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5. Preghiere di perdono e dei fedeli – 30 MARZO 2025 4ª DOMENICA DI QUARESIMA

30 MARZO 2025

4ª DOMENICA DI QUARESIMA

(Domenica «laetare»)

FRA MISERIA E MISERICORDIA

RICHIESTA DI PERDONO

  • Signore, non crediamo che tu sia più grande delle nostre colpe.  Kyrie eleison.
  • Cristo, non siamo capaci di imitare la tua misericordia verso i fratelli. Christe eleison.
  • Signore, non sappiamo essere sinceri con noi stessi e continuiamo a nasconderci le nostre miserieKyrie eleison.

PREGHIERA UNIVERSALE

Il ritorno a Dio
da peccatori non è un momento di tristezza, ma di gioia. Egli desidera
riconciliarsi con noi, prima ancora di averci giudicato. Preghiamo insieme e
diciamo:

Signore, non
siamo degni: perdonaci.

• Perché non crediamo di essere migliori dei nostri fratelli lontani soltanto perché frequentiamo la tua casa. Preghiamo.

• Perché dissoluzione e disordini non ci impediscano di ricordare che siamo tuoi figli, chiamati a raccogliere l’eredità del Regno. Preghiamo.

• Perché la consapevolezza del tuo amore ci aiuti a coltivare le virtù della pazienza e della perseveranza. Preghiamo.

• Perché in Cristo sappiamo scorgere l’umanità per come tu hai desiderato che fosse.
Preghiamo.


O Padre, nulla se non il nostro egoismo è in grado di separarci da te. Aiutaci a non fuggire dal nostro passato e a non temere il nostro futuro, ma a fidarci di te, mettendo tutto nelle tue mani. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.

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6. Vignetta di RobiHood – 30 MARZO 2025 4ª DOMENICA DI QUARESIMA.

30 MARZO 2025

4ª DOMENICA DI
QUARESIMA

(Domenica
«laetare»)

FRA MISERIA E
MISERICORDIA

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Pubblicazioni di Roberto Benotti (RobyHood) presso Elledici:

Laudato sii

Ancilla Domini

Un anno straordinario

Sorrisi divini

I Love Francesco

Testi e i commenti proposti per la domenica 

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3. Commento alle Letture – 23 MARZO 2025 3ª DOMENICA DI QUARESIMA

23 MARZO 2025

3ª DOMENICA DI QUARESIMA

UN TEMPO PER LA CONVERSIONE

COMMENTO

Negli ultimi versetti del capitolo 12 di Luca Gesù si rivolge ai suoi discepoli invitandoli a ragionare con la loro testa e a giudicare loro stessi “ciò che è giusto” (Lc 12,57). Questo allarma ed inquieta i rappresentanti ufficiali di coloro che si erano installati nel Tempio e pretendevano obbedienza cieca ai loro diktat che avevano sostituito la Parola di Dio. Inquieti reagiscono, come tutti coloro che fanno della prepotenza e del sopruso il loro modo di comportarsi, con velate minacce.

È interessante osservare che Luca è l’unico evangelista a riportare questo episodio. In quei giorni erano avvenuti due episodi gravi di cronaca. Al nord alcuni Galilei guidati da Giuda il Galileo, si erano ribellati ai romani provocando la loro terribile reazione  che ne aveva causato la decimazione per mezzo della barbara e spietata esecuzione attraverso la crocifissione pubblica lungo le strade. È implicitamente per Gesù una velata minaccia di morte che  in quel tempo era riservata a coloro che non si rassegnavano a subire passivamente il dato di fatto sia nel campo politico che in quello religioso. Il Messia contrattacca ricordando a tutti  che è il rifiuto a convertirsi l’unica causa che può portare alla morte. Il male non sta nel ribellarsi all’ingiustizia ed all’oppressione, ma nel non convertire il cuore ed obbedire solo alla Parola e non alle parole umane che grondano ingiustizia e sopruso.
Sono le nostre tendenze malvagie che provocano la morte dentro di noi e ci portano lontano da Dio. Quello che ci qualifica come peccatori non sono le tragedie e le disgrazie che, purtroppo, si verificano, come il crollo di una torre a Gerusalemme con diciotto morti.  Dio non ricorre a queste cose per dimostrare il suo disappunto alla nostra ritrosia nel cambiare vita.
Perseverando nel fare il male ci puniamo con le nostre mani. Solo questo dobbiamo temere.

Se non mettiamo mano a liberarci  dalle nostre tendenze cattive che ci limitano e condizionano, faremo la fine dell’albero di fichi che se , nonostante le attenzioni che il contadino gli riserva, continua a non portare frutti verrà inesorabilmente eliminato. È un serio ammonimento per ognuno di noi.

Siamo arrivati quasi a metà del nostro cammino di conversione quaresimale. Nel silenzio della nostra coscienza dobbiamo interrogarci  sui frutti che il nostro sforzo di conversione ha prodotto. La Parola che ci ha accompagnato quali concreti cambiamenti ha prodotto nella nostra vita?

Le nostre radici sono strumenti vivi che alimentano in noi il bene oppure sono essiccate e meritano solo di essere tagliate e bruciate?
Chiediamocelo per qualche istante.

MEDITAZIONE

La prima parte della lettura evangelica menziona due eventi di cronaca del tempo di Gesù che a ben guardare sono incongrui. Il primo riguarda un odioso assassinio. Odioso in sé, poiché si tratta di omicidio, e odioso perché strage che profanava la sacralità dei sacrifici. Il secondo episodio invece, quello menzionato da Gesù, si potrebbe attribuire alla casualità degli eventi sfortunati.
In entrambi i casi si va a cercare una causa (il presupposto dell’intervento di Gesù). E la ricerca porta alla soluzione più rassicurante: il meccanismo colpa/punizione. Se c’è un evento raccapricciante è causa di una colpa dei periti, evidente o nascosta. Una buona attribuzione di colpe è sempre la miglior strada per sentirsi a posto.

L’esortazione di Gesù

Il discorso di Gesù è più complesso. Innanzi tutto spezza il nesso semplicistico fra male e castigo. In secondo luogo riconduce tutti alla medesima condizione di peccato. In terzo luogo coglie l’occasione per fare un appello alla conversione di cui tutti hanno bisogno.
Le affermazioni di Gesù sono incomprensibili se non collocate nel contesto. Nel capitolo dodicesimo del suo vangelo Luca aveva sviluppato due temi. La necessità della vigilanza come atteggiamento preparatorio all’incontro con il Signore, e la necessità del discernimento come capacità di riconoscere il tempo della presenza di Gesù, come kairòs. Qui allora il punto. Tutti gli uomini sono peccatori. Tutti gli uomini hanno bisogno di vivere il tempo loro dato per la conversione. A quest’appello all’urgenza della conversione giunge Gesù, cogliendo nella storia non episodi per affermare un’idea magica e punitiva di Dio ma eventi su cui riflettere in modo più complesso per indirizzare il cammino dell’uomo verso Dio.
La vera conversione cristiana

La conversione è un cambiamento radicale nella propria vita. Essa nasce dal percepirsi di fronte a Dio, dal vivere nella fedeltà a Dio. Per far ciò, è necessario estirpare ogni tendenza idolatrica dal nostro cuore. Non dunque un dio qualsiasi, anche se gratificante dei bisogni degli uomini, ma il Dio che si rivela.
In questo senso è fondamentale la vicenda di Mosè. Nel dialogo che Dio instaura con lui, il Signore si rivela come il «Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe» (Es 3,6) cioè un Dio che intreccia la sua storia con la storia degli uomini. Nel proseguire del dialogo Dio si rivela anche come un Dio appassionato, che si commuove per l’uomo. Dice infatti che ha «osservato» e «udito» la prostrazione del suo popolo. Dice che «conosce» la sua situazione. E infine dice che è «sceso» per operare la sua salvezza. Il Dio che si rivela a Mosè è un Dio che offre una relazione all’umanità.

La parabola del fico sterile

Che tipo di relazione cerchi Dio con l’uomo è detto nella seconda parte del vangelo. Il padrone del fico cerca i frutti che esso dovrebbe dare e non dà. Giunto alla decisione estrema cede all’accorata richiesta dell’agricoltore.
Il tempo umano è il tempo dilazionato per la conversione. E questa considerazione assume significato in relazione a quanto Luca aveva precedentemente detto riguardo il tempo come kairòs, tempo per riconoscere e accogliere l’opportunità data (cf Lc 12,1ss)
Se questo dice qualcosa sull’uomo e sulla sua vita, la parabola dice anche qualcosa riguardo a Dio. In essa è l’affermazione della pazienza e della misericordia di Dio che sa sperare nell’uomo anche contro ogni evidenza. Dio spera nell’uomo! Il volto umano della misericordia che porta a sperare nell’uomo è Gesù stesso. È lui che annuncia e opera la salvezza a favore dell’uomo.
Tutto questo conduce ad aggiungere un tassello al mosaico che si sta delineando sulla nostra Quaresima. Nelle prime due domeniche era emerso il significato della Quaresima come tempo in cui riscoprire la nostra dignità di figli di Dio.
Oggi è tempo per riflettere sulla condizione di possibilità perché la propria dignità di figlio sia conseguita e restaurata, anche quando offuscata dal peccato. È la misericordia di Dio, che invita a conversione e offre il perdono.
L’apertura a tale misericordia è il fondamento della nostra relazione con Dio. Una relazione che è sempre fonte di gratitudine e di gioia, anche e soprattutto quando passa per il riconoscimento del nostro peccato.

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2. introduzioni – 23 MARZO 2025 3ª DOMENICA DI QUARESIMA

23 MARZO 2025

3ª DOMENICA DI QUARESIMA

UN TEMPO PER LA CONVERSIONE

Il miglior modo per non convertirsi è credere di essere «già a posto così». Gli interlocutori di Gesù, nel brano di vangelo di questa domenica, sono sicuri di conoscere già la verità sugli eventi di cronaca cui assistono: qualcuno di colpevole è stato punito. Anche gli Egiziani, nella prima lettura, sono sicuri di poter esercitare indisturbati il loro dominio sugli Israeliti.
Il Signore però non si dimentica degli oppressi e conosce le loro sofferenze (Es 3,7). Per questo, usando le parole di san Paolo: «chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere» (1 Cor 10,12).

PRIMA LETTURA

Io-Sono mi ha mandato a voi.
Il Signore si rivela a Mosè come il Dio che ha pervaso la sua storia ancor prima che egli nascesse. Il bambino «salvato dalle acque» scopre così che la sua esistenza non è stata dominata dal caso, ma è parte integrante di un progetto di salvezza che coinvolge tutto il suo popolo.

SALMO RESPONSORIALE                

Dal Salmo 102 (103)

Il Signore è un Dio misericordioso. Egli non si rifiuta all’uomo, ma desidera farsi conoscere e interviene a suo favore.

SECONDA LETTURA

La vita del popolo con Mosè nel deserto è stata scritta per nostro ammonimento.
Essere beneficiari dell’amore di Dio non basta per essere salvi. Tutti noi, in quanto figli, siamo infatti amati dal Padre. In quanto liberi e responsabili, però, siamo anche chiamati a una scelta: rispondere positivamente alla sua proposta di collaborazione o sprecare il nostro tempo a lamentarci.

VANGELO

Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo.
Di fronte alla proposta di discussione dei suoi contemporanei, Gesù sembra non cogliere il punto e preoccuparsi di un generico futuro. In realtà però, sono i suoi interlocutori a non curarsi dell’oggi, perdendosi in fatti di cronaca e non interrogandosi sul senso profondo del tempo che stanno vivendo.

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4. Letture – 23 MARZO 2025 3ª DOMENICA DI QUARESIMA

23 MARZO 2025

3ª DOMENICA DI QUARESIMA

UN TEMPO PER LA CONVERSIONE

PRIMA LETTURA

Io-Sono mi ha mandato a voi.
Il Signore si rivela a Mosè come il Dio che ha pervaso la sua storia ancor prima che egli nascesse. Il bambino «salvato dalle acque» scopre così che la sua esistenza non è stata dominata dal caso, ma è parte integrante di un progetto di salvezza che coinvolge tutto il suo popolo.

Dal libro dell’Esodo            Es 3,1-8a.13-15

In quei giorni, mentre Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l’Oreb.
L’angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco dal mezzo di un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva per il fuoco, ma quel roveto non si consumava.
Mosè pensò: «Voglio avvicinarmi a osservare questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?». Il Signore vide che si era avvicinato per guardare; Dio gridò a lui dal roveto: «Mosè, Mosè!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Non avvicinarti oltre! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è suolo santo!». E disse: «Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe». Mosè allora si coprì il volto, perché aveva paura di guardare verso Dio.
Il Signore disse: «Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dal potere dell’Egitto e per farlo salire da questa terra verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele».
Mosè disse a Dio: «Ecco, io vado dagli Israeliti e dico loro: “Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi”. Mi diranno: “Qual è il suo nome?”. E io che cosa risponderò loro?».
Dio disse a Mosè: «Io sono colui che sono!». E aggiunse: «Così dirai agli Israeliti: “Io Sono mi ha mandato a voi”». Dio disse ancora a Mosè: «Dirai agli Israeliti: “Il Signore, Dio dei vostri padri, Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe mi ha mandato a voi”. Questo è il mio nome per sempre; questo è il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione».

Parola di Dio.

SALMO RESPONSORIALE                

Dal Salmo 102 (103)

Il Signore è un Dio misericordioso. Egli non si rifiuta all’uomo, ma desidera farsi conoscere e interviene a suo favore.

Rit. Il Signore ha pietà del suo popolo.

Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici.

Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue infermità,
salva dalla fossa la tua vita,
ti circonda di bontà e misericordia.

Il Signore compie cose giuste,
difende i diritti di tutti gli oppressi.
Ha fatto conoscere a Mosè le sue vie,
le sue opere ai figli d’Israele.

Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Perché quanto il cielo è alto sulla terra,
così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono.

SECONDA LETTURA

La vita del popolo con Mosè nel deserto è stata scritta per nostro ammonimento.
Essere beneficiari dell’amore di Dio non basta per essere salvi. Tutti noi, in quanto figli, siamo infatti amati dal Padre. In quanto liberi e responsabili, però, siamo anche chiamati a una scelta: rispondere positivamente alla sua proposta di collaborazione o sprecare il nostro tempo a lamentarci.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi       1 Cor 10,1-6.10-12

Non voglio che ignoriate, fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nube, tutti attraversarono il mare, tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nube e nel mare, tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo. Ma la maggior parte di loro non fu gradita a Dio e perciò furono sterminati nel deserto.
Ciò avvenne come esempio per noi, perché non desiderassimo cose cattive, come essi le desiderarono.
Non mormorate, come mormorarono alcuni di loro, e caddero vittime dello sterminatore. Tutte queste cose però accaddero a loro come esempio, e sono state scritte per nostro ammonimento, di noi per i quali è arrivata la fine dei tempi. Quindi, chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere.

Parola di Dio.

CANTO AL VANGELO

Mt 4,17

Lode e onore a te, Signore Gesù!

Convertitevi, dice il Signore,
il regno dei cieli è vicino.

Lode e onore a te, Signore Gesù!

VANGELO

Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo.
Di fronte alla proposta di discussione dei suoi contemporanei, Gesù sembra non cogliere il punto e preoccuparsi di un generico futuro. In realtà però, sono i suoi interlocutori a non curarsi dell’oggi, perdendosi in fatti di cronaca e non interrogandosi sul senso profondo del tempo che stanno vivendo.

Dal vangelo secondo Luca            Lc 13,1-9

In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».

Parola del Signore.

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5. Preghiere di perdono e dei fedeli – 23 MARZO 2025 3ª DOMENICA DI QUARESIMA

23 MARZO 2025

3ª DOMENICA DI QUARESIMA

UN TEMPO PER LA CONVERSIONE

RICHIESTA DI PERDONO

  • Signore, non mettiamo a frutto il tempo che ci hai concesso per portare frutti.  Kyrie eleison.
  • Cristo, sei intervenuto a nostro favore con mano potente, eppure non ci convertiamo. . Christe eleison.
  • Signore, desideriamo conoscere il tuo nome ma non siamo pronti a fare la tua volontà. Kyrie eleison.

PREGHIERA UNIVERSALE

I nostri giorni
su questa terra sono limitati, ma nessuno di essi è insignificante, se vissuto
in comunione con Dio. Preghiamo insieme e diciamo:

Signore, fa’ che mettiamo a frutto il nostro tempo.

• Perché non cerchiamo delle vie di mezzo tra la verità del Vangelo e le convinzioni del mondo. Preghiamo.

• Perché non lasciamo che il presente ci scorra addosso, inghiottito dal passato od oppresso dal futuro. Preghiamo.

• Perché, di fronte alla tua rivelazione, non rimaniamo indifferenti, ma scegliamo di prendere parte al tuo progetto di salvezza. Preghiamo.

• Perché, in questo tempo che ci è dato per la conversione, non ci facciamo distrarre dalle molte voci che turbano le nostre giornate. Preghiamo.

O Padre, facendoti conoscere apertamente dall’uomo, lo hai elevato alla dignità di figlio. Aiutaci a rimanere sulle tue vie e a progredire nella conoscenza della tua Parola.

Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.

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6. Vignetta di RobiHood – 23MARZO 2025 3ª DOMENICA DI QUARESIMA.

23 MARZO 2025

3ª DOMENICA DI QUARESIMA

UN TEMPO PER LA CONVERSIONE

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3. Commento alle Letture – 16 MARZO 2025 2ª DOMENICA DI QUARESIMA

16 MARZO 2025

2ª DOMENICA DI QUARESIMA

(Domenica della trasfigurazione)

CRISTO, RIVELAZIONE DEL VOLTO DEL PADRE

COMMENTO

Nella prima domenica di Quaresima Luca ci aveva presentato le tentazioni a cui Gesù venne sottoposto durante tutta la sua esistenza. La tentazione ricopre un ruolo importante nella vita di ogni singolo individuo. Essa è la prova dell’impegno nel vivere con coerenza la fede . È il sigillo di garanzia della serietà. Vincerla segna il collaudo della nostra affidabilità umana.

Gesù mette alla prova i tre capetti del gruppo dei suoi discepoli. Sono i tre leaders. Coloro che lo dovrebbero aiutare nella sua missione evangelizzatrice. Ma falliscono miseramente la prova. Otto giorni prima Gesù nella quiete riposante di Cesarea di Filippo aveva voluto sondare l’opinione degli apostoli sulla sua persona. Pietro lo aveva stupito : ” Tu sei il Cristo di Dio”.  Troppo bello per essere  vero. Questo magnifico attestato di fede svanisce quando Gesù pone le condizioni per essere suoi seguaci: portare la propria croce senza piagnistei e vittimismi; non vergognarsi delle sue parole e seguirlo fino alla morte. Questo è un programma di vita non conforme alle loro attese messianiche. La delusione è grande.
Ma il Signore non demorde. Invita i tre a seguirlo non su un monte, ma sul monte. Vale a dire non su un’altura qualunque ma su quello che loro ben conoscevano in quanto era il luogo preferito dal Maestro per pregare. Facendo questo lì introduce in quello che ha di più caro: la sua intimità con il Padre.
E sulla sommità dell’altura avviene un corto circuito nella mente dei tre discepoli. Mentre il Nazareno è il compimento della Legge  (Mosè) e dei Profeti (Elia)  e quindi centrale come figura, Pietro con poco garbo, nella costruzione delle capanne di frasche, mette al centro Mosè (Thorah) affiancato da Gesù ed Elia. Nella mentalità del tempo quando c’erano tre persone, il posto centrale aspettava di diritto a colui che era ritenuto il più importante. Per Pietro ebreo osservante, non ancora divenuto Simone cristiano credente, la Legge era tutto. Non si rivolge a Gesù con il termine maestro, come dice la traduzione, ma con l’appellativo di capo che dirige e comanda.  Caratteristiche queste  del messia guerriero liberatore dal dominio romano allora tanto atteso ed agognato..
Della sua professione di fede nel Cristo di Dio non rimane più nulla. L’esperienza mistica a cui hanno assistito non aumenta la loro fede ma enfatizza i loro dubbi. È meglio tacere ed aspettare tempi migliori. Scendono a valle muti e pensierosi.

Per noi Gesù è il Dio amore misericordioso oppure un idoletto non il Figlio di Dio, che abbiamo creato a nostra immagine e somiglianza?

MEDITAZIONE

Sono state date molte definizioni di che cosa sia la fede. La vicenda di Abramo narrata nella prima lettura accredita come adeguata la definizione della fede come atto di risposta libera e responsabile a un appello di Dio. Nel caso di Abramo l’appello assume la forma di una promessa.

L’alleanza con Abramo

Abramo, ormai anziano, e con lui anziana e sterile la moglie, è afflitto perché non ha una discendenza. In questa situazione giunge la promessa di Dio (cf Gen 15,5). Quest’appello, questa promessa, richiede ad Abramo una risposta in due dimensioni: l’adesione e la decisione. La risposta di Abramo, dunque, è sia libera che responsabile.
La promessa di Dio, inoltre, non viene accompagnata da segni, né dà indicazioni di tempo misurabili. È una promessa secca, che chiede fede secca. Il credente con la sua fede entra in una relazione con Dio che è fondante e che trasforma tutte le altre relazioni che può instaurare.
In tale relazione Dio si manifesta innanzi tutto come il Dio della promessa. Promette una discendenza. Promette una terra. E s’impegna (è l’unico segno che dà) con un patto, un’alleanza unilaterale, un impegno che Dio solo si assume.

Promessa e trasfigurazione

Dio è il Dio della promessa. Alla luce della categoria di promessa si può interpretare il brano evangelico della trasfigurazione.
Luca descrive la trasfigurazione come un cambiamento d’aspetto del volto (cf Lc 9,29) durante il quale Gesù dialoga con Mosè ed Elia. Essi sono i rappresentanti delle due parti dell’Antico Testamento: la Legge e i Profeti. Anch’essi nella loro vita ebbero esperienza diretta di Dio: Mosè vedendolo di spalle; Elia incontrandolo nella brezza sottile.
Sul monte, questi due eroi dell’Antico Testamento entrano in rapporto intimo di dialogo con Gesù trasfigurato. L’invocazione del Salmo di questa domenica – «Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto» (Sal 26,8-9) – risposta a un invito esplicito del Signore – «Il mio cuore ripete il tuo invito: “Cercate il mio volto!”» (Sal 26,8), dove il volto è espressione della misericordia salvifica di Dio – sul monte della trasfigurazione trova il suo esaudimento completo.
Nel volto trasfigurato di Gesù si mostra il volto di Dio. Gesù rivela la sua vera identità, peraltro confermata dalla voce che si ode dal cielo alla fine della scena e che ripete nei contenuti quanto udito sulle sponde del Giordano dopo il battesimo: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!» (Lc 9,35. Cf Lc 2,22).

Trasfigurazione e risurrezione

Nella trasfigurazione di Gesù umanità e divinità si incontrano. Si mostra la gloria della divinità; si mostra la grandezza e la dignità a cui è chiamata l’umanità. La trasfigurazione è la visione della promessa fatta all’umanità. Il Dio della promessa, rivelatosi tale ad Abramo, conferma chi è nella promessa all’umanità di una realtà nuova, trasfigurata, frutto della risurrezione.
I cristiani dunque stanno sotto la promessa; sono figli della promessa. A essi è aperta la possibilità di innalzarsi a tale dignità. A partire dalla visione della trasfigurazione è possibile dare un più profondo significato al tempo della Quaresima. Domenica scorsa si è detto della Quaresima come tempo in cui è possibile recuperare e riaffermare per mezzo dell’ascesi la propria statura di figli di Dio. Di tale dignità è visione il Cristo trasfigurato. Il cammino quaresimale è partecipazione alla Passione per giungere alla gloria della risurrezione.
La trasfigurazione sul monte avviene nel contesto della preghiera di Gesù (cf Lc 9,29). Questa è l’ambito di una relazione fra il Figlio e il Padre in cui è immesso il credente per la sua fede. È occasione opportuna per riflettere su una seconda pratica posta al centro dell’attenzione della Quaresima: la preghiera. Essa è un atto relazionale del credente con Dio che avviene solo se e perché essa è inserita nella preghiera di Gesù. Cessa di essere così una pratica, un tributo a Dio, o che altro. È relazione. Ma è una relazione vera solo perché inserita nella relazione di Gesù con il Padre. Ovvero la preghiera cristiana è possibile ed è veramente tale solo se si inserisce nella preghiera di Cristo.