una relazione fra un uomo e Dio. Matteo, narrandolo, sostiene una tesi. Il bambino è di natura divina perché ciò che «è generato in lei viene dallo Spirito Santo» (Mt 1,20); ma dice anche: «Tu lo chiamerai Gesù» (Mt 1,21), lasciando dunque a Giuseppe il compito di esercitare le prerogative della paternità. Ed essendo Giuseppe discendente di Davide, è lui l’anello di congiunzione. Con Gesù si realizza la profezia di Isaia.
Non si deve sottovalutare il dramma umano di Giuseppe. È un giovane in procinto di sposarsi, con tutti i sogni che può avere un giovane alle soglie di questo passo. Qui si trova di fronte ad un altro sogno, che infrange i suoi. Abbiamo così tutta l’intensità del dubbio di Giuseppe: che fare? Ripudiare Maria? Come comprendere quanto avviene? Qual è il mio posto? Giuseppe si interroga, con fatica. La fatica del credente.
Questo è l’atteggiamento di Giuseppe, il quarto modello in questo percorso d’Avvento. Giuseppe è «giusto» (Mt 1,19). Non della giustizia legalistica che applica la norma, bensì di quella che s’interroga cercando quale sia l’appello di Dio. Disponibilità del vero uomo di fede, perciò disponibilità non facile, non a buon mercato.
Giuseppe ascolta la parola che gli viene rivolta. Infrange i suoi sogni di giovane sposo. Applica la parola alla situazione imprevista e imprevedibile, e così muta indirizzo della sua vita assumendosi tutte le responsabilità dell’uomo adulto nella fede che collabora con Dio.
Il compito della duttilità spirituale
Mirabile questa duttilità spirituale di Giuseppe, virtù sulla quale sembra invitarci a riflettere la sua vicenda. Ciò che è duttile è plasmabile in modo che assuma forme convenienti alle circostanze.
Siamo diffidenti nei confronti della duttilità, confondendola con l’incostanza. La seconda muta rotta senza mai mantenersi fedele al proprio orientamento originario; è instabile e inaffidabile. La duttilità spirituale, invece, mantiene l’atteggiamento di fondo, l’orientamento delle scelte, la fedeltà all’appello che emerge. La duttilità è frutto di discernimento.
Siamo diffidenti nei confronti della duttilità, preferendole la rigidezza perché sembra essere più virile e resistente. La rigidezza, però, non è capace di coniugare creativamente Parola e realtà. O forza la prima con interpretazioni precostituite, o forza la seconda non ascoltandone gli appelli.
La duttilità consente di rimanere fedeli nella sostanza, ed essenziali e liberi nelle forme. La duttilità non confonde sostanziale ed accidentale, e preferisce il primo, trovando vie diverse e nuove per viverlo.
L’atteggiamento della creatività
Altro esempio di questa duttilità è san Paolo. L’apostolo è sempre stato creativo nel vivere la propria vocazione (cf Rm 1,1). Pur trovando molti modi diversi per dirlo, e cercando molte occasioni per farlo, si è sempre prodigato per far conoscere il messaggio del Vangelo (cf Rm 1,3-4).
Fedele al contenuto essenziale della fede che ha compreso e indagato, collaboratore di Dio con la sua azione, creativo nel farlo, inventando sempre nuovi modi in relazione ai cambiamenti che avvenivano intorno a lui.
Tutto il cammino dell’Avvento conduce alla duttilità spirituale. Attraverso di essa s’individua una via, nel concreto della vita, per essere credenti nella storia. Non è questo l’impegno che comporta celebrare il Natale?
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