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2. Esegesi – 5 Pasqua C, 19 mag ’19

AMATEVI

Atti 14,21-27 – Dobbiamo entrare nel regno attraverso tribolazioni
Apocalisse 21,1-5 – Vidi un cielo nuovo e una terra nuova
Giovanni 13,31-35 – Ancora per poco sono con voi

Dio sta con noi
Il tema dominante di questa domenica è quello della comunità cristiana. Il suo titolo più alto ci è dato dal testo dell’Apocalisse: «Ecco la dimora di Dio con gli uomini!» (v. 3). La preoccupazione manifestata dal brano degli Atti circa la fondazione della comunità cristiana in ogni luogo dove la Parola è stata annunciata dice che essa non è un’organizzazione del gruppo dei credentio dell’impresa di evangelizzazione, ma il «mistero» della presenza del Signore nella storia dei cuori e dei popoli. La Parola di Dio è peregrinante. Il testo degli Atti nella breve pericope di oggi, usa sette verbi di moto. Descrivono il movimento di Paolo e Barnaba, ma anche i movimenti della Parola dentro la storia dell’uomo. La liturgia ci conduce dalla comunità degli Atti alla piccola comunità degli apostoli riunita nel cenacolo, dove il Maestro consegna il nuovo precetto dell’amore che dovrà animare la comunità. È la legge del cuore preannunziata da Geremia (31,31-34) come peculiare realtà di un futuro nuovo, quando la nuova alleanza si fonderà su di esso. Dio si sperimenterà nell’amore. L’invito ad amarsi si colloca subito dopo la rivelazione del traditore, il comandamento nuovo sarà un compito sofferto all’interno di uno stato di permanente crisi dell’uomo.

Con i fratelli siamo amore
In virtù dell’amore che Dio ha riversato nei cuori dei credenti (cfr. Rm 5,7) come una fonte inesauribile (cfr. Gv 7,37-39), diventa possibile amare i fratelli in modo nuovo, con la carità stessa di Dio (cfr. 1Cor 13). Cristo Gesù sceglie due vie maestre di presenza nella storia umana: l’annuncio mite e lieto di una «Parola» assolutamente nuova, e il «Segno» che di questa Parola danno uomini e donne che si pongono in un’interpretazione dell’esistenza del tutto alternativa. La Parola assoluta che domina questa prospettiva, Parola tanto grande da generare persino imbarazzo in chi la riceve e in chi la comunica, è la Parola «amore»: «Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri» (Gv 13,34). È un comandamento nuovo nel senso che spoglia del vecchio uomo per fare uomini nuovi. Rinnova chi lo ascolta, o meglio chi ad esso è fedele; non è un qualsiasi amore, ma quello del Signore, come egli spiega, per distinguerlo dall’affetto puramente carnale, aggiungendo come io vi ho amato… È questo amore che ci rinnova, affinché diventiamo uomini nuovi, eredi del nuovo Testamento, cantori di un nuovo cantico.

Amare è un modo di vita
Il comandamento di Gesù è la necessità di amare perché il mondo creda attraverso la vita quotidiana di chi, incontrandolo, accoglie la chiamata a seguirlo. Quando leggiamo le sue parole: «amatevi come io vi ho amati», immediatamente e giustamente pensiamo all’atto supremo del suo amore attraverso cui ha dato la vita per noi; ma prima della sua passione e morte ci sono molti «come», che dovremmo vivere. Sono i «come» con cui Egli ha vissuto, accolto e perdonato. Amatevi come io ho amato l’adultera, ridandole la dignità perduta; amatevi come ho amato Zaccheo, senza vergognarmi di entrare in casa sua, anzi chiedendoglielo; amatevi come ho amato Bartimeo, ridandogli la vista; amatevi come ho amato la Samaritana, regalandole acqua viva; amatevi come ho amato Lazzaro per cui ho pianto e invocato il Padre; amatevi come ho amato il paralitico, guarendolo di sabato contro l’osservanza di una legge che, vissuta all’estremo, paralizza più della paralisi fisica; amatevi come ho amato le folle sentendo compassione e moltiplicando pani e pesci; amatevi come ho amato i discepoli, lavandogli i piedi; amatevi come ho amato ogni figlio di ogni tempo, dando per ognuno il mio corpo e il mio sangue.

Nella comunità si genera il bene
Queste modalità si trasferiscono nelle relazioni tra i fratelli di fede. Questo è il secondo elemento che dice la presenza di Dio tra gli uomini: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri». Amatevi nel silenzio come ho fatto scendendo negli inferi per liberare ogni anima incatenata, amatevi, rischiando di lottare con il male, con ogni male per la liberazione anche di uno solo dei figli. L’amore fraterno e reciproco, l’amarci come Lui ci ha amati, questo è il segreto di potenza e la fonte feconda della presenza e dell’azione dei cristiani nel mondo. Prima di ogni azione apostolica, o culturale, o benefica, è il «volersi bene» reciprocamente il segno efficace della presenza del Signore nella vicenda umana.


PER IL CONFRONTO NEL GRUPPO
– Su che cosa si fondano i nostri rapporti?
– Che cosa rende più vero il volersi bene?

IN FAMIGLIA
La famiglia è l’ambito più naturale dove l’amore si può esprimere.
Tuttavia anche al suo interno non mancano i momenti di fatica.
Proviamo a dare un nome a tutto ciò che rende faticoso uno sviluppo dei gesti d’amore,
e un nome a tutte quelle manifestazioni che permettono all’amore di manifestarsi in pienezza.
È una bella gara per ritrovare tutti i pro e i contro all’espressione dell’amore.


(tratto da: R. Paganelli – Vivere la domenica aprendoci alla Parola, anno C – Elledici 2015)