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7. Aforismi – III Avv A, 15 dic ’19

Raccolta di aforismi o testi utili per la riflessione o l’approfondimento

UOMINI IN ATTESA E UOMINI NUOVI
I discepoli di Giovanni Battista erano uomini in attesa del Messia. E il Battista li manda da Gesù, con un carico di domande e problemi. C’è da supporre: lui sa già le risposte, ma vuole che essi constatino di persona la straordinaria novità che sta germogliando, e quindi diventino discepoli del Signore. Perciò suggerisce la questione pesante da porre a Gesù: «Sei tu colui che deve venire, o dobbiamo aspettare un altro?».
Rispondendo, in sostanza il Signore dice loro che sta compiendo proprio quelle opere che i profeti antichi avevano indicato come tipiche del Messia. Constatato questo, i discepoli trarranno le conclusioni.
– Partiti i discepoli del Battista, Gesù si rivolge ai discepoli propri. E compila come una graduatoria fra i protagonisti della storia religiosa in corso, collocandoli su tre diversi livelli.
– Ci sono sullo sfondo i profeti antichi, che annunciarono – per un futuro incerto – la venuta del Messia redentore, e ne descrissero le opere con quel loro linguaggio pittoresco, detto apocalittico.
– Ma Gesù rivaluta il Battista definendolo «più che un profeta»: «tra i nati di donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista». Risulta infatti il messaggero scelto da Dio. Ha preparato la via del Messia, è corso innanzi a lui, e col dito lo ha indicato presente ai suoi concittadini.
– Quindi Gesù chiama in causa i suoi discepoli, ed esce in quella dichiarazione sconcertante: anche il più piccolo di loro – dice – è più grande del Battista.
Così, nel pieno corso della svolta religiosa che Gesù sta operando, emergono graduatorie e livelli insospettati. I discepoli del Signore appaiono gli uomini nuovi, più grandi del Battista.
– A essere precisi, Gesù non nomina espressamente i suoi discepoli, ma indica «il più piccolo nel regno dei cieli». Chiunque entrerà al regno «che è vicino» – e i discepoli di Gesù sono sollecitati a entrarvi – sarà da più del Precursore.
Il regno è la realtà nuova che Gesù sta portando nel mondo, una realtà in cui invita a inserirsi. Di fatto si tratta di formare una nuova umanità, quella dei suoi discepoli. Essi accolgono la buona notizia, il Vangelo, e si impegnano a viverla.
Scoprono di essere amati da Dio, sollecitati a un’esistenza basata sull’amore di Dio e del prossimo, e chiamati a un destino di vita eterna. Sono uomini nuovi, della cui esistenza sarà bene informare anche Darwin…
– Di fatto nella storia religiosa Gesù ha introdotto l’ultima svolta, ha compiuto e fa compiere il passo in avanti all’umanità.
Gli scienziati di oggi, nel descrivere la storia del cosmo, ci stanno abituando a una lunga vicenda di crescita e sviluppo, a partire dal big bang in poi. Ma quando è venuto il tempo opportuno, Gesù figlio di Dio ha lanciato l’umanità nella nuova avventura dalle prospettive vertiginose.
Gesù ci propone di diventare uomini nuovi, uomini contagiati dall’amore di Dio, e chiamati a vivere nell’amore.
– E Giovanni il Battista? é stato di fatto colui che nel momento opportuno ha indicato la grande svolta. Ai suoi discepoli, e a tutti gli uomini.


(tratto da: E. Bianco, All’altare di Dio – Anno A – Elledici 2009)

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8. Canto Liturgico – III Avv A, 15 dic ’19

Ecco a voi questa settimana un canto di COMUNIONE

TI PREGHIAM CON VIVA FEDE
(Nella Casa del Padre, n. 460 – Elledici)

1. Ti preghiam con viva fede,
assetati siam di te;
nella gioia di chi crede
vieni, amato buon Gesù.

Rit. O Signore, Redentore,
vieni vieni: non tardar.
O Bambino, Re divino,
dona pace ad ogni cuor.

2. O Maria, dolce aurora
annunziante il Re dei re;
d’ogni cuor fa’ sua dimora,
tutta fervida d’amor.

3. T’attendiamo, o Sol d’Oriente,
trepidanti d’ansietà;
vieni, o Luce della mente,
vieni, o nostro Salvator.

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9. Narrazione – III Avv A, 15 dic ’19

IL PERDONO

Un fedele buono, ma piuttosto debole, si confessava di solito dal parroco.
Le sue confessioni sembravano però un disco rotto: sempre le stesse mancanze, e soprattutto sempre lo stesso grosso peccato.
«Basta!» gli disse, un giorno, in tono severo il parroco. «Non devi prendere in giro il Signore. È l’ultima volta che ti assolvo per questo peccato. Ricordatelo!».
Ma quindici giorni dopo, il fedele era di nuovo là a confessare il suo solito peccato.
Il confessore perse davvero la pazienza: «Ti avevo avvertito: non ti do l’assoluzione. Così impari…».
Avvilito e colmo di vergogna, il pover’uomo si alzò.
Proprio sopra il confessionale, appeso al muro, troneggiava un grande crocifisso di gesso.
L’uomo lo guardò.
In quell’istante, il Gesù di gesso del crocifisso si animò, sollevò un braccio dalla sua secolare posizione e tracciò il segno dell’assoluzione: «Io ti assolvo dai tuoi peccati…».

Ognuno di noi è legato a Dio con un filo. Quando commettiamo un peccato, il filo si rompe. Ma quando ci pentiamo della nostra colpa, Dio fa un nodo nel filo, che diviene più corto di prima. Di perdono in perdono ci avviciniamo a Dio. «Vi assicuro che in cielo si fa più festa per un peccatore che si converte che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione » (Luca 15,7).


(tratto da: B. Ferrero, 365 Piccole Storie per l’anima, Vol. 1, pag. 157 – Elledici 2016)

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1. Letture – I Avv A, 1° dic ’19

PRIMA LETTURA
Il Signore unisce tutti i popoli
nella pace eterna del suo Regno.

Dal libro del profeta Isaìa 2,1-5

Messaggio che Isaìa, figlio di Amoz, ricevette
in visione su Giuda e su Gerusalemme.
Alla fine dei giorni,
il monte del tempio del Signore
sarà saldo sulla cima dei monti
e s’innalzerà sopra i colli,
e ad esso affluiranno tutte le genti.
Verranno molti popoli e diranno:
«Venite, saliamo sul monte del Signore,
al tempio del Dio di Giacobbe,
perché ci insegni le sue vie
e possiamo camminare per i suoi sentieri».
Poiché da Sion uscirà la legge
e da Gerusalemme la parola del Signore.
Egli sarà giudice fra le genti
e arbitro fra molti popoli.
Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri,
delle loro lance faranno falci;
una nazione non alzerà più la spada
contro un’altra nazione,
non impareranno più l’arte della guerra.
Casa di Giacobbe, venite,
camminiamo nella luce del Signore.
Parola di Dio.


SALMO RESPONSORIALE
Dal Salmo 121 (122)

R. Andiamo con gioia incontro al Signore.

Quale gioia, quando mi dissero:
«Andremo alla casa del Signore!».
Già sono fermi i nostri piedi
alle tue porte, Gerusalemme!

È là che salgono le tribù,
le tribù del Signore,
secondo la legge d’Israele,
per lodare il nome del Signore.
Là sono posti i troni del giudizio,
i troni della casa di Davide.

Chiedete pace per Gerusalemme:
vivano sicuri quelli che ti amano;
sia pace nelle tue mura,
sicurezza nei tuoi palazzi.

Per i miei fratelli e i miei amici
io dirò: «Su di te sia pace!».
Per la casa del Signore nostro Dio,
chiederò per te il bene.


SECONDA LETTURA
La nostra salvezza è più vicina.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani 13,11-14a

Fratelli, questo voi farete, consapevoli del momento: è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché adesso la nostra salvezza è più vicina di quando diventammo credenti.
La notte è avanzata, il giorno è vicino. Perciò gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce.
Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a orge e ubriachezze, non fra lussurie e impurità, non in litigi e gelosie. Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo.
Parola di Dio.


CANTO AL VANGELO (Sl 84,8)

Alleluia, alleluia.
Mostraci, Signore, la tua misericordia
e donaci la tua salvezza.
Alleluia.


VANGELO
Vegliate, per essere pronti al suo arrivo.

Dal Vangelo secondo Matteo 24,37-44

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.
Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
Parola del Signore.


(tratto da: Nuovo Messale della comunità, Domeniche e feste – Elledici 2008)

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2. Esegesi – I Avv A, 1° dic ’19

VEGLIATE

Is 2,1-5 – Venite, saliamo al monte del Signore
Rm 13,11-14a – È ormai tempo di svegliarvi dal sonno
Mt 24,37-44 – Viene il Figlio dell’uomo

Di fronte a noi la pienezza della vita
Entriamo nel tempo dell’Avvento, tempo dell’attesa della venuta del Signore. Il giorno del Signore è stato annunciato da tutti i profeti e Gesù più volte ha parlato della sua venuta nella gloria quale Figlio dell’uomo, per porre fine a questo mondo e inaugurare un cielo nuovo e una terra nuova. L’immagine del diluvio può indurre a una concezione catastrofica della fine e del tempo, accentuando l’intreccio fra tempo e paura. Non è così. Il diluvio è piuttosto, secondo tutta la grande tradizione, profezia e immagine della Pasqua. Un mondo vecchio deve finire, e tutto, nell’arca e dall’arca, cioè in Cristo e da Cristo, deve risorgere nuovo. Questa è l’originalità assoluta che la fede cristiana assegna alla categoria del tempo e quindi alla prospettiva della storia. Non c’è davanti a noi la catastrofe della morte, ma la pienezza della vita (Is 2,4).

Verso una storia nuova
Se sappiamo che ci attende un giudizio divino, è importante sapere che tale giudizio farà riferimento alla responsabilità che abbiamo di fronte al compimento divino della storia (Mt 24,40-41). Noè rappresenta l’assunzione piena di questa responsabilità: egli «salva» la creazione accogliendola nell’arca di Cristo che è la Buona Notizia. Qui tutto «muore e risorge», tutto prende il nome nuovo, diventa segno e celebrazione del termine ultimo della storia che è «il Signore vostro» (Mt 24,42) e sta a indicare che Lui è il padrone della nostra casa e del nostro cuore. Il nostro sposo. Nel travaglio di questa storia ferita mortalmente, compito e responsabilità nostra è quello di «anticipare» la fine della storia, presentandola come realtà a cui tendere, anche se il compimento finale è nascosto. Così dobbiamo afferrare il futuro della pace finale attraverso parole, segni, e la vita stessa della nostra realtà. Anche se tutto è ancora buio, il nostro compito è provocare subito una manifestazione della luce, assumere in modo umile e trasparente la nostra condizione ferita, consolata e risanata da Dio. Questo si
ottiene rivestendoci di Cristo. Lui ricostruisce la dignità della persona, è il vestito nuovo per definire la creatura nuova.

Il presente, tempo di misericordia
Questa dignità nuova ci dona la consapevolezza del tempo presente e lo rende tempo opportuno, tempo di misericordia e di salvezza che accende la nostra attenzione. L’attenzione è il lievito del nostro vivere, è quell’atteggiamento che ci permette di riconoscere nell’arca una opportunità di salvezza, di essere «pronti» alla macina o nel campo per essere presi e non lasciati. È quel «di più», quell’essenziale, quell’oltre che ci dà il coraggio e la determinazione di spezzare le spade per costruire aratri e non imparare più l’arte della guerra, è la possibilità di svegliarci dal sonno, il germoglio da cui nasce la passione per ogni creatura, la gioia che ci permette di riconoscere che la salvezza è più vicina oggi di quando diventammo credenti.


PER IL CONFRONTO NEL GRUPPO
– Che cosa deve cambiare nella vita e nella storia di oggi?
– Che fare perché ci sia una manifestazione di segnali positivi?


IN FAMIGLIA
È importante essere pronti a cogliere ciò che capita e avviene.
Possiamo tenere viva e scrivere la parola “accorgersi”.
Accorgersi di ciò che avviene, delle persone che ci sono vicine,
accorgersi dei piccoli e grandi bisogni che si manifestano in famiglia.


(tratto da R. Paganelli – Entrare nella domenica dalla porta della Parola, anno A, Elledici 2015)

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3. Annunciare la Parola – I Avv A, 1° dic ’19

• Is 2,1-5 – Il Signore unisce tutti i popoli nella pace eterna del suo Regno.
• Dal salmo 121 – Rit.: Andiamo con gioia incontro al Signore.
• Rm 13,11-14 – La nostra salvezza è vicina.
• Canto al Vangelo – Alleluia, alleluia. Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tua salvezza. Alleluia.
• Mt 24,37-44 – Vegliate, per essere pronti al suo arrivo.


PER COMPRENDERE LA PAROLA

Le tre letture e il salmo illuminano, sotto diverse prospettive, il mistero dell’Avvento, quello della venuta del Signore.

PRIMA LETTURA
Il profeta riferisce una visione che annuncia il regno di Dio a Gerusalemme. Egli trasmette questa rivelazione agli abitanti della città e alla Giudea, ma tutti sono interessati da questa promessa, tutti sono invitati a questo raduno. Possiamo trovare la stessa rivelazione espressa in termini simili in Mic 4,1-3.
Questo raduno
– si terrà sul monte del Signore, a Gerusalemme, non più capitale politica, ma luogo elevato per eccellenza, poiché tutti gli altri sono scomparsi. Non ci si riunirà più per offrire sacrifici, ma per ascoltare la Parola del Signore;
– sarà universale: tutti gli uomini vi sono invitati e vi si recheranno insieme;
– sarà per tutti il giudizio di Dio, poiché sarà accettata da tutti la legge del Signore;
– allora si potrà instaurare la pace universale, finirà ogni guerra.
La stirpe di Giacobbe ha ricevuto questa promessa, l’ha accolta e ne ha vissuto, ma ormai ne è portatrice la Chiesa, che la ripete all’inizio dell’Avvento: tutti sono invitati a viverne, «camminando nella luce del Signore», in queste settimane che precedono il Natale.

SALMO
È un «salmo delle ascensioni», uno di quelli che gli Ebrei cantavano durante il loro pellegrinaggio alla città che accoglie la casa di Dio. Esso risponde alle parole di Isaia (1a lettura): Gerusalemme il luogo elevato di Dio, il Signore, il punto di convergenza in cui si radunano tutte le tribù; è la città della pace, quella pace che ogni pellegrino, al suo ritorno, dovrà portare agli altri. Gerusalemme è il segno della riunione definitiva di tutti gli uomini alla fine dei tempi. Gli uomini, in cammino per vie diverse, si raduneranno presso il Signore nella nuova Gerusalemme.

SECONDA LETTURA
Quest’esortazione morale deve essere situata nel contesto della lettera ai Romani. Paolo ha presentato la salvezza in Gesù Cristo come un passaggio dal peccato alla giustizia, dalla schiavitù della carne alla libertà secondo lo Spirito, dalla morte alla vita. Questo dinamismo cristiano si situa nella prospettiva del ritorno del Signore: Gesù Cristo ritornerà. Per esprimere questa certezza e trarne le conseguenze, Paolo si serve di tre serie di immagini ispirategli dal passaggio dalle tenebre alla luce.
Quando «il giorno è vicino», quando sorge l’alba, la notte volge alla fine; è il momento di uscire dal sonno: il cristiano sa che il Signore tornerà, come il sole che sorge («O Oriens…»); tutta la sua vita è illuminata da questa speranza e non può lasciarsi andare a una dolce sonnolenza.
Il cristiano non può essere l’uomo delle tenebre più oscure della notte: egli è «diventato figlio della luce» (Gv 12,36), deve quindi vivere «come in pieno giorno», rinunciando alle opere delle tenebre, alle sregolatezze di coloro che nascondono i loro vizi nella notte.
Il cristiano è così chiamato a uno sforzo costante, è impegnato in una lotta; per questo deve indossare le armi che gli assicurano la vittoria (cf Ef 6,11.13-17), «rivestirsi del Signore Gesù Cristo». Questo abito è per Paolo il segno della vita nuova del cristiano (Gal 3,27; Ef 4,24).
Il credente che aspetta così la venuta del Signore è già segno e testimone del mondo nuovo; è chiamato ad esserlo particolarmente in «questo tempo favorevole» di Avvento, mentre la Chiesa si orienta più risolutamente verso il ritorno di Gesù Cristo, e noi ci prepariamo a celebrare, la notte di Natale, il nostro Salvatore, Luce che viene a dissipare le tenebre della notte.

VANGELO
Matteo, nel suo discorso escatologico, come Marco e Luca, descrive dapprima la venuta del Figlio dell’uomo in una pagina apocalittica (Mt 24,1-36). Poi prolunga quest’annuncio del ritorno del Signore, ne precisa la descrizione per lasciare certi consigli illustrati da alcune parabole (24,36–25,46). Luca ha conservato alcuni consigli e alcune parabole; Marco non ne dice nulla. La pericope di questa domenica completa la descrizione (vv. 37-41) e riferisce alcune esortazioni morali (vv. 42-44).
La venuta del Figlio dell’uomo sarà improvvisa. Un paragone per sottolineare questo carattere repentino: il diluvio si è abbattuto su uomini spensierati, che vivevano senza sospettare nulla.
Al momento della sua venuta, il Signore eserciterà il suo giudizio definitivo; egli rivelerà le profondità del cuore di ciascuno. Anche se nessuna differenza esteriore appare fra due uomini o due donne occupati nello stesso lavoro, il giudizio finale rischia di separarli definitivamente, come le vergini stolte da quelle sagge. Al momento del giudizio, l’uomo sarà solo davanti a Dio.
Poiché lo spensierato non saprà far fronte a questo avvenimento che giungerà improvviso (cf la parabola delle vergini stolte), e il giudizio finale verterà sulla responsabilità personale di ciascuno (cf la parabola dei talenti), un consiglio s’impone: «Vegliate». La noncuranza sonnolenta è già un rifiuto di Cristo.
Il Signore viene: è una certezza, anche se egli sopraggiunge all’improvviso. Il paragone del ladro che agisce di notte illustra un secondo consiglio: «state pronti». «Se avessimo saputo… se fossimo stati avvertiti…», sono rimpianti che allora saranno inutili.
Vigilanza, disponibilità è l’atteggiamento del cristiano che aspetta il ritorno del Signore. Il credente deve preparare attivamente questa venuta, e lo fa restando fedele alla missione affidatagli (24,45-51). Egli si prepara al giudizio futuro, restando attento al presente (25,31-41); è questo l’atteggiamento del cristiano che vuole vivere l’Avvento della Chiesa.


PER ANNUNCIARE LA PAROLA (piste di omelia)

La condizione del cristiano nel tempo
La settimana appena trascorsa si è svolta in modo del tutto simile alle altre, secondo lo stesso ritmo che si ripete ogni giorno. E poi? Qual è dunque il significato della nostra vita: dove andiamo? Domanda posta a tutta l’umanità: qual è il significato della storia del mondo? Un cammino progressivo… verso quale meta? L’Avvento è tempo di ripresa, l’ora del risveglio, il momento favorevole in cui la Chiesa ricorda la risposta di Cristo Gesù: egli sta per tornare e questo dà significato alla vita del cristiano e alla vita di tutta l’umanità.
Il Signore tornerà, è questa la nostra speranza
Quando tornerà? In che modo? Non sono queste le domande più importanti, è più urgente radicare nei nostri cuori la certezza di questa venuta di Cristo che rischia di sorprenderci (Vangelo). Questa certezza è affermata con forza da Paolo (2a lettura): «Il giorno è vicino… la nostra salvezza è più vicina ora». Paolo, ad un certo punto, dovette credere che il Signore non avrebbe tardato a tornare; ma per lui la certezza del ritorno è più importante della durata dell’attesa; egli annuncia sempre la Buona Novella nella prospettiva finale. Non esiste vita cristiana autentica se non è orientata verso questa meta: ecco una delle grandi differenze che separano i militanti cristiani dai non cristiani.
Il Signore, nel Vangelo, annuncia incessantemente la sua venuta: come è venuto una prima volta, egli ritornerà. Gesù nel suo messaggio promette il suo ritorno così come manifesta esplicitamente la sua vita in mezzo agli uomini. Allo stesso modo, dobbiamo sempre situare in una medesima prospettiva i due momenti di questa duplice venuta.
La vita cristiana acquista tutto il suo significato in questa prospettiva
Relativizzare le realtà di questo mondo: l’uomo non è soltanto una creatura terrena. Il cristiano non può limitarsi alle preoccupazioni terrene: «le opere delle tenebre»…, «la carne con i suoi desideri» (2a lettura); gli uomini prima del diluvio «non si accorsero di nulla…, mangiavano e bevevano, prendevano moglie e marito». Preoccuparsi soltanto di queste cose, significa dar prova della spensieratezza condannata da Gesù (Vangelo). Per il cristiano, la preoccupazione del regno ha la priorità (Mt 6,24-33; Rm 14,17).
La lotta contro le tenebre (2a lettura) è possibile soltanto nella prospettiva luminosa e illuminante della venuta di Cristo. Per avanzare verso il «giorno del Signore» è necessario uscire dalla notte.
Noi siamo invitati a rimanere «svegli, vigilanti» (2a lettura, Vangelo). Si richiede spesso ai cristiani di essere uomini lucidi. Che cosa vediamo noi per prima cosa in una situazione, in un avvenimento, in un gruppo? Il nostro sguardo di redenti è illuminato dalla prospettiva del ritorno di Cristo?
Noi cogliamo il significato e il valore delle realtà di questo mondo nella speranza. Quali sono i nostri criteri abituali di valutazione? Il Signore sottolinea spesso la caducità di questo mondo per affermare l’importanza di ciò che ha un valore eterno: «La partecipazione a questo sacramento… ci sostenga, Signore, nel nostro cammino e ci guidi ai beni eterni» (orazione dopo la comunione).
Se siamo vigilanti, attenti, possiamo discernere in noi e attorno a noi i segni della presenza attuale del Signore. Egli è venuto e tornerà, ma viene anche nel nostro mondo di oggi, è questo il significato della celebrazione dell’Avvento e del Natale. Come preparare questa venuta del Signore? Come restare vigilanti, attenti?

La venuta del Signore è la riunione di tutti i popoli
Gli uomini aspirano a una riunione fraterna; i popoli cercano questi ravvicinamenti: la pace al di là delle lotte, la federazione al di là dei nazionalismi. È l’aspirazione di tutta l’umanità a diventare una comunità. Gli uomini vogliono celebrare questa vita comune; basta vedere il gusto per le grandi manifestazioni, tutti gli incontri delle feste di fine anno.
La storia della salvezza che si svolge nel tempo deve estendersi a tutta quanta l’umanità: «affluiranno tutte le genti» (1a lettura).
Dio stesso vuole radunare tutti gli uomini, è questo il fine della storia della salvezza.
I fallimenti nelle riunioni degli uomini dimostrano che l’uomo è incapace di realizzare da solo ciò a cui aspira maggiormente, e questo è vero a partire da Babele. La venuta del Signore è presentata come un raduno universale; cf Mt 25,31-32: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria… saranno riunite davanti a lui tutte le genti».
Il diluvio (2a lettura) non è soltanto un castigo esemplare, ma il segno di Dio che salva radunando coloro che gli sono rimasti fedeli. Alla dispersione di Babele corrisponde il raduno nella Chiesa, a partire dalla Pentecoste.
«Verranno molti popoli…»
È in primo luogo uno sguardo sulla storia degli uomini: tutti coloro che camminano, pur senza saperlo, verso la luce, coloro che vivono il Vangelo pur senza conoscerlo. Tocca ai credenti essere sensibili a questo cammino progressivo e rendere grazie per esso. Quali segni vediamo oggi di questo progresso verso il raduno universale?
È compito dei credenti affrettare questo cammino progressivo, rivelare che Dio vuole riunire tutti gli uomini.
La Chiesa che raduna i credenti è segno della convocazione universale alla fine dei tempi.
In che modo le nostre comunità sono segni della salvezza universale? Sono sufficientemente orientate verso gli altri? Verso la venuta di Cristo?


(tratto da: M. Gobbin, Omelie per un anno – vol. 1, anno A, tempi forti – Elledici 2003)

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4. Parola da Vivere – I Avv A, 1° dic ’19

VEGLIATE
Solo chi vive la «consapevolezza del tempo» (cf Rm 13,11) può accogliere l’invito di Gesù: «Vegliate, vigilate». Il cristiano è per definizione una persona vigilante, attenta, tesa verso la meta del suo cammino: l’incontro con il Signore che viene. La vigilanza richiede una grande capacità di preghiera e di lotta per non essere intontiti, in balia di falsi affanni, preda dello stordimento.


(tratto da R. Paganelli – Entrare nella domenica dalla porta della Parola, anno A, Elledici 2015)

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5. Preghiere dei Fedeli – I Avv A, 1° dic ’19

Invito alla vigilanza

Celebrante. Cominciando il nuovo anno liturgico, il Signore ci sollecita alla vigilanza. Nella Preghiera dei fedeli gli chiederemo la consapevolezza della fede, e il dono della coerenza nella carità.

Lettore. Preghiamo insieme: Visita il tuo popolo, Signore.

1. Preghiamo per la santa Chiesa di Dio. Pellegrina nel mondo, essa ha il compito di tenere desta negli uomini l’aspirazione ai valori dello spirito.
Perché sappia suscitare in tutti il desiderio di quel regno d’amore che il Signore Gesù è venuto a instaurare in terra, preghiamo.

2. Per il nuovo anno liturgico che oggi comincia. La Chiesa ci invita a viverlo come occasione per approfondire le verità della nostra fede, e per testimoniarle nell’impegno di ogni giorno.
Perché sappiamo trovare ogni domenica nella messa quel nutrimento dello spirito che ci occorre per amare di più il Signore e i fratelli, preghiamo.

3. Per la valorizzazione del tempo. Alcuni trovano il tempo troppo lungo, vorrebbero «ammazzarlo». Altri non hanno tempo per fare tutto e vivono in affanno. Chi vuole la settimana di 35 ore, e chi vorrebbe 35 ore al giorno.
Perché scopriamo il senso della nostra vita nel suo orientamento a Cristo, che è signore del tempo, preghiamo.

4. Per coloro che sono come prigionieri della civiltà del benessere. Molti vivono dai tetti in giù, preoccupati soltanto di conseguire una felicità terrena.
Perché il Signore che viene li porti a scoprire il valore della nostra esistenza nel suo progetto d’amore, preghiamo.

5. Per la nostra comunità (parrocchiale). Non pochi accanto a noi, forse nella nostra stessa famiglia, tirano avanti nell’indifferenza, e con fede tiepida.
Perché la nostra attesa del Signore che viene sia vigile e operosa, e diventi testimonianza credibile per questi nostri fratelli, preghiamo.

Celebrante. O Padre, vogliamo camminare insieme verso di te. Ravviva in noi il desiderio di incontrarci personalmente nelle nostre chiese con il tuo figlio Gesù, per ricevere da lui un solido orientamento nella fede e l’impulso a operare nella carità. Per lo stesso Cristo nostro Signore.


(tratto da: E. Bianco, Preghiera dei fedeli, proposte per le domeniche e feste degli anni A-B-C – Elledici 2002)