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3. Annunciare la Parola – 9 gennaio 2022

9 gennaio 2022

BATTESIMO DEL SIGNORE

GESÙ, FIGLIO DI DIO, SI BATTEZZA COME UN PECCATORE

PER RIFLETTERE E MEDITARE

La festa del battesimo di Gesù è ancora una celebrazione del tempo di Natale, e alla luce del mistero dell’incarnazione essa va meditata.
Nel tempo di Natale si manifesta con evidenza la paradossalità del cristianesimo: la potenza di Dio che si rivela nella debolezza di un bambino. In poche parole: il paradosso dell’incarnazione.
Il Vangelo è la buona notizia dell’amore di Dio: della solidarietà di Dio con l’umanità nella sua condizione di fragilità; dell’invito a conversione per la salvezza.

Paradossale fino alla passione
Nel giorno del battesimo del Signore, la paradossalità è tutta in un’immagine. Gesù non scende nelle acque del Giordano in splendida solitudine, ma insieme agli altri. L’innocente s’immerge nelle acque con i colpevoli. Questa condivisione della situazione, conseguenza dell’incarnazione e profezia della morte, è la buona notizia, l’evangelo.
L’episodio del battesimo di Gesù e il successivo delle tentazioni nel deserto fungono come cerniera fra la vita nascosta di Gesù trascorsa a Nazaret e l’inizio del ministero pubblico. Come fa spesso nei primi capitoli del suo vangelo, Luca anche in questo episodio inserisce numerosi rimandi agli eventi pasquali e in tal modo si accresce la nostra comprensione del mistero di Cristo. Ma si mostra anche il culmine della paradossalità del cristianesimo.

La rivelazione del mistero di Cristo
Ricevuto il battesimo, Gesù è in preghiera. «Il cielo si aprì e discese su di lui lo Spirito Santo […] come una colomba» (Lc 3,21-22).
Il cielo si apre, parallelo allo squarciarsi del velo del tempio al momento della morte (cf Lc 23,44). S’inaugura l’opportunità di una nuova relazione fra cielo e terra. Cristo è il mediatore del perdono, è colui che porta la redenzione del mondo.
Scende lo Spirito in forma di colomba, con riferimento alla colomba di Noè, annuncio della fine del diluvio. Inizia il tempo di una nuova alleanza fra Dio e gli uomini. Un’alleanza con tutta l’umanità, come quella noachica, che si realizzerà nella passione di Gesù.
Su Gesù scende lo Spirito Santo, come sui discepoli nella Pentecoste. È da notare che la discesa dello Spirito non trasforma Gesù in altro che prima non era (prima era solo uomo, ora diventa Figlio di Dio). Il valore epifanico del battesimo consiste nel fatto che con questo episodio non c’è cambiamento, bensì manifestazione dell’identità. Nel battesimo si rende trasparente ciò che Gesù già è.
Tutto in questo brano parla dell’identità di Gesù. E questa rivelazione avviene nell’ambito della preghiera di Gesù, perché questa è la precondizione per l’apertura e la disponibilità all’ascolto della parola del Padre. È il clima in cui Gesù chiarisce a se stesso la propria identità, accoglie la propria missione e le modalità, paradossali, della sua opera di salvezza. Precisamente in questo contesto si ode la voce dal cielo che autorevolmente accredita Gesù. «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento» (Lc 3, 22). È evidente il riferimento lucano al primo canto del servo di Jahvè (cf Is 42,1-7).

Nel battesimo di Gesù il senso del nostro
Poiché Gesù condivide le acque con il popolo, con l’umanità peccatrice, quella voce è proclamata, come annuncio di salvezza, su tutti coloro che hanno ricevuto il dono del battesimo. È dal battesimo di Gesù che si deve partire per riscoprire il valore del nostro. È dalla paradossalità della sua immersione con i peccatori che viene la speranza per gli uomini. È questa la buona notizia detta dalla festa che celebriamo, così come dalle parole di Paolo: in Cristo «è apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini» (Tt 2,11).
Per questo dono la nostra vita cambia orientamento, diveniamo popolo che gli appartiene, e il rinnovamento e la conversione ne sono effetti e segni. La nostra vita è redenta, in attesa della «manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo» (Tt 2,13). Paolo afferma nell’ultima parte della lettura, una catechesi battesimale, che ciò è avvenuto per grazia e non per merito. Per grazia siamo giustificati. Per grazia diventiamo eredi della vita eterna (cf Tt 3,4-7).
È un annuncio di grande speranza. Il paradosso di una debolezza condivisa per elargire il suo dono e per manifestare la sua potenza.
È la consolazione che si può leggere già in Isaia (cf Is 40,1). Nelle tre parti di cui si compone il brano, partendo dalla situazione storica dell’esilio e del rimpatrio, viene proclamata la revoca della condanna, l’invito a camminare per ritornare a casa, l’annuncio della gioia del popolo alla visione della potenza di Dio. Una potenza che non si ostenta, bensì si manifesta nella cura e nella tenerezza.
«Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri» (Is 40,11).

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5. Perdono e Preghiere dei Fedeli – 9 gennaio 2022

9 gennaio 2022

BATTESIMO DEL SIGNORE

GESÙ, FIGLIO DI DIO, SI BATTEZZA COME UN PECCATORE

RICHIESTA DI PERDONO

  • Signore, sei sceso fino a noi per farti riconoscere, eppure continuiamo a essere indifferenti. Abbi pietà di noi.
  • Cristo, i nostri fratelli sono amati da te così come lo siamo noi, eppure non ricerchiamo la condivisione ma la sopraffazione. Abbi pietà di noi.
  • Signore, nel nostro battesimo, siamo stati chiamati a essere veri cristiani, eppure troppo spesso non lo siamo stati. Abbi pietà di noi.

PREGHIERA UNIVERSALE

Gesù ha avuto il coraggio di condividere la vita dei peccatori senza essere a sua volta peccatore.
Preghiamo insieme e diciamo: Signore, rinnovaci nello Spirito.

  • Perché ogni uomo si ricordi di essere figlio di Dio, modellato a sua immagine e somiglianza. Preghiamo.
  • Perché, come Giovanni, sappiamo riconoscere i limiti della nostra testimonianza e lasciare spazio a te. Preghiamo.
  • Perché trattiamo noi stessi e i nostri fratelli in maniera degna della tua incarnazione. Preghiamo.
  • Perché, di fronte al male, non ci lasciamo vincere dal disgusto, ma ci ricordiamo della tua Parola e confidiamo nella sua forza. Preghiamo.

O Padre, nessuna bruttura e nessuna infedeltà è stata sufficiente a impedirti di mandare nel mondo il tuo unico Figlio. Ricordaci che, col tuo aiuto, tutto può essere trasformato. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.

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6. Vignetta di RobiHood – 9 gennaio 2022

9 gennaio 2022

BATTESIMO DEL SIGNORE

GESÙ, FIGLIO DI DIO,

SI BATTEZZA COME UN PECCATORE

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Pubblicazioni di Roberto Benotti (RobyHood) presso Elledici:

Laudato sii

Ancilla Domini

Un anno straordinario

Sorrisi divini

I Love Francesco

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2. Letture e introduzioni – 2 gennaio 2022

2 gennaio 2022

Seconda Domenica dopo Natale

CRISTO LUCE DELLA STORIA E BENEDIZIONE DI DIO

Le liturgie del tempo di Natale puntano a farci comprendere il significato della festività che abbiamo celebrato il 25 dicembre e a mantenerci vigili affinché essa non rimanga soltanto un even- to isolato, dimenticato man mano che i giorni si susseguono sul calendario.
Questa domenica siamo invitati a riflettere sulle conseguenze storiche e teologiche della venuta di Dio sulla terra in Gesù Cristo: egli è la Sapienza di cui aveva parlato l’Antico Testamento, il Verbo di cui Giovanni dice che si è fatto carne e colui tramite il quale, utilizzando le parole di san Paolo, il Padre ci ha predestinato a essere suoi figli adottivi.

PRIMA LETTURA
La sapienza di Dio è venuta ad abitare nel popolo eletto.
L’autore del testo descrive la venuta della Sapienza in mezzo al popolo d’Israele, il popolo eletto, destinato un giorno ad accogliere il Messia  mandato  da Dio.

Dal libro del Siracide         Sir 24,1-4.12-16 (NV) [gr. 24,1-2.8-12]
La sapienza fa il proprio elogio, in Dio trova il proprio vanto,
in mezzo al suo popolo proclama la sua gloria. Nell’assemblea dell’Altissimo apre la bocca, dinanzi alle sue schiere proclama la sua gloria, in mezzo al suo popolo viene esaltata,
nella santa assemblea viene ammirata,
nella moltitudine degli eletti trova la sua lode
e tra i benedetti è benedetta, mentre dice:
«Allora il creatore dell’universo mi diede un ordine,
colui che mi ha creato mi fece piantare la tenda
e mi disse: “Fissa la tenda in Giacobbe
e prendi eredità in Israele,
affonda le tue radici tra i miei eletti”.
Prima dei secoli, fin dal principio, egli mi ha creato,
per tutta l’eternità non verrò meno.
Nella tenda santa davanti a lui ho officiato
e così mi sono stabilita in Sion.
Nella città che egli ama mi ha fatto abitare e in Gerusalemme è il mio potere.
Ho posto le radici in mezzo a un popolo glorioso, nella porzione del Signore è la mia eredità, nell’assemblea dei santi ho preso dimora».
Parola di Dio.

SALMO RESPONSORIALE            Dal Salmo 147
Come nella prima lettura, troviamo un riferimento a Gerusalemme, la città in cui il Signore ha posto la sua tenda.
Rit. Il Verbo si è fatto carne
e ha posto la sua dimora in mezzo a noi.
Celebra il Signore, Gerusalemme, loda il tuo Dio, Sion,
perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte, in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli.
Egli mette pace nei tuoi confini e ti sazia con fiore di frumento. Manda sulla terra il suo messaggio: la sua parola corre veloce.
Annuncia a Giacobbe la sua parola,
i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele.
Così non ha fatto con nessun’altra nazione, non ha fatto conoscere loro i suoi giudizi.

SECONDA LETTURA
Mediante Gesù, Dio ci ha predestinati a essere suoi figli adottivi.
Paolo parla agli Efesini di una benedizione da parte di Dio. Tale benedizione, che coincide con un’elezione avvenuta prima della creazione del mondo, è l’invio di Gesù Cristo tra gli uomini. In lui Dio si fa uomo e rende l’uomo santo.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Efesini     Ef 1,3-6.15-18
Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,
che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in
Cristo.
In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo
per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità,
predestinandoci a essere per lui figli adottivi
mediante Gesù Cristo,
secondo il disegno d’amore della sua volontà,  
a lode dello splendore della sua grazia, di cui ci ha gratificati nel Figlio amato.
Perciò anch’io [Paolo], avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell’amore che avete verso tutti i santi, continuamente rendo grazie per voi ricordandovi nelle mie preghiere, affinché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi. Parola di Dio.

CANTO AL VANGELO    1 Tim 3,16
Alleluia, alleluia.
Gloria a te, o Cristo, annunziato a tutte le genti;
gloria a te, o Cristo, creduto nel mondo.
Alleluia.

VANGELO
Tra parentesi [ ] la forma breve.

Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.
La molteplicità di significati della parola greca «logos» è difficilmente traducibile nelle lingue moderne. È questa la parola che Giovanni usa per riferirsi a Gesù Cristo: egli è «verbo», poiché in lui Dio parla e compie la sua azione nel mondo; ma è anche «ragione»,  «motivo», cioè chiave per comprendere il vero senso della storia della salvezza.

Dal vangelo secondo Giovanni           Gv 1,1-18
[In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta.]
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
[Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.]
Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
«Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me».
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato.
Parola del Signore.

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3. Annunciare la Parola – 2 gennaio 2022

2 gennaio 2022

Seconda Domenica dopo Natale

CRISTO LUCE DELLA STORIA E BENEDIZIONE DI DIO

PER RIFLETTERE E MEDITARE

Celebriamo il Natale del Signore il 25 dicembre. Tuttavia, non è per nulla certo che sia proprio il giorno del «compleanno» di Gesù, anzi è quasi del tutto certo che Gesù non è nato il 25 dicembre. Le tradizioni cristiane antiche e quelle orientali, per esempio, celebrano ancora oggi in date diverse il Natale.
In occidente si è imposta questa data. Vi sono varie ipotesi sul perché, una delle quali afferma che il giorno della nascita del Signore sia celebrato il 25 dicembre per sostituire, o meglio cristianizzare, una festa pagana: il Natalis Solis Invicti.
Dietro quest’efficace strategia culturale vi è un’intuizione teologica. È Cristo il sole che sorge; è lui la luce del mondo. Dice così anche il cantico di Zaccaria: «ci visiterà un sole che sorge dall’alto»  (Lc 1,78); oppure il cantico di Simeone: «luce per rivelarti  alle genti e gloria del tuo popolo, Israele» (Lc 2,32). Ribadisce la medesima idea l’orazione di Colletta: «Dio onnipotente ed eterno, luce dei credenti».

Cristo luce
Già dalle citazioni sopra riportate è evidente un’ambiguità. È luce Cristo; è luce Dio. La luce è un significativo simbolo del tra- scendente in quasi tutte le religioni umane. C’è, dunque, una diffusa base antropologica, che l’evangelista Giovanni riprende e sviluppa in modo proprio.
Negli scritti giovannei è luce Dio: «Dio è luce e in lui non c’è tenebra alcuna» (1 Gv 1,5), per dire la sua santità. Anche Gesù, però, è luce: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Gv 8,12). Di questo sviluppo cristologico è data anticipazione nel Prologo.
Contemplando l’origine eterna di Gesù (cf Gv 1,1) Giovanni af- ferma che «in lui era la vita e la vita era la luce degli uomini» (Gv 1,4). La vita di cui parla Giovanni non è quella biologica, ma quella pienezza di vita che possiamo intendere con l’espressione «vita eterna». È in Gesù che si trova la pienezza della vita che ci è donata per mezzo di lui.
Questa vita è luce, poiché Cristo, nella sua opera d’illuminazione, rivela il volto di Dio agli uomini (cf Gv 1,18). La conoscenza dell’identità di Dio è rivelata da Gesù e in ciò consiste uno dei motivi dell’incarnazione. Da questa conoscenza viene per gli uomini la salvezza, la vita eterna.

Luce e tenebre
Già nel prologo è annunciato il destino di Gesù (cf Gv 1,9-11). Nei primi versetti cioè, che contemplano non tanto l’evento quanto il significato salvifico dell’incarnazione, si prefigura il tema dell’in- credulità per il quale gli uomini possono, liberamente, rifiutare il dono e non accogliere il rivelatore e la sua rivelazione. Il fatto, però, non è senza conseguenze perché l’accoglienza comporta la partecipazione alla vita eterna, la non accoglienza l’esclusione (cf Gv 1,12-13).

Accoglienza e sequela
Accogliere la luce significa credere in Gesù e mettersi alla sua sequela. Diventare suoi discepoli significa entrare in relazione con lui e farne il centro della propria vita. Per questa relazione, in virtù del- la grazia del battesimo, diventiamo figli di Dio (cf Gv 1,12).
Sotto diverso profilo la figliolanza divina è oggetto  di medita- zione e di lode anche della lettera di Paolo, sia nella sua origine nel- l’eternità (cf Ef 1,3-6), sia nelle conseguenze nella storia di ciascuno: dona speranza e dignità al credente (cf Ef 1,18).
Seguire Cristo luce, essere suoi discepoli, è essere nella luce (cf Gv 1,9); rifiutare Cristo luce è essere nelle tenebre  (cf 1 Gv 1,5). In Giovanni non c’è distinzione, come avviene per noi moderni, fra linguaggio dogmatico e linguaggio morale. Perché le due dimensioni, quello della fede e quello della vita, sono saldamente legate.
La meditazione del tema della luce comporta questo spunto per noi oggi: recuperare e ricercare la necessaria ricomposizione fra fede e vita, al fine di non cadere in un moralismo  senza fondamento nella fede o in un intellettualismo senza ricadute nella prassi.

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5. Perdono e Preghiere dei Fedeli – 2 gennaio 2022

2 gennaio 2022

Seconda Domenica dopo Natale

CRISTO LUCE DELLA STORIA E BENEDIZIONE DI DIO

RICHIESTA DI PERDONO

  • Signore, non sappiamo interpretare i segni che ci invii e smarria- mo il senso della nostra esistenza. Abbi pietà di noi.
  • Cristo, ci hai mandato il tuo unico Figlio, eppure riteniamo che al- cune cose che possediamo siano troppo preziose per essere messe a tua disposizione. Abbi pietà di noi.
  • Signore, celebriamo la tua nascita come una ricorrenza annuale e non ne cogliamo il senso rivoluzionario. Abbi pietà di noi.

PREGHIERA UNIVERSALE

Celebrante: Siamo noi quel popolo eletto che è chiamato a dare concretezza al- l’azione di Dio sulla terra. Preghiamo insieme e diciamo:

Signore, agisci attraverso di noi nella storia.

  • Perché il cammino di fedeltà e di mancanze del popolo d’Israele ci incoraggi a coltivare un autentico rapporto di conoscenza con Dio. Preghiamo.
  • Perché la radicalità del tuo Vangelo sia misura dell’efficacia della nostra testimonianza nel mondo. Preghiamo.
  • Perché ci ricordiamo di essere fratelli in Cristo e quindi respon- sabili gli uni degli altri. Preghiamo.
  • Perché il desiderio di conoscere la verità ci spinga a esplorare il mi- stero del tuo amore per l’uomo. Preghiamo.

Celebrante: O Padre, hai dato risposta alla ricerca di vera Sapienza che da sem- pre tormenta l’uomo inviando sulla terra il tuo unico Figlio. Aiuta- ci a tradurre questa rivelazione in una condotta di vita degna della tua fiducia. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.

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6. Vignetta di RobiHood – 2 gennaio 2022

2 gennaio 2022

Seconda Domenica dopo Natale

CRISTO LUCE DELLA STORIA E BENEDIZIONE DI DIO

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Pubblicazioni di Roberto Benotti (RobyHood) presso Elledici:

Laudato sii

Ancilla Domini

Un anno straordinario

Sorrisi divini

I Love Francesco

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2. Letture e introduzioni – 26 dicembre 2021

26 dicembre 2021

SANTA FAMIGLIA DI GESÙ, MARIA E GIUSEPPE
Domenica fra l’ottava di Natale

Gesù cresceva in sapienza, età e grazia

Maria e Giuseppe, come ogni famiglia ebraica osservante della legge, in occasione della Pasqua si recano ogni anno in pellegrinaggio a Gerusalemme. Quando Gesù ha 12 anni lo conducono con sé. Al tempio Gesù si sente pienamente a casa sua, nella casa del Padre, e a Maria e a Giuseppe rivela apertamente la sua figliolanza divina. Poi però torna a Nazaret con loro e riprende obbediente la sua normale esperienza di vita vissuta finora.

PRIMA LETTURA
Samuele per tutti i giorni della sua vita è richiesto per il Signore.
Anna è stata esaudita nella sua preghiera e ha la gioia di avere un figlio. Quando Samuele è ancora fanciullo, Anna lo conduce al santuario donandolo al Signore, e lo affida al sacerdote Eli.

Dal primo libro di Samuele.                       1Sam 1,20-22.24-28
Al finir dell’anno Anna concepì e partorì un figlio e lo chiamò Samuèle, «perché – diceva – al Signore l’ho richiesto». Quando poi Elkanà andò con tutta la famiglia a offrire il sacrificio di ogni anno al Signore e a soddisfare il suo voto, Anna non andò, perché disse al marito: «Non verrò, finché il bambino non sia svezzato e io possa condurlo a vedere il volto del Signore; poi resterà là per sempre».
Dopo averlo svezzato, lo portò con sé, con un giovenco di tre anni, un’efa di farina e un otre di vino, e lo introdusse nel tempio del Signore a Silo: era ancora un fanciullo. Immolato il giovenco, presentarono il fanciullo a Eli e lei disse: «Perdona, mio signore. Per la tua vita, mio signore, io sono quella donna che era stata qui presso di te a pregare il Signore. Per questo fanciullo ho pregato e il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho richiesto. Anch’io lascio che il Signore lo richieda: per tutti i giorni della sua vita egli è richiesto per il Signore». E si prostrarono là davanti al Signore.
Parola di Dio.

SALMO RESPONSORIALE            Dal Salmo 83 (84)
Canto dei pellegrini che giungevano a Gerusalemme, la gioia di poter incontrare Dio nel tempio, nella sua dimora.
Rit. Beato chi abita la tua casa, Signore.

Quanto sono amabili le tue dimore, Signore degli eserciti!
L’anima mia anela e desidera gli atri del Signore.
Il mio cuore e la mia carne esultano nel Dio vivente.

Beato chi abita nella tua casa:
senza fine canta le tue lodi.
Beato l’uomo che trova in te il suo rifugio
e ha le tue vie nel suo cuore.

Signore, Dio degli eserciti, ascolta la mia preghiera,
porgi l’orecchio, Dio di Giacobbe.
Guarda, o Dio, colui che è il nostro scudo,
guarda il volto del tuo consacrato.

SECONDA LETTURA
Siamo chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!
È inesauribile Giovanni nell’affermare l’amore di Dio che ci fa suoi figli, e nello stesso tempo la nostra dignità e il nostro coinvolgimento nel suo mondo. Ma anche il dovere di amarci gli uni gli altri.

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo.                           1Gv 3,1-2.21-24
Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui.
Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.
Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio, e qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da lui, perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quello che gli è gradito.
Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. In questo conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato.
Parola di Dio.

CANTO AL VANGELO              Cf At 16,14b
Alleluia, alleluia.
Apri, Signore, il nostro cuore
e accoglieremo le parole del Figlio tuo.
Alleluia.

VANGELO
Gesù è ritrovato dai genitori nel tempio in mezzo ai maestri.
A 12 anni Maria e Giuseppe conducono Gesù nel tempio. Lì Gesù si trova pienamente a suo agio, tanto che si ferma anche quando i genitori sono partiti. L’episodio è curioso: rivela che Gesù sta crescendo, ma soprattutto che prende coscienza della propria identità.

Dal vangelo secondo Luca.                      Lc 2,41-52
I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.
Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.
Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.
Parola del Signore.