3 aprile 2022
5ª DOMENICA DI QUARESIMA
IL DIO RI-CREATORE
PER COMPRENDERE LA PAROLA
La scorsa domenica, riflettendo sul sacramento della riconciliazione, si è osservato come la confessione dei peccati è in vista dell’accoglienza della misericordia, non della vergogna delle proprie miserie.
La memoria di sé è spiritualmente importante, ma a patto che non ci blocchi nel passato ma ci rilanci nel futuro. Anche nel sacramento della riconciliazione il riconoscimento del proprio peccato è in vista del futuro.
Le letture proposte portano a riflettere sul valore del secondo momento del sacramento della riconciliazione: il ricevimento del perdono nell’assoluzione sacramentale.
Il Dio creatore e ri-creatore
Isaia si rivolge al popolo deportato in Babilonia. È un oracolo diviso in tre parti. Nella prima (cf Is 43,16-17) egli fa memoria dell’azione di Dio in favore di Israele schiavo in Egitto. La seconda parte attira l’attenzione su quanto sta accadendo (cf Is 43,19). La terza parte è la promessa del ritorno dall’esilio babilonese (cf Is 43,19b-21). Il Dio liberatore è lo stesso Dio creatore. E con il ritorno in patria il Dio creatore è il Dio ri-creatore.
Svolta esistenziale
La dimensione personale ed esistenziale di quest’affermazione emerge nella seconda lettura. Paolo, dopo aver narrato la sua autobiografia, cioè dopo aver fatto memoria di sé, imprime una svolta al discorso: «Per lui [Gesù Cristo] ho lasciato perdere tutte queste cose e le ritengo spazzatura» (Fil 3,8). Paolo rilegge il proprio passato alla luce dell’evento fondante della sua nuova esistenza: l’essere stato «conquistato da Gesù Cristo» (Fil 3,12). La relazione con Cristo di cui Paolo parla è una relazione affettiva e mistica (cf Fil 3,10), totalizzante che, pur senza negare il passato (non ne ha appena fatto il racconto?), tuttavia lo proietta verso il futuro (cf Fil 3,13) Anche nella lettera di Paolo dunque il Dio creatore è ri-creatore.
Paolo, però, aggiunge un tassello. Ciò che opera la ri-creazione non è una presunta auto-giustificazione che può venire dall’osservanza della legge, bensì la grazia che viene dalla fede (cf Fil 3,9). E da questo punto di vista si può leggere il brano di vangelo.
La peccatrice perdonata
La scena narrata da Giovanni è un conflitto fra Gesù, scribi e farisei. In questo conflitto la donna è solo causa e strumento. Se non fosse per l’attenzione che Gesù le riserva, tutti sarebbero disinteressati alla sua persona. Lei è il suo peccato, è bloccata nel suo passato e nel suo peccato.
L’interesse vero degli accusatori è di trovare il modo di mettere Gesù in contraddizione con Mosè o con se stesso. La Legge dichiara questa donna colpevole, e condannabile alla lapidazione. Questo è il massimo che può fare una legge. Stabilire il confine fra bene e male; dare chiarezza di ciò che è bene e ciò che è male. Prevedere premi e punizioni. Ma è incapace di dare perdono. Grazie alla legge si può sapere cosa bisognerebbe fare, ma la legge non dà la forza di farlo. Per questo ci vuole la grazia.
Nel dialogo fra Gesù e i suoi interlocutori, Gesù non raggiunge solo il risultato di non far lapidare la donna, ma anche di porre tutti di fronte a se stessi. Chi può arrogarsi di giudicare gli altri se appena guarda se stesso in onesta coscienza?
Nel successivo dialogo con la donna, Gesù si relaziona con lei mettendo al centro dell’attenzione la sua persona, non il suo peccato. Non è un rapporto bugiardo sminuente la gravità della sua azione. La prende seriamente, anche nel suo peccato. Ma non la blocca nel suo peccato: le offre una nuova possibilità di vita (cf Gv 8,11).
La riconciliazione
La vicenda dell’adultera è l’immagine del percorso del peccatore riconciliato. È qui che giunge alla sua pienezza il cammino incominciato con il riconoscimento del proprio peccato. Nel perdono che ci raggiunge nel sacramento, Dio è realmente il creatore ri-creatore, e con il suo perdono ci dischiude orizzonti di vita nuova. Questo è l’effetto del perdono: siamo ri-creati a sua immagine e somiglianza; restituiti alla nostra dignità di figli ricevuta nel battesimo, purificata nell’ascesi, visualizzata nella trasfigurazione, desiderata dalla pazienza misericordiosa di Dio. Siamo liberati dalla nostra colpa, rivestiti degli abiti di figli, e rilanciati verso la vita. In ciò sta il senso della Quaresima. A questo punto è possibile avviarsi verso la settimana santa.