29 agosto
22ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Dal cuore nasce la vita buona
COMMENTO
Per comprendere questo brano e innestarlo nella vita cristiana dei nostri giorni, ci poniamo dal punto di osservazione dei destinatari del vangelo di Marco.
La comunità cristiana, sempre in contatto con gli ebrei, si pone il problema se osservare le regole tradizionali che riguardano la vita quotidiana. Non si tratta quindi della Legge di Mosè, ma delle tradizioni accumulate lungo la storia, che hanno avuto origine dalle diverse scuole rabbiniche, e consolidate nel popolo. I cristiani sanno che queste tradizioni hanno favorito l’isolamento di Israele e il giudizio di esclusione dal rapporto con Dio non solo dei “pagani”, ma anche degli ebrei che non le osservavano ed erano perciò ritenuti impuri.
La comunità si pone una domanda, che possiamo esprimere così: questi comportamenti determinano il rapporto con Dio e la possibilità di accedere a lui nella preghiera e nelle celebrazioni comunitarie? Gli ebrei rispondevano di sì e avevano un codice e un rituale che distingueva ciò che è puro da ciò che rende impuri i fedeli e quindi incapaci di accostarsi a Dio senza i riti di “purificazione”.
Marco fa dare la risposta a Gesù stesso con un rimprovero ai farisei e un’istruzione ai discepoli.
Il rimprovero. Citando il profeta Isaia, Gesù distingue il culto delle labbra da quello del cuore e il comandamento di Dio dalle tradizioni create dagli uomini. La comunità e ogni cristiano sanno da che parte stare.
L’istruzione. I discepoli, come al solito, non avevano capito bene. Gesù ne approfitta per approfondire e allargare il discorso. Il rapporto con il Signore si gioca nella libertà dell’uomo e nella sua capacità di scegliere tra l’amore per Dio e i fratelli e l’affermazione di sé nell’orgoglio e nell’egoismo. L’elenco dei peccati, naturalmente, non vuol essere esaustivo, però dà un’idea ampia di quante cose l’uomo possa pensare e attuare per fare del male alle singole persone e alle comunità (non solo ecclesiali ma anche civili) e per rovinare se stesso.
Gesù ci offre il criterio autentico per giudicare noi stessi in rapporto al Padre: la purezza di cuore, cioè il rifiuto interiore del peccato, che allontana da Dio e dai fratelli, e il desiderio sincero ed efficace di agire secondo la volontà di Dio.
Perciò il rapporto con Dio non dipende da quello che gli uomini decidono circa la convivenza sociale, l’igiene, il cibo…, ma dalla libertà interiore e dall’amore. Chi sceglie il dono di sé per gli altri ha accesso al mondo di Dio, chi sceglie se stesso diventa produttore e promotore di male dentro e fuori di sé.
Il mondo oggi sta soffrendo anche perché pochi uomini e organizzazioni senza scrupoli gestiscono l’economia mondiale per il proprio tornaconto. Per costoro Dio non esiste (oppure non conta) e non esiste legge morale. Le comunità cristiane a tutti i livelli non sono immuni dalle responsabilità di questo malessere. Il Vangelo invita a un serio esame di coscienza e a una profonda conversione, perché la predicazione verbale e il culto divino, incentrato nell’Eucaristia non siano vuoti e ipocriti.
SPUNTI PER L’ATTUALIZZAZIONE E LA PREGHIERA
- Ipocrita è colui che nella vita di fede recita una parte, ma non mette in gioco la propria vita concreta. Il rimprovero di Gesù ha valore anche oggi e ci chiede di stare attenti alla tentazione permanente dell’ipocrisia.
- Pregare con le labbra e non con il cuore. Ci sono della pratiche «spirituali» che funzionano da rifugio intimistico, ma non toccano la vita concreta. Quando ci mettiamo davanti al Signore per pregare, verifichiamo se alla bocca è collegato anche il nostro cuore e se quella preghiera ci spinge all’amore fraterno.
- «Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». Considerando non solo le norme religiose, ma la vita intera, possiamo chiederci se e quando ci preoccupiamo più del giudizio degli uomini che di quello di Dio.
- Il cristiano ha ricevuto in dono la libertà dello spirito. A volte nella nostra Chiesa sembra sia data più importanza al rispetto esteriore delle regole di comportamento e di sottomissione che all’adesione interiore. I profeti che il Signore manda anche oggi alzano la voce e l’esempio per indicare la strada che consente di arrivare a Dio e vivere con lui e per lui.
PROPOSTA DI IMPEGNO DELLA SETTIMANA
Terminare la preghiera con un piccolo, ma concreto, gesto di amore da fare in giornata.
Tratto da: Messale delle domeniche e delle feste – Elledici – 2018