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3. Commento alle Letture – XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

12 NOVEMBRE

XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO 

(Giornata nazionale del ringraziamento)

LO SPOSO VERRÀ

COMMENTO

Nella Chiesa dei primi tempi si era diffusa la convinzione che Gesù sarebbe tornato presto e avrebbe realizzato la parola dei profeti sugli ultimi giorni: sconfitta e castigo dei malvagi e premio per i buoni.
All’epoca in cui Matteo scrive, qualcuno era rimasto sconcertato e deluso per il «ritardo» di Gesù. Questa parabola risponde a quella delusione e istruisce i cristiani sull’attesa e sulla vigilanza, per essere sempre pronti al ritorno di Gesù alla fine dei tempi o, e questo riguarda sicuramente tutti, alla fine della vita terrena di ciascuno.
Il regno di Dio non è un luogo riconoscibile sulla terra, ma una condizione dello spirito, vi appartengono coloro che credono in Gesù e vivono da figli di Dio. Per questo Gesù non lo definisce ma lo descrive con molte parabole.
Quella delle dieci ragazze è piuttosto complessa perché, mentre dà un insegnamento preciso, richiede anche la spiegazione di alcuni elementi simbolici.
È chiaro che lo sposo che deve venire è Gesù, per inaugurare il banchetto eterno nel regno del Padre, e che le ragazze rappresentano gli invitati di tutti i tempi, i quali sanno che devono essere pronti. Il ritardo dello sposo e il sonno degli invitati rappresentano la vita quotidiana dei credenti, che si svolge nelle occupazioni ordinarie, le quali a volte fanno dimenticare chi e che cosa essi stanno aspettando.
All’arrivo dello sposo inizia il dramma: l’olio delle stolte finisce e le sagge non gliene danno del proprio. Ma quell’olio è ciò che consente di partecipare alla festa eterna, cioè la realizzazione della volontà di Dio, che è costituita dalla fede e dall’amore concreto per Gesù e per i fratelli. È evidente che quest’olio non si può prestare, dato che nessuno può presentarsi a Dio con la vita e le opere di un altro.
Se lo sposo dice di non conoscere le stolte, è perché in Paradiso possono entrare solo quelli che, vivendo il Vangelo, si sono impegnati a somigliare al Figlio di Dio, gli altri sono sconosciuti.
Matteo sta dicendo ai suoi lettori, e anche a noi, che tra i battezzati ci sono alcuni che sono stolti: pensano di entrare in Paradiso perché fanno parte della Chiesa. Non basta. Bisogna attuare la volontà di Dio, altrimenti il Signore alla fine non ci riconoscerà, anche se siamo andati a messa tutte le domeniche.
L’insegnamento chiaro di Gesù è questo: ogni giorno bisogna vivere da cristiani, perché solo così possiamo essere pronti quando il Signore ci chiamerà, difatti non sappiamo (ed è meglio!) quando lui verrà.

SPUNTI PER L’ATTUALIZZAZIONE E LA PREGHIERA

  1. «Si assopirono tutte e si addormentarono». La debolezza e la fragilità umana appartengono a tutti. Non sono esse a renderci incapaci di accogliere il Signore che viene.
  2. «Dateci un po’ del vostro olio…». Abbiamo tutta la vita per imparare la saggezza del Vangelo e conosciamo tante persone che ci danno il buon esempio. Aspettare l’ultimo momento per rimediare è da stolti e presuntuosi.
  3. «In verità io vi dico: non vi conosco». Sentirsi dire questa frase è la tragedia più grande. Alcuni hanno detto che a 40 anni uno ha il volto che si merita. La stessa cosa vale per lo spirito, senza arrivare a 40 anni. Chi cerca di vivere il Vangelo ogni giorno, nonostante le proprie debolezze, senza accorgersene, assume le fattezze del volto di Cristo, in certi periodi quello della Sindone, in altri quello del Risorto.
  4. Noi, cristiani di questo tempo, forse pensiamo poco al Paradiso. Eppure è questa certezza che ha sostenuto i martiri e ha alimentato la capacità dei santi di affrontare difficoltà, sofferenze, persecuzioni e di servire in tanti modi i fratelli bisognosi. Magari questo ricordo ci può aiutare a diventare saggi.

PROPOSTA DI IMPEGNO DELLA SETTIMANA

Quando al mattino ci guardiamo allo specchio, chiediamoci in che cosa, lungo la giornata, possiamo somigliare a Gesù.