17 SETTEMBRE
XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
«… SE NON PERDONERETE DI CUORE»
PRIMA LETTURA
Perdona l’offesa al tuo prossimo e per la tua preghiera ti saranno rimessi i peccati.
La reazione a un’offesa o a una violenza è un fatto istintivo, ma non risolve i contrasti, anzi li acuisce. La Bibbia, già nel Primo Testamento, educa il popolo di Israele prima a misurare le reazioni, poi a non vendicarsi, infine a essere misericordiosi, per ottenere la misericordia di Dio.
Dal libro del Siracide Sir 27,33−28,9 (NV) [gr. 27,30−28,7]
Rancore e ira sono cose orribili, e il peccatore le porta dentro.
Chi si vendica subirà la vendetta del Signore, il quale tiene sempre presenti i suoi peccati. Perdona l’offesa al tuo prossimo
e per la tua preghiera ti saranno rimessi i peccati. Un uomo che resta in collera verso un altro uomo, come può chiedere la guarigione al Signore?
Lui che non ha misericordia per l’uomo suo simile, come può supplicare per i propri peccati?
Se lui, che è soltanto carne, conserva rancore, come può ottenere il perdono di Dio?
Chi espierà per i suoi peccati? Ricòrdati della fine e smetti di odiare, della dissoluzione e della morte e resta fedele ai comandamenti.
Ricorda i precetti e non odiare il prossimo, l’alleanza dell’Altissimo e dimentica gli errori altrui.
Parola di Dio.
SALMO RESPONSORIALE
Dal Salmo 102 (103)
Il salmista eleva questo inno di lode alla misericordia del Signore. Egli si fa voce di tutto il popolo per lodare Dio che perdona e lui per primo lo ringrazia perché ha sperimentato l’amore misericordioso di Dio.
Il Signore è buono e grande nell’amore.
Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici.
Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue infermità,
salva dalla fossa la tua vita,
ti circonda di bontà e misericordia.
Non è in lite per sempre,
non rimane adirato in eterno.
Non ci tratta secondo i nostri peccati
e non ci ripaga secondo le nostre colpe.
Perché quanto il cielo è alto sulla terra,
così la sua misericordia
è potente su quelli che lo temono;
quanto dista l’oriente dall’occidente,
così egli allontana da noi le nostre colpe.
SECONDA LETTURA
Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore.
Nelle comunità ci possono essere diversi modi di intendere la vita alla sequela di Gesù. Così era a Roma, così è in molti luoghi anche oggi. San Paolo offre un principio a cui tutti debbono attenersi: fare tutto per il Signore e non per se stessi. Se si vive così, le diversità non porteranno a divisioni, ma arricchiranno la comunità.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani Rm 14,7-9
Fratelli, nessuno di noi vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore. Per questo infatti Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi.
Parola di Dio.
CANTO AL VANGELO
Gv 13,34
Alleluia, alleluia.
Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore:
come io ho amato voi,
così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Alleluia.
VANGELO
Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
Il capitolo sulla vita comunitaria si chiude con l’insegnamento sul perdono. C’è un abisso tra i debiti che l’uomo ha con Dio e i debiti tra i fratelli. Dio condona tutto, così insegna (e dà l’esempio) che anche noi dobbiamo perdonare sempre, senza calcoli.
Dal vangelo secondo Matteo Mt 18,21-35
In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse:
«Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.
Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».
Parola del Signore.