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3. Commento alle Letture – 23 FEBBRAIO 2025 7ª DOMENICA T.O.

23 FEBBRAIO 2025

7ª DOMENICA T.O.

AMATE I NEMICI

COMMENTO

Il brano odierno è la continuazione del discorso delle beatitudini iniziato domenica scorsa.
Gesù presenta l’essenza del cristianesimo e rivela l’incommensurabile ed infinito amore di Dio per l’umanità. È un messaggio che sbigottisce per la sua chiarezza  semplicità’ e radicalita. Dobbiamo ammettere che mette in crisi il nostro modo di testimoniare la fede. Anche nelle nostre chiese il messaggio evangelico di oggi ci coglie di sorpresa e ci spiazza.
Oggi il perdonare i nemici non suona bene. Non è di moda.  Perdonare è segno di debolezza. Si deve bombardare, annientare, emarginare, fare pulizia etnica, respingere, deportare. Il perdonare è segno di debolezza e di vigliaccheria.
Si può parlare di perdono e di pace solo dopo che l’avversario è stato umiliato od annientato, solo quando la “giustizia” del più forte trionfa. Allora ci sarà la pace: quella dei cimiteri.
Tutto questo ha nulla a che fare con Dio. Al fragore delle armi, alla inutile retorica dei politici, alla vendetta, alla tecnologia trasformata in un micidiale ed infallibile strumento di morte, Gesù ci dice che Dio è amore misericordioso.
Ma cosa significa misericordia? Il termine ebraico “rahamim” rimanda all’organo femminile che è la culla della vita: l’utero materno. La nostra fede non è generata da noi, dai nostri sentimenti, dalle nostre meditazioni o suppliche. Diventiamo cristiani solo se ci lasciamo formare dall’ utero divino che ci alimenta di amore verso tutti  ((nemici compresi), di benedizione verso i nostri calunniatori e maldicenti , di carezze in risposta ai pugni, di generosità nei riguardi di chi ci depreda, di atti di bene in risposta al male, di denaro dato senza richiederne il rimborso, E questo non per santità personale ma per essere semplici cristiani normali.
Dio misericordioso ci perdonerà nella misura in cui noi perdoniamo; ci giudicherà come noi abbiamo giudicato; ci ripagherà come avremo ripagato il prossimo. Se questo è vero (come lo è veramente) allora tutti sentiamo il bisogno di convertirci. Di fermarci un momento e  ripartire.
Per camminare dobbiamo alleggerirci delle nostre granitiche certezze, dei nostri moralismi ipocriti, dei nostri devozionalismi pseudomagici, delle nostre tradizioni ossidate  e polverose. Compagni indispensabili ed inseparabili sono la libertà, l’intelligenza  e la Parola che Gesù ci ha testimoniato e dato come inseparabili compagni del nostro andare per il mondo da cristiani credenti e coerenti. Non possiamo solamente desiderare di credere in Dio. La nostra fede deve essere testimoniata alle condizioni dettate dal Padre e non condizionata dai nostri equilibrismi e tatticismi che ci rendono meschini, opportunisti e non trasparenti.

Schema per un’omelia

Introduzione

Le letture di oggi ci invitano a riflettere su un tema centrale della fede cristiana: l’amore misericordioso che supera l’odio e la vendetta. Attraverso l’esempio di Davide, l’insegnamento di Paolo e le parole di Gesù, siamo chiamati a vivere una misericordia radicale, che trasforma il nostro modo di relazionarci con gli altri.

Prima Lettura: 1 Samuele 26,2.7-9.12-13.22-23

In questo brano, Davide ha l’opportunità di eliminare il re Saul, che lo perseguita ingiustamente. Tuttavia, sceglie di risparmiare la vita del suo nemico, riconoscendo la sacralità dell’unto del Signore. Questo gesto di misericordia dimostra una profonda fiducia nella giustizia divina e ci insegna a non cedere alla tentazione della vendetta.

Salmo Responsoriale: Salmo 102

Il salmista celebra la bontà e la misericordia di Dio, lento all’ira e ricco di amore. Questo salmo ci ricorda che, come Dio è misericordioso verso di noi, così siamo chiamati a essere misericordiosi verso gli altri, riflettendo il suo amore nel nostro quotidiano.

Seconda Lettura: 1 Corinzi 15,45-49

San Paolo ci parla della trasformazione che avviene in Cristo: da uomini terreni, portiamo l’immagine dell’uomo celeste. Questa metamorfosi implica un cambiamento radicale nel nostro modo di vivere e di amare, chiamandoci a imitare Cristo nella sua misericordia e nel suo perdono.

Vangelo: Luca 6,27-38

Nel Vangelo, Gesù ci offre un insegnamento rivoluzionario: amare i nostri nemici, fare del bene a coloro che ci odiano, benedire chi ci maledice e pregare per chi ci maltratta. Questo amore incondizionato riflette la misericordia del Padre celeste e ci invita a superare le logiche umane di ritorsione e vendetta. Gesù ci chiama a una generosità senza misura, promettendo che “con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio”.

Applicazione pratica

Vivere questo amore misericordioso non è facile; richiede una conversione del cuore e una profonda fiducia in Dio. Siamo chiamati a perdonare le offese, a rispondere al male con il bene e a essere strumenti di pace nel mondo. Questo cammino di misericordia trasforma non solo le nostre vite, ma anche le comunità in cui viviamo, rendendo presente il Regno di Dio tra noi.

Conclusione

Le letture di oggi ci sfidano a incarnare l’amore misericordioso di Dio nelle nostre relazioni quotidiane. Seguendo l’esempio di Davide e gli insegnamenti di Gesù, possiamo contribuire a costruire un mondo più giusto e compassionevole, dove l’amore prevale sull’odio e il perdono sulla vendetta.

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2. introduzioni – 23 FEBBRAIO 2025 7ª DOMENICA T.O.

23 FEBBRAIO 2025

7ª DOMENICA T.O.

AMATE I NEMICI

PRIMA LETTURA

Il Signore ti aveva messo nelle mie mani e non ho voluto stendere la mano.

In questo brano, Davide ha l’opportunità di uccidere il re Saul, che lo perseguita ingiustamente. Tuttavia, sceglie di risparmiare la vita del re, dimostrando rispetto per l’unto del Signore e affidandosi alla giustizia divina.

SALMO RESPONSORIALE                

Dal Salmo 102 (103)

Il salmista loda la misericordia e la bontà di Dio, invitando l’assemblea a benedire il Signore per i suoi benefici e il suo amore compassionevole verso coloro che lo temono.

SECONDA LETTURA

Come eravamo simili all’uomo terreno, così saremo simili all’uomo celeste.

San Paolo riflette sulla distinzione tra l’uomo terreno, Adamo, e l’uomo celeste, Cristo. Esorta i credenti a conformarsi all’immagine di Cristo, partecipando alla sua natura spirituale e alla vita nuova che Egli offre.

VANGELO

Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.

Gesù insegna ai suoi discepoli l’amore radicale verso i nemici, invitando a fare del bene a coloro che li odiano e a pregare per chi li maltratta. Questo amore misericordioso riflette la perfezione del Padre celeste e chiama i credenti a vivere una generosità senza misura.

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4. Letture – 23 FEBBRAIO 2025 7ª DOMENICA T.O.

23 FEBBRAIO 2025

7ª DOMENICA T.O.

AMATE I NEMICI

PRIMA LETTURA

Il Signore ti aveva messo nelle mie mani e non ho voluto stendere la mano.

In questo brano, Davide ha l’opportunità di uccidere il re Saul, che lo perseguita ingiustamente. Tuttavia, sceglie di risparmiare la vita del re, dimostrando rispetto per l’unto del Signore e affidandosi alla giustizia divina.

Dal primo libro di Samuèle        1Sam 26,2.7-9.12-13.22-23

In quei giorni, Saul si mosse e scese nel deserto di Zif, conducendo con sé tremila uomini scelti d’Israele, per ricercare Davide nel deserto di Zif.
Davide e Abisài scesero tra quella gente di notte ed ecco, Saul dormiva profondamente tra i carriaggi e la sua lancia era infissa a terra presso il suo capo, mentre Abner con la truppa dormiva all’intorno. Abisài disse a Davide: «Oggi Dio ti ha messo nelle mani il tuo nemico. Lascia dunque che io l’inchiodi a terra con la lancia in un sol colpo e non aggiungerò il secondo». Ma Davide disse ad Abisài: «ANon ucciderlo! Chi mai ha messo la mano sul consacrato del Signore ed è rimasto impunito?».
Davide portò via la lancia e la brocca dell’acqua che era presso il capo di Saul e tutti e due se ne andarono; nessuno vide, nessuno se ne accorse, nessuno si svegliò: tutti dormivano, perché era venuto su di loro un torpore mandato dal Signore.
Davide passò dall’altro lato e si fermò lontano sulla cima del monte; vi era una grande distanza tra loro.
Davide gridò: «Ecco la lancia del re: passi qui uno dei servitori e la prenda! Il Signore renderà a ciascuno secondo la sua giustizia e la sua fedeltà, dal momento che oggi il Signore ti aveva messo nelle mie mani e non ho voluto stendere la mano sul consacrato del Signore».

Parola di Dio.

SALMO RESPONSORIALE                

Dal Salmo 102 (103)

Il salmista loda la misericordia e la bontà di Dio, invitando l’assemblea a benedire il Signore per i suoi benefici e il suo amore compassionevole verso coloro che lo temono.

Rit. Il Signore è buono e grande nell’amore.

Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici. R.

Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue infermità,
salva dalla fossa la tua vita,
ti circonda di bontà e misericordia. R.

Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Non ci tratta secondo i nostri peccati
e non ci ripaga secondo le nostre colpe. R.

Quanto dista l’oriente dall’occidente,
così egli allontana da noi le nostre colpe.
Come è tenero un padre verso i figli,
così il Signore è tenero verso quelli che lo temono. R.

SECONDA LETTURA

Come eravamo simili all’uomo terreno, così saremo simili all’uomo celeste.

San Paolo riflette sulla distinzione tra l’uomo terreno, Adamo, e l’uomo celeste, Cristo. Esorta i credenti a conformarsi all’immagine di Cristo, partecipando alla sua natura spirituale e alla vita nuova che Egli offre.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi    1Cor 15,45-49

Fratelli, il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l’ultimo Adamo divenne spirito datore di vita.
Non vi fu prima il corpo spirituale, ma quello animale, e poi lo spirituale.
Il primo uomo, tratto dalla terra, è fatto di terra; il secondo uomo viene dal cielo. Come è l’uomo terreno, così sono quelli di terra; e come è l’uomo celeste, così anche i celesti.
E come eravamo simili all’uomo terreno, così saremo simili all’uomo celeste.

Parola di Dio.

CANTO AL VANGELO

Gv 13,34

Alleluia, alleluia.

Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore:
come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.

Alleluia.

VANGELO

Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.

Gesù insegna ai suoi discepoli l’amore radicale verso i nemici, invitando a fare del bene a coloro che li odiano e a pregare per chi li maltratta. Questo amore misericordioso riflette la perfezione del Padre celeste e chiama i credenti a vivere una generosità senza misura.

Dal vangelo secondo Luca            Lc 6,27-38

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro.
E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro.
Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.
Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».

Parola del Signore.

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5. Preghiere di perdono e dei fedeli – 23 FEBBRAIO 2025 7ª DOMENICA T.O.

23 FEBBRAIO 2025

7ª DOMENICA T.O.

AMATE I NEMICI

RICHIESTA DI PERDONO

  • Signore, quante volte abbiamo amato solo quelli che ci amano.  Kyrie eleison.
  • Cristo, insegnaci a non giudicare e a non condannare i nostri fratelli.  Christe eleison.
  • Signore, donaci il tuo perdono nella misura in cui sappiamo perdonare. Kyrie eleison.

PREGHIERA UNIVERSALE

Signore, il comandamento dell’amore ci insegna la strada della vera fraternità e le condizioni per essere tuoi discepoli. E con la tua vita sostieni la nostra debolezza Con questa certezza noi ti preghiamo e diciamo:

Ascoltaci, o Signore.

  • Per la salute di Papa Francesco, perché il Signore dia a lui ancora tanta forza per guidare la chiesa sulle strade della misericordia. Preghiamo.
  • Perché i capi dei popoli si impegnino a superare le discordie e lavorino per costruire la pace. Preghiamo.
  • Per tutti gli uomini di buona volontà, che ogni giorno mettono in pratica il comandamento dell’amore, perché grazie al contributo di tutti, si realizzi il regno di Dio. Preghiamo.
  • Perché la nostra comunità si costruisca attorno al rispetto reciproco, alla accoglienza e al sostegno disinteressato, e rifiuti le logiche del potere e del successo. Preghiamo.

O Padre, che tanto hai amato gli uomini da mandare il tuo Figlio Unigenito a condividere la nostra vita e a insegnarci la strada dell’amore e del perdono, sostieni la nostra debolezza ed esaudisci le nostre preghiere.

Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.

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6. Vignetta di RobiHood – 23 FEBBRAIO 2025 7ª DOMENICA T.O.

23 FEBBRAIO 2025

7ª DOMENICA T.O.

AMATE I NEMICI

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Pubblicazioni di Roberto Benotti (RobyHood) presso Elledici:

Laudato sii

Ancilla Domini

Un anno straordinario

Sorrisi divini

I Love Francesco

Testi e i commenti proposti per la domenica 

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3. Commento alle Letture – 16 FEBBRAIO 2025 6ª DOMENICA T.O.

16 FEBBRAIO 2025

6ª DOMENICA T.O.

BEATI VOI

COMMENTO

Il brano evangelico di questa domenica è tratto dal sesto capitolo di Luca. Si tratta di un capitolo indispensabile  per comprendere il significato del messaggio di Gesù.  Alcuni biblisti, in un recente passato, l’hanno definito come la Magna Charta del cristianesimo. Il fatto narrato avviene ai piedi del Monte delle Beatitudini nelle vicinanze del lago di Genezareth.
Gesù ha appena scelto i dodici discepoli che lo accompagneranno nella suo compito di annuncio e di testimonianza della missione che il Padre gli ha affidato. La sua fama si allarga sempre di più. Luca (6,17) riporta: “Ne aveva attorno molti, e per di più  c’era una gran folla di gente venuta da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dalla zona costiera di Tiro e di Sidone”. Erano convenuti da tutto Israele  per ascoltarlo e per farsi guarire dalle loro malattie precisa l’evangelista.
Gesù prende la palla al balzo e trasforma il meeting estemporaneo in una catechesi. Fondamentale è l’aggettivo, più volte ripetuto, “beato”. Dobbiamo subito dire che il suo significato non è legato ad una disposizione umorale ma ad una ben precisa situazione di vita. L’essere poveri non è una benedizione se è imposto e forzato; lo è solo se si tratta di una libera scelta di libertà nei confronti della tirannia dell’avere e del possedere, oggi particolarmente di moda. Così pure l’avere fame diventa beatitudine non perché continuamente randagi alla ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti, ma perché affamati di valori, di senso e di libertà. Il pianto diventa beatitudine, non quando e il naturale sfogo del dolore fisico o morale, ma quando si trasforma in fattiva solidarietà per chi è vittima di violenze, di guerre o di tradimenti. Anche l’odio, la maldicenza, il disprezzo si trasformano in beatitudine se sono originati dalla coerenza del nostro attaccamento a Cristo.
All’improvviso Gesù cambia i toni del suo predicare. Il “beati” si trasforma in “guai”. Dobbiamo subito precisare che non si tratta di minacce ma di dispiacere e di lamento. Il termine italiano “guai” non è altro che la traslitterazione di “Ohi” ebraico che era il lamento delle donne durante i funerali .
Quindi esprime il dispiacere di Gesù per coloro che vivono completamente soggiogati alle leggi dell’avere, del potere, dell’apparire, del fatuo e dell’adulazione che all’apparenza appagano, ma che in realtà’ inaridiscono il cuore ed il cervello rendendoli incapaci di accogliere e vivere la Parola.

Noi a quale tribù apparteniamo: ai “beati” o ai “guai”? La risposta dobbiamo darla solo alla nostra coscienza. Questa provocazione evangelica tocca ognuno di noi.

MEDITAZIONE

BEATO L’UOMO CHE CONFIDA NEL SIGNORE

Il senso di insicurezza è un dato psicologico, proprio dell’uomo di tutti i tempi, anche del nostro tempo; da questo senso di insicurezza sorge la necessità di trovare un appoggio in chi è più sicuro, in amicizie influenti, in raccomandazioni; di qui la preoccupazione di assicurarsi per l’avvenire contro ogni evento della vita; di qui la corsa ai beni della terra perché sembrano dare una certa sicurezza.
Il messaggio che ci viene dalla liturgia della Parola di questa domenica è chiaro e limpido: la sicurezza dell’uomo non si deve cercare nell’uomo, in ciò che è terreno, ma in Dio, nell’eterno.

Geremia è il profeta più incompreso, maggiormente contrastato e perseguitato della storia di Israele. Mentre il re ed i maggiorenti si affannano a cercare alleanze ed appoggio con l’Egitto, a sud, contro l’Assiria del nord, Geremia predica la fiducia in Dio. Solo Dio, non certo l’Egitto, avrebbe salvato Israele dal regno potente del nord; ma non viene ascoltato. Assisterà all’invasione di Israele da parte dell’Assiria, alla distruzione della città di Gerusalemme; lo stesso re Sedecìa sarà accecato e deportato. Anche Geremia seguirà la sorte di tutti e sarà deportato.

A ragione pertanto può dire “Maledetto l’uomo che confida nell’uomo… Egli sarà come un tamerisco nella steppa… dimorerà in luoghi aridi nel deserto, in una terra di salsedine, dove nessuno può vivere.” “Maledetto” non perché il Signore voglia per lui il male, o gli mandi delle disgrazie, ma perché quest’uomo si pone da se stesso nei guai, si mette sulla strada della rovina. L’uomo che confida nell’uomo è sulla strada sbagliata. Mettere tutta la propria fiducia nelle cose materiali e fare di esse il fine ed il fondamento della propria vita, è andare incontro alla delusione ed al fallimento.

“Benedetto l’uomo che confida nel Signore e il Signore è sua fiducia. Egli è come un albero piantato lungo l’acqua, verso la corrente stende le radici;… nell’anno della siccità non intristisce”.

“Confidare in Dio”, non vuol dire stare con le braccia incrociate ed attendere tutto da Dio, passivamente. Significa porre Dio a fondamento e fine ultimo della propria esistenza, fidarsi della sua parola, lasciarsi guidare da essa. La fiducia del cristiano si fonda su una grande certezza: “Cristo è risuscitato dai morti” come assicura S. Paolo nella seconda lettura; questa certezza è la forza che sostiene gli Apostoli, Paolo, i primi cristiani, nella loro testimonianza fino al martirio, e che deve sostenere anche noi.

Anche il Vangelo di Luca contrappone due categorie di persone: i ricchi e i poveri. “Guai a voi”, che ora siete sicuri, perché ricchi, sazi, felici, stimati; “Beati voi”, che ora siete insicuri, perché poveri, affamati, nel pianto, perseguitati, “perché la vostra ricompensa è grande nei cieli”.
È un richiamo evidente alla parabola del ricco gaudente, il ricco Epulone, che finisce nei tormenti, arso dalla sete, e del povero Lazzaro che, al termine della vita, si trova in seno ad Abramo.

Ma chi sono i poveri che Gesù chiama beati? Sono quelli che hanno il cuore distaccato dai beni terreni e non pongono la loro felicità e fiducia in essi; sono coloro che sanno di essere piccoli e bisognosi di tutto, che si pongono di fronte a Dio come il mendicante che tende la mano.

Ed i ricchi sono esclusi dal regno di Dio? No, Gesù non esclude nessuno; il suo annuncio di salvezza è per tutti. Gesù non si scaglia contro i ricchi: li mette semplicemente in guardia dalle loro stesse ricchezze, perché chi possiede la ricchezza rischia di chiudersi nella sua autosufficienza, di essere sordo alla voce di Dio, di porre la sua fiducia esclusivamente in se stesso e nei suoi mezzi. Rischia insomma di escludersi da solo dal Regno di Dio.

In concreto, come dobbiamo intendere il discorso del vangelo di oggi? Dobbiamo forse desiderare la povertà e rimanere in condizione di sottosviluppo economico e sociale? È certamente nobile lo sforzo di dare maggiore dignità all’uomo e migliorare le sue condizioni di vita; il discorso di Gesù non si oppone certo a questo sforzo ed a questo impegno. Bisogna soltanto non mettere il benessere e la ricchezza al primo posto; non legare il proprio cuore alle ricchezze ed ai beni terreni. Non perché il benessere, come tale, sia un male, ma perché è l’uomo che può servirsene male e rendersene schiavo.

Dobbiamo pertanto tutti chiedere al Signore lo “spirito di povertà”. Chi ha abbondanza di beni materiali, per non attaccare ad essi il cuore; chi è povero di beni materiali, per non essere né avido né invidioso. Solo con queste disposizioni d’animo possiamo veramente essere “beati” in senso evangelico, cioè ricchi di quei beni che vengono da Dio.

D. MARIO MORRA sdb

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2. introduzioni – 16 FEBBRAIO 2025 6ª DOMENICA T.O.

16 FEBBRAIO 2025

6ª DOMENICA T.O.

BEATI VOI

PRIMA LETTURA

Maledetto chi confida nell’uomo; benedetto chi confida nel Signore.
Utilizzando immagini forti, tipiche della sua predicazione, il profeta mette  confronto i due atteggiamenti: quello di ci confida solo nelle proprie forze e quello della fede nel Signore che sarà l’unico a dare frutti duraturi.

SALMO RESPONSORIALE                

Dal Salmo 1

Il salmo 1, che apre il libro dei salmi, riprende la predicazione di Geremia per riaffermare la scelta coraggiosa ma carica di futuro che i giusti devono fare: radicarsi nel signore.

SECONDA LETTURA

Se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede.
Al centro del messaggio di Paolo c’è la certezza della risurrezione del Signore, garanzia della vita eterna che sostiene le scelte evangeliche di ogni giorno.

VANGELO

Beati i poveri. Guai a voi, ricchi.
In questo brano del vangelo di Luca, Gesù affianca le beatitudini, rivolte in modo molto più concreto a chi vive nella povertà, nell’indigenza e nel dolore, ai “guai” vero chi crede di poter vivere e godere in questa vita, senza rispondere al proprio destino ultraterreno con responsabilità, giustizia e condivisione.

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4. Letture – 16 FEBBRAIO 2025 6ª DOMENICA T.O.

16 FEBBRAIO 2025

6ª DOMENICA T.O.

BEATI VOI

PRIMA LETTURA

Maledetto chi confida nell’uomo; benedetto chi confida nel Signore.
Utilizzando immagini forti, tipiche della sua predicazione, il profeta mette  confronto i due atteggiamenti: quello di ci confida solo nelle proprie forze e quello della fede nel Signore che sarà l’unico a dare frutti duraturi.

Dal libro del profeta Geremia          Ger 17,5-8

Così dice il Signore:
«Maledetto l’uomo che confida nell’uomo,
e pone nella carne il suo sostegno,
allontanando il suo cuore dal Signore.
Sarà come un tamarisco nella steppa;
non vedrà venire il bene,
dimorerà in luoghi aridi nel deserto,
in una terra di salsedine, dove nessuno può vivere.
Benedetto l’uomo che confida nel Signore
e il Signore è la sua fiducia.
È come un albero piantato lungo un corso d’acqua,
verso la corrente stende le radici;
non teme quando viene il caldo,
le sue foglie rimangono verdi,
nell’anno della siccità non si dà pena,
non smette di produrre frutti».

Parola di Dio.

SALMO RESPONSORIALE                

Dal Salmo 1

Il salmo 1, che apre il libro dei salmi, riprende la predicazione di Geremia per riaffermare la scelta coraggiosa ma carica di futuro che i giusti devono fare: radicarsi nel signore.

Rit. Beato l’uomo che confida nel Signore.

Beato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi,
non resta nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli arroganti,
ma nella legge del Signore trova la sua gioia,
la sua legge medita giorno e notte.

È come albero piantato lungo corsi d’acqua,
che dà frutto a suo tempo:
le sue foglie non appassiscono
e tutto quello che fa, riesce bene.

Non così, non così i malvagi,
ma come pula che il vento disperde;
poiché il Signore veglia sul cammino dei giusti,
mentre la via dei malvagi va in rovina.

SECONDA LETTURA

Se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede.
Al centro del messaggio di Paolo c’è la certezza della risurrezione del Signore, garanzia della vita eterna che sostiene le scelte evangeliche di ogni giorno.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi      1 Cor 15,12.-16-20

Fratelli, se si annuncia che Cristo è risorto dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non vi è risurrezione dei morti?
Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto; ma se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. Perciò anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti.
Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini.
Ora, invece, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti.

Parola di Dio.

CANTO AL VANGELO

Lc 6,23

Alleluia, alleluia.

Rallegratevi ed esultate, dice il Signore,
perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo.

Alleluia.

VANGELO

Beati i poveri. Guai a voi, ricchi.
In questo brano del vangelo di Luca, Gesù affianca le beatitudini, rivolte in modo molto più concreto a chi vive nella povertà, nell’indigenza e nel dolore, ai “guai” vero chi crede di poter vivere e godere in questa vita, senza rispondere al proprio destino ultraterreno con responsabilità, giustizia e condivisione.

Dal vangelo secondo Luca            Lc 6,17.20-26

In quel tempo, Gesù, disceso con i Dodici, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne.
Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:
«Beati voi, poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi, che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete,
perché riderete.
Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
Guai a voi, che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete,
perché sarete nel dolore e piangerete.
Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».

Parola del Signore.