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3. Commento alle Letture – 29 SETTEMBRE – XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

29 SETTEMBRE

XXVI DOMENICA DEL TEMPO RDINARIO

«CHI NON È CONTRO DI NOI È PER NOI»

COMMENTO

Giovanni e alcuni suoi amici fanno un’esperienza sconcertante: un tale, sconosciuto, scaccia i demòni in nome di Gesù, e pare che la cosa gli riesca. Essi hanno creduto di avere il diritto-dovere di proibirglielo, ma l’altro non obbedisce. Probabilmente l’apostolo è preso da due dubbi: è possibile che faccia miracoli autentici, se non appartiene al nostro gruppo? Abbiamo fatto bene a intervenire?
Marco ci tiene a presentare questo turbamento dei discepoli, perché gli attribuisce una notevole rilevanza nella vita della comunità cristiana. Facendo dire a Giovanni «non ci seguiva», ci prepara alla risposta di Gesù. Infatti l’apostolo ha attribuito al proprio gruppo il verbo che finora riguardava solo il Signore («perché non seguiva» noi!). Marco, invece, fa capire che i cristiani, anche senza vederlo, devono seguire solo Gesù, gli apostoli e i loro successori sono soltanto degli “inviati”.
In fondo le domande che poteva porsi la comunità cristiana si possono esprimere in questi termini: Gesù agisce e salva anche al di fuori della Chiesa? O anche: Dio opera miracoli anche ascoltando la preghiera di chi non appartiene alla Chiesa?
La risposta di Gesù è netta e chiara: queste persone non vanno fermate né rimproverate; appartengono al Regno, perché hanno un rapporto personale corretto con lui; sono fuori dal Regno, e Dio non li ascolta, solo quelli che deliberatamente e coscientemente si oppongono alla Chiesa, perché appartiene a Cristo. Il principio «chi non è contro di noi è per noi» allarga la vicinanza e l’appartenenza al Regno e offre ai cristiani un motivo di affinità nei confronti di tutti coloro che non sono nella Chiesa, per i più diversi motivi. Nessuno ha il diritto di risentirsi, quando incontra chi appartiene a un’altra religione e fa del bene, anche di più e meglio di lui. È chiamato semplicemente a riconoscere che lo Spirito agisce dove, quando e con chi vuole, a lodare chi fa del bene e a impegnarsi ancora di più nel vivere il Vangelo. E qui ci sta bene il detto sulla ricompensa a chi offre un bicchiere d’acqua (Matteo aggiunge «fresca») a chi annuncia il Vangelo. Una ricompensa che anzitutto consiste nell’ascolto della bella notizia, ma che può essere allargata fino alla salvezza, dato che proviene da Dio e non può andare perduta.
Marco, per contrasto, inserisce qui l’istruzione sullo scandalo e quelle sulla scelta decisa e costosa di fuggire il male, per avere accesso alla vita eterna.
Chi scandalizza (cioè spinge al male) una persona (bambini, giovani, poveri, deboli nella fede, dubbiosi, malati, anziani…) fa a se stesso un danno infinitamente maggiore della perdita della vita in questo mondo; e questa non è una minaccia, ma un insegnamento da prendere seriamente in considerazione. Però questo brano non autorizza nessuno a gettare a mare uno scandalizzatore.
I tagli necessari. L’occhio indica i desideri di male, la mano l’afferrare per possedere, per rubare o anche per picchiare, il piede il muoversi verso un’azione malvagia. La stessa metafora si ripete tre volte. Vuol dire che è molto importante, perché, siccome è in gioco la vita eterna, nessuno che abbia un po’ di intelligenza spirituale può dubitare su cosa scegliere: perdere la vita eterna oppure rinunciare a qualcosa di questo mondo, per quanto importante o piacevole possa essere, nel momento in cui viene a porsi in alternativa e diventa «scandalo», cioè fa cadere nel peccato e allontana da Dio?
Questo discorso non vale solo per le singole persone. Anche le comunità hanno il compito di discernere ciò che le ostacola nella sequela Christi. Questo richiede intelligenza spirituale e coraggio, per tagliare con decisione tutti gli adattamenti alla cultura corrente e tutti gli scandali, derivanti dai litigi e dalle divisioni interne, che in modo subdolo o palese le fanno deviare dalla strada del Vangelo.

SPUNTI PER L’ATTUALIZZAZIONE E LA PREGHIERA

  1. È difficile stabilire se noi davvero non capiamo oppure non vogliamo capire le parole di Gesù. Forse più spesso non vogliamo, perché sono troppo scomode. Eppure sono sempre parole che ci conducono alla pienezza di vita umana e divina. “Piccola” difficoltà: bisogna passare attraverso la croce…
  2. «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». La storia della Chiesa, senza andare lontano nel tempo, dice che questo insegnamento di Gesù è tra i più disattesi. Carriera, denaro e potere sono tentazioni permanenti anche tra i cristiani, specialmente tra i preti. Esaminando noi stessi, possiamo renderci conto che non siamo immuni da questa tentazione.
  3. C’è un modo sottile di esercitare il potere. Mettersi volontariamente ai margini e non servire nessuno. Così, ci si può nascondere dietro una falsa giustificazione e sentirsi legittimati a servire solo se stessi, i propri interessi e i propri comodi e persino a criticare gli altri.
  4. «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me…». Gesù non fa sentimentalismi, ma rivelazione di quello che pensa Dio stesso. Ci conviene farci i conti al più presto, alzando lo sguardo oltre i confini della nostra casa e della nostra parrocchia.

PROPOSTA DI IMPEGNO DELLA SETTIMANA

Prenderci cura di un parente o di un vicino bisognoso.