L’IMITAZIONE
In un centro di raccolta per barboni, un alcolizzato di nome Giovanni, considerato un ubriacone irrecuperabile, fu colpito dalla generosità dei volontari del centro e cambiò completamente. Divenne la persona più servizievole che i collaboratori e i frequentatori del centro avessero mai conosciuto.
Giorno e notte, Giovanni si dava da fare, instancabile. Nessun lavoro era troppo umile per lui. Sia che si trattasse di ripulire una stanza in cui qualche alcolizzato si era sentito male, o di strofinare i gabinetti insudiciati, Giovanni faceva quanto gli veniva chiesto col sorriso sulle labbra e con apparente gratitudine, perché aveva la possibilità di essere d’aiuto. Si poteva contare su di lui quando c’era da dare da mangiare a uomini sfiniti dalla debolezza, o quando bisognava spogliare e mettere a letto persone incapaci di farcela da sole.
Una sera, il cappellano del centro parlava alla solita folla seduta in silenzio nella sala e sottolineava la necessità di chiedere a Dio di cambiare. Improvvisamente un uomo si alzò, percorse il corridoio fino all’altare, si buttò in ginocchio e cominciò a gridare: «Oh Dio! Fammi diventare come Giovanni! Fammi diventare come Giovanni! Fammi diventare come Giovanni!».
Il cappellano si chinò verso di lui e gli disse: «Figliolo, credo che sarebbe meglio chiedere: “Fammi diventare come Gesù!”».
L’uomo guardò il cappellano con aria interrogativa e gli chiese:
«Perché, Gesù è come Giovanni?».
Se qualcuno ti chiede: «Com’è un cristiano?».
«Guardami» è l’unica risposta accettabile.
(tratto da “365 Piccole Storie per l’anima”, Vol. 1, pag. 300 – Bruno Ferrero, Elledici)