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4. Parola da Vivere – 3 ottobre 2021

3 ottobre

27ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Uomo e donna nei progetti di Dio

COMMENTO

I farisei sanno già cosa pensa Gesù; lo interrogano perché la sua risposta lo ponga in contrasto non solo con la Legge di Mosè, ma anche con tutti gli ebrei maschi, che ci tenevano a conservare i loro privilegi rispetto al matrimonio (la cultura era maschilista sia al tempo di Mosè che a quello di Gesù, e non solo in Israele).
Ma Gesù è più “furbo” di loro. Anzitutto, chiedendo quale “ordine” avesse dato Mosè, li costringe a riconoscere che non c’è un ordine, ma solo una concessione (se fosse stato un “ordine” avrebbe codificato una precisa volontà di Dio). Di conseguenza Gesù ha buon gioco in un primo tempo nel rimproverare gli Ebrei che si avvalgono del divorzio, per l’incapacità di amare davvero e con tutto il cuore, e in un secondo momento di dichiarare, da vero profeta, ormai superata la concessione mosaica perché su di essa prevale ciò che Dio stesso ha fatto nella creazione e che sta al di sopra di qualsiasi permesso di Mosè.
Da notare: la norma che obbliga il marito a concedere il documento di ripudio alla donna, in qualche maniera risulta una difesa della donna, la quale con quel documento poteva risposarsi; sicuramente questa norma corregge una prassi precedente e non l’ha introdotta Mosè, dal momento che si trova nel Deuteronomio che inizia a vedere la luce nel VII sec. a.C. (sarà completato ancora più tardi).
Inoltre: nella legislazione ebraica era solo il marito che poteva ripudiare la moglie. Se Marco parla pure di una donna che ripudia il marito, lo fa perché il suo vangelo raggiunge anche la cultura greco-romana, nella quale la donna poteva ottenere il divorzio. Tutto questo discorso di Gesù è decisamente controcorrente rispetto alla cultura ebraica, ma non solo, e richiede un cambiamento di mentalità e di atteggiamento non piccolo.
La durezza del cuore, che si traduce in incapacità di amare fino in fondo, è una denuncia che tocca profondamente uomini e donne del nostro tempo. Molti sono convinti che non sia possibile amare “per tutta la vita”, che ad amare ci si stanchi e prima o poi nasca la legittima esigenza di cambiare partner. Il nostro tempo e la nostra Chiesa si trovano a fare i conti con la durezza del cuore. Se la coppia per la vita è uscita dalle mani di Dio nella creazione, allora è un dono che Dio fa a tutti, non solo ai cristiani. I cristiani poi, da parte loro, hanno una forza e un motivo in più: essere di Cristo e testimoniare che ciò che lui insegna è non solo possibile, ma bello, giusto e santo. La Chiesa non può stancarsi di ricordare l’insegnamento di Cristo e di trovare strade di misericordia per chi sulla strada dell’amore di coppia non è stato capace di fedeltà.
Il bambino, che poco dopo Gesù propone come modello di chi accoglie il regno di Dio, suggerisce che solo chi assomiglia a lui può comprendere e vivere l’insegnamento di Gesù.
Così Marco, dopo aver difeso la donna attraverso l’insegnamento sul matrimonio, inserisce anche la difesa dei bambini, altra categoria debole.
Intanto, è notevole che l’evangelista parli addirittura di indignazione di Gesù verso i discepoli, ancora schiavi della loro cultura, e che faccia loro pronunciare due imperativi, positivo uno, negativo l’altro, sul comportamento da avere verso i bambini.
Poi presenta i bambini come modelli per l’appartenenza e l’accoglienza del Regno di Dio. E di qui possiamo indicare ai “grandi” due atteggiamenti fondamentali dei più piccoli: sono dipendenti dai genitori, quindi accolgono tutti i doni come qualcosa di bello e gratuito, e poi esprimono con l’affetto la loro gioia e la loro riconoscenza per i doni ricevuti. Chi non accoglie il Regno con gli stessi atteggiamenti nei confronti di Dio, ne rimane fuori.
Purtroppo gli uomini di Chiesa devono riconoscere che sono riusciti a far credere che entrare nel Regno di Dio sia una cosa noiosa, pesante e opprimente, che toglie non solo la gioia di vivere ma anche il respiro e la libertà. Noi cristiani abbiamo il compito di accogliere il Regno come dono inestimabile di un Dio che ci vuole felici e salvi in eterno, e abbiamo la responsabilità di testimoniarlo con gioia, perché gli altri provino il desiderio di entrarvi e di appartenervi.

SPUNTI PER L’ATTUALIZZAZIONE E LA PREGHIERA

  1. La Chiesa non ha mai avuto l’esclusiva del rapporto con Dio e della salvezza. Il Signore chiede a Giovanni e a noi di aprire gli occhi e allargare il cuore per vedere il bene che si compie fuori della Chiesa, esprimere la stima e l’apprezzamento a tutti gli uomini di buona volontà e collaborare con loro.
  2. I preti, per colpa di pochi, sono sotto attacco. Ma ci sono tante persone che offrono loro non solo un bicchiere d’acqua, ma tempo, sostegno, preghiera, collaborazione… Il Signore non si lascia vincere in generosità, la ricompensa è sicura.
  3. Tagliare e gettare. Che cosa? Situazioni, relazioni, abitudini… Come riconoscerle? L’intelligenza spirituale è un dono del Signore. Lo fa a tutti, ma essa ha bisogno di essere coltivata e aiutata. Veri amici e guida spirituale ci aiutano e noi li ringraziamo.
  4. Tagliare e gettare. Chi ce la dà la forza? L’energia spirituale viene dal Signore, che non la nega a nessuno. Da soli non possiamo farcela. La preghiera, la carità e la comunità di fratelli sono fonti inesauribili di forza, perché lì c’è il Signore.

PROPOSTA DI IMPEGNO DELLA SETTIMANA

Riconosciamo un atteggiamento che ci allontana da Dio e combattiamolo.


Tratto da: Messale delle domeniche e delle feste – Elledici – 2018