22 DICEMBRE
IV DOMENICA DI AVVENTO
MARIA SI ALZÒ E ANDÒ IN FRETTA
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COMMENTO
Maria ha appena detto “sì” all’angelo e ancora non si rende ben conto di che cosa le ha cambiato la vita. Sa solo di essere l’umile portatrice del più grande dono di Dio all’umanità, Gesù, suo figlio e figlio di Dio. Luca narra una bella scena di vita di famiglia, ma la sua intenzione va molto più in profondità. È giusto, infatti, e anche commovente ammirare la prontezza della carità di Maria che affronta un viaggio faticoso e rischioso perché, avendo saputo dall’angelo Gabriele che Elisabetta, ormai anziana, aspetta un bambino, è convinta che può aver bisogno del suo aiuto. Ma questa è una piccola cosa, perché certamente ci sono parenti e vicine più mature di Maria, pronte ad aiutare l’anziana gestante.
Il dialogo delle due madri in attesa, però, ci fa salire a un piano profetico e teologico molto più denso e ricco. L’angelo ha detto a Maria che «nulla è impossibile a Dio» e le ha dato come segno la maternità di Elisabetta. Maria comprende allora che le due maternità sono collegate nel progetto di Dio e si muove proprio per realizzare questo collegamento che il Signore le ha fatto conoscere.
Quando Maria offre il saluto di pace, «shalom», Luca attira la nostra attenzione su due frutti immediati: Giovanni sussulta nel grembo ed Elisabetta viene riempita di Spirito Santo. Giovanni, feto di sei mesi, riconosce il suo Signore cui dovrà preparare la strada; Elisabetta benedice Maria e il suo bambino e nello stesso tempo, animata dallo Spirito, esprime la grande gioia di inchinarsi umilmente davanti al figlio di Maria perché è il Signore. Davvero Elisabetta profetizza e parla a nome di Dio, mentre dichiara «beata» Maria a motivo della sua fede: ha creduto nella completa realizzazione della parola del Signore.
Luca ci conduce così a comprendere che qui si incontrano i due Testamenti: il Primo, rappresentato da Elisabetta, che porta l’ultimo e il più grande dei profeti, Giovanni; il Nuovo, rappresentato da Maria, che porta il Messia atteso, colui che nel suo sangue inaugurerà la Nuova Alleanza.
Elisabetta testimonia che le profezie si sono compiute, che davvero Maria è la madre del Messia, che rende finalmente vero il Primo Testamento (senza Gesù, infatti, esso sarebbe incompiuto e in fondo portatore di promesse non realizzate).
Maria, da parte sua, nella testimonianza di Elisabetta coglie il significato di quello che avvenuto: al Signore è piaciuta la sua fede e per questo le è stata affidata la missione di essere madre del Salvatore. Tale beatitudine è sua per sempre (ma non solo sua, anche di tutti coloro che si fidano di Dio senza riserve) e sarà confermata da Gesù quando, rispondendo a una donna la quale aveva “beatificato” la madre, perché gli aveva dato il latte, disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano» (Lc 1 ,28). A Maria, più di tutti, appartiene questa beatitudine, perché in lei la Parola si è fatta carne e con la sua fede si è assimilata al Figlio, rendendo eterno il suo sì all’angelo. Proprio quel sì che, passando attraverso la croce (dove la maternità della nuova Eva si allarga a tutto il corpo del Figlio, la Chiesa), trova il suo compimento nell’abbraccio eterno con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
Maria continua oggi a visitare ogni “Elisabetta” di questo mondo, cioè tutti coloro che sperano e pregano nell’attesa del Salvatore. Essi hanno già ricevuto da Dio il dono della fecondità: ciò significa che, dopo essere passati attraverso la sofferenza di credersi sterili, cioè incapaci di generare il bene, hanno riconosciuto che il Signore a tutti ha fatto dono del suo Spirito, perché possano portare frutti di conversione e di testimonianza per chi non crede e non spera più.
SPUNTI PER L’ATTUALIZZAZIONE E LA PREGHIERA
PROPOSTA DI IMPEGNO DELLA SETTIMANA
Portiamo la pace a un parente, amico o conoscente che non sta bene o vive qualche difficoltà particolare.
Domenica scorsa ci siamo presentati dal Battista e abbiamo chiesto: che cosa dobbiamo fare? Oggi Maria ci dà una risposta e un esempio. È diventata la madre di Gesù (quando una donna concepisce, è già madre) e si chiede: come mi preparo alla venuta del Messia? Non ci pensa molto. Si alza e va in fretta, forse per aiutare Elisabetta, ma certamente e soprattutto a portare Gesù a lei e a Giovanni.
Da te uscirà per me colui che deve essere il dominatore in Israele.
I re discendenti di Davide non hanno portato pace e prosperità, ma violenze, ingiustizie e corruzione. Il profeta Michea alza la voce e annuncia che il Signore sta per mandare un re pacifico, che pascerà il popolo con giustizia. Michea forse pensava a un re che sarebbe arrivato in breve tempo, ma il Signore realizzerà questa profezia 700 anni dopo, con Gesù.
Dal Salmo 79 (80)
La preghiera accorata del salmista chiede al Signore che intervenga per salvare il suo popolo e proteggerlo dai nemici, concedendo la sua forza al re che lui stesso ha scelto.
SECONDA LETTURA
Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà.
Già nel Primo Testamento i profeti erano giunti alla convinzione che non erano i sacrifici di animali a ottenere il perdono dei peccati e la benedizione di Dio, ma l’obbedienza alla sua volontà. Gesù realizza in pieno la volontà del Padre, offrendo se stesso in sacrificio, e così abolisce definitivamente i sacrifici antichi e li sostituisce con il proprio. I cristiani, per essere purificati e santificati, devono immergersi nel sacrificio di Cristo.
A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?
Luca non racconta un fatto di cronaca, ma un evento di salvezza. Maria è l’Arca della Nuova Alleanza, perché porta in grembo il Messia salvatore. La sua visita a due rappresentanti del Primo Testamento segna la realizzazione delle promesse di Dio, l’annuncio della pace e la consegna della gioia, frutto della presenza del Messia.
Da te uscirà per me colui che deve essere il dominatore in Israele.
I re discendenti di Davide non hanno portato pace e prosperità, ma violenze, ingiustizie e corruzione. Il profeta Michea alza la voce e annuncia che il Signore sta per mandare un re pacifico, che pascerà il popolo con giustizia. Michea forse pensava a un re che sarebbe arrivato in breve tempo, ma il Signore realizzerà questa profezia 700 anni dopo, con Gesù.
Dal libro del profeta Michea Mic 5,1-4a
Così dice il Signore:
«E tu, Betlemme di Èfrata,
così piccola per essere fra i villaggi di Giuda, da te uscirà per me
colui che deve essere il dominatore in Israele;
le sue origini sono dall’antichità, dai giorni più remoti.
Perciò Dio li metterà in potere altrui,
fino a quando partorirà colei che deve partorire;
e il resto dei tuoi fratelli ritornerà ai figli d’Israele. Egli si leverà e pascerà con la forza del Signore, con la maestà del nome del Signore, suo Dio.
Abiteranno sicuri, perché egli allora sarà grande
fino agli estremi confini della terra. Egli stesso sarà la pace!».
Parola di Dio.
Dal Salmo 79 (80)
La preghiera accorata del salmista chiede al Signore che intervenga per salvare il suo popolo e proteggerlo dai nemici, concedendo la sua forza al re che lui stesso ha scelto.
Signore, fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi.
Tu, pastore d’Israele, ascolta,
seduto sui cherubini, risplendi.
Risveglia la tua potenza
e vieni a salvarci.
Dio degli eserciti, ritorna!
Guarda dal cielo e vedi e visita questa vigna,
proteggi quello che la tua destra ha piantato,
il figlio dell’uomo che per te hai reso forte.
Sia la tua mano sull’uomo della tua destra,
sul figlio dell’uomo che per te hai reso forte.
Da te mai più ci allontaneremo,
facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome.
SECONDA LETTURA
Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà.
Già nel Primo Testamento i profeti erano giunti alla convinzione che non erano i sacrifici di animali a ottenere il perdono dei peccati e la benedizione di Dio, ma l’obbedienza alla sua volontà. Gesù realizza in pieno la volontà del Padre, offrendo se stesso in sacrificio, e così abolisce definitivamente i sacrifici antichi e li sostituisce con il proprio. I cristiani, per essere purificati e santificati, devono immergersi nel sacrificio di Cristo.
Dalla lettera agli Ebrei Eb 10,5-10
Fratelli, entrando nel mondo, Cristo dice: «Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato.
Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato.
Allora ho detto: “Ecco, io vengo – poiché di me sta scritto nel rotolo del libro – per fare, o Dio, la tua volontà”».
Dopo aver detto: «Tu non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato», cose che vengono offerte secondo la Legge, soggiunge: «Ecco, io vengo per fare la tua volontà». Così egli abolisce il primo sacrificio per costituire quello nuovo. Mediante quella volontà siamo stati santificati per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre.
Parola di Dio.
Lc 1,38
Alleluia, alleluia.
Ecco la serva del Signore:
avvenga per me secondo la tua parola.
Alleluia.
A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?
Luca non racconta un fatto di cronaca, ma un evento di salvezza. Maria è l’Arca della Nuova Alleanza, perché porta in grembo il Messia salvatore. La sua visita a due rappresentanti del Primo Testamento segna la realizzazione delle promesse di Dio, l’annuncio della pace e la consegna della gioia, frutto della presenza del Messia.
Dal vangelo secondo Luca Lc 1,39-45
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Parola del Signore.
Il Natale è vicino. Rivolgiamo la nostra preghiera a Dio Padre che fin dall’eternità ha preparato l’incarnazione del suo figlio. Diciamo insieme: Padre, donaci tuo figlio, Gesù.
Padre, la venuta del tuo Figlio, ormai imminente, ci renda attenti ai fratelli, perché, illuminati e fortificati dal tuo Spirito, portiamo frutti di autentico amore fraterno.
Per Cristo nostro Signore.
22 DICEMBRE
IV DOMENICA DI AVVENTO
MARIA SI ALZÒ E ANDÒ IN FRETTA
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COMMENTO
Continua la predicazione del Battista, per preparare «un popolo ben disposto» alla venuta del Messia. Nei versetti precedenti aveva smontato la presunzione degli appartenenti al popolo eletto che, nonostante la predicazione di Geremia sull’effimera sicurezza offerta dalla presenza del Tempio del Signore, ancora presumevano di essere comunque giusti in quanto discendenti di Abramo. Con dura chiarezza Giovanni aveva affermato che senza una conversione del cuore, reale e visibile, non potevano sperare nella salvezza. È stato così convincente che gruppi di persone si sono presentati con una domanda decisiva e molto concreta: «Che cosa dobbiamo fare?». Una domanda che esprime il riconoscimento di essere peccatori, di non conoscere la strada da percorrere, di avere bisogno di un «maestro» che indichi la via; così mostrano di essere disposti a «fare» il necessario per convertirsi. E Giovanni risponde anche lui concretamente.
A tutti indica la strada del recupero della fraternità (per Luca è universale e non limitata a Israele), che si traduce in condivisione dei beni posseduti e suppone il superamento della paura di diventare poveri per mezzo della fiducia in Dio che provvede ai suoi figli (senza una vera comunità questo non si può realizzare).
Ai pubblicani non chiede di lasciare il loro mestiere di “scomunicati”, ma “solo” di riscuotere le tasse stabilite per legge, senza rubare e senza ingannare i più deboli e poveri.
Anche ai soldati non chiede di cambiare mestiere, ma “solo” di non approfittare della loro posizione di forza, e di pratica impunità per derubare, terrorizzare e violentare le persone, cui dovrebbero offrire l’ordine e la sicurezza promessi dalla legge.
Queste tre indicazioni potrebbero far pensare: «Chiede troppo poco»; e in realtà esige il recupero di virtù semplicemente umane (che già non sarebbe “poco”, anche oggi, e anche tra chi si dice cristiano). Ma il Battista non è il Messia. Il suo compito è di indicare alla gente come prepararsi ad accoglierlo, togliendo gli ostacoli interiori (i colli da spianare e i burroni da colmare). Quando verrà Gesù, porterà l’annuncio di una vita nuova in una predicazione più esigente (ma anche più misericordiosa). Di questo Giovanni è perfettamente consapevole e lo afferma con decisa umiltà a chi pensa che possa essere lui il messia: Egli viene e si manifesterà presto, è più «forte», porterà un altro «battesimo», che non realizza solo la conversione ma l’appartenenza al popolo della Nuova Alleanza, animato dallo Spirito Santo e che riceverà in dono la stessa vita di Dio. Così il “vangelo” del Battista prepara e in parte anticipa il Vangelo di Gesù.
La presunzione di essere “giusti” può presentarsi oggi per i cristiani in forme molto varie, avvolta in una “fede” che conserva solo l’involucro religioso e rituale, ma è vuota della presenza del Crocifisso-Risorto e del fuoco dello Spirito.
La fraternità, che ha come frutto visibile la condivisione, ha due ostacoli consolidati: la mancanza di vere comunità e l’ansia del possesso, radice e frutto delle paure.
Il Vangelo afferma che esiste la giustizia di Dio. Alcuni che si dicono cristiani pensano di poter trasferire l’impunità che riescono a comprare in questo mondo, sfuggendo alla legge umana, sul piano del rapporto con Dio, con i fratelli e con la vita eterna. Si illudono. La conversione inizia dall’onestà e dalla giustizia nelle relazioni personali e sociali e nel proprio lavoro.
SPUNTI PER L’ATTUALIZZAZIONE E LA PREGHIERA
PROPOSTA DI IMPEGNO DELLA SETTIMANA
Possiamo presentarci alla guida spirituale, o anche a un amico, e chiedergli: cosa devo fare per prepararmi bene al Natale?
Riconoscere il proprio peccato è solo il primo passo, che chiede un cammino concreto di cambiamento. La conversione non si fa con le parole; purtroppo non si fa neanche con il sacramento della Riconciliazione, quando produce solo buoni propositi che restano parole. La domanda ripetuta ben tre volte al Battista ci mette sulla strada giusta: ascoltata la parola di Dio e riconosciuto il proprio peccato, bisogna cambiare modo di pensare, atteggiamenti e comportamenti. Questa è la metànoia richiesta dal Vangelo.
Il Signore esulterà per te con grida di gioia.
Nei suoi oracoli il profeta Sofonia ha denunciato i peccati del popolo e ha minacciato terribili castighi, ma la conclusione del libro è sorprendente: Dio non punirà il suo popolo, ma lo rinnoverà con il suo amore che perdona. La vittoria di Dio non è nel castigo, ma nel perdono.
Da Is 12,2-6
La grandezza del Signore si manifesta nel realizzare grandi opere per la salvezza del suo popolo e di ogni fedele. È questo che fa vincere ogni paura.
SECONDA LETTURA
Il Signore è vicino!
Paolo e la comunità di Filippi attraversano diverse difficoltà, ma la loro fede è salda. Per questo l’apostolo invita tutti a non farsi rattristare dagli avvenimenti, ma a gioire, e dà due motivi: il Signore è vicino e interviene per salvare; Dio ascolta la preghiera dei suoi figli e dona loro la pace.
E noi che cosa dobbiamo fare?
Giovanni sa che la sua missione è preparare il popolo alla venuta del Messia e ci tiene a richiedere una vera conversione, concreta e possibile. Le sue risposte alla domanda «cosa dobbiamo fare?» indirizzano alla condivisione dei beni e al rispetto del fratello più debole con il rifiuto di ogni violenza. Il Messia porterà la salvezza piena e la vita nuova, incentrata sull’amore.
Il Signore esulterà per te con grida di gioia.
Nei suoi oracoli il profeta Sofonia ha denunciato i peccati del popolo e ha minacciato terribili castighi, ma la conclusione del libro è sorprendente: Dio non punirà il suo popolo, ma lo rinnoverà con il suo amore che perdona. La vittoria di Dio non è nel castigo, ma nel perdono.
Dal libro del profeta Sofonìa Sof 3,14-18
Rallègrati, figlia di Sion, grida di gioia, Israele,
esulta e acclama con tutto il cuore,
figlia di Gerusalemme!
Il Signore ha revocato la tua condanna,
ha disperso il tuo nemico.
Re d’Israele è il Signore in mezzo a te,
tu non temerai più alcuna sventura.
In quel giorno si dirà a Gerusalemme:
«Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia!
Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te
è un salvatore potente. Gioirà per te,
ti rinnoverà con il suo amore,
esulterà per te con grida di gioia».
Parola di Dio.
Da Is 12,2-6
La grandezza del Signore si manifesta nel realizzare grandi opere per la salvezza del suo popolo e di ogni fedele. È questo che fa vincere ogni paura.
Canta ed esulta,
perché grande in mezzo a te è il Santo d’Israele
Ecco, Dio è la mia salvezza;
io avrò fiducia, non avrò timore,
perché mia forza e mio canto è il Signore;
egli è stato la mia salvezza.
Attingerete acqua con gioia alle sorgenti della salvezza.
Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere,
fate ricordare che il suo nome è sublime.
Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose eccelse,
le conosca tutta la terra.
Canta ed esulta, tu che abiti in Sion,
perché grande in mezzo a te è il Santo d’Israele.
SECONDA LETTURA
Il Signore è vicino!
Paolo e la comunità di Filippi attraversano diverse difficoltà, ma la loro fede è salda. Per questo l’apostolo invita tutti a non farsi rattristare dagli avvenimenti, ma a gioire, e dà due motivi: il Signore è vicino e interviene per salvare; Dio ascolta la preghiera dei suoi figli e dona loro la pace.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi Fil 4,4-7
Fratelli, siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. La vostra amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino!
Non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti. E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù.
Parola di Dio.
Is 61,1 (cit. in Lc 4,18)
Alleluia, alleluia.
Lo Spirito del Signore è sopra di me,
mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio.
Alleluia.
E noi che cosa dobbiamo fare?
Giovanni sa che la sua missione è preparare il popolo alla venuta del Messia e ci tiene a richiedere una vera conversione, concreta e possibile. Le sue risposte alla domanda «cosa dobbiamo fare?» indirizzano alla condivisione dei beni e al rispetto del fratello più debole con il rifiuto di ogni violenza. Il Messia porterà la salvezza piena e la vita nuova, incentrata sull’amore.
Dal vangelo secondo Luca Lc 3,10-18
In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro:
«Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».
Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».
Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».
Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».
Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.
Parola del Signore.
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