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4. Letture – 30ª DOMENICA T.O.

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30ª DOMENICA T.O.

(Giornata missionaria mondiale)

BISOGNOSI DI DIO

PRIMA LETTURA
La preghiera del povero attraversa le nubi.
Il Signore non si lascia influenzare dalle apparenze e predilige il debole. Il grido degli oppressi, che richiede giustizia,  è per Dio la forma di preghiera più efficace lungo tutta la storia del suo rapporto col popolo eletto.

Dal libro del Siracide                     Sir 35,15b-17.20-22a

Il Signore è giudice
e per lui non c’è preferenza di persone.
Non è parziale a danno del povero
e ascolta la preghiera dell’oppresso.
Non trascura la supplica dell’orfano,
né la vedova, quando si sfoga nel lamento.
Chi la soccorre è accolto con benevolenza,
la sua preghiera arriva fino alle nubi.
La preghiera del povero attraversa le nubi
né si quieta finché non sia arrivata;
non desiste finché l’Altissimo non sia intervenuto
e abbia reso soddisfazione ai giusti e ristabilito l’equità.
Parola di Dio.

SALMO RESPONSORIALE     Dal Salmo 33 (34)
Il Signore punisce i malfattori  e ascolta i poveri. Anche noi, riconoscendoci come quei poveri che egli soccorre, possiamo dunque rendergli grazie.

Rit. Il povero grida e il Signore lo ascolta.

Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino  e si rallegrino.

Il volto del Signore contro i malfattori,
per eliminarne dalla terra il ricordo.
Gridano e il Signore li ascolta,
li libera da tutte le loro angosce.

Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato,
egli salva gli spiriti affranti.
Il Signore riscatta la vita dei suoi servi;
non sarà condannato  chi in lui si rifugia.

SECONDA LETTURA
Mi resta soltanto la corona di giustizia.
Paolo stila un bilancio della sua vita, che sta per terminare. Egli si appresta a rendere testimonianza a Dio con la più grande dimostrazione di fede possibile: l’imitazione del sacrificio di Cristo. Riconoscendosi  come peccatore convertito, Paolo dona inoltre la sua vita per tutti i fratelli, anche per quelli che lo hanno condannato e lasciato solo.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timoteo                     2 Tm 4,6-8.16-18
Figlio mio, io sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che io lasci questa vita. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione. Nella mia prima difesa in tribunale nessuno mi ha assistito; tutti mi hanno abbandonato. Nei loro confronti, non se ne tenga conto. Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare a compimento l’annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero: e così fui liberato dalla bocca del leone.
Il Signore mi libererà da ogni male e mi porterà in salvo nei cieli, nel suo regno; a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen. Parola di Dio.

CANTO AL VANGELO                                        2 Cor 5,19

Alleluia, alleluia.
Dio ha riconciliato a sé il mondo in Cristo,
affidando a noi la parola della riconciliazione.
Alleluia.

VANGELO
Il pubblicano tornò a casa giustificato, a differenza del fariseo.
Gesù narra una parabola che, assieme a quella della vedova e del giudice iniquo che abbiamo udito la scorsa domenica, ha come scopo l’educazione alla preghiera. Il racconto ci pone di fronte due personaggi: un fariseo e un pubblicano che si relazionano a Dio in maniera molto diversa. Solo la preghiera di uno dei due sarà efficace.

Dal vangelo secondo Luca                                            Lc 18,9-14

In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.
Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».
Parola del Signore.