20 FEBBRAIO
7ª DOMENICA T.O.
IO VI PERDONO
PER COMPRENDERE LA PAROLA
Non bisogna rendere male per male. È la legge del perdono riportata dal Vangelo. La liturgia usa la 1ª lettura come esemplificazione di questo tema.
PRIMA LETTURA
È un episodio a gloria di Davide, in quanto contribuisce a consolidarne l’autorità di fronte a coloro che gli si oppongono. Saul stesso lo riconosce al termine del racconto: “Tu saprai fare e riuscirai in tutto” (v. 25).
Il racconto proviene da una tradizione popolare. Il cap. 24 ne offre una versione diversa; vi troviamo quasi la vivacità d’un fumetto. Il cap. 26 fa intervenire Dio per spiegare l’impresa straordinaria: Dio immerge l’accampamento in un profondo sonno, per cui nessuno si accorge dell’incursione di Davide. Perciò Davide, che non approfitta certamente della situazione offertagli da Dio, dà prova di magnanimità.
Un’altra ragione spiega il comportamento di Davide: a tutti coloro che più tardi saranno suoi sudditi vuole inculcare l’idea che la persona del re è intoccabile (cf 2 Sam 1).
SALMO
È un inno di ringraziamento a Dio per la sua bontà. Il Signore la manifesta soprattutto quando non ci tratta secondo le nostre colpe.
SECONDA LETTURA
Il cap. 15 affronta il conflitto provocato in seno alla comunità da coloro che non credono nella risurrezione dei morti (cf domenica precedente). Contro di loro Paolo ha sostenuto la realtà di tale risurrezione. Ora cerca di spiegare ai Greci (tali sono i Corinzi) in che senso egli intende la risurrezione.
Lo fa anzitutto (vv. 35-45) partendo da un’antropologia nella quale non si trova a suo agio: “Gli esseri viventi non sono tutti uguali”…
Poi rievoca (vv. 45-49) i due capi dell’umanità, Adamo e Gesù. Lo fa anche in Rm 5 per contrapporre peccato e morte a giustificazione e vita. Qui afferma che da Adamo riceviamo la vita che chiamiamo terrena, mentre da Cristo riceviamo la vita che ci fa appartenere al cielo. Questo dualismo presenta dei limiti per molti nostri contemporanei. Comunque, questa prospettiva biblica – e non filosofica – ci insegna che noi siamo destinati al cielo, non per un’immortalità naturale dell’anima, ma per un’appartenenza e una conformità al Cristo risorto.
La traduzione liturgica, nella sua esattezza, facilita la comprensione del testo.
VANGELO
È il seguito delle Beatitudini: Luca aggiunge alcune precisazioni sull’applicazione della legge del Regno.
Gesù insiste anzitutto su una delle qualità dell’amore: la gratuità. Si deve amare senza aspettarsi un contraccambio, amare persino i nemici. Gesù indica alcuni esempi così concreti che la sua esigenza lascia turbati: in realtà l’amore non ammette limiti, non ammette calcoli.
In tale contesto, viene indicata “la Regola d’oro” (cf Mt 7,12). Tale regola viene già enunciata, ma in forma negativa, nell’Antico Testamento (Tb 4,15) (e anche nella Dichiarazione dei diritti dell’uomo). Il Vangelo ne offre una formulazione positiva, più esigente.
Siccome però il Vangelo non è un testo di morale sociale, Luca riporta i motivi che giustificano le esigenze della legge evangelica. Bisogna superare il comportamento dei peccatori (Matteo parla di pubblicani e pagani: 5,46-47). Si tratta soprattutto (cf Mt 5,41) di imitare il Signore nella sua misericordia infinita.
La pericope termina con un invito alla liberalità, espressione dell’amore generoso.