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3. Commento alle Letture – XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

PRIMO OTTOBRE
XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

«IL MIO CIBO È FARE LA VOLONTÀ DEL PADRE» (Cf Gv 4,34)

COMMENTO

Torino, alcuni anni fa, chiesa di San Francesco di Sales a Valdocco, catechesi sul vangelo, aperta a tutti, si legge questo brano. Un adulto, forse cinquantenne: «Io non accetterò mai di stare in Paradiso con una prostituta». Non si rendeva conto di aver scelto di rimanere fuori.
«In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio». È una dichiarazione solenne di Gesù, uno schiaffo ai capi dei sacerdoti e agli anziani. Ma Gesù non condanna nessuno prima del tempo, tutto quello che dice è sempre un invito alla conversione o un richiamo, anche duro e forte, a chi ancora non si è convertito.
La prima parte di questo brano è una lettura semplice, e anche attuale, della storia del rapporto tra Dio, Israele e il resto dell’umanità. Può aiutare la comprensione e la meditazione il fatto di notare la notevole somiglianza di questi figli con i due del Padre misericordioso nella parabola di Luca.
Gesù è entrato trionfalmente a Gerusalemme, ma i capi stanno programmando la sua fine; lo scontro si fa acceso, prima nelle parole, poi nei fatti. Per capire il significato della parabola e della domanda di Gesù, dobbiamo ricordare che i profeti avevano definito Dio come padre, ma solo di Israele. Gli Ebrei non potevano neanche pensare che altri popoli potessero ambire a essere riconosciuti da Dio come figli. Ma Gesù qui ne presenta due. Subito i capi, sulla scorta di Isaia, comprendono che il padrone della vigna è Dio. Così pure danno la risposta esatta: chi ha realizzato la volontà del padre è il figlio che ha risposto «no» e ha fatto «sì». Quando Matteo scrive, le comunità sono ormai formate da ex-Ebrei ed ex-pagani. Tutti però sanno bene che ciò che conta non è la provenienza etnica o religiosa, ma la sincerità della conversione. Non basta aver detto sì alla predicazione e neanche essere stati battezzati; per fare la volontà di Dio, essere veri cristiani ed entrare in Paradiso è necessario lavorare nella vigna del Signore, cioè mettere in pratica il Vangelo.
Il giudizio sul popolo di Israele, non sui singoli, è definitivo: non ha accolto il Messia, quindi non ha fatto la volontà di Dio e per questo non è più la vigna del Signore, come Matteo dirà nella parabola dei vignaioli omicidi, che ascolteremo domenica prossima. Il regno di Dio ora è affidato alla Chiesa.
Non è difficile adattare questo discorso ai nostri tempi. Il regno di Dio appartiene ai peccatori che si convertono, coloro che per diversi motivi ed errori hanno vissuto lontano o contro il Vangelo, ma una volta che si sono accorti di sbagliare e di correre il pericolo di perdersi, hanno cambiato strada, hanno preso la loro croce e si sono messi sulle orme di Gesù. Non sono i titoli di merito che ci salvano, ma il fare concretamente la volontà di Dio. Quelli che credono di essere a posto perché dicono di credere, ma a modo proprio fuori dalla comunità, quelli che, perché vanno a messa e ogni tanto fanno un po’ di elemosina, si credono migliori degli altri e anche autorizzati a giudicarli, non appartengono al Regno e corrono lontano dalla salvezza.

SPUNTI PER L’ATTUALIZZAZIONE E LA PREGHIERA

  1. Ogni tanto Gesù fa delle domande ai discepoli e agli avversari. Non sono mai domande neutre, richiedono una risposta che coinvolge la vita e le scelte. Possiamo chiederci: quale domanda oggi Gesù fa a me? E alla mia comunità? Troviamola e, rispondendo, faremo un passo avanti nella fede e nell’amore.
  2. Potremmo trovarci molto in imbarazzo, se provassimo a contare quante volte abbiamo detto «sì» al Signore e poi abbiamo fatto «no». Il Signore ci lascia il tempo di cambiare atteggiamento nei confronti della sua parola.
  3. Se ci guardiamo attorno, troveremo facilmente tante persone che ci faranno pensare: «in fondo credo di essere migliore di loro», e così potremo continuare a ritenerci «abbastanza» giusti da non aver bisogno di conversione.
  4. Non eravamo né Ebrei né pagani, siamo stati battezzati. Possiamo però avere i difetti di Ebrei e pagani insieme. La conversione, di cui parla Gesù, non si fa una volta per tutte, ma è un atteggiamento permanente di coloro che credono in lui e si confrontano con il Vangelo.

PROPOSTA DI IMPEGNO DELLA SETTIMANA

Realizzare subito qualcosa che sicuramente il Signore ci sta chiedendo.