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5. Preghiere di perdono e dei fedeli – 9 MARZO 2025 1ª DOMENICA DI QUARESIMA

9 MARZO 2025

1ª DOMENICA DI QUARESIMA

(Domenica della tentazione)

IN RAPPORTO COL PADRE

RICHIESTA DI PERDONO

  • Signore, nella nostra fragilità, non seguiamo il tuo esempio e lasciamo che le cose di questo mondo ci dividano da te.  Kyrie eleison.
  • Cristo, distorciamo la tua Parola e compiamo atti orribili nel tuo nome. Christe eleison.
  • Signore, vorremmo farti spazio nelle nostre vite, ma ci manca la disciplina. Kyrie eleison.

PREGHIERA UNIVERSALE

In Gesù, ogni uomo ha guadagnato la possibilità di mantenere la propria libertà di fronte al peccato. Preghiamo insieme e diciamo: Signore, mantienici nella tua fedeltà.

  • Perché, anche in mezzo alla confusione e alle distrazioni di ogni giorno, sappiamo cogliere i segni della tua presenza. Preghiamo.
  • Perché la certezza che tu ci sei vicino anche nella sofferenza, non ci faccia dubitare di te di fronte all’ineludibile presenza del male. Preghiamo.
  • Perché non rifuggiamo la solitudine, ma abbiamo il coraggio di confrontarci con noi stessi e con te. Preghiamo.
  • Perché non crediamo a chi ci racconta che non ci ami come tuoi figli e che non desideri la nostra vera felicità. Preghiamo.

O Padre, se non lasciamo che altre forze offuschino la tua immagine, nessun sacrificio che ci chiedi è troppo grande da sopportare. Aiutaci a ricercare il tuo volto e a rimanere nel tuo amore.

Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.

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5. Preghiere di perdono e dei fedeli – 26 GENNAIO 2025 2ª DOMENICA T.O.

26 GENNAIO 2025

3ª DOMENICA T.O.

LA PAROLA OGGI

RICHIESTA DI PERDONO

  • Signore, ascoltiamo la tua Parola con superficialità e non ci lasciamo coinvolgere. Kyrie eleison.
  • Cristo, non crediamo che seguire il tuo esempio sia davvero possibile nel tempo che stiamo vivendo.  Christe eleison.
  • Signore, cerchiamo speranza, ma non sappiamo essere noi stessi portatori di speranza. Kyrie eleison.

PREGHIERA UNIVERSALE

In Cristo, Dio è sceso sulla terra, in mezzo a noi, e si è seduto nelle nostre assemblee. Preghiamo insieme e diciamo:

Signore, sii tu la nostra speranza.

  • Perché sappiamo rendere testimonianza alla tua legge d’amore con la nostra gioia. Preghiamo.
  • Perché la nostra fede non si nutra della superficialità dei simboli esteriori, ma della profondità del tuo Vangelo. Preghiamo.
  • Perché riusciamo a leggere le vicissitudini della storia alla luce della tua venuta nel mondo. Preghiamo.
  • Perché, quando ci interroghiamo sulla fonte della nostra speranza, abbiamo il coraggio di ascoltare davvero la tua Parola e di metterla in pratica. Preghiamo.

O Padre, la lunga attesa del popolo d’Israele è stata premiata con la venuta del Messia sulla terra. Rendici pazienti e capaci di cogliere i segni della tua presenza nella Parola.

Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.

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5. Preghiere di perdono e dei fedeli – 19 GENNAIO 2025 2ª DOMENICA T.O.

19 GENNAIO 2025

2ª DOMENICA T.O.

(Giornata mondiale del migrante e del rifugiato)

CRISTO, RINNOVATORE DELLA STORIA, E LA CHIESA, SUA SPOSA

RICHIESTA DI PERDONO

  • Signore, non sappiamo cogliere la novità del tuo annuncio e lo distorciamo, adattandolo ai nostri rassicuranti schemi mentali. Kyrie eleison.
  • Cristo, quando il nostro entusiasmo e le nostre energie vengono meno, cominciamo a diffidare di te.  Christe eleison.
  • Signore, non ci lasciamo trasformare dalla tua Parola, rimanendo disillusi e indifferenti.- Kyrie eleison.

PREGHIERA UNIVERSALE

Dio non si accontenta di un’adesione formale al suo messaggio di salvezza: vuole trasformarci nel profondo. Preghiamo insieme e diciamo:

Signore, fa’ di noi un vino nuovo.

  • Perché la Chiesa, affidandosi alla fede, sappia leggere i segni della tua presenza senza cadere nella superstizione. Preghiamo.
  • Perché sappiamo seguire l’indicazione di Maria: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Preghiamo.
  • Perché ci ricordiamo che, quando il banchetto sembra finito, il tuo amore ci riserva ancora la parte migliore. Preghiamo.
  • Perché l’ascolto della tua Parola ci accompagni lungo questo anno liturgico e ci converta. Preghiamo.

O Padre, nella nostra vita, tutto si esaurisce eccetto il tuo amore. Fa’ che possiamo fare del nostro cammino su questa terra un’occasione per ricercarti e per farci trasformare dal tuo Vangelo.

Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.

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3. Commento alle Letture – 5 GENNAIO II DOMENICA DOPO NATALE

5 GENNAIO

II DOMENICA DOPO NATALE

CRISTO LUCE DELLA STORIA E BENEDIZIONE DI DIO

COMMENTO

La liturgia della seconda domenica di Natale ci invita a riflettere su tre modalità’ di essere cristiani oggi. I credenti devono avere una tenda (vita quotidiana) ben piantata , in modo da non essere schiavi di un qualunquismo omologante. Devono avere delle radici (motivazioni esistenziali) innervate di intelligenza e libertà’  che ci rendono immagine e somiglianza di Dio. Le nostre parole (come fa il Verbo che si incarna nella natura umana) non realizzano un progetto di vita fatto di buone intenzioni, pii desideri e facili e soporifere devozioni , ma  costruiscono ed alimentano un nuovo modo di relazionarsi ( con la natura e gli altri esseri viventi) fatto di rispetto, solidarietà’, giustizia e pace. Le parole del Prologo di Giovanni “il Verbo si fece carne” quale valore e che significano? Che cosa comportano? Sono la conferma che Dio entra in prima persona nella natura e nella storia umana adottandoci come figli. Nella Bibbia il termine adozione è molto più denso del significato che noi generalmente diamo. Si tratta di una adozione che comporta non solo di avere una famiglia, ma anche di avere un compito preciso da adempiere. Come gli imperatori romani ( Traiano, Adriano, Marco Aurelio…) furono adottati dai predecessori perché ritenuti i più adatti nel compiere la missione imperiale, così noi veniamo adottati da Dio perché considerati capaci di imitare il Verbo nel costruire fra di noi nuove relazioni giuste e fraterne. Di questa adozione da parte divina che uso ne facciamo nella nostra quotidianità di vita? Nel silenzio della coscienza? Chiediamocelo per qualche istante.

SECONDA MEDITAZIONE

Celebriamo il Natale del Signore il 25 dicembre. Tuttavia, non è per nulla certo che sia proprio il giorno del «compleanno» di Gesù, anzi è quasi del tutto certo che Gesù non è nato il 25 dicembre. Le tradizioni cristiane antiche e quelle orientali, per esempio, celebrano ancora oggi in date diverse il Natale.
In occidente si è imposta questa data. Vi sono varie ipotesi sul perché, una delle quali afferma che il giorno della nascita del Signore sia celebrato il 25 dicembre per sostituire, o meglio cristianizzare, una festa pagana: il Natalis Solis Invicti.
Dietro quest’efficace strategia culturale vi è un’intuizione teologica. È Cristo il sole che sorge; è lui la luce del mondo. Dice così anche il cantico di Zaccaria: «ci visiterà un sole che sorge dall’alto» (Lc 1,78); oppure il cantico di Simeone: «luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele» (Lc 2,32). Ribadisce la medesima idea l’orazione di Colletta: «Dio onnipotente ed eterno, luce dei credenti».

Cristo luce

Già dalle citazioni sopra riportate è evidente un’ambiguità. È luce Cristo; è luce Dio. La luce è un significativo simbolo del trascendente in quasi tutte le religioni umane. C’è, dunque, una diffusa base antropologica, che l’evangelista Giovanni riprende e sviluppa in modo proprio.
Negli scritti giovannei è luce Dio: «Dio è luce e in lui non c’è tenebra alcuna» (1 Gv 1,5), per dire la sua santità. Anche Gesù, però, è luce: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Gv 8,12). Di questo sviluppo cristologico è data anticipazione nel Prologo.
Contemplando l’origine eterna di Gesù (cf Gv 1,1) Giovanni afferma che «in lui era la vita e la vita era la luce degli uomini» (Gv 1,4). La vita di cui parla Giovanni non è quella biologica, ma quella pienezza di vita che possiamo intendere con l’espressione «vita eterna». È in Gesù che si trova la pienezza della vita che ci è donata per mezzo di lui.
Questa vita è luce, poiché Cristo, nella sua opera d’illuminazione, rivela il volto di Dio agli uomini (cf Gv 1,18). La conoscenza dell’identità di Dio è rivelata da Gesù e in ciò consiste uno dei motivi dell’incarnazione. Da questa conoscenza viene per gli uomini la salvezza, la vita eterna.

Luce e tenebre

Già nel prologo è annunciato il destino di Gesù (cf Gv 1,9-11). Nei primi versetti cioè, che contemplano non tanto l’evento quanto il significato salvifico dell’incarnazione, si prefigura il tema dell’incredulità per il quale gli uomini possono, liberamente, rifiutare il dono e non accogliere il rivelatore e la sua rivelazione. Il fatto, però, non è senza conseguenze perché l’accoglienza comporta la partecipazione alla vita eterna, la non accoglienza l’esclusione (cf Gv 1,12-13).

Accoglienza e sequela

Accogliere la luce significa credere in Gesù e mettersi alla sua sequela. Diventare suoi discepoli significa entrare in relazione con lui e farne il centro della propria vita. Per questa relazione, in virtù della grazia del battesimo, diventiamo figli di Dio (cf Gv 1,12).
Sotto diverso profilo la figliolanza divina è oggetto di meditazione e di lode anche della lettera di Paolo, sia nella sua origine nell’eternità (cf Ef 1,3-6), sia nelle conseguenze nella storia di ciascuno: dona speranza e dignità al credente (cf Ef 1,18).
Seguire Cristo luce, essere suoi discepoli, è essere nella luce (cf Gv 1,9); rifiutare Cristo luce è essere nelle tenebre (cf 1 Gv 1,5). In Giovanni non c’è distinzione, come avviene per noi moderni, fra linguaggio dogmatico e linguaggio morale. Perché le due dimensioni, quello della fede e quello della vita, sono saldamente legate.
La meditazione del tema della luce comporta questo spunto per noi oggi: recuperare e ricercare la necessaria ricomposizione fra fede e vita, al fine di non cadere in un moralismo senza fondamento nella fede o in un intellettualismo senza ricadute nella prassi.

 

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2. introduzioni – 5 GENNAIO II DOMENICA DOPO NATALE

5 GENNAIO

II DOMENICA DOPO NATALE

CRISTO LUCE DELLA STORIA E BENEDIZIONE DI DIO

Le liturgie del tempo di Natale puntano a farci comprendere il significato della festività che abbiamo celebrato il 25 dicembre e a mantenerci vigili affinché essa non rimanga soltanto un evento isolato, dimenticato man mano che i giorni si susseguono sul calendario.

Questa domenica siamo invitati a riflettere sulle conseguenze storiche e teologiche della venuta di Dio sulla terra in Gesù Cristo: egli è la Sapienza di cui aveva parlato l’Antico Testamento, il Verbo di cui Giovanni dice che si è fatto carne e colui tramite il quale, utilizzando le parole di san Paolo, il Padre ci ha predestinato a essere suoi figli adottivi.

PRIMA LETTURA

La sapienza di Dio è venuta ad abitare nel popolo eletto.
L’autore del testo descrive la venuta della Sapienza in mezzo al popolo d’Israele, il popolo eletto, destinato un giorno ad accogliere il Messia  mandato da Dio.

SALMO RESPONSORIALE                

Dal Salmo 147

Come nella prima lettura, troviamo un riferimento a Gerusalemme, la città in cui il Signore ha posto la sua tenda.

 

SECONDA LETTURA

Mediante Gesù, Dio ci ha predestinati a essere suoi figli adottivi.
Paolo parla agli Efesini di una benedizione da parte di Dio. Tale benedizione, che coincide con un’elezione avvenuta prima della creazione del mondo, è l’invio di Gesù Cristo tra gli uomini. In lui Dio si fa uomo e rende l’uomo santo.

VANGELO

Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.
La molteplicità di significati della parola greca «logos» è difficilmente traducibile nelle lingue moderne. È questa la parola che Giovanni usa per riferirsi a Gesù Cristo:  egli è «verbo», poiché in lui Dio parla  e compie la sua azione nel mondo; ma è anche «ragione»,  «motivo», cioè chiave per comprendere il vero senso della storia della salvezza.

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4. Letture – 5 GENNAIO – II DOMENICA DOPO NATALE

5 GENNAIO

II DOMENICA DOPO NATALE

CRISTO LUCE DELLA STORIA E BENEDIZIONE DI DIO

PRIMA LETTURA

La sapienza di Dio è venuta ad abitare nel popolo eletto.
L’autore del testo descrive la venuta della Sapienza in mezzo al popolo d’Israele, il popolo eletto, destinato un giorno ad accogliere il Messia  mandato da Dio.

Dal libro del Siracide  Sir 24,1-4.12-16 (NV) [gr. 24,1-2.8-12]

La sapienza fa il proprio elogio, in Dio trova il proprio vanto, in mezzo al suo popolo proclama la sua gloria. Nell’assemblea dell’Altissimo apre la bocca, dinanzi alle sue schiere proclama la sua gloria, in mezzo al suo popolo viene esaltata,
nella santa assemblea viene ammirata,
nella moltitudine degli eletti trova la sua lode
e tra i benedetti è benedetta, mentre dice:
«Allora il creatore dell’universo mi diede un ordine,
colui che mi ha creato mi fece piantare la tenda
e mi disse: “Fissa la tenda in Giacobbe
e prendi eredità in Israele,
affonda le tue radici tra i miei eletti”.
Prima dei secoli, fin dal principio, egli mi ha creato,
per tutta l’eternità non verrò meno.
Nella tenda santa davanti a lui ho officiato
e così mi sono stabilita in Sion.
Nella città che egli ama mi ha fatto abitare e in Gerusalemme è il mio potere.
Ho posto le radici in mezzo a un popolo glorioso, nella porzione del Signore è la mia eredità, nell’assemblea dei santi ho preso dimora».

Parola di Dio.

SALMO RESPONSORIALE                

Dal Salmo 147

Come nella prima lettura, troviamo un riferimento a Gerusalemme, la città in cui il Signore ha posto la sua tenda.

Il Verbo si è fatto carne
e ha posto la sua dimora in mezzo a noi.

Celebra il Signore, Gerusalemme,
loda il tuo Dio, Sion,
perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte,
in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli.

Egli mette pace nei tuoi confini
e ti sazia con fiore di frumento.
Manda sulla terra il suo messaggio:
la sua parola corre veloce.

Annuncia a Giacobbe la sua parola,
i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele.
Così non ha fatto con nessun’altra nazione,
non ha fatto conoscere loro i suoi giudizi.

SECONDA LETTURA

Mediante Gesù, Dio ci ha predestinati a essere suoi figli adottivi.
Paolo parla agli Efesini di una benedizione da parte di Dio. Tale benedizione, che coincide con un’elezione avvenuta prima della creazione del mondo, è l’invio di Gesù Cristo tra gli uomini. In lui Dio si fa uomo e rende l’uomo santo.

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini                     Ef 1,3-6.15-18

Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,
che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo.
In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo
per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità,
predestinandoci a essere per lui figli adottivi
mediante Gesù Cristo,
secondo il disegno d’amore della sua volontà,
a lode dello splendore della sua grazia, di cui ci ha gratificati nel Figlio amato.
Perciò anch’io [Paolo], avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell’amore che avete verso tutti i santi, con- tinuamente rendo grazie per voi ricordandovi nelle mie pre- ghiere, affinché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi.

Parola di Dio.

CANTO AL VANGELO

1 Tim 3,16

Alleluia, alleluia.

Gloria a te, o Cristo, annunziato a tutte le genti;
gloria a te, o Cristo, creduto nel mondo.

Alleluia.

VANGELO

Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.
La molteplicità di significati della parola greca «logos» è difficilmente traducibile nelle lingue moderne. È questa la parola che Giovanni usa per riferirsi a Gesù Cristo:  egli è «verbo», poiché in lui Dio parla  e compie la sua azione nel mondo; ma è anche «ragione»,  «motivo», cioè chiave per comprendere il vero senso della storia della salvezza.

Dal vangelo secondo Giovanni     Gv 1,1-18

Tra parentesi [ ] la forma breve.

[In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.

Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita

e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta.]
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.

[Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.

E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.]

Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
«Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me».
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato.

Parola del Signore.

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5. Preghiere di perdono e dei fedeli – 5 GENNAIO 2025 – II DOMENICA DOPO NATALE

5 GENNAIO

II DOMENICA DOPO NATALE

CRISTO LUCE DELLA STORIA E BENEDIZIONE DI DIO

RICHIESTA DI PERDONO

  • Signore, non sappiamo interpretare i segni che ci invii e smarriamo il senso della nostra esistenza. Kyrie eleison.
  • Cristo, ci hai mandato il tuo unico Figlio, eppure riteniamo che alcune cose che possediamo siano troppo preziose per essere messe a tua disposizione.  Christe eleison.
  • Signore, celebriamo la tua nascita come una ricorrenza annuale e non ne cogliamo il senso rivoluzionario.- Kyrie eleison.

PREGHIERA UNIVERSALE

Siamo noi quel popolo eletto che è chiamato a dare concretezza all’azione di Dio sulla terra. Preghiamo insieme e diciamo:

Signore, agisci attraverso di noi nella storia.

  • Perché il cammino di fedeltà e di mancanze del popolo d’Israele ci incoraggi a coltivare un autentico rapporto di conoscenza con Dio. Preghiamo.
  • Perché la radicalità del tuo Vangelo sia misura dell’efficacia della nostra testimonianza nel mondo. Preghiamo.
  • Perché ci ricordiamo di essere fratelli in Cristo e quindi responsabili gli uni degli altri. Preghiamo.
  • Perché il desiderio di conoscere la verità ci spinga a esplorare il mi- stero del tuo amore per l’uomo. Preghiamo.

O Padre, hai dato risposta alla ricerca di vera Sapienza che da sempre tormenta l’uomo inviando sulla terra il tuo unico Figlio. Aiutaci a tradurre questa rivelazione in una condotta di vita degna della tua fiducia. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.

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6. Vignetta di RobiHood – 5 GENNAIO II DOMENICA DOPO NATALE

5 GENNAIO 2025

II DOMENICA DOPO NATALE

CRISTO
LUCE DELLA STORIA E BENEDIZIONE DI DIO

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Pubblicazioni di Roberto Benotti (RobyHood) presso Elledici:

Laudato sii

Ancilla Domini

Un anno straordinario

Sorrisi divini

I Love Francesco

Testi e i commenti proposti per la domenica 

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3. Commento alle Letture – 22 DICEMBRE – IV DOMENICA DI AVVENTO

22 DICEMBRE

IV DOMENICA DI AVVENTO

MARIA SI ALZÒ E ANDÒ IN FRETTA

COMMENTO

Maria ha appena detto “sì” all’angelo e ancora non si rende ben conto di che cosa le ha cambiato la vita. Sa solo di essere l’umile portatrice del più grande dono di Dio all’umanità, Gesù, suo figlio e figlio di Dio. Luca narra una bella scena di vita di famiglia, ma la sua intenzione va molto più in profondità. È giusto, infatti, e anche commovente ammirare la prontezza della carità di Maria che affronta un viaggio faticoso e rischioso perché, avendo saputo dall’angelo Gabriele che Elisabetta, ormai anziana, aspetta un bambino, è convinta che può aver bisogno del suo aiuto. Ma questa è una piccola cosa, perché certamente ci sono parenti e vicine più mature di Maria, pronte ad aiutare l’anziana gestante.
Il dialogo delle due madri in attesa, però, ci fa salire a un piano profetico e teologico molto più denso e ricco. L’angelo ha detto a Maria che «nulla è impossibile a Dio» e le ha dato come segno la maternità di Elisabetta. Maria comprende allora che le due maternità sono collegate nel progetto di Dio e si muove proprio per realizzare questo collegamento che il Signore le ha fatto conoscere.
Quando Maria offre il saluto di pace, «shalom», Luca attira la nostra attenzione su due frutti immediati: Giovanni sussulta nel grembo ed Elisabetta viene riempita di Spirito Santo. Giovanni, feto di sei mesi, riconosce il suo Signore cui dovrà preparare la strada; Elisabetta benedice Maria e il suo bambino e nello stesso tempo, animata dallo Spirito, esprime la grande gioia di inchinarsi umilmente davanti al figlio di Maria perché è il Signore. Davvero Elisabetta profetizza e parla a nome di Dio, mentre dichiara «beata» Maria a motivo della sua fede: ha creduto nella completa realizzazione della parola del Signore.
Luca ci conduce così a comprendere che qui si incontrano i due Testamenti: il Primo, rappresentato da Elisabetta, che porta l’ultimo e il più grande dei profeti, Giovanni; il Nuovo, rappresentato da Maria, che porta il Messia atteso, colui che nel suo sangue inaugurerà la Nuova Alleanza.
Elisabetta testimonia che le profezie si sono compiute, che davvero Maria è la madre del Messia, che rende finalmente vero il Primo Testamento (senza Gesù, infatti, esso sarebbe incompiuto e in fondo portatore di promesse non realizzate).
Maria, da parte sua, nella testimonianza di Elisabetta coglie il significato di quello che avvenuto: al Signore è piaciuta la sua fede e per questo le è stata affidata la missione di essere madre del Salvatore. Tale beatitudine è sua per sempre (ma non solo sua, anche di tutti coloro che si fidano di Dio senza riserve) e sarà confermata da Gesù quando, rispondendo a una donna la quale aveva “beatificato” la madre, perché gli aveva dato il latte, disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano» (Lc 1 ,28). A Maria, più di tutti, appartiene questa beatitudine, perché in lei la Parola si è fatta carne e con la sua fede si è assimilata al Figlio, rendendo eterno il suo sì all’angelo. Proprio quel sì che, passando attraverso la croce (dove la maternità della nuova Eva si allarga a tutto il corpo del Figlio, la Chiesa), trova il suo compimento nell’abbraccio eterno con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
Maria continua oggi a visitare ogni “Elisabetta” di questo mondo, cioè tutti coloro che sperano e pregano nell’attesa del Salvatore. Essi hanno già ricevuto da Dio il dono della fecondità: ciò significa che, dopo essere passati attraverso la sofferenza di credersi sterili, cioè incapaci di generare il bene, hanno riconosciuto che il Signore a tutti ha fatto dono del suo Spirito, perché possano portare frutti di conversione e di testimonianza per chi non crede e non spera più.

SPUNTI PER L’ATTUALIZZAZIONE E LA PREGHIERA

  1. Maria si muove in fretta, lascia la sua vita, il suo paese e i suoi programmi e corre per aiutare Elisabetta. È icona e vertice della Chiesa, la quale, portando Cristo, ha la missione di correre per offrire aiuto e salvezza all’umanità bisognosa.
  2. Due bambini, ancora in gestazione, ai quali è affidata la profezia e la realizzazione della salvezza. Bambini: vite che chiedono di nascere, di essere accolti e poi nutriti, educati, il tutto con amore. Chiedono molto e portano molto di più.
  3. Due madri, due figli: non più atteso uno, sconvolgente l’altro. Accolti nella gioia e nella fede. Ogni madre è un’arca dell’alleanza tra Dio e l’umanità. Ogni madre, è benedetta e beata, perché portatrice di un figlio dell’uomo, sì, ma prima ancora di Dio.
  4. Giovanni coglie prima di sua madre la presenza del Messia. I bambini sono antenne della vita, non parlano ma sono in sintonia con Dio e con la vita; sintonia che trasmettono a chi li sa ascoltare con amore e con attenzione. I bambini indicano la strada per salvare questo nostro mondo.

PROPOSTA DI IMPEGNO DELLA SETTIMANA

Portiamo la pace a un parente, amico o conoscente che non sta bene o vive qualche difficoltà particolare.