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2. Introduzioni – 15 novembre 2020

15 novembre

33ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Giornata mondiale dei poveri

Dio si fida di noi e ci affida il suo Regno

La parabola dei talenti, che viene proposta in questa penultima domenica dell’anno liturgico ci richiama alla responsabilità. Renderemo conto al Signore di come stiamo valorizzando le nostre qualità e come rispondiamo alla nostra vocazione cristiana. Gesù non ci vuole pigri, ma ci chiede di trafficare i talenti ricevuti e di sviluppare al meglio le nostre potenzialità.

PRIMA LETTURA

La donna perfetta lavora volentieri con le sue mani.

Il libro della Sapienza fa l’elogio della donna forte, una donna che sviluppa con zelo e fantasia le proprie qualità e i talenti ricevuti mettendoli a servizio della sua famiglia. Una mamma e una sposa così sono una benedizione: vive solo per i suoi cari e non si risparmia. La sua famiglia può sempre contare su di lei.

 Dal libro dei Proverbi.                                                                      Prv 31,10-13.19-20.30-31

 SALMO RESPONSORIALE                                                                Dal Salmo 127 (128)

Il Signore benedice la casa di chi gli è fedele, benedice il suo lavoro e la sua famiglia. Il suo futuro è nelle mani di Dio.

Rit. Beato chi teme il Signore.

SECONDA LETTURA

Non siete nelle tenebre, cosicché quel giorno possa sorprendervi come un ladro.

Paolo parla del fine della vita e lo fa in modo realistico: arriverà all’improvviso, come un ladro. Ed esorta alla vigilanza, alla vita nuova: «Non dormiamo», scrive, ma vigiliamo come «figli della luce e figli del giorno».

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi.                                     1Ts 5,1-6

VANGELO

Sei stato fedele nel poco, prendi parte alla gioia del tuo padrone.

Dio ci affida all’uomo l’impegno di fare un mondo nuovo, lo coinvolge e responsabilizza, dà a ciascuno la propria quota di responsabilità. È la nota parabola dei talenti: siamo chiamati a rispondere ai progetti che Dio ha su di noi.

Dal vangelo secondo Matteo.                                                                                  Mt 25,14-30

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3. Annunciare la Parola – 15 novembre 2020


15 novembre

33ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Giornata mondiale dei poveri

Dio si fida di noi e ci affida il suo Regno

PER RIFLETTERE E MEDITARE

Tutte le parabole di Gesù partono dalla vita. Spesso ci sorprendono, come in questo caso. Si parla di un padrone che consegna i propri beni ai suoi servi e collaboratori e, fidandosi interamente di loro, parte per un paese lontano. Ma al ritorno chiede a loro come si sono regolati.
È Dio che ci consegna il mondo, senza darci troppe indicazioni, lasciando così a noi piena libertà di amministrarci. Ma ha molti sogni e progetti sul mondo e su di noi e vuole che non ce ne stiamo inerti, ma che facciamo fruttare quanto ci è stato affidato.

Dio si fida di noi

Siamo alla fine di un anno liturgico. L’altra settimana si parlava di vigilanza, ma di attesa della venuta dello Sposo. Questa settimana invece si parla di un padrone che parte e a chi resta chiede operosità. E al suo ritorno è particolarmente severo con il “pigro”, che non traffica il talento ricevuto.
Ognuno di noi infatti è chiamato nella vita a diventare il meglio di sé, così com’è stato pensato e «programmato» da Dio. Un Dio che dà a ciascuno il necessario per potersi realizzare. Chi ha ricevuto dieci talenti non si trova in una condizione migliore di chi ne ha ricevuti cinque o uno. Ciascuno è chiamato semplicemente a essere fedele a se stesso e a rispondere di ciò che ha ricevuto.
Tristemente l’inerzia del «pigro» nasce da una falsa idea del suo padrone, di Dio: «Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo» (Mt 25,24-25). Sono dunque le sue parole che lo condannano. È preso dalla paura e lo paralizza; l’unico suo pensiero è restituire il talento ricevuto.
Fa pensare a un cristiano che vive preoccupato più di evitare il male che di fare il bene. E soltanto una nuova idea di Dio può spingerlo ad andare oltre, fargli superare la paura e indurlo a rischiare qualcosa, a metterci la faccia, a correre il rischio di fallire.

 La vita nelle nostre mani

La parabola dei talenti mette chi l’ascolta di fronte alle proprie responsabilità. Il messaggio è chiaro: la vita ci è stata data in appalto e dobbiamo farla fruttare al meglio. Un giorno ci sarà chiesto il rendiconto su come l’avremo gestita.
Dice il cardinal John Henry Newman: «Io sono stato creato per fare o per essere qualche cosa per cui nessun altro è stato mai creato. Poco importa che io sia ricco o povero, disprezzato o stimato dagli altri. Dio mi conosce e mi chiama per nome. In qualche modo sono tanto necessario io al mio posto, quanto un arcangelo al suo».
Dio ci ha voluti diversi l’uno dall’altro, ma a nessuno è permessa l’indolenza. «Il Signore ci chiede di essere zelanti, non di ottenere sicuramente un buon risultato» (sant’Ambrogio).
L’attore Gérard Depardieu ricorda che, guardandosi allo specchio, per qualche tempo è vissuto in lotta con se stesso, poi s’è detto: «A ogni modo, le carte sono queste, le accetto senza cercare di guardare il gioco degli altri». Il Signore ci chiede di accogliere con gioia ciò che ci è stato dato. Dio non ci ha programmati con un modello standardizzato, ma alla fine il premio è uguale per tutti, è raddoppiato, anzi supera ogni immaginazione: «Prendi parte alla gioia del tuo padrone».
La nostra presenza è importante all’interno della famiglia, nel mondo del lavoro o della scuola. Se non pensiamo noi a dare testimonianza cristiana, forse non la dà nessun altro. Il fatto grave della pigrizia di questo servo è che lui, sotterrando il suo talento, non ha solo messo se stesso nella condizione di non crescere personalmente, ma ha fatto stagnare l’ambiente in cui viveva.

Il ruolo della donna

Parla di operosità anche il brano dal libro della Sapienza. È il profilo di una donna fedele e instancabile, impegnata a servire e a rendere felice la sua famiglia con il suo lavoro. Guardiamo oggi ai molti talenti di questa «metà del cielo», che rappresenta in realtà più della metà di quanti vengono in chiesa alla domenica.
La donna del passato appariva forse persona di un solo talento, lei che sembrava aver sotterrato in casa la sua voglia di vivere e di realizzarsi, ma proprio in quel clima sociale impossibile riusciva a dare un tono alla famiglia e alla vita di un paese.
Qualcosa doveva cambiare, certo. E oggi la donna, che spesso condivide interamente con il marito anche il lavoro, è impegnata a costruirsi un futuro più personale. Ma c’è da sperare che questo non avvenga a scapito della famiglia e dei figli.

UN FATTO – UNA TESTIMONIANZA

«Dio ha scritto per ognuno di noi una storia unica e irripetibile, ma ci ha lasciato la libertà di scriverne la fine» (la frase è di Carlo Acutis, che nei suoi 15 anni di vita si è messo sulla strada della santità).

LA GIORNATA MONDIALE DEI POVERI

Oggi si celebra la «Giornata mondiale dei poveri» voluta da papa Francesco nel 2017. Riprendiamo alcuni suoi pensieri espressi in quella circostanza.

  1. Ai nostri giorni, mentre emerge sempre più la ricchezza sfacciata che si accumula nelle mani di pochi privilegiati, fa scandalo l’estendersi della povertà in tutto il mondo. Dinanzi a questo scenario, non si può restare inerti e tanto meno rassegnati. Il rischio però anche in questa circostanza è che il comando di Gesù si risolva in parole vuote e non in fatti concreti.
  2. Il servizio ai poveri è certamente uno dei primi segni con i quali la comunità cristiana si presentò sulla scena del mondo. «Vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno» (At 2,45). E il diaconato è stato istituito proprio per questo servizio.
  3. Ci sono stati momenti in cui i cristiani non hanno ascoltato fino in fondo questo appello, lasciandosi contagiare dalla mentalità mondana. Ma lo Spirito Santo ha suscitato uomini e donne che in diversi modi hanno offerto la loro vita a servizio dei poveri.
  4. Non pensiamo ai poveri solo per darci a una buona pratica di volontariato una volta alla settimana, per mettere in pace la nostra coscienza. Queste esperienze, pur valide e utili devono aprirci a una condivisione che diventi stile di vita. Siamo chiamati a tendere la mano ai poveri, a incontrarli, a guardarli negli occhi.
  5. Non dimentichiamo che per i discepoli di Cristo la povertà è anzitutto una vocazione a seguire Gesù povero. È un cammino dietro a Lui e con Lui, un cammino che conduce alla beatitudine del Regno dei cieli (cf Mt 5,3; Lc 6,20).
  6. Questa Giornata intende stimolare in primo luogo i credenti perché reagiscano alla cultura dello scarto e dello spreco. Al tempo stesso l’invito è rivolto a tutti, indipendentemente dall’appartenenza religiosa, come segno concreto di fratellanza. Dio ha creato il cielo e la terra per tutti; purtroppo sono gli uomini che hanno innalzato confini, mura e recinti.
  7. In preparazione a questa Giornata si potranno organizzare momenti di incontro e di amicizia, di solidarietà e di aiuto concreto. E invitare i poveri e i volontari a partecipare insieme all’Eucaristia.
  8. A fondamento delle tante iniziative concrete che si potranno realizzare ci sia sempre la preghiera. Non dimentichiamo che il Padre nostro è la preghiera dei poveri. La richiesta del pane, infatti, esprime l’affidamento a Dio per i bisogni primari della nostra vita.
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4. Parola da Vivere – 15 novembre 2020

15 novembre

33ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Giornata mondiale dei poveri

Dio si fida di noi e ci affida il suo Regno

COMMENTO

COMMENTO

Chi legge questa parabola in chiave socio-economica la trova incomprensibile e si scontra con un volto distorto del Signore. La stessa cosa succede se si trasformano i talenti in qualità umane da trafficare: rimane un Dio in- comprensibile, se non ingiusto.
Ci chiediamo: perché Matteo utilizza questa parabola e cosa vuol comunicare ai cristiani, suoi lettori? I servi a cui il padrone affida i suoi beni sono sicuramente i cristiani e il padrone, che parte e ritorna, è Gesù, che viene alla fine dei tempi e della vita di ciascuno, per «regolare i conti».
I talenti non sono le qualità umane, ma i doni finalizzati alla salvezza: il Vangelo da annunciare, la fede, la speranza, la carità e tutti gli altri doni particolari che ciascuno riceve per vivere da cristiano e diffondere il regno di Dio nel mondo. La diversità è stabilita in base alla missione che ciascuno ha da compiere nel mondo. Questo però non dice che il Signore discrimina, semplicemente sottolinea un dato di fatto: ogni uomo è diverso dagli altri, ha una sua personalità, vive in un certo tempo e in un dato luogo, appartiene a una famiglia, ha una sua storia unica e irripetibile e tutto questo gli serve per vivere nel mondo da figlio di Dio e fratello degli altri uomini. In qualunque situazione è chiamato a vivere, riceverà il dono che gli apre la strada della salvezza e lo abilita alla missione nella Chiesa e nel mondo.
Questa strada, però, va percorsa con le proprie gambe. Trafficare i talenti significa utilizzare tutto ciò che abbiamo a disposizione per crescere nell’amore e vivere da figli di Dio. I due servi che hanno «trafficato», nella diversità dei doni e del risultato, ricevono lo stesso elogio e lo stesso premio.
Anche il terzo servo ha ricevuto il grande dono nella misura adatta a lui, ma invece di essere riconoscente e attivo, ha giudicato il suo padrone, ne ha avuto paura e non ha fatto nulla di buono. Non ha visto l’amore e la fiducia del suo padrone  ed è rimasto schiavo della paura e prigioniero della pigrizia.
Il talento tolto a chi non l’ha trafficato e dato a chi ne ha già dieci dice semplicemente che chi non riconosce il dono di Dio e non lo vive perderà tutto (il Signore altrove dice: «chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà» Mt 16,25), mentre chi vive da figlio vedrà moltiplicati i frutti dei propri doni.
Tutto questo vale anche per le comunità cristiane lo- cali: quelle che con impegno e creatività trafficano i doni del Signore diventano sempre più «ricche» di frutti; quel- le che si accontentano di «conservarli» con una religiosità timorosa e abitudinaria, diventeranno sempre più povere, fino al punto di non essere più riconosciute dal Signore come sue.

SPUNTI PER L’ATTUALIZZAZIONE E LA PREGHIERA

1. Uno dei più grandi torti che possiamo fare al Signore è quello di avere paura di lui. Se qualche volta proviamo questo sentimento, possiamo «curarci» con tre «medicine»: prima, immergiamoci nella natura e proviamo a pensarla come un dono fatto personalmente a noi; seconda, facciamo l’elenco dei doni che abbiamo ricevuto da lui lungo la nostra vita; terza, mettiamoci in silenzio di fronte al crocifisso cinque minuti al giorno, finché la paura non sia passata.

2. Spesso questa parabola viene intesa come invito a trafficare le qualità umane da impiegare; così ci convinciamo che chi ha più qualità e mezzi è favorito e porta più facilmente dei risultati; quindi ci lamentiamo con Dio o lo accusiamo: «perché a lui tante cose e a me poco o niente?». Nella linea dell’amore nessuno parte svantaggiato. I bambini o i diversamente abili gravi sono centro di amore solo per il fatto di esistere, ricevono amore e ricambiano come possono. Il Signore i conti li fa solo sulla fede e sull’amore.

3. Ogni comunità e ogni cristiano hanno ciò che serve per realizzare la loro missione nella Chiesa e nel mondo. I paragoni con gli altri sono dannosi. Il Signore non fa paragoni, ma giudica per come ciascuno ha valorizzato i doni ricevuti.

4. «Bene, servo buono e fedele… prendi parte alla gioia del tuo padrone». Vale la pena di affrontare qualunque difficoltà, per sentirsi dire queste parole dal Signore. La gioia che ci offre non è un sentimento passeggero, ma il frutto della condivisione della stessa vita di Dio, per sempre.

PROPOSTA DI IMPEGNO DELLA SETTIMANA

Ogni sera mi interrogo: cosa ho fatto oggi per diffondere il regno di Dio? E cosa posso fare domani?

 


Tratto da: Messale delle domeniche e delle feste – Elledici – 2017

 

 

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5. Perdono e Preghiere dei Fedeli – 15 novembre 2020

15 novembre

33ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Giornata mondiale dei poveri

Dio si fida di noi e ci affida il suo Regno

RICHIESTA DI PERDONO

  • Signore Gesù, tu vieni a cercarci quando la nostra vita ci lascia delusi, abbi pietà di noi.
  • Cristo, che fai festa quando torniamo a te e ci mettiamo con fiducia nelle tue mani, abbi pietà di noi.
  • Signore, che ci chiami a rispondere con gioia ai tuoi inviti, abbi pietà di noi.

PREGHIERA UNIVERSALE

Celebrante: Fratelli e sorelle carissimi, siamo alla penultima domenica dell’anno liturgico. Invitati a fare un bilancio della nostra vita, ci rivolgiamo al Padre nella preghiera per noi, per la nostra comunità e per il mondo intero. Preghiamo insieme e diciamo:

Ascoltaci, o Padre.

  • Perché la «Giornata mondiale dei poveri» sia celebrata nella piena solidarietà verso i piccoli e i poveri della terra, preghiamo.
  • Per la Chiesa e per chi occupa posti di guida e di responsabilità nelle comunità, a cui Cristo ha affidato la ricchezza del suo Vangelo, perché sia predicato con gioia e testimoniato con la vita, preghiamo.
  • Per i giovani, perché non sciupino i loro giorni e i doni ricevuti nella banalità di scelte superficiali, ma scoprano la bellezza di valorizzare i loro anni in scelte positive, preghiamo.
  • Per noi tutti, perché non ci stanchiamo di essere sale e luce del mondo e di trafficare i talenti ricevuti nell’impegno di ogni giorno, preghiamo.

Celebrante: ascolta, Padre, le preghiere che ti abbiamo rivolte. Rendici capaci di vivere la tua parola e fa’ che ci prepariamo nell’impegno e nella gioia a vivere la beatitudine di chi ti è fedele. Per Cristo nostro Signore.

 

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6. Vignetta di RobiHood – 15 novembre 2020

15 novembre

33ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Giornata mondiale dei poveri

Dio si fida di noi e ci affida il suo Regno

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Pubblicazioni di Roberto Benotti (RobyHood) presso Elledici:

Laudato sii

Ancilla Domini

Un anno straordinario

Sorrisi divini

I Love Francesco

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7. Il vangelo a fumetti – 15 novembre2020

15 novembre 2020

33ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Giornata mondiale dei poveri

Dio si fida di noi e ci affida il suo Regno

 

a disposizione nei prossimi giorni, scusate il disagio

 

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Tratto da Dossier Catechista   settembre 2020

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1. Letture e orazioni – 8 novembre 2020

8 novembre

32ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Giornata del Ringraziamento

Con le lampade accese nell’attesa dello Sposo

ANTIFONA D’INIZIO

La mia preghiera giunga fino a te;
tendi, o Signore, l’orecchio alla mia preghiera.             Sal 88,3

COLLETTA

Dio grande e misericordioso,
allontana ogni ostacolo nel nostro cammino verso di te,
perché, nella serenità del corpo e dello spirito,
possiamo dedicarci liberamente al tuo servizio.
Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Oppure:

O Dio, la tua sapienza
va in cerca di quanti ne ascoltano la voce,
rendici degni di partecipare al tuo banchetto
e fa’ che alimentiamo l’olio delle nostre lampade,
perché non si estinguano nell’attesa,
ma quando tu verrai
siamo pronti a correrti incontro,
per entrare con te alla festa nuziale.
Per il nostro Signore Gesù Cristo…

PRIMA LETTURA

La sapienza si lascia trovare da quelli che la cercano.

Dal libro della Sapienza            Sap 6, 12-16
La sapienza è splendida e non sfiorisce,
facilmente si lascia vedere da coloro che la amano
e si lascia trovare da quelli che la cercano.
Nel farsi conoscere previene coloro che la desiderano.
Chi si alza di buon mattino per cercarla non si affaticherà,
la troverà seduta alla sua porta.
Riflettere su di lei, infatti, è intelligenza perfetta,
chi veglia a causa sua sarà presto senza affanni;
poiché lei stessa va in cerca di quelli che sono degni di lei,
appare loro benevola per le strade
e in ogni progetto va loro incontro.
Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE    dal Sal 62 

R. Ha sete di te, Signore, l’anima mia.

O Dio, tu sei il mio Dio,
dall’aurora io ti cerco,
ha sete di te l’anima mia,
desidera te la mia carne
in terra arida, assetata, senz’acqua.

Così nel santuario ti ho contemplato,
guardando la tua potenza e la tua gloria.
Poiché il tuo amore vale più della vita,
le mie labbra canteranno la tua lode.

Così ti benedirò per tutta la vita:
nel tuo nome alzerò le mie mani.
Come saziato dai cibi migliori,
con labbra gioiose ti loderà la mia bocca.

Quando nel mio letto di te mi ricordo
e penso a te nelle veglie notturne,
a te che sei stato il mio aiuto,
esulto di gioia all’ombra delle tue ali.

SECONDA LETTURA           

Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési                   1 Ts 4,13-18
Non vogliamo, fratelli, lasciarvi nell’ignoranza a proposito di quelli che sono morti, perché non siate tristi come gli altri che non hanno speranza. Se infatti crediamo che Gesù è morto e risorto, così anche Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti.
Sulla parola del Signore infatti vi diciamo questo: noi, che viviamo e che saremo ancora in vita alla venuta del Signore, non avremo alcuna precedenza su quelli che sono morti. Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell’arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo; quindi noi, che viviamo e che saremo ancora in vita, verremo rapiti insieme con loro nelle nubi, per andare incontro al Signore in alto, e così per sempre saremo con il Signore.
Confortatevi dunque a vicenda con queste parole.
Parola di Dio.

Forma breve:

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési           (1Ts 4, 13-14)
Non vogliamo, fratelli, lasciarvi nell’ignoranza a proposito di quelli che sono morti, perché non siate tristi come gli altri che non hanno speranza. Se infatti crediamo che Gesù è morto e risorto, così anche Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti.
Parola di Dio.

ACCLAMAZIONE AL VANGELO          Mt 24,42.44

Alleluia, alleluia.

Vegliate e tenetevi pronti,
perché, nell’ora che non immaginate,
viene il Figlio dell’uomo.

Alleluia.

VANGELO     

Ecco lo sposo! Andategli incontro!

Dal vangelo secondo Matteo                          Mt 25,1-13
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono.
A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”.
Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”.
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».
Parola del Signore

ORAZIONE SULLE OFFERTE

Volgi il tuo sguardo, o Padre,
alle offerte della tua Chiesa,
e fa’ che partecipiamo con fede
alla passione gloriosa del tuo Figlio,
che ora celebriamo nel mistero.
Per Cristo nostro Signore.

ANTIFONA ALLA COMUNIONE

Il Signore è mio pastore, non manco di nulla;
in pascoli di erbe fresche mi fa riposare,
d acque tranquille mi conduce.         Sal 23,1-2

Oppure:
I discepoli riconobbero Gesù, il Signore,
nello spezzare il pane.                            Lc 24,35

Oppure:
“Vegliate, perché non sapete né il giorno
né l’ora in cui verrà il Signore”.           cf. Mt 25,13

DOPO LA COMUNIONE

Ti ringraziamo dei tuoi doni, o Padre;
la forza dello Spirito Santo,
che ci hai comunicato in questi sacramenti,
rimanga in noi e trasformi tutta la nostra vita.
Per Cristo nostro Signore.

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2. Introduzioni – 8 novembre 2020

8 novembre

32ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Giornata del Ringraziamento

Con le lampade accese nell’attesa dello Sposo

Siamo alle ultime domeniche dell’anno liturgico. La parola di Dio ci invita a tenerci pronti per la venuta del Signore alla fine dei tempi. Non conosciamo né il giorno, né l’ora, ma certamente il Signore verrà e farà entrare alla sua festa di nozze solo coloro che lo hanno atteso con le lampade accese. Così dice la suggestiva parabola delle dieci ragazze che vegliano in attesa dello Sposo.

PRIMA LETTURA

La sapienza si lascia trovare da quelli che la cercano.  

In questa prima lettura, tratta dalla letteratura ebraica, si fa l’elogio della sapienza. Essa va ricercata in ogni momento e in ogni luogo, nella propria casa e per le strade. La sapienza si fa trovare da chi la cerca e la ama.

 Dal libro della Sapienza.                                                                                             Sap 6,12-16

 SALMO RESPONSORIALE

Sin dall’alba di ogni giorno sentiamo vivo il desiderio di Dio. È nei nostri pensieri sempre, anche durante la notte. Perché il suo amore vale più di ogni cosa.

Rit. Ha sete di te, Signore, l’anima mia.

 SECONDA LETTURA

Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti.

Ai Tessalonicesi, in vivace attesa della fine dei tempi, Paolo dice parole di certezza e di conforto, fondate sulla risurrezione di Gesù. È sicuro: come è risorto Gesù, un giorno anche noi risorgeremo. Per questo noi cristiani non possiamo pensare alla morte come quelli che non hanno speranza.

 Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi.                                 1Ts 4,13-18

 VANGELO

Ecco lo Sposo! Andategli incontro!      

Il contesto della parabola è quello dell’attesa gioiosa dell’incontro con il Signore Gesù, che viene come per una festa di nozze. Ma il comportamento delle vergini stolte ci dice che il quadro può assumere delle tonalità terribili. La mancanza di vigilanza può portare all’esclusione dall’incontro con lo Sposo.

Dal vangelo secondo Matteo.                                                                                     Mt 25,1-13

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3. Annunciare la Parola – 8 novembre 2020


8 novembre

32ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Giornata del Ringraziamento

Con le lampade accese nell’attesa dello Sposo

PER RIFLETTERE E MEDITARE

La parabola delle dieci ragazze in attesa dello Sposo ha tutto il sapore dell’ambiente palestinese. Ed è così che il Vangelo ci invita a riflettere sul senso finale e decisivo della nostra vita, su cui san Paolo ai Tessalonicesi dice parole di particolare conforto: «Non possiamo essere tristi come gli altri che non hanno speranza!» (1Ts 4,13). Ma lo Sposo va atteso con le lampade accese, conservando viva la nostra fede.

Attendere lo Sposo

Quella delle dieci ragazze che attendono lo Sposo è una parabola curiosa, molto conosciuta. È attesa di una festa grande, è la bellezza della vita cristiana, che nel Vangelo tante volte viene presentata proprio come una magnifica festa di nozze.
Lo Sposo tarda a venire e si deve vigilare. Ma cinque di quelle ragazze si addormentano e poi non hanno più olio nelle loro lampade.
Anche la nostra vita è un susseguirsi di attese: del matrimonio, dei figli, di un viaggio, della pensione… Attesa di cose più banali: di una vincita alla lotteria, attesa di una persona che desideriamo o non desideriamo incontrare, di una telefonata che non arriva… Ma è soprattutto l’attesa del regno di Dio che dà senso a tutto, l’incontro con lo Sposo Gesù, che ci spinge a uscire da una vita vissuta senza alcun filo logico, senza prospettiva, una vita qualunque.
Così vigili dovrebbero essere i cristiani, che sanno che nella notte a mezzanotte arriverà lo Sposo e vogliono che li trovi svegli. Intendono vivere a occhi aperti, dando a Dio l’attenzione che merita. Per Dio si veglia, si fa l’alba: «O Dio, tu sei il mio Dio, all’aurora io ti cerco, ha sete di te l’anima mia… Nel mio letto di te mi ricordo, e penso a te nelle veglie notturne», ci fa dire il salmo 63. Invece la nostra vita di fede conosce momenti di stanchezza, di sonno, di indifferenza.

Le cinque ragazze che si addormentano

San Giovanni Crisostomo afferma che la nostra vita è come una rappresentazione teatrale. Ciascuno recita la sua parte, ma alla fine dello spettacolo ci si libera delle maschere e restiamo quello che siamo di fronte a Dio.
Le cinque ragazze nell’attesa si addormentano. Sono il simbolo della nostra società che spesso vive nell’incoscienza, in una quotidianità piatta e sazia, che non si fa domande, che non attende sul serio nulla nella prospettiva di ciò che è veramente importante per l’eternità.
Queste ragazze in attesa dello Sposo sono così simili a tanti giovani d’oggi, incapaci di prendere le cose sul serio, di responsabilizzarsi. Giovani che preferiscono dormire in una quotidianità piena di colore, ma anche fatta di provvisorietà e di incognite.
E la dura chiusura della parabola, quel risentimento che induce lo Sposo a chiudere le porte, che gli fa dire «Non vi conosco», è quello dell’amante deluso, di chi non si sente atteso, cercato; di chi capisce che l’amore si è spento insieme alle loro lampade.
Dice san Vincenzo de’ Paoli: «La grazia della perseveranza è la più importante di tutte. È essa che corona tutte le altre grazie e la morte che ci trova con le armi in mano è la più gloriosa e la più desiderabile».

Quelle che lo Sposo trova sveglie

Ma diamo uno sguardo anche alle cinque ragazze vigilanti, che hanno mantenuta viva l’attesa dello Sposo con le lampade accese. Noi vogliamo essere tra queste. Noi che ci troviamo a messa quest’oggi possiamo pensare − perché no? − di far parte di queste ragazze prudenti. Noi che ogni domenica facciamo i nostri calcoli e alla fine decidiamo di lasciare altri impegni per venire in chiesa a celebrare l’Eucaristia e alimentare in questo modo la fiaccola della nostra fede e quella della comunità.
Nella celebrazione eucaristica realizziamo il nostro incontro con lo Sposo, perdiamo la paura, l’inquietudine di chi è sempre timoroso di come andrà a finire. Perché la nostra fede – ce lo conferma la parola di Paolo che abbiamo letto – ci dice che tutto andrà bene, che se manteniamo accese le nostre lampade entreremo nel regno di Dio e ci sentiremo chiamare per nome − «Maria!» − come è avvenuto alla Maddalena il mattino di Pasqua.
In questa parabola ci sono anche alcune incongruenze, alcuni particolari piuttosto strani: il ritardo eccessivo dello Sposo, l’indifferenza delle cinque ragazze che non vogliono dividere l’olio con le loro compagne. E poi c’è un’altra cosa, quella che ha detto acutamente una bambina a catechismo: «Manca la sposa in questa parabola!». Ma la catechista le risponde: «La sposa sei tu!». Sì, la sposa c’è, ed la Chiesa, siamo noi, ciascuno di noi. Gesù si serve di questa parabola per farci comprendere la tonalità alta del suo amore per ciascuno di noi.

UN FATTO – UNA TESTIMONIANZA

Madre Teresa racconta che sua madre Drane, sempre in attività durante tutto il giorno, quando arrivava la sera metteva a posto la sua persona e si sedeva tranquilla, in attesa del ritorno dal lavoro del marito. «Voglio che mi trovi così», diceva. «Pronta a riceverlo».

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4. Parola da Vivere – 8 novembre 2020

8 novembre

32ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Giornata del Ringraziamento

Con le lampade accese nell’attesa dello Sposo

COMMENTO

In questo brano Gesù parla ai discepoli e alla folla, contemporaneamente Matteo parla alla sua comunità, composta prevalentemente di cristiani provenienti dall’ebraismo, noi leggiamo queste parole del vangelo come rivolte direttamente alle comunità e ai cristiani del nostro tempo.
Gesù mette in guardia dai cattivi maestri che insegnano correttamente la Legge di Mosè, ma non la mettono in pratica. Per di più nei confronti della gente, alle prese con i problemi quotidiani e con la difficoltà di mettere insieme l’osservanza di 613 precetti, non han- no nessuna capacità di comprensione, di misericordia e di aiuto spirituale: non vivono secondo la Legge che insegnano e non aiutano la gente a viverla, anzi la fan- no sentire oppressa da un peso insopportabile. La radi- ce di questi atteggiamenti è nel fatto che non cercano la volontà di Dio e la sua approvazione, ma il potere, il prestigio, la ricchezza di questo mondo. Invece di osservare la Legge con tutto il cuore, la scrivono su pezzi di papiro e la mettono nei contenitori di pelle (i filattèri) che si attaccano alla fronte o alle braccia durante le preghiere pubbliche. Invece di aiutare i fratelli, si preoccupano di allungare le frange del mantello (fiocchi di cotone appesi agli angoli) per apparire più rispetta- bili e più degni di onore… I discepoli del Signore, in- vece, riconoscendo un unico Padre, un unico Maestro e un’unica Guida, sanno di essere tutti sullo stesso pia- no e possono costruire una comunità autenticamente fraterna, in cui nessuno pensa o si sente superiore agli altri, ma tutti, con umiltà sincera, si mettono a servizio gli uni degli altri.
Matteo, da parte sua, ha bisogno di questo insegnamento di Gesù per rassicurare i fratelli che la legge di Mosè è buona, che Gesù l’ha rinnovata e completata, che possono continuare a osservarla, ma in maniera diversa dagli scribi e dai farisei, animata dalla nuova Legge promulgata da Gesù. Difatti, essi ora hanno come Guida e modello non più Mosè, ma Gesù. Per questo non devono considerarsi superiori ai cristiani provenienti dal paganesimo, perché, se si esaltano, saranno umiliati, men- tre, se riconoscono la verità che ha rivelato Gesù e considerano gli altri veramente come fratelli, riceveranno la lode da Dio.

SPUNTI PER L’ATTUALIZZAZIONE E LA PREGHIERA

1. «Dicono e non fanno». In genere questo detto passa dai farisei ai preti di oggi. In alcuni casi è vero, purtroppo. Ma ci sono anche laici che dicono di essere cristiani e mettono da parte il Vangelo. Ci sono battezzati che non dicono e non fanno. Ci sono non battezzati che non dicono, ma si comportano con retta co- scienza. A che serve tutto questo? A niente. Ciascuno deve rispondere a se stesso e a Dio di come ha scelto di vivere.

2. Se non vai in televisione, se non sei sulle riviste, se non abiti il web, non esisti. Oggi sembra che l’apparire sia più importante dell’essere. Per grazia di Dio, non tutti la pensano così.

3. Il Magistero della Chiesa non dipende dal comportamento di qualche prete o anche di qualche vescovo o cardinale. Il Vangelo va tradotto nella lingua del XXI secolo e tutti, laici e pastori, abbiamo bisogno del dono dello Spirito, che ci fa riconoscere la via che conduce alla salvezza.

4. L’antidoto a ogni orgogliosa superiorità è il farsi servo delle persone che il Signore in mille modi ci mette accanto, non solo dei fratelli nella fede, con i quali dovrebbe essere più facile, ma anche di tutti gli altri, specialmente quelli che non hanno voce.

PROPOSTA DI IMPEGNO DELLA SETTIMANA

Ascoltando con cuore attento la Parola, trovo un’indicazione da mettere subito in pratica.

 


Tratto da: Messale delle domeniche e delle feste – Elledici – 2017