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4. Parola da Vivere – 28 marzo 2021

28 marzo

DOMENICA DELLE PALME

e della Passione del Signore

Dalla gloria alla crocifissione

COMMENTO

Il contrasto stridente tra l’ingresso trionfale a Gerusalemme e il racconto della Passione di Marco segna in questa celebrazione l’apice della rivelazione del Figlio di Dio.
A Gerusalemme entra il discendente di Davide e la folla lo acclama come il Messia, che ristabilirà il regno di Israele. È l’equivoco che Gesù ha cercato di non alimentare per tutto il tempo della sua azione e predicazione. Qui sembra avallarlo. Perché?
Inizia per Gesù la settimana decisiva e sceglie di iniziarla con un’azione simbolica che lo presenta inequivocabilmente come il Messia, discendente di Davide, con la pretesa di diventare re. È quello che la gente capisce e acclama. È anche quello che Gesù provoca.
Nei giorni successivi, però, egli darà gli elementi perché tutti comprendano che tipo di Messia egli sia: non restaurerà il regno di Davide, ma instaurerà il Regno di Dio. Sarà re, ma del regno dei cieli. Mostrerà di essere il Figlio di Dio non per come abbatte gli avversari, bensì per come affronta la passione e offre la sua vita.
La passione di Marco sottolinea la debolezza dell’uomo Gesù, la sua umiliazione, gli insulti della gente e dei capi, il grido della solitudine. Ma lui è il Figlio di Dio, innocente, che prende dentro di sé il peccato del mondo e le sue conseguenze terribili, fino all’esperienza della lontananza da Dio. Tuttavia, sa bene che il Padre lo ama e per amore suo perdonerà a tutti gli uomini. Questa certezza lo sostiene nel sopportare tutto ciò che l’avversario di Dio e dell’uomo mette in campo per farlo crollare. Il grido che lancia nel momento della morte è segno nello stesso tempo di accettazione della sconfitta momentanea e di annuncio della vittoria eterna dell’uomo Gesù, che finalmente ha rivelato fino in fondo di essere il Figlio di Dio, l’amato, che ha realizzato il progetto salvifico del Padre: è sulla croce che tutti possono vedere quanto è grande l’amore di Gesù e quello del Padre.
È ciò che Marco fa riconoscere a un pagano, centurione di cui non conosciamo il nome, colui che ha il privilegio di esprimere ciò che ogni uomo e ogni donna dovrebbe dire di fronte al crocifisso: «Davvero quest’uomo è il Figlio di Dio!».

SPUNTI PER L’ATTUALIZZAZIONE E LA PREGHIERA

  1. La religiosità popolare in alcuni luoghi unisce la domenica delle Palme alla pace. Non si può celebrare l’Eucaristia senza la pace con i fratelli. La vicinanza della Pasqua esige la pace in maniera più pressante. Abbiamo da offrire la pace a qualcuno o anche da accettarla da un fratello?
  2. Gesù ha subìto insulti atroci e ha risposto dando la vita anche per chi lo insultava. Abbiamo subìto qualche insulto ultimamente? Come abbiamo reagito? Possiamo controllare se su questo aspetto abbiamo ancora bisogno di imparare qualcosa da Gesù.
  3. Gesù ha portato dentro di sé sulla croce le conseguenze dei nostri peccati e anche la lontananza da Dio. I mistici ci dicono che abbiamo il modo per alleviare la sofferenza di Gesù: riconoscere il nostro peccato, chiedere perdono, lottare contro i nostri peccati, vivere come lui ci ha insegnato.
  4. Un pagano ha riconosciuto il Figlio di Dio. Noi siamo cristiani dalla “nascita”. Immaginiamo di trovarci anche noi sotto la croce e proviamo a dirci cosa significa per noi riconoscere che Gesù è il Figlio di Dio. E poi preghiamo.

PROPOSTA DI IMPEGNO DELLA SETTIMANA

Se abbiamo subito un’offesa, proviamo a fare noi per primi un passo verso chi ci ha offeso.


Tratto da: Messale delle domeniche e delle feste – Elledici – 2018