IL PRANZO DELLA DOMENICA
Dalla cucina, come al solito, la donna disse: «È pronto!».
Il marito, che leggeva il giornale, e i due figli, che guardavano la televisione e ascoltavano musica,
si misero rumorosamente a tavola e brandirono impazientemente le posate.
La donna arrivò.
Ma invece delle solite, profumate portate, mise in centro tavola un mucchietto di fieno.
«Ma… ma!», dissero i tre uomini. «Ma sei diventata matta?».
La donna li guardò e rispose serafica: «Be’, come avrei potuto immaginare che ve ne sareste accorti?
Cucino per voi da vent’anni e in tutto questo tempo non ho mai sentito da parte vostra
una parola che mi facesse capire che non stavate masticando fieno».
Per festeggiare il decimo anniversario del matrimonio
una donna chiese alla rivista letta dal marito di pubblicare un messaggio per lui.
Eccolo: «Grazie, grazie amore mio, perché se oggi sono una donna, una moglie e una madre felice lo devo a te.
Grazie perché mi fai sentire sempre e dovunque l’unica donna al mondo per te.
Grazie perché mi fai sentire bella.
Grazie perché mi fai sentire importante.
Grazie per i tuoi sguardi d’amore quando siamo in mezzo alla gente.
Grazie per i tuoi “ti amo” lasciati qua e là quando e dove meno me l’aspetto.
Grazie perché ci sei.
Grazie per questi splendidi anni d’amore».
Abbiamo un potere immenso: decidere la felicità o l’infelicità delle persone che ci stanno accanto.
Di solito basta un «grazie» detto o dimenticato.
(tratto da: B. Ferrero, 365 Piccole Storie per l’anima, Vol. 1, pag. 57 – Elledici 2016)