Pubblicato il Lascia un commento

3. Commento alle Letture – 30 MARZO 2025 4ª DOMENICA DI QUARESIMA

30 MARZO 2025

4ª DOMENICA DI QUARESIMA

(Domenica «laetare»)

FRA MISERIA E MISERICORDIA

COMMENTO

MEDITAZIONE

La liturgia di Quaresima dell’anno C, seguendo il vangelo di Luca, conduce lungo un percorso di scoperta e di coinvolgimento nella misericordia del Signore. È in ragione di tale misericordia che si dischiude per l’uomo la possibilità della fuoriuscita dalla propria condizione di peccato, per accogliere in pienezza il dono della risurrezione.
Così si giunge a questa domenica, penultima di Quaresima, in cui la contemplazione si fissa con maggior intensità proprio sul tema centrale: la misericordia.

Il percorso analogo dei due figli

La parabola proposta, forse la più famosa di tutto il Vangelo, è erroneamente detta la parabola del Figliol Prodigo. È meglio chiamarla, come ormai sempre più spesso si fa, la parabola del Padre Misericordioso. Il padre ha due figli. Il minore è quello su cui l’attenzione normalmente si ferma di più. Si allontana da casa dopo aver chiesto l’eredità. Rompe la relazione in modo evidente. Nulla più lo trattiene nella casa del padre e liberamente sceglie il proprio cammino. In questo percorso dissipa tutto ciò che ha, fino al colmo dell’aberrazione: pascola i porci e, addirittura, ne vorrebbe mangiare le carrube (cf Lc 15,14-16). A questo punto si pente, anche se il suo pentimento è piuttosto sospetto: vero ritorno o solo fame che a casa del padre sa di poter soddisfare?
Ma l’atteggiamento del figlio maggiore è molto differente da quello del figlio minore? Vero che non se ne va di casa, ma è mai stato a casa? Al ritorno del fratello si rivolge al padre con parole (cf Lc 15,29-30) che dimostrano la sua incapacità di gioire della sua gioia, perché non è mai stato in comunione con lui. Un estraneo in casa sua. Alla fin fine bisogna riconoscere che, seppure secondo modalità diverse, l’atteggiamento di fondo dei due fratelli non li differenzia affatto.

Il padre misericordioso

E qui si ritrova la figura del padre. Silenziosamente aveva accettato la libera decisione del figlio minore di allontanarsi. Silenziosamente, ma con evidente apprensione, lo aveva atteso. Al solo vederlo in lontananza gli corre incontro. Gioisce per il ritorno. Chiama il maggiore a condividere la sua gioia, irrigidito nella sua presunta bontà per essere capace di condividere la gioia. D’altronde questa parabola (e le due precedenti) è stata narrata da Gesù per farisei e scribi che «mormoravano dicendo: “Costui accoglie i peccatori e mangia con loro”» (Lc 15,2).
La reazione del padre stona però anche con l’atteggiamento del figlio minore. Forse perché mosso più dalla fame che da reale pentimento torna a casa con un discorso preparato (cf Lc 15,18-19) nel quale afferma che non è possibile per lui ritornare a essere considerato figlio. Il padre invece, e qui è la misericordia, non solo non lo lascia finire di parlare, ma, ancor più, chiama i servi per restituirgli tutti i segni della sua dignità (cf Lc 15,22).
Tale è il rapporto con Dio annunciato anche da Paolo nella seconda lettura. Un rapporto che ha in Cristo il mediatore della riconciliazione (cf 2 Cor 5,19). Riconciliazione che inaugura una totale novità, che rinnova tutte le dimensioni dell’uomo: la sua identità e le sue relazioni (cf 2 Cor 5,17). È una novità di vita che viene dall’essere inseriti in Cristo, dal riscoprire la nostra dignità di figli ricevuta nel battesimo. Il senso del cammino quaresimale.

Sperimentare la misericordia

Nella vicenda del figlio minore della parabola il punto di svolta si ha quando «ritornò in sé» (Lc 15,17). È un momento di consapevolezza, di presa di coscienza della propria situazione.
La Quaresima è un tempo forte in cui ci si accosta a celebrare il sacramento della riconciliazione. Perché non sia solo un rito sterile, dettato esclusivamente dall’abitudine, è opportuno che ci si identifichi con il cammino di esilio e ritorno del figlio minore.
La confessione del proprio peccato, nella sua asprezza, educa all’introspezione, è un autentico momento di verità, nasce dalla preziosa capacità di mettersi onestamente di fronte a se stessi, ma non cede alla disperazione. È l’identificazione di quei precisi punti su cui dobbiamo crescere per essere ciò che veramente siamo, non per vergognarci di ciò che siamo stati.
La confessione dei propri peccati è l’ammissione umile della propria miseria, ma solo perché questa è accolta e sanata dalla misericordia di Dio. Fra miseria e misericordia ciò che conta è la misericordia.

Pubblicato il Lascia un commento

2. introduzioni – 30 MARZO 2025 4ª DOMENICA DI QUARESIMA

30 MARZO 2025

4ª DOMENICA DI QUARESIMA

(Domenica «laetare»)

FRA MISERIA E MISERICORDIA

La liturgia della quarta domenica di Quaresima ci propone, sia nella prima lettura, sia nella seconda, sia nel vangelo, il tema della riconciliazione col Padre.
Tale riconciliazione è, in un senso importante, innanzitutto un ritorno: alla nostra libertà, dopo la schiavitù del peccato; alla nostra condizione di uomini, creati a immagine e somiglianza di Dio, dopo la distorsione del suo volto operata dal male; alla nostra dignità di figli, dopo l’apparente vittoria della morte.

PRIMA LETTURA

Il popolo di Dio, entrato nella terra promessa, celebra la Pasqua.
Per gli Israeliti, giunti finalmente nella terra promessa, il ricordo della schiavitù patita presso gli Egiziani non è più un’umiliazione. Dio ha infatti provveduto a fare del grido di dolore del suo popolo un punto di partenza per condurlo fino alla libertà.

SALMO RESPONSORIALE                

Dal Salmo 33(34)

Tutti siamo poveri di fronte a Dio. Tutti abbiamo dunque motivo di ascoltare la sua Parola e di rallegrarci per la sua misericordia.

SECONDA LETTURA

Dio ci ha riconciliati con sé mediante Cristo.
Dopo la croce e risurrezione di Cristo, il punto non sono più i nostri peccati, che possono essere vinti dalla misericordia di Dio, ma la nostra volontà di aprirci o meno a tale misericordia.

VANGELO

Questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita.
Dio non è «particolarmente paziente» secondo i nostri canoni, è semplicemente a un altro livello. In questo brano del vangelo di Luca, sia il figlio minore, sia il figlio maggiore continuano a ragionare in termini di meriti e di demeriti; il padre, invece, mette in gioco un nuovo elemento che sconvolge l’intera storia: un amore infinito.

Pubblicato il Lascia un commento

4. Letture – 30 MARZO 2025 4ª DOMENICA DI QUARESIMA

30 MARZO 2025

4ª DOMENICA DI QUARESIMA

(Domenica «laetare»)

FRA MISERIA E MISERICORDIA

PRIMA LETTURA

Il popolo di Dio, entrato nella terra promessa, celebra la Pasqua.
Per gli Israeliti, giunti finalmente nella terra promessa, il ricordo della schiavitù patita presso gli Egiziani non è più un’umiliazione. Dio ha infatti provveduto a fare del grido di dolore del suo popolo un punto di partenza per condurlo fino alla libertà.

Dal libro di Giosuè             Gs 5,9a.10-12

In quei giorni, il Signore disse a Giosuè: «Oggi ho allontanato da voi l’infamia dell’Egitto».
Gli Israeliti rimasero accampati a Gàlgala e celebrarono la Pasqua al quattordici del mese, alla sera, nelle steppe di Gerico. Il giorno dopo la Pasqua mangiarono i prodotti della terra, àzzimi e frumento abbrustolito in quello stesso giorno.
E a partire dal giorno seguente, come ebbero mangiato i prodotti della terra, la manna cessò. Gli Israeliti non ebbero più manna; quell’anno mangiarono i frutti della terra di Canaan.

Parola di Dio.

SALMO RESPONSORIALE                

Dal Salmo 33(34)

Tutti siamo poveri di fronte a Dio. Tutti abbiamo dunque motivo di ascoltare la sua Parola e di rallegrarci per la sua misericordia.

Rit. Gustate e vedete com’è buono il Signore.

Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino.

Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore: mi ha risposto
e da ogni mia paura mi ha liberato.

Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce.

SECONDA LETTURA

Dio ci ha riconciliati con sé mediante Cristo.
Dopo la croce e risurrezione di Cristo, il punto non sono più i nostri peccati, che possono essere vinti dalla misericordia di Dio, ma la nostra volontà di aprirci o meno a tale misericordia.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi                               2 Cor 5,17-21

Fratelli, se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove.
Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. Era Dio infatti che riconciliava a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione.
In nome di Cristo, dunque, siamo ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio.

Parola di Dio.

CANTO AL VANGELO

Lc 15,18

Lode e onore a te, Signore Gesù!

Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò:
Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te.

Lode e onore a te, Signore Gesù!

VANGELO

Questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita.
Dio non è «particolarmente paziente» secondo i nostri canoni, è semplicemente a un altro livello. In questo brano del vangelo di Luca, sia il figlio minore, sia il figlio maggiore continuano a ragionare in termini di meriti e di demeriti; il padre, invece, mette in gioco un nuovo elemento che sconvolge l’intera storia: un amore infinito.

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

Parola del Signore.

Pubblicato il Lascia un commento

5. Preghiere di perdono e dei fedeli – 30 MARZO 2025 4ª DOMENICA DI QUARESIMA

30 MARZO 2025

4ª DOMENICA DI QUARESIMA

(Domenica «laetare»)

FRA MISERIA E MISERICORDIA

RICHIESTA DI PERDONO

  • Signore, non crediamo che tu sia più grande delle nostre colpe.  Kyrie eleison.
  • Cristo, non siamo capaci di imitare la tua misericordia verso i fratelli. Christe eleison.
  • Signore, non sappiamo essere sinceri con noi stessi e continuiamo a nasconderci le nostre miserieKyrie eleison.

PREGHIERA UNIVERSALE

Il ritorno a Dio
da peccatori non è un momento di tristezza, ma di gioia. Egli desidera
riconciliarsi con noi, prima ancora di averci giudicato. Preghiamo insieme e
diciamo:

Signore, non
siamo degni: perdonaci.

• Perché non crediamo di essere migliori dei nostri fratelli lontani soltanto perché frequentiamo la tua casa. Preghiamo.

• Perché dissoluzione e disordini non ci impediscano di ricordare che siamo tuoi figli, chiamati a raccogliere l’eredità del Regno. Preghiamo.

• Perché la consapevolezza del tuo amore ci aiuti a coltivare le virtù della pazienza e della perseveranza. Preghiamo.

• Perché in Cristo sappiamo scorgere l’umanità per come tu hai desiderato che fosse.
Preghiamo.


O Padre, nulla se non il nostro egoismo è in grado di separarci da te. Aiutaci a non fuggire dal nostro passato e a non temere il nostro futuro, ma a fidarci di te, mettendo tutto nelle tue mani. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.

Pubblicato il Lascia un commento

6. Vignetta di RobiHood – 30 MARZO 2025 4ª DOMENICA DI QUARESIMA.

30 MARZO 2025

4ª DOMENICA DI
QUARESIMA

(Domenica
«laetare»)

FRA MISERIA E
MISERICORDIA

Per scaricare sul tuo pc l’immagine in formato grande e colorabile,

cliccaci sopra col tasto destro del mouse e scegli “Salva immagine con nome

 

Pubblicazioni di Roberto Benotti (RobyHood) presso Elledici:

Laudato sii

Ancilla Domini

Un anno straordinario

Sorrisi divini

I Love Francesco

Testi e i commenti proposti per la domenica 

Pubblicato il Lascia un commento

3. Commento alle Letture – 23 MARZO 2025 3ª DOMENICA DI QUARESIMA

23 MARZO 2025

3ª DOMENICA DI QUARESIMA

UN TEMPO PER LA CONVERSIONE

COMMENTO

Negli ultimi versetti del capitolo 12 di Luca Gesù si rivolge ai suoi discepoli invitandoli a ragionare con la loro testa e a giudicare loro stessi “ciò che è giusto” (Lc 12,57). Questo allarma ed inquieta i rappresentanti ufficiali di coloro che si erano installati nel Tempio e pretendevano obbedienza cieca ai loro diktat che avevano sostituito la Parola di Dio. Inquieti reagiscono, come tutti coloro che fanno della prepotenza e del sopruso il loro modo di comportarsi, con velate minacce.

È interessante osservare che Luca è l’unico evangelista a riportare questo episodio. In quei giorni erano avvenuti due episodi gravi di cronaca. Al nord alcuni Galilei guidati da Giuda il Galileo, si erano ribellati ai romani provocando la loro terribile reazione  che ne aveva causato la decimazione per mezzo della barbara e spietata esecuzione attraverso la crocifissione pubblica lungo le strade. È implicitamente per Gesù una velata minaccia di morte che  in quel tempo era riservata a coloro che non si rassegnavano a subire passivamente il dato di fatto sia nel campo politico che in quello religioso. Il Messia contrattacca ricordando a tutti  che è il rifiuto a convertirsi l’unica causa che può portare alla morte. Il male non sta nel ribellarsi all’ingiustizia ed all’oppressione, ma nel non convertire il cuore ed obbedire solo alla Parola e non alle parole umane che grondano ingiustizia e sopruso.
Sono le nostre tendenze malvagie che provocano la morte dentro di noi e ci portano lontano da Dio. Quello che ci qualifica come peccatori non sono le tragedie e le disgrazie che, purtroppo, si verificano, come il crollo di una torre a Gerusalemme con diciotto morti.  Dio non ricorre a queste cose per dimostrare il suo disappunto alla nostra ritrosia nel cambiare vita.
Perseverando nel fare il male ci puniamo con le nostre mani. Solo questo dobbiamo temere.

Se non mettiamo mano a liberarci  dalle nostre tendenze cattive che ci limitano e condizionano, faremo la fine dell’albero di fichi che se , nonostante le attenzioni che il contadino gli riserva, continua a non portare frutti verrà inesorabilmente eliminato. È un serio ammonimento per ognuno di noi.

Siamo arrivati quasi a metà del nostro cammino di conversione quaresimale. Nel silenzio della nostra coscienza dobbiamo interrogarci  sui frutti che il nostro sforzo di conversione ha prodotto. La Parola che ci ha accompagnato quali concreti cambiamenti ha prodotto nella nostra vita?

Le nostre radici sono strumenti vivi che alimentano in noi il bene oppure sono essiccate e meritano solo di essere tagliate e bruciate?
Chiediamocelo per qualche istante.

MEDITAZIONE

La prima parte della lettura evangelica menziona due eventi di cronaca del tempo di Gesù che a ben guardare sono incongrui. Il primo riguarda un odioso assassinio. Odioso in sé, poiché si tratta di omicidio, e odioso perché strage che profanava la sacralità dei sacrifici. Il secondo episodio invece, quello menzionato da Gesù, si potrebbe attribuire alla casualità degli eventi sfortunati.
In entrambi i casi si va a cercare una causa (il presupposto dell’intervento di Gesù). E la ricerca porta alla soluzione più rassicurante: il meccanismo colpa/punizione. Se c’è un evento raccapricciante è causa di una colpa dei periti, evidente o nascosta. Una buona attribuzione di colpe è sempre la miglior strada per sentirsi a posto.

L’esortazione di Gesù

Il discorso di Gesù è più complesso. Innanzi tutto spezza il nesso semplicistico fra male e castigo. In secondo luogo riconduce tutti alla medesima condizione di peccato. In terzo luogo coglie l’occasione per fare un appello alla conversione di cui tutti hanno bisogno.
Le affermazioni di Gesù sono incomprensibili se non collocate nel contesto. Nel capitolo dodicesimo del suo vangelo Luca aveva sviluppato due temi. La necessità della vigilanza come atteggiamento preparatorio all’incontro con il Signore, e la necessità del discernimento come capacità di riconoscere il tempo della presenza di Gesù, come kairòs. Qui allora il punto. Tutti gli uomini sono peccatori. Tutti gli uomini hanno bisogno di vivere il tempo loro dato per la conversione. A quest’appello all’urgenza della conversione giunge Gesù, cogliendo nella storia non episodi per affermare un’idea magica e punitiva di Dio ma eventi su cui riflettere in modo più complesso per indirizzare il cammino dell’uomo verso Dio.
La vera conversione cristiana

La conversione è un cambiamento radicale nella propria vita. Essa nasce dal percepirsi di fronte a Dio, dal vivere nella fedeltà a Dio. Per far ciò, è necessario estirpare ogni tendenza idolatrica dal nostro cuore. Non dunque un dio qualsiasi, anche se gratificante dei bisogni degli uomini, ma il Dio che si rivela.
In questo senso è fondamentale la vicenda di Mosè. Nel dialogo che Dio instaura con lui, il Signore si rivela come il «Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe» (Es 3,6) cioè un Dio che intreccia la sua storia con la storia degli uomini. Nel proseguire del dialogo Dio si rivela anche come un Dio appassionato, che si commuove per l’uomo. Dice infatti che ha «osservato» e «udito» la prostrazione del suo popolo. Dice che «conosce» la sua situazione. E infine dice che è «sceso» per operare la sua salvezza. Il Dio che si rivela a Mosè è un Dio che offre una relazione all’umanità.

La parabola del fico sterile

Che tipo di relazione cerchi Dio con l’uomo è detto nella seconda parte del vangelo. Il padrone del fico cerca i frutti che esso dovrebbe dare e non dà. Giunto alla decisione estrema cede all’accorata richiesta dell’agricoltore.
Il tempo umano è il tempo dilazionato per la conversione. E questa considerazione assume significato in relazione a quanto Luca aveva precedentemente detto riguardo il tempo come kairòs, tempo per riconoscere e accogliere l’opportunità data (cf Lc 12,1ss)
Se questo dice qualcosa sull’uomo e sulla sua vita, la parabola dice anche qualcosa riguardo a Dio. In essa è l’affermazione della pazienza e della misericordia di Dio che sa sperare nell’uomo anche contro ogni evidenza. Dio spera nell’uomo! Il volto umano della misericordia che porta a sperare nell’uomo è Gesù stesso. È lui che annuncia e opera la salvezza a favore dell’uomo.
Tutto questo conduce ad aggiungere un tassello al mosaico che si sta delineando sulla nostra Quaresima. Nelle prime due domeniche era emerso il significato della Quaresima come tempo in cui riscoprire la nostra dignità di figli di Dio.
Oggi è tempo per riflettere sulla condizione di possibilità perché la propria dignità di figlio sia conseguita e restaurata, anche quando offuscata dal peccato. È la misericordia di Dio, che invita a conversione e offre il perdono.
L’apertura a tale misericordia è il fondamento della nostra relazione con Dio. Una relazione che è sempre fonte di gratitudine e di gioia, anche e soprattutto quando passa per il riconoscimento del nostro peccato.

Pubblicato il Lascia un commento

2. introduzioni – 23 MARZO 2025 3ª DOMENICA DI QUARESIMA

23 MARZO 2025

3ª DOMENICA DI QUARESIMA

UN TEMPO PER LA CONVERSIONE

Il miglior modo per non convertirsi è credere di essere «già a posto così». Gli interlocutori di Gesù, nel brano di vangelo di questa domenica, sono sicuri di conoscere già la verità sugli eventi di cronaca cui assistono: qualcuno di colpevole è stato punito. Anche gli Egiziani, nella prima lettura, sono sicuri di poter esercitare indisturbati il loro dominio sugli Israeliti.
Il Signore però non si dimentica degli oppressi e conosce le loro sofferenze (Es 3,7). Per questo, usando le parole di san Paolo: «chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere» (1 Cor 10,12).

PRIMA LETTURA

Io-Sono mi ha mandato a voi.
Il Signore si rivela a Mosè come il Dio che ha pervaso la sua storia ancor prima che egli nascesse. Il bambino «salvato dalle acque» scopre così che la sua esistenza non è stata dominata dal caso, ma è parte integrante di un progetto di salvezza che coinvolge tutto il suo popolo.

SALMO RESPONSORIALE                

Dal Salmo 102 (103)

Il Signore è un Dio misericordioso. Egli non si rifiuta all’uomo, ma desidera farsi conoscere e interviene a suo favore.

SECONDA LETTURA

La vita del popolo con Mosè nel deserto è stata scritta per nostro ammonimento.
Essere beneficiari dell’amore di Dio non basta per essere salvi. Tutti noi, in quanto figli, siamo infatti amati dal Padre. In quanto liberi e responsabili, però, siamo anche chiamati a una scelta: rispondere positivamente alla sua proposta di collaborazione o sprecare il nostro tempo a lamentarci.

VANGELO

Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo.
Di fronte alla proposta di discussione dei suoi contemporanei, Gesù sembra non cogliere il punto e preoccuparsi di un generico futuro. In realtà però, sono i suoi interlocutori a non curarsi dell’oggi, perdendosi in fatti di cronaca e non interrogandosi sul senso profondo del tempo che stanno vivendo.

Pubblicato il Lascia un commento

4. Letture – 23 MARZO 2025 3ª DOMENICA DI QUARESIMA

23 MARZO 2025

3ª DOMENICA DI QUARESIMA

UN TEMPO PER LA CONVERSIONE

PRIMA LETTURA

Io-Sono mi ha mandato a voi.
Il Signore si rivela a Mosè come il Dio che ha pervaso la sua storia ancor prima che egli nascesse. Il bambino «salvato dalle acque» scopre così che la sua esistenza non è stata dominata dal caso, ma è parte integrante di un progetto di salvezza che coinvolge tutto il suo popolo.

Dal libro dell’Esodo            Es 3,1-8a.13-15

In quei giorni, mentre Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l’Oreb.
L’angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco dal mezzo di un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva per il fuoco, ma quel roveto non si consumava.
Mosè pensò: «Voglio avvicinarmi a osservare questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?». Il Signore vide che si era avvicinato per guardare; Dio gridò a lui dal roveto: «Mosè, Mosè!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Non avvicinarti oltre! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è suolo santo!». E disse: «Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe». Mosè allora si coprì il volto, perché aveva paura di guardare verso Dio.
Il Signore disse: «Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dal potere dell’Egitto e per farlo salire da questa terra verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele».
Mosè disse a Dio: «Ecco, io vado dagli Israeliti e dico loro: “Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi”. Mi diranno: “Qual è il suo nome?”. E io che cosa risponderò loro?».
Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono!». E aggiunse: «Così dirai agli Israeliti: “Io Sono mi ha mandato a voi”». Dio disse ancora a Mosè: «Dirai agli Israeliti: “Il Signore, Dio dei vostri padri, Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe mi ha mandato a voi”. Questo è il mio nome per sempre; questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione».

Parola di Dio.

SALMO RESPONSORIALE                

Dal Salmo 102 (103)

Il Signore è un Dio misericordioso. Egli non si rifiuta all’uomo, ma desidera farsi conoscere e interviene a suo favore.

Rit. Il Signore ha pietà del suo popolo.

Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici.

Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue infermità,
salva dalla fossa la tua vita,
ti circonda di bontà e misericordia.

Il Signore compie cose giuste,
difende i diritti di tutti gli oppressi.
Ha fatto conoscere a Mosè le sue vie,
le sue opere ai figli d’Israele.

Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Perché quanto il cielo è alto sulla terra,
così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono.

SECONDA LETTURA

La vita del popolo con Mosè nel deserto è stata scritta per nostro ammonimento.
Essere beneficiari dell’amore di Dio non basta per essere salvi. Tutti noi, in quanto figli, siamo infatti amati dal Padre. In quanto liberi e responsabili, però, siamo anche chiamati a una scelta: rispondere positivamente alla sua proposta di collaborazione o sprecare il nostro tempo a lamentarci.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi       1 Cor 10,1-6.10-12

Non voglio che ignoriate, fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nube, tutti attraversarono il mare, tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nube e nel mare, tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo. Ma la maggior parte di loro non fu gradita a Dio e perciò furono sterminati nel deserto.
Ciò avvenne come esempio per noi, perché non desiderassimo cose cattive, come essi le desiderarono.
Non mormorate, come mormorarono alcuni di loro, e caddero vittime dello sterminatore. Tutte queste cose però accaddero a loro come esempio, e sono state scritte per nostro ammonimento, di noi per i quali è arrivata la fine dei tempi. Quindi, chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere.

Parola di Dio.

CANTO AL VANGELO

Mt 4,17

Lode e onore a te, Signore Gesù!

Convertitevi, dice il Signore,
il regno dei cieli è vicino.

Lode e onore a te, Signore Gesù!

VANGELO

Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo.
Di fronte alla proposta di discussione dei suoi contemporanei, Gesù sembra non cogliere il punto e preoccuparsi di un generico futuro. In realtà però, sono i suoi interlocutori a non curarsi dell’oggi, perdendosi in fatti di cronaca e non interrogandosi sul senso profondo del tempo che stanno vivendo.

Dal vangelo secondo Luca            Lc 13,1-9

In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».

Parola del Signore.