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3. Annunciare la Parola – 19 dicembre 2021

19 dicembre 2021

4ª DOMENICA DI AVVENTO

Beata Colei che ha creduto 

PER RIFLETTERE E MEDITARE

Da pochi giorni abbiamo celebrato Maria come Immacolata. Oggi Maria ci viene già proposta come modello di vita cristiana. Infatti subito dopo l’annuncio dell’Angelo la giovane Maria «si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda». Affronta un lungo viaggio e raggiunge Ain-Karin, città della Giudea, per mettersi a servizio di una parente anziana che sta anche lei per diventare madre.

Camminare, incontrarsi, annunciare
Maria si ritrova la fede di chi si è incontrata con Dio, di chi ha ricevuto a sorpresa un annuncio di una grandezza smisurata che la coinvolge e ora ha bisogno di uscire, di donarsi, è impaziente di comunicare la sua gioia. Di confrontare la propria fede con quella di Elisabetta. È ciò che si verifica ogni volta che Dio entra in una vita.
L’episodio è una testimonianza viva della personalità di Maria, ma anche il riconoscimento della venerazione che già la Chiesa primitiva aveva verso di lei.
Nella fede e nell’agire di Maria troviamo il comportamento ideale e corretto di ogni vero discepolo. Maria si fa missionaria come Gesù. Non calcola sacrificio e fatica, affronta un viaggio impegnativo e tanti giorni di servizio per donare agli altri suo Figlio ancor prima che nasca.
Camminare, incontrarsi, annunciare una gioia sorprendente sono le azioni tipiche, quasi le parole d’ordine di ogni annunciatore del Vangelo. Sono le parole coniugate da Maria nella sua visitazione.
C’è chi ha voluto sottolineare che in questo episodio l’atto di carità e di servizio, compiuto da Maria nei confronti di Elisabetta sia in fondo il fatto meno significativo.
Luca presenta infatti Maria come la nuova arca dell’alleanza. «A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?», dice Elisabetta. Espressione molto simile a quella pronunciata da Davide quando trasportò l’arca dell’alleanza a Gerusalemme. Come l’arca, anche Maria rimane tre mesi in casa di Zaccaria. Arca che viene accolta con una processione festosa, con canti e danze (2Sam 6,10-11). Maria fa sussultare di gioia il piccolo Giovanni nel ventre di Elisabetta.

Madre dei credenti
Maria appartiene alla categoria degli strumenti umili, eppure è con lei che Dio compie la sua opera di salvezza. È grazie a lei che si realizza l’evento più straordinario della storia, l’incarnazione del Figlio di Dio. Elisabetta la proclama «beata» perché «ha creduto a ciò che il Signore le ha detto». La grandezza di Maria è infatti legata alla sua fede. Come Abramo, Maria si è fidata di Dio, non gli ha negato nulla, non si è fermata neanche davanti all’inspiegabile: per questo può essere definita “madre dei credenti”. Maria è il primo sì deciso ai progetti di Dio sull’umanità, la prima risposta positiva del nuovo popolo che nascerà dalla parola di Gesù. Dio ha trovato finalmente una piena disponibilità nella persona di una quindicenne, che si mette a sua disposizione senza riserve e accetta di diventare la Madre del suo Figlio.
Il brano di Vangelo che ci viene proposto oggi non lo riporta, ma la visitazione si conclude con l’inno di lode al Signore che Luca pone sulle labbra di Maria. Essa è consapevole delle meraviglie operate dal Signore in lei ed esce nel canto del “Magnificat”. «Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente», dice Maria: il Signore «ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata» (Lc 1,48-49).

Dio ha bisogno degli uomini
«Dio ha bisogno degli uomini», dice il titolo di un vecchio film. La scelta di Maria ci fa riflettere in questa vigilia di Natale su come continua a rendersi presente il Figlio di Dio nella nostra umanità. Perché c’è tanta gente che lo aspetta, in ogni angolo della terra. Persone che non ne hanno mai sentito nemmeno pronunciare il nome. Anche vicino a noi, nei nostri quartieri, nelle nostre case, ci sono persone a cui una presenza significativa di Gesù non è ancora arrivata, per le quali Gesù non è praticamente nessuno.
È dunque una giornata missionaria il Natale, se si vuole che questo giorno non sia soltanto un bel presepe, ma un’occasione per rendere nuovamente presente e operante il mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio.
Il Natale è ormai alle porte e probabilmente molti di noi pensano già ai regali che devono fare per metterli davanti al presepe o sotto l’albero e rendere felice qualcuno. «La nostra gioia non è piena se non quando la vediamo negli occhi di coloro che amiamo», ha detto il gesuita François Varillon. Un bel messaggio natalizio che è circolato per le città dice: «Il più bel regalo è essere importante per qualcuno». Almeno a Natale pensiamo a quanto siamo importanti per il Figlio di Dio che per amore si fa bambino per esserci vicino. Ma anche noi proviamo a far capire almeno a qualcuno, magari a chi ci è meno facile da amare, quanto sia importante per noi.

UN FATTO – UNA TESTIMONIANZA

«Ciascuna delle creature uscite da Te ti porta, o Signore, la sua testimonianza di gratitudine: gli angeli il loro canto, i cieli la stella, i magi i loro doni, i pastori la loro ammirazione, il deserto il presepio, e noi uomini una Madre Vergine» (dai Vespri del 24 dicembre della liturgia bizantina).