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9. Narrazione – XIX C, 11 ago ’19

L’INCIDENTE

Una giovane donna tornava a casa dal lavoro in automobile.
Guidava con molta attenzione perché l’auto che stava usando era nuova fiammante,
ritirata il giorno prima dal concessionario e comprata con i risparmi soprattutto del marito
che aveva fatto parecchie rinunce per poter acquistare quel modello.
Ad un incrocio particolarmente affollato, la donna ebbe un attimo di indecisione
e con il parafango andò ad urtare il paraurti di un’altra macchina.
La giovane donna scoppiò in lacrime.
Come avrebbe potuto spiegare il danno al marito?
Il conducente dell’altra auto fu comprensivo,
ma spiegò che dovevano scambiarsi il numero della patente e i dati del libretto.
La donna cercò i documenti in una grande busta di plastica marrone.
Cadde fuori un pezzo di carta.
In una decisa calligrafia maschile vi erano queste parole:
«In caso di incidente… ricorda, tesoro, io amo te, non la macchina!».

Lo dovremmo ricordare tutti, sempre.
Le persone contano, non le cose.
Quanto facciamo per le cose, le macchine, le case, l’organizzazione, l’efficienza materiale!
Se dedicassimo lo stesso tempo e la stessa attenzione alle persone, il mondo sarebbe diverso.
Dovremmo ritrovare il tempo per ascoltare, guardarci negli occhi,
piangere insieme, incoraggiarci, ridere, passeggiare…
Ed è solo questo che porteremo con noi davanti a Dio.
Noi e la nostra capacità d’amare.
Non le cose, neanche i vestiti, neanche questo corpo…


(tratto da “365 Piccole Storie per l’anima”, Vol. 1, pag. 253 – Bruno Ferrero, Elledici)