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4. Per comprendere la Parola – 6 marzo 2022

6 MARZO 2022
1ª DOMENICA QUARESIMA anno C

In rapporto col Padre

PER COMPRENDERE LA PAROLA

Dopo il battesimo ricevuto da Giovanni nel Giordano, e prima di cominciare il ministero pubblico, Gesù, in tutti e tre i sinottici, passa un tempo significativo, quaranta giorni, in un luogo evocativo, il deserto.
Il deserto, luogo di rivelazioni
Il deserto, quello geografico ma il cui significato è paradigmatico, è il luogo dell’esperienza fondante di Israele, dove si conobbe popolo di Dio. La prima lettura è il celebrare nel culto questa esperienza. Il Deuteronomio prescrive di portare le primizie del suolo in segno di rendimento di grazie, e di accompagnare questo gesto con parole che esprimono la consapevolezza del dono ricevuto da Dio, parole che sono una professione di fede. Dio agisce nella storia a favore del suo popolo, non per i meriti di quest’ultimo, ma per benevolenza.
Tuttavia, nell’esperienza dell’esodo, il deserto è stato anche il luogo della prova in cui il popolo ha tradito la propria relazione con Dio, il luogo dove ha sperimentato il cedimento di fronte alla prova, la propria fragilità.
Anche oggi, al di là del luogo fisico (questo o quel deserto geografico), parliamo di deserto in modo duplice. Come esperienza di solitudine rigeneratrice, cui ambiamo. Ma anche in senso negativo: il deserto della folla, il deserto dei sentimenti, il deserto del cuore incapace di amare. Il deserto è un luogo di forte valenza esistenziale. È un’esperienza che talvolta desideriamo, ma quando ci troviamo in esso – basta pensare ai ritiri spirituali – è difficile che reggiamo il silenzio e la solitudine per un lungo periodo. Perché il deserto è il luogo della nudità di fronte a se stessi e di fronte a Dio. È il luogo dove è difficile fuggire l’implacabile verità su se stessi, e dove è possibile, come lo fu per Israele, scoprire la propria identità e misurare la propria fedeltà a essa.

Le tentazioni di Gesù
Gesù, dopo il battesimo, viene dallo Spirito Santo condotto nel deserto, e lì tentato dal diavolo (cf Lc 4,2). Luca descrive con precisione le tre tentazioni. Sinteticamente esse sono accomunate dal fatto di essere una proposta diabolica fatta a Gesù di perseguire la propria realizzazione rompendo la sua relazione con il Padre. Il dia- volo mette alla prova questa relazione subito dopo che essa è stata autorevolmente proclamata sulle rive del Giordano (cf Lc 3,22). Gesù, con le sue risposte, deve decidere di confermarla. Significativamente Luca, rispetto a Marco, inverte le ultime due tentazioni. L’ultima ha luogo a Gerusalemme. Mette in dubbio la figliolanza e la relazione di fiducia con il Padre. In ultima istanza getta il dubbio sulla sua missione messianica. E lo fa proprio nel luogo dove, sulla croce, Gesù realizzerà la sua identità e la sua missione di salvezza.
Il diavolo con ciò conferma la sua funzione: è il divisore fra uomo e Dio. Con Adamo aveva conseguito un successo, carico di conseguenze. Con Gesù, nuovo Adamo, fallisce, e anche questo è carico di conseguenze.

La nostra lotta contro le tentazioni
Nella vittoria di Gesù si apre la possibilità della nostra vittoria sulle tentazioni. Nella sua vittoria è la nostra speranza. Questo è il senso dell’ascesi. Principio di essa è Cristo e il rinnovamento operato in noi dallo Spirito Santo.
L’ascesi ha senso solo in quanto continuo esercizio di purificazione della vita per il ripristino della dignità di figli, perché si affermi in noi la vita nuova donata dal battesimo contro ogni tendenza a disconfermarla.
All’inizio della Quaresima ci si può volgere, illuminati da queste considerazioni, a una delle pratiche tipiche del deserto quaresimale: il digiuno. Esso non è privazione di qualcosa fine a se stessa. Non ha le stesse finalità salutistiche, narcisistiche o patologiche che può avere la dieta. È esercizio della libertà per affinare la propria statura interiore. Il solo digiuno dal cibo, però, potrebbe essere pura ipocrisia. A esso deve corrispondere il digiuno dai peccati. Così la Quaresima sarà tempo di deserto, riscoperta della propria dignità di figli, vero cammino di rinnovamento in preparazione della Pasqua.