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3. Annunciare la Parola – 3 ottobre 2021

3 ottobre

27ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Uomo e donna nei progetti di Dio

PER RIFLETTERE E MEDITARE

La questione posta oggi dalla parola di Dio in estrema sintesi è questa: è lecito divorziare? Ed è possibile che una coppia di sposi si ami per tutta la vita? La legislazione degli ebrei permetteva all’uomo il divorzio. Ma che ne pensa Gesù? Si tratta di un tema di grande attualità, che vogliamo affrontare con grande rispetto, ma anche affidandoci alla parola del Vangelo.

La questione del divorzio presso gli ebrei
Domandano a Gesù: «È lecito a un marito ripudiare la propria moglie?». La questione presso gli ebrei aveva già avuto a quel tempo approfondimenti e schieramenti rabbinici. Ma più che la questione sul divorzio, si trattava di capire quali erano i motivi per cui si poteva divorziare. Mosè infatti (Dt 24,1) aveva permesso il divorzio nel caso in cui un uomo avesse trovato nella donna «qualcosa di sconveniente». E al tempo di Gesù si discuteva su questo «sconveniente». Secondo il rabbi Shammai si poteva divorziare solo in caso di una grave infedeltà coniugale; mentre secondo il rabbi Hillel poteva essere sufficiente qualsiasi cosa, anche solo un pranzo mal cucinato o addirittura aver trovato una donna più gradevole.
Gesù non si schiera nella sua risposta con nessuna di queste posizioni, ma sposta invece del tutto i termini della discussione. Afferma che la possibilità di ripudiare la moglie, che gli uomini ebrei avevano ottenuta da Mosè, era stata concessa per la loro durezza di cuore (sklerokardía), ma non veniva da Dio. E riafferma in modo chiaro qual è il progetto del Creatore sulla coppia come viene descritto dalla Bibbia.

Uomo e donna davanti a DioIl pensiero di Gesù si rifà alla prima pagina della Bibbia. Dio ha voluto che l’umanità fosse composta di uomini e donne, e li ha creati come due facce della stessa medaglia: l’uomo per la donna e la donna per l’uomo. Essi hanno scolpito in se stessi, nella loro personalità, ma in modo anche più chiaro e visibile nel corpo, il riferimento all’altro.
La loro reciproca attrattiva è tale da far superare i legami del sangue, per cui «l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne».
L’uomo e la donna hanno bisogno l’uno dell’altra per completarsi, perché presi singolarmente sono come una domanda senza risposta e sono chiamati a ricomporsi in unità. La loro diversità è un grande richiamo alla relazione, dal momento che da soli non sarebbero capaci del miracolo grande di donare la vita.
Dunque «L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto», conclude Gesù. E con questa affermazione si pone al di sopra di Mosè e riafferma con tutta la sua autorità la concezione del matrimonio come la si trova sin dall’origine dell’umanità.
Queste affermazioni vanno però talmente contro la mentalità ebraica di quel tempo, che i discepoli, entrati in casa, lo interrogano ancora su questo argomento. Matteo precisa addirittura che hanno esclamato: «Se questa è la situazione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi» (Mt 19,10).

Il matrimonio nella società d’oggi
Oggi viviamo in piena crisi matrimoniale. Si preferisce la convivenza, senza riconoscimenti istituzionali. Il divorzio è legale, sono riconosciute le unioni di fatto, anche tra le persone dello stesso sesso.
Alla radice di questo fatto potrebbe esserci forse una maggior consapevolezza della serietà degli impegni matrimoniali. Ha detto un’attrice dai molti divorzi: «Io non credo nel matrimonio. È troppo difficile amare, onorare e obbedire». Ma c’è anche a chi sta bene una vita di coppia provvisoria, senza impegni reciproci definitivi.
Aggiungiamo poi per i giovani la mancanza di coraggio, le incertezze sull’amore, che non è programmabile, perché l’amore è inventivo e ha alla base la fiducia e la speranza. Ed è proprio questo che manca a loro oggi.
Ma il matrimonio non è una trappola inventata da Dio per creare problemi agli uomini. C’è qualcosa di più bello di un amore cercato, coltivato, condiviso? Cosa c’è oggi nella testa di tanti giovani che non riescono più a innamorarsi, che hanno paura di soffrire e non vogliono legarsi in modo esclusivo a una persona? Non è proprio dell’amore dire «per sempre»? e: «Non ti voglio perdere?».
Il matrimonio poi da stabilità, sicurezza e peso sociale all’amore. Di fronte a tutti essi diventano l’uno dell’altro per tutta la vita.
Ed è bello poter contare sempre almeno su una persona che non mi abbandonerà mai, qualunque cosa capiti, come dice la formula del matrimonio: «Io accolgo te… e con la grazia di Cristo prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita».
Per i credenti infine il matrimonio è sacramento che rende presente un fatto salvifico, che in questo caso è proprio l’amore, un amore che trova Dio già nel suo sorgere. E il sacramento chiederà alla coppia di diventare segno di un amore senza misura, come Cristo ha amato l’uomo e la Chiesa, fino a dare la sua vita. «Amatevi perché il mondo creda», ha detto Gesù. I due sposi amandosi testimoniano che l’amore è possibile, che l’unità tra le persone, l’apertura agli altri, l’amore fedele senza pentimenti è possibile.
Ma che fare allora quando un matrimonio va in crisi? Certo, quando la situazione è diventata intollerabile, qualcosa va inventato. Ma la prima cosa da fare se si è davvero cristiani è di cercare di riconvertirsi al progetto originario di Dio per e ricucire l’amore a brandelli.

UN FATTO – UNA TESTIMONIANZA

«Penso che mia moglie sia la cosa più bella che mi potesse capitare. Qualcuno non sarà completamente d’accordo. Anch’io ogni tanto vorrei “liberamene”, ma credetemi, averla al mio fianco mi dà un motivo in più per pensare, per credere, per reagire, per vivere, per essere felici. C’è chi dice che, dai 40 anni in poi, le mogli non valgono quel che spendiamo per loro, dimenticando che quanto ci danno lo fanno per amore. Un sentimento che non avrà mai prezzo e che dura nel tempo perché è dentro di te: niente lo può estirpare e nient’altro sarà più vero» (Emiliano Mondonico, ex allenatore della squadra di calcio del Torino).