24 A P R I L E
2ª DOMENICA DI PASQUA
(Domenica «in albis» o della Divina Misericordia)
NON PIÙ INCREDULI MA CREDENTI
La fede è certamente un dono, ma concordare con questa verità non significa predisporsi a una ricezione passiva. Il credente è infatti coinvolto in un cammino di ricerca che conduce a Dio attraverso l’ascolto della Parola, la preghiera, l’interpretazione dei segni e la pratica efficace della carità verso i fratelli.
Chi aspetta di «vedere per credere», rischia di rimanere per sempre cieco e di non cogliere le molte prove della misericordia di Dio già a nostra disposizione, prima fra tutte la morte e risurrezione di Cristo.
PRIMA LETTURA
Venivano aggiunti credenti al Signore, una moltitudine di uomini e di donne.
Il successo della predicazione degli apostoli, così come l’armonia che regna tra loro e le guarigioni operate da Pietro, non sono che segni. L’orizzonte comune cui questi segni conducono è la risurrezione di Cristo, vero, nuovo e definitivo motivo di speranza per l’uomo.
SALMO RESPONSORIALE Dal Salmo 117 (118)
L’edificio costruito sulla pietra scartata dai costruttori e divenuta testata d’angolo è la Chiesa, presenza efficace di Dio nella storia.
Rit. Rendete grazie al Signore perché è buono:
il suo amore è per sempre.
Oppure:
Alleluia, alleluia, alleluia.
SECONDA LETTURA
Ero morto, ma ora vivo per sempre.
Cristo è termine ultimo della ricerca. Egli è l’alfa e l’omega: in lui il cammino dell’uomo viene portato a compimento e la distanza da Dio a dal suo amore viene annullata. Egli è l’unico che può veramente dirci, come all’apostolo Giovanni: «Non temere!» (Ap 1,17).
VANGELO
Otto giorni dopo venne Gesù.
Dopo la sua professione di fede, l’apostolo Tommaso non è rimproverato da Gesù, così come potrebbe sembrare in conseguenza di una lettura superficiale dell’episodio, ma riconosciuto come credente. Per questo è di fronte a lui che Gesù istituisce una nuova beatitudine: la nostra.