Raccolta di aforismi o testi utili per la riflessione o l’approfondimento
IL CENACOLO, CUORE DELLA RELIGIONE CRISTIANA
Il Cenacolo è il cuore della Religione cristiana. Tra le sue mura si sono compiute le cose più grandi: Gesù ha istituito l’Eucaristia e il sacerdozio, con la lavanda dei piedi ha spiegato il comandamento dell’amore, ha rivolto agli apostoli il suo commosso discorso di addio, poi è apparso per la prima volta dopo la risurrezione. E infine ha mandato agli apostoli lo Spirito Santo nel giorno di Pentecoste, inizio della Chiesa sulla terra.
Ebbene, questo luogo santo è caro ai cristiani, oggi non è e non può essere luogo di culto. Sorge in un’area di Gerusalemme considerata oggetto di venerazione dagli ebrei, che vi hanno proibito ogni celebrazione.
È una storia a tinte forti, quella del Cenacolo. Si sa che là attorno si era formato con Pietro e gli apostoli il primo nucleo di giudeo-cristiani. Alla distruzione di Gerusalemme avvenuta nel 135, sul posto era sopravvissuta una chiesa-sinagoga, considerata l’antica casa degli apostoli.
Nel 4° secolo vi fu edificata una basilica cristiana, distrutta una prima volta dai persiani e poi dai musulmani.
All’arrivo dei crociati venne edificata un’altra basilica, grandiosa, detta «Madre di tutte le chiese»: aveva tre navate, e da una di esse si saliva a quella che è ritenuta la «sala del Cenacolo». Col ritiro dei crociati il Cenacolo fu affidato ai siriani, e conobbe abbandono e rovina.
Nel 1335 i francescani poterono costruire sul posto un convento, il loro primo in Terrasanta, e ristrutturarono l’antica sala in stile gotico; ma due secoli più tardi furono espropriati e cacciati via. La sala per un certo tempo venne adibita anche a uso moschea. Tenaci, ora i francescani sono tornati, e hanno aperto un convento là vicino. Nel Cenacolo si trova ancora, oltre a un mihrab musulmano indicante la direzione della Mecca, un capitello dei crociati, che rappresenta un pellicano, simbolo cristiano del sacrificio di Cristo. Oggi la visita al Cenacolo è, per i pellegrini, tra le più desolanti.
A Giovanni Paolo II fu consentito di celebrare. Ma Paolo VI, in visita a Gerusalemme, potè solo sostarvi in preghiera.
(tratto da: E. Bianco, All’altare di Dio – Anno C – Elledici 2009)