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3. Annunciare la Parola – 22 marzo 2020


22 Marzo 2020
IV DOMENICA DI QUARESIMA (Cristo, luce del mondo)

«Dammi da bere»

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PER RIFLETTERE E MEDITARE

La parola di Dio di questa domenica ci propone tutto il capitolo 9 di Giovanni. È il racconto della guarigione di un uomo cieco dalla nascita, uno dei sette miracoli presenti nel Vangelo di Giovanni, la cui struttura richiama il cammino battesimale. Infatti quest’uomo compie i gesti tipici di ogni catecumeno. Illuminato da Gesù, trova la luce e la fede. Nei primi secoli il battesimo veniva anche chiamato «illuminazione» (photismòs).

Cieco dalla nascita
Gesù passa tra la gente. Si trova a Gerusalemme, nelle vicinanze della piscina di Siloe, e vede uno dei tanti mendicanti della città, un non vedente dalla nascita. Per gli apostoli è un peccatore e domandano: «Chi ha peccato? Lui o i suoi genitori per essere nato cieco?». La risposta di Gesù l’abbiamo sentita: né lui, né i suoi genitori.
Quante cose non ha visto quest’uomo! La luce permette di vivere, di muoversi, di difendersi dagli ostacoli, è indispensabile per la vita sociale.
Gesù si avvicina e compie su di lui un gesto sensibile, sacramentale. Quell’uomo, essendo cieco, ha bisogno di contatto fisico, di qualcosa per comunicare. È un’esigenza che abbiamo anche noi. Ed è ciò che avviene anche oggi nei sacramenti. C’è bisogno di un gesto, di qualcosa di sensibile che ci venga in soccorso, come il pane, l’acqua, l’olio…
Ed ecco il miracolo. Ma il miracolo più grande è la fede di quest’uomo, che ha la fortuna di vedere come prima meraviglia il volto misericordioso e amichevole di Gesù, il Figlio di Dio. Il cieco dichiara ai farisei: «È un profeta». E argomenta: «Se costui non venisse da Dio non avrebbe potuto far nulla». Ma alla fine gli si prostra davanti: «Credo, Signore!». Come dicevamo, il simbolismo di questo miracolo e la sua struttura narrativa sono fortemente catecumenali. È proprio questo il cammino di illuminazione che deve compiere chi si prepara al battesimo.

L’ipocrisia dei farisei
Ma il miracolo divide gli spettatori. La gente è presa da meraviglia. I genitori non vogliono compromettersi e se ne lavano le mani per non essere esclusi dalla sinagoga. I farisei dimostrano una malafede crescente: Gesù «non osserva il sabato»; «è un peccatore…», e non si piegano alle logiche considerazioni del cieco.
Di fronte ai farisei che cacciano via il cieco che racconta con gioia e stupore quello che gli è accaduto, Gesù è durissimo: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato, ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane». Gesù ha dato a questi ebrei segni inequivocabili, ma non erano quelli che loro volevano. «Se sei il Figlio di Dio, scendi dalla croce», gli diranno un giorno, chiedendogli un miracolo su ordinazione.

Anche noi bisognosi di luce
Chi chiude gli occhi di fronte a questo miracolo rappresenta bene l’uomo del nostro tempo, bisognoso di luce, ma sempre alla ricerca di razionalizzare il proprio rifiuto. Eppure ne sente la mancanza, come scrive Eugène Ionesco: «Io non vivo, la vita se ne va. È come se vedessi in pieno giorno la notte. La notte confusa con il giorno. Il sole nero della malinconia».
Sant’Agostino diceva che siamo tutti ciechi in Adamo: facciamo fatica a vedere la salvezza che è invece a un passo da noi. Gesù è una luce discreta, non abbaglia, ma è così facile farsi illuminare da lui.
Dove cerchiamo noi la luce, la nostra sicurezza? Quali tecniche di tranquillità interiore usiamo? Dobbiamo prendere atto del nostro bisogno di essere illuminati, di riconoscere la nostra cecità, di metterci sulla strada di Gesù per incontrarlo.
E siamo chiamati a portare la luce ai nostri fratelli e al mondo. Ci sono stati tanti periodi bui nella storia del mondo e della Chiesa. La luce della fede sopravvive in coloro che più da vicino si lasciano evangelizzare, illuminare da Cristo e, con spirito profetico, mantengono viva la fiaccola della fede tra gli uomini.
Possiamo domandarci infine come amministriamo il battesimo e se da come lo facciamo nascono dei nuovi cristiani che abbiano compiuto in prima persona o attraverso i genitori, un vero cammino catecumenale di illuminazione. Una Chiesa che dà importanza alla centralità del battesimo, è costretta ad amministrare con più consapevolezza questo sacramento.

UN FATTO – UNA TESTIMONIANZA
Un giorno, un uomo non vedente stava seduto sui gradini di un edificio con un cappello ai suoi piedi ed un cartello recante la scritta: «Sono cieco, aiutatemi per favore». Un pubblicitario che passeggiava lì vicino si fermò e notò che aveva solo pochi centesimi nel suo cappello. Si chinò e versò altre monete. Poi, senza chiedere il permesso dell’uomo, prese il cartello, lo girò e scrisse un’altra frase. Quello stesso pomeriggio il pubblicitario tornò dal non vedente e notò che il suo cappello era pieno di monete e banconote. Il non vedente riconobbe il passo dell’uomo e gli chiese cosa aveva scritto. Il pubblicitario rispose: «Niente che non fosse vero. Ho solo riscritto il tuo in maniera diversa», sorrise e andò via. Il non vedente non seppe mai che ora sul suo cartello c’era scritto: Oggi è primavera… ed io non la posso vedere.03 annunciare la parola