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5. Preghiere di perdono e dei fedeli – XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

10 NOVEMBRE

XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Giornata nazionale del ringraziamento)

QUANDO IL POCO DIVENTA TUTTO

RICHIESTA DI PERDONO

  • Padre, tu ci doni tutto, ma noi misuriamo a risparmio i doni per te. Kyrie eleison.
  • Cristo, hai lodato la vedova povera e generosa, ma noi apprezziamo i ricchi e i potenti. Christe eleison.
  • Spirito Santo, ci animi alla generosità con Dio e i fratelli, ma noi spesso perdiamo il coraggio della generosità. Kyrie eleison.

PREGHIERA UNIVERSALE

Il Signore non guarda alle apparenze e alla quantità delle offerte, ma al cuore che si fida di lui e alla generosità verso i fratelli. Eleviamo una preghiera che contenga la nostra vita.
Diciamo insieme: Padre, che ci doni la vita, ascoltaci.

  • Per coloro che hanno responsabilità nella Chiesa, affinché non cerchino carriera, potere o ricchezza, ma mettano la loro vita a disposizione del Vangelo e dei fratelli. Preghiamo.
  • Per le vedove, gli orfani, i migranti, affinché trovino nelle comunità cristiane solidarietà e aiuti concreti. Preghiamo.
  • Per i genitori, i catechisti, gli insegnanti e gli educatori, affinché aiutino i ragazzi e i giovani a crescere con i valori evangelici, offrendo loro anzitutto l’esempio. Preghiamo.
  • Per tutti noi qui presenti, affinché, unendoci al sacrificio di Cristo, rinnoviamo l’offerta della nostra vita e l’impegno di servire i più poveri. Preghiamo.

 

Padre misericordioso, Gesù ci ha dato come modello una vedova povera. Donaci il tuo Spirito, perché ci aiuti a donare tutto di noi, vivendo in una fede più autentica e in un amore più generoso.

Per Cristo nostro Signore.

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6. Vignetta di RobiHood – 10 NOVEMBRE – XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

10 NOVEMBRE

XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Giornata nazionale del ringraziamento)

QUANDO IL POCO DIVENTA TUTTO

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3. Commento alle Letture – 3 NOVEMBRE – XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

3 NOVEMBRE

XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

«HAI DETTO BENE, MAESTRO…»

COMMENTO

È un brano centrale nell’insegnamento di Gesù e in Marco assume una sfumatura particolare perché, diversamente da Matteo e Luca, non è polemico: infatti, lo scriba è gentile ed è l’unico della sua categoria che si dichiara in sintonia con Gesù; il Signore, da parte sua, lo tratta con benevolenza e lo invita a completare il suo percorso per entrare nel regno di Dio. Infatti non basta riconoscerlo maestro, è necessario camminare dietro a lui fino alla passione.
La domanda è classica e tocca il cuore non solo della Legge, ma dell’atteggiamento fondamentale che deve avere il credente: qual è il comandamento più importante, quello da cui tutti gli altri dipendono, osservato il quale si osserva tutta la legge, mentre se non lo si osserva, a nulla serve osservare tutti gli altri?
Tutte le scuole rabbiniche si ponevano questa domanda, perché la Legge aveva 613 precetti, 365 su ciò che si doveva evitare e 248 su azioni da compiere. Erano divisi in leggeri o gravi, ma tutti da osservare. Le scuole erano divise e andavano da quelle che rifiutavano qualunque riduzione o riassunto, a quelle che riconoscevano un comandamento principe, come si capisce dal commento del rabbino alla risposta di Gesù.
Essa raccoglie due comandamenti della Legge antica e può sembrare che non dica nulla di nuovo, anche perché lo scriba non fa nessuna fatica ad accettarla, anzi, la commenta bene. Invece, la novità che Gesù esprime, e che lo scriba intuisce, è che i due comandamenti sono in pratica uno solo. Cosa che la Chiesa primitiva esprimerà in molti modi, in particolare san Giovanni nella sua prima lettera dirà che non si può amare Dio senza amare i fratelli e chi dichiara di amare Dio e non ama i fratelli è un bugiardo.
Se sul piano logico il primo è l’amore di Dio, sul piano esistenziale il primo è l’amore del fratello, perché solo attraverso questo amore esiste quello per Dio, infatti chi ama Dio ma non il fratello, si inganna e non arriva a Dio, ma chi ama il fratello, anche se non conosce Dio, certamente lo raggiunge.
Perché il Signore dice allo scriba che non è lontano dal Regno e non che vi appartiene già? Perché entra consapevolmente nel Regno chi decide di seguire Gesù e lo scriba a questo punto non ha ancora scelto.
Parola di Dio, liturgia e carità (= unità di amore per Dio e il fratello) non possono essere separate. Non si celebra una Eucaristia autentica, non ci si nutre vitalmente della Parola, senza prestare attenzione, cura, misericordia, rispetto, aiuto al fratello, specialmente bisognoso. Se è vero il commento dello scriba, la carità verso il fratello è superiore alla liturgia, difatti chi celebra senza amare il fratello, si perde; chi ama il fratello, senza celebrare, è salvato. Ma per il discepolo del Signore Eucaristia e carità sono strettamente unite e si esigono a vicenda: la carità anima l’Eucaristia e l’Eucaristia alimenta la carità.
Una domanda sincera fatta al Signore ha sempre una risposta. È questione di fede. La risposta può essere diversa da quella che ci aspettiamo; ci può arrivare attraverso una persona o un modo inatteso, mai sospettato; può ritardare, secondo i nostri criteri, ma arrivare sempre al momento giusto, per i criteri di Dio; può darci sofferenza invece che la consolazione che desideriamo; può chiederci ancora di più di quello che pensiamo di poter dare. Ma è sicuro: arriva e ci porta amore, misericordia, aiuto, salvezza.

SPUNTI PER L’ATTUALIZZAZIONE E LA PREGHIERA

  1. Noi cristiani non abbiamo bisogno di fare questa domanda a Gesù, conosciamo bene la risposta. Quali possono essere i motivi che ce la fanno dimenticare tanto spesso? Ciascuno di noi deve cercarli dentro di sé per lavorare su di sé.
  2. I giocatori bravi sanno valutare se la posta in gioco richiede un investimento eccessivo. Qui la posta in gioco è la vita eterna, perciò non si può investire meno di tutto ciò che si ha e di tutto ciò che si è. Il bello è che Gesù ha detto che in questo caso la vincita è sicura.
  3. Molti giovani di oggi non credono che l’amore vero, quello che ha insegnato Gesù, possa esistere tra gli uomini. Pensano questo anche dell’amore di coppia. Alcuni si accontentano di un amore parziale o part time. Invece l’amore autentico non può fare a meno di “tutto” e “per sempre”.
  4. Il messaggio di Gesù sull’amore di Dio e dei fratelli è sempre nuovo e impegnativo. La cultura edonistica e individualistica in cui siamo immersi ne rende molto difficile l’accoglienza. Tocca ai cristiani far vedere concretamente non solo che è bello e possibile, ma che è l’unica strada della vera felicità, quella che attraversa anche la morte.

PROPOSTA DI IMPEGNO DELLA SETTIMANA

Prendersi cura di un parente, amico o vicino di casa che ha bisogno di aiuto.

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2. introduzioni – 3 NOVEMBRE – XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

3 NOVEMBRE

XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

«HAI DETTO BENE, MAESTRO…»

Tutti parlano di amore, tutti sono convinti di sapere bene cosa significhi questa parola, forse la più maltrattata del vocabolario. Invece sull’amore abbiamo bisogno di essere istruiti e di vederlo attuato. Già riconoscere che Gesù è il vero maestro dell’amore e il solo che ce lo ha mostrato in tutto il suo splendore dalla cattedra e dall’altare della croce, costituisce un grande passo di chi vuole capirlo davvero e viverlo, fino alla fine.

PRIMA LETTURA

Ascolta, Israele: ama il Signore tuo Dio con tutto il cuore.
Il cuore per gli Ebrei non è la sede solo dei sentimenti, ma di ogni pensiero e decisione. Mosè in questo brano inizia con l’invito a «temere» Dio, che significa amarlo in modo tale da obbedire in tutto alla sua parola e desiderare di non offenderlo mai. Amarlo «con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze» vuol dire consegnare a lui tutto di sé, della propria vita e delle proprie azioni, perché è totale la fiducia nel suo amore.

SALMO RESPONSORIALE                

dal Salmo 17 (18)

Il salmista canta la propria esperienza dell’amore di Dio, rinnova la fede in lui e dichiara il suo amore riconoscente.

SECONDA LETTURA

Egli, poiché resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta.
L’autore della lettera agli Ebrei, nostalgici del tempio e delle sue celebrazioni, celebra la superiorità di Gesù per tre motivi: i sacerdoti del Primo Testamento morivano ed erano sostituiti, Gesù risorto rimane per sempre; è innocente e non deve offrire sacrifici per i propri peccati, come i sacerdoti del tempio; non ha offerto il sangue di animali, ma se stesso in sacrificio gradito a Dio una volta per tutte.

VANGELO

Amerai il Signore tuo Dio. Amerai il prossimo tuo.
Manca poco alla passione. Gli avversari sottopongono Gesù a molte prove, per avere di che accusarlo. Questo scriba sembra sincero nella sua domanda, campo di battaglia di tutte le scuole rabbiniche. Qui Marco mette insieme i due comandamenti più importanti, secondo Gesù. Ma non sono in concorrenza: il vero amore di Dio si manifesta nell’amore del prossimo.

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4. Letture – 3 NOVEMBRE 2024 – XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

3 NOVEMBRE

XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

«HAI DETTO BENE, MAESTRO…»

PRIMA LETTURA

Ascolta, Israele: ama il Signore tuo Dio con tutto il cuore.
Il cuore per gli Ebrei non è la sede solo dei sentimenti, ma di ogni pensiero e decisione. Mosè in questo brano inizia con l’invito a «temere» Dio, che significa amarlo in modo tale da obbedire in tutto alla sua parola e desiderare di non offenderlo mai. Amarlo «con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze» vuol dire consegnare a lui tutto di sé, della propria vita e delle proprie azioni, perché è totale la fiducia nel suo amore.

Dal libro del Deuteronomio       Dt 6,2-6

Mosè parlò al popolo dicendo: «Temi il Signore, tuo Dio, osservando per tutti i giorni della tua vita, tu, il tuo figlio e il figlio del tuo figlio, tutte le sue leggi e tutti i suoi comandi che io ti do e così si prolunghino i tuoi giorni.
Ascolta, o Israele, e bada di metterli in pratica, perché tu sia felice e diventiate molto numerosi nella terra dove scorrono latte e miele, come il Signore, Dio dei tuoi padri, ti ha detto. Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore».

Parola di Dio.

SALMO RESPONSORIALE                

dal Salmo 17 (18)

Il salmista canta la propria esperienza dell’amore di Dio, rinnova la fede in lui e dichiara il suo amore riconoscente.

Ti amo, Signore, mia forza.

Ti amo, Signore, mia forza, Signore, mia roccia,
mia fortezza, mio liberatore.
Mio Dio, mia rupe, in cui mi rifugio;
mio scudo, mia potente salvezza e mio baluardo.

Invoco il Signore, degno di lode,
e sarò salvato dai miei nemici.

Viva il Signore e benedetta la mia roccia,
sia esaltato il Dio della mia salvezza.
Egli concede al suo re grandi vittorie,
si mostra fedele al suo consacrato.

SECONDA LETTURA

Egli, poiché resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta.
L’autore della lettera agli Ebrei, nostalgici del tempio e delle sue celebrazioni, celebra la superiorità di Gesù per tre motivi: i sacerdoti del Primo Testamento morivano ed erano sostituiti, Gesù risorto rimane per sempre; è innocente e non deve offrire sacrifici per i propri peccati, come i sacerdoti del tempio; non ha offerto il sangue di animali, ma se stesso in sacrificio gradito a Dio una volta per tutte.

Dalla lettera agli Ebrei                 Eb 7,23-28

Fratelli, [nella prima alleanza] in gran numero sono diventati sacerdoti, perché la morte impediva loro di durare a lungo. Cristo invece, poiché resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta. Perciò può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio: egli infatti è sempre vivo per intercedere a loro favore. Questo era il sommo sacerdote che ci occorreva: santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatori ed elevato sopra i cieli. Egli non ha bisogno, come i sommi sacerdoti, di offrire sacrifici ogni giorno, prima per i propri peccati e poi per quelli del popolo: lo ha fatto una volta per tutte, offrendo se stesso. La Legge infatti costituisce sommi sacerdoti uomini soggetti a debolezza; ma la parola del giuramento, posteriore alla Legge, costituisce sacerdote il Figlio, reso perfetto per sempre.

Parola di Dio.

CANTO AL VANGELO

Gv 14,23

Alleluia, alleluia.

Se uno mi ama, osserverà la mia parola, dice il Signore,
e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui.

Alleluia.

VANGELO

Amerai il Signore tuo Dio. Amerai il prossimo tuo.
Manca poco alla passione. Gli avversari sottopongono Gesù a molte prove, per avere di che accusarlo. Questo scriba sembra sincero nella sua domanda, campo di battaglia di tutte le scuole rabbiniche. Qui Marco mette insieme i due comandamenti più importanti, secondo Gesù. Ma non sono in concorrenza: il vero amore di Dio si manifesta nell’amore del prossimo.

Dal vangelo secondo Marco          Mc 12,28b-34

In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi».
Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici».
Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

Parola del Signore.

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5. Preghiere di perdono e dei fedeli – XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

3 NOVEMBRE

XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

«HAI DETTO BENE, MAESTRO…»

RICHIESTA DI PERDONO

  • Padre, ci hai creati perché ci ami, ma noi spesso non ricambiamo il tuo amore. Kyrie eleison.
  • Cristo, ci hai mostrato come amare i fratelli, ma noi trascuriamo i più bisognosi. Christe eleison.
  • Spirito Santo, tu ci dai la capacità di amare, ma noi cediamo alla tentazione dell’egoismo. Kyrie eleison.

PREGHIERA UNIVERSALE

Gesù ci ha insegnato che noi siamo figli di Dio e che il Padre vuole amore. Preghiamolo, perché il suo amore ci dia la capacità di ricambiare allo stesso modo.
Diciamo insieme: Padre, insegnaci ad amare.

  • Per il Papa ed i pastori della Chiesa, affinché custodiscano fedelmente la legge dell’amore e la insegnino a tutti gli uomini. Preghiamo.
  • Per i fratelli ebrei, affinché in un dialogo fraterno e fecondo ci aiutiamo a vicenda a comprendere e vivere l’amore per te e i fratelli. Preghiamo.
  • Per i giovani, affinché abbiano il coraggio di rispondere alla tua chiamata ad amarti con cuore indiviso e ad essere nel mondo testimoni autentici e credibili di amore fraterno. Preghiamo.
  • Per la nostra comunità, affinché offra conforto e aiuto concreto alle persone con problemi di salute, di lavoro e di relazioni familiari. Preghiamo.

O Padre, tu hai mandato nel mondo il tuo Figlio, per rivelare agli uomini il tuo amore e per renderci capaci di amarci gli uni gli altri. Aiutaci ad essere segni e strumenti del tuo amore per tutti gli uomini, specialmente i più poveri e deboli. Per Cristo nostro Signore.

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6. Vignetta di RobiHood – 3 NOVEMBRE – XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

3 NOVEMBRE

XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

«HAI DETTO BENE, MAESTRO…»

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Pubblicazioni di Roberto Benotti (RobyHood) presso Elledici:

Laudato sii

Ancilla Domini

Un anno straordinario

Sorrisi divini

I Love Francesco

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3. Commento alle Letture – 27 OTTOBRE – XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

27 OTTOBRE

XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

SEGUIVA GESÙ LUNGO LA STRADA

COMMENTO

Un quadretto molto fresco, immediato, ma anche denso di significati teologici e spirituali.
Gesù sta andando a Gerusalemme. È il suo ultimo viaggio e, oltre ai discepoli, lo segue una folla di persone all’uscita da Gerico. Un uomo, Bartimeo, diventato cieco, chiede l’elemosina. La cecità causata da una malattia corrisponde non solo a una punizione di Dio per chissà quali peccati, ma anche allo smarrimento di chi conosceva la via della salvezza, ma l’ha abbandonata, diventando incapace di “vedere” la verità e la giustizia di Dio.
Egli ha sentito parlare di Gesù, ma non ha potuto andare da lui. Si spiega allora il suo gridare: non poteva perdere un’occasione irripetibile per essere guarito.
Manifesta fede e umiltà: riconosce in Gesù il Messia, figlio di Davide, e chiede compassione per il suo stato, riconoscendo in lui l’unico capace di guarirlo.
La folla svolge un ruolo ambiguo: in un primo momento vuol far tacere il cieco e valuta il fastidio del grido più grande e importante della sua fede; solo quando Gesù ordina di chiamarlo, cambia atteggiamento, ma non è chiaro perché, forse c’è anche della curiosità per quello che avrebbe fatto il Signore.
Il cieco, chiamato, diventa icona di chi vuol diventare cristiano: invitato da Gesù, dà un balzo e getta il mantello (esso rappresenta tutto ciò che ostacola il cammino verso Gesù e che l’aspirante discepolo deve lasciare dietro di sé) e va da Gesù, con una richiesta precisa: tornare a vedere.
I miracoli di Gesù sono due: gli dona non solo la vista del corpo, ma anche quella dello spirito che gli fa vedere e riconoscere il Salvatore del mondo.
Infatti Bartimeo, non appena ci vede, mostra di valorizzare i doni ricevuti, mettendosi alla sequela di Gesù. Per Marco è il vero discepolo, che segue Gesù anche quando sta andando verso la passione.
Molti cristiani di oggi spesso non si accorgono di essere ciechi e mendicanti. Ciechi, quando non riescono a leggere la vita alla luce del Vangelo e si lasciano prendere da delusione, tristezza, scoraggiamento. Mendicanti, tutte le volte che cercano brandelli di gioia in un mondo che li deruba di tutto, anche della dignità più alta, quella di essere e sentirsi figli di Dio.
Bartimeo con il suo balzo e la rinuncia al mantello ci scuote e ci invita a correre da Gesù, senza volgere lo sguardo alle cose che bisogna lasciare, per seguire liberamente il Signore.
La folla che tenta di far tacere i ciechi di oggi e di impedire che vadano dal Signore, lasciandoli nel loro stato di schiavitù, è cresciuta di molto. Sono coloro che vivono di curiosità, che cercano la felicità a poco prezzo e godono dello spettacolo offerto da questo mondo malato e lontano da Dio. Sono anche coloro che credono di aver raggiunto il Signore e se lo tengono stretto, come una loro conquista da non condividere con gli altri. Sono anche coloro che, troppo impegnati a stare vicino a Gesù, provano fastidio o non si accorgono dei poveri ed emarginati che gridano per avere aiuto e salvezza.

SPUNTI PER L’ATTUALIZZAZIONE E LA PREGHIERA

  1. Ci riconosciamo anche noi affetti da cecità spirituale, perché a volte non riusciamo a vedere e leggere la nostra vita e gli avvenimenti nell’ottica di Gesù. Se vogliamo davvero la luce dello Spirito, cerchiamo dentro di noi il coraggio di gridare per richiamare l’attenzione del Signore.
  2. Il desiderio di essere guariti ce l’abbiamo, ed è anche forte. Ma c’è qualcosa dentro di noi che ci appesantisce e ci impedisce di «correre» da Gesù. Bartimeo si è liberato del mantello. E noi siamo disposti a gettare via abitudini, legami, comodità, piaceri…, che ci ostacolano nel nostro andare da Gesù, per essere guariti?
  3. Nella folla attorno a Gesù ci siamo anche noi. Abbiamo l’orecchio rivolto al Signore e gli occhi attenti a chi soffre, per poter trasmettere il messaggio di Gesù: «Coraggio! Alzati, il Signore ti chiama e vuole guarire il tuo male»?
  4. Chi è stato guarito segue il Signore e non lo lascia più, anche quando sta andando verso la passione. Così il discepolo, a poco a poco, diventa come il suo maestro e salvatore.

PROPOSTA DI IMPEGNO DELLA SETTIMANA

Lasciamo qualcosa o un’abitudine che ci ostacola nel seguire Gesù.

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2. introduzioni – 27 OTTOBRE XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

27 OTTOBRE

XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

SEGUIVA GESÙ LUNGO LA STRADA

Il cieco chiede e riacquista la vista. Il suo modo di ringraziare Gesù è diventare suo discepolo, seguendolo sulla strada che porta alla passione. Anche noi abbiamo ricevuto tanti doni dal Signore, altri ne chiediamo, ma tante volte il nostro modo di ringraziare si ferma a qualche veloce preghiera. L’Eucaristia è il ringraziamento più ricco e profondo, perché nella comunione con Cristo e i fratelli ci dispone a vivere da discepoli in ogni circostanza della vita.

PRIMA LETTURA

Riporterò tra le consolazioni il cieco e lo zoppo.
Geremia è noto per gli annunci di sventura per il popolo di Israele, ma il suo libro ha anche dei capitoli detti della «consolazione» (30-33). Il profeta annuncia l’intervento di salvezza di Dio che ricondurrà dall’esilio il «resto di Israele», composto da persone che da sole non potrebbero realizzare il secondo Esodo, ma per un dono del Signore saranno proprio loro a costituire il nucleo dell’Israele rinnovato.

SALMO RESPONSORIALE                

Salmo 125 (126)

Il salmista canta il ritorno dall’esilio e lo paragona al raccolto: gli esiliati sono partiti nel pianto, ma il ritorno avviene nella gioia più piena, come quella del mietitore che, dopo aver seminato nel pianto, raccoglie il grano maturo.

 

SECONDA LETTURA

Tu sei sacerdote per sempre, secondo l’ordine di Melchìsedek.
Ai cristiani nostalgici delle «cerimonie» del tempio, questo brano ricorda che Gesù è il vero ed eterno sommo sacerdote, molto superiore ai sommi sacerdoti del Primo Testamento. Essi lo erano per discendenza da Aronne, Gesù lo è «secondo l’ordine di Melchisedek». Il re di Salem, al tempo di Abramo, compare nella Genesi senza genealogia. Ciò significa che Cristo non ha ricevuto il sacerdozio per discendenza di sangue, ma direttamente da Dio.

VANGELO

Rabbunì, che io veda di nuovo!
Marco conclude la sezione dedicata alle istruzioni morali fatte ai discepoli con la guarigione di un cieco, Bartimeo. Non è semplicemente un fatto, ma un itinerario simbolico di natura battesimale. Il cieco rappresenta il discepolo, ancora incapace di vedere e di percorrere la via del Signore e ostacolato da abitudini e persone. Grida il suo desiderio di vedere, il Signore lo chiama attraverso intermediari e gli ridona la vista. Ora Bartimeo diventa vero discepolo e segue Gesù verso Gerusalemme, cioè, verso la passione.