1 novembre
TUTTI I SANTI
Come stelle nel mondo di Dio
COMMENTO
Questa pagina del vangelo è da contemplare più che da commentare. Tuttavia, siccome fa sorgere molte domande, richiede anche delle risposte non facili da comprendere e soprattutto da accettare, specie se si ha una fede debole o vacillante. Chi non è credente potrebbe considerare le beatitudini il manifesto dell’«oppio dei popoli».
Per Matteo esse costituiscono il proclama che apre il discorso della montagna, il primo dei grandi discorsi, e che, in qualche maniera, annuncia una nuova creazione e una alleanza nuova, quella del nuovo popolo di Dio attorno a una Legge nuova, scritta non più su tavole di pietra ma nel cuore di chi crede.
Sono elencate nove categorie di persone che Gesù dichiara «beate», in contrasto con la mentalità corrente tra gli uomini, non solo del suo tempo. Sono beatitudini dichiarate, ma non sempre sperimentate dalle persone che vivono le situazioni descritte. È qui il primo problema. I poveri di spirito e i perseguitati per la giustizia sono beati nel presente perché il regno di Dio appartiene a loro. Tutte le altre situazioni troveranno una risposta nel futuro di Dio. È una promessa alienante? I credenti sono spinti a proiettare solo nel futuro il loro anelito alla felicità? Non è quello che dice Gesù. Chi crede ha la capacità di leggere ora la sua vita nella prospettiva evangelica e di sperimentare la beatitudine anche nelle situazioni di sofferenza citate da Gesù. Tutte le persone che appartengono a queste nove categorie possiedono il regno, ma Dio non interviene immediatamente e miracolosamente a cambiare le situazioni. I martiri hanno sperimentato la presenza di Dio, perché hanno avuto da lui la forza per affrontare vittoriosamente il martirio, conservando e testimoniando splendidamente la fede, e i santi non hanno avuto vita facile ma felice, man mano che si rendevano conto di somigliare sempre di più al Figlio di Dio e di collaborare con lui alla salvezza dei fratelli. Anche se le persecuzioni e le sofferenze continuano, la promessa di Dio rimane e i credenti sperimentano subito la con- solazione della presenza di Dio e della somiglianza a Cristo e anticipano nella fede la felicità che gusteranno in questa vita, se è nella volontà di Dio, e certamente, in pienezza, nell’eternità. Capiscono e gustano tutto questo soltanto i poveri in spirito, cioè coloro che non mettono la loro felicità solo nelle cose di questo mondo, acquistando così una vera libertà interiore, e che gioiosamente riconoscono di dipendere da Dio, scelgono di fidarsi di lui e si aspettano solo da lui la vita piena e la vera felicità.
SPUNTI PER L’ATTUALIZZAZIONE E LA PREGHIERA
1. Qualcuno ha detto che le beatitudini sono l’auto- ritratto di Gesù. Se ci mettiamo a confronto con lui ne usciamo con le ossa rotte. Ma il Signore non vuole questo. Per lo più i veri beati non sanno di esserlo. E allora, prendiamo le beatitudini come una bella notizia per noi, che sappiamo di essere peccatori, ma vogliamo bene a Gesù e facciamo quello che possiamo per seguirlo e fare del bene.
2. Le beatitudini sono, prima di tutto, una tenera carezza di Gesù a tutti coloro che non hanno nessun’altra consolazione. Per loro c’è un posto in prima fila nel cuore di Dio, sono i suoi prediletti. Quando ci capita di soffrire per un’ingiustizia, non importa se nei confronti no- stri o di altri, e ci sentiamo disarmati e impotenti, allora questa speranza e questa promessa possono essere offerte proprio a noi.
3. Non sappiamo dire se rientriamo tra i beati, ci piacerebbe. Sappiamo però che, proprio per le parole di Gesù, abbiamo il compito di aiutare i beati a conoscere e gustare la loro beatitudine. Come? Consolandoli, amandoli, aiutandoli, condividendo le loro sofferenze, lottando per loro… Come ha fatto Gesù, che non si è limitato a proclamare le beatitudini…
4. Essere insultati perché crediamo nel Signore. Non c’è bisogno di andare a cercare questi insulti, arrivano gratis e abbondanti, basta un minimo di coerenza in famiglia, nel lavoro, nella vita sociale… Facciamo un po’ fatica a rallegrarcene e, ancora di più, ad esultare, ma se ci proviamo, sperimenteremo la stessa gioia e la stessa forza di Gesù.
PROPOSTA DI IMPEGNO
Al mattino, con il segno della croce, ricordiamo di essere figli di Dio e chiediamo al santo di cui portiamo il nome di aiutarci a somigliare a Gesù.
Tratto da: Messale delle domeniche e delle feste – Elledici – 2017