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9. Narrazione – I Avv A, 1° dic ’19

IL DIAVOLETTO DISPETTOSO

C’era una volta un diavoletto vispo e malizioso che invidiava con tutte le sue forze e la sua cattiveria la felicità degli esseri umani.
Si divertiva a tormentare soprattutto i bambini, seminando litigi e baruffe nelle scuole.
C’era un periodo dell’anno che odiava in modo particolare: quello natalizio.
Un periodo in cui sulla terra viaggiavano soprattutto gli angeli, la gente si sentiva più buona e i diavoli venivano mandati al diavolo!
Così, un anno, escogitò un piano che definire diabolico è il meno che si possa dire.
Espose il suo malvagio disegno al gran capo dei diavoli, Satanasso in persona, che gli batté una gran manata sulle spalle squamate sghignazzando:
«Magnifico, ragazzo mio! Una vera diavoleria!».
Il piano del maligno diavoletto prevedeva un obiettivo: una famiglia felice scelta a caso.
La prescelta fu la famiglia Marchi.
L’ignara famiglia Marchi si era preparata al Natale con la consueta cura e una certa eccitazione:
sulla porta di casa troneggiava una ghirlanda verde e rossa, il calendario d’Avvento aveva tutte le finestrelle aperte da cui occhieggiavano santi e sante,
il presepio occupava praticamente tutto l’ingresso con decine e decine di statuette,
pecorelle, oche, galline, montagne di carta, laghetti di frammenti di specchio e una superba grotta sormontata da angioletti legati all’attaccapanni;
nel salotto, l’albero di Natale faceva piovere le sue luci colorate tra palline rosse e blu e cioccolatini;
i regali erano accuratamente ammucchiati in un angolo, mentre il profumo dei dolci e della pasta fatta in casa si diffondeva dalla cucina.

Una magnifica, grassa, serena vigilia di Natale, come tante altre.
Marta e Matteo, 7 e 10 anni, arrivarono dall’Oratorio, dove avevano provato i canti per la Messa solenne.
Erano passati davanti al Supermercato e discutevano con le guance arrossate dal freddo e gli occhi luccicanti.
«Era veramente Babbo Natale!».
«No. Babbo Natale è più grasso e più vecchio!».
«Era lui! E mi ha detto che stanotte verrà da noi… dopo Gesù Bambino».
«Ma se aveva la barba finta!».
«Adesso basta, bambini!» li interruppe la mamma, che trafficava in cucina.
«Questa è la notte di Natale. Andate a prendere la statuetta di Gesù Bambino e mettetelo sulla mangiatoia. Senza abbattere cascate e ponti come l’anno scorso…».
Proprio in quel momento entrò in azione il perfido diavoletto.
«Gesù Bambino non c’è più! È sparito!» gridarono i bambini.
«Guardate vicino al presepio».
«Il presepio non c’è più!».
La mamma si sporse dalla cucina: «Non dite stup… Accidenti! È vero!».
L’ingresso era desolatamente vuoto.
Mamma e bambini corsero in salotto: l’albero di Natale non c’era più.
E neanche i regali.

In quel momento arrivò il papà.
Aveva l’aria un po’ stupita e togliendosi il cappotto disse: «Perché avete spento le luci colorate e tolto la ghirlanda dalla porta?».
Si guardarono tutti e quattro allibiti. Ma che cosa stava succedendo?
Era sparito anche il calendario dell’Avvento e anche le lettere a Gesù Bambino sul comò non c’erano più.
Poi, in un attimo di panico, tutti e quattro si resero conto che un’altra cosa non c’era più: il profumo di cose buone.
Corsero in cucina: panettone farcito, spumante, arrosto, la panna, gli agnolotti… tutto sparito.
Anche la tovaglia rossa con le stelline d’oro, il centrotavola con le candele e i rametti di agrifoglio, il secchiello d’argento per lo spumante.
«Oh no!» esclamò Matteo «Anche il panettone!».
«Ma che razza di diavoleria…» sbottò il papà.
Senza saperlo aveva indovinato.
«Ormai tutti i negozi sono chiusi» disse la mamma sconsolata.
«Forse è rimasto qualche uovo per la cena…».
«E poi andiamo a dormire.. o guardiamo la tv…» disse il papà, ancora scombussolato dalla sorpresa.
«Ma è Natale!» gridarono Marta e Matteo con le lacrime agli occhi.
«Non abbiamo più la corona, il calendario, il presepio, l’albero…» protestò veemente Marta.
«E neanche i regali!» aggiunse Matteo.
«E il panettone farcito, gli agnolotti e lo spumante…» brontolò il papà.
Anche la mamma aveva le lacrime agli occhi, ma tentò un lieve sorriso:
«Però il Natale è un’altra cosa. C’è qualcosa che nessuno può portare via!».
«È vero, accidenti!» esclamò il papà. «Nessuno può rubare il nostro vero Natale!».
Allargò le braccia e strinse a sé moglie e bambini.
«Sapete che facciamo? Andiamo fuori e festeggiamo alla luce delle stelle. Copritevi bene e usciamo!».
Nel piccolo giardino arrivava solo la luce dei lampioni e delle finestre delle case vicine.
Come quattro naufraghi che si ritrovano salvi su un’isoletta, mamma, papà e bambini si abbracciarono stretti stretti.
«In fondo, quando Gesù è venuto non aveva neanche il piumino» disse il papà.
«Aveva l’asino e il bue» replicò Marta.
«Anche noi li abbiamo…» insinuò maliziosamente Matteo indicando la mamma e il papà. Scoppiarono a ridere, stringendosi ancora di più.
«Volevo dire Maria e Giuseppe» si corresse ridendo Matteo.
Erano insieme e si amavano e forse era quello il Natale.
In quel momento, una stella si dilatò e rivelò un lunga coda luminosa,
come una scia di luce che lasciò cadere sulla famigliola una pioggia di stille luminose.
Fu un attimo, ma la videro nettamente.
Improvvisamente furono inondati dalla gioia del vero Natale e si sentirono felici come non mai.
Dietro un cassonetto della spazzatura, il diavoletto dispettoso per la rabbia si rosicchiò gli unghioni fino a farli scomparire per sempre.

Contano le persone, non le cose.


(tratto da: B. Ferrero, 365 Piccole Storie per l’anima, Vol. 1, pag. 413 – Elledici 2016)