Pubblicato il

3. Commento alle Letture – 16ª DOMENICA T.O.

1 7         L U G L I O
16ª DOMENICA T.O.
LA PARTE MIGLIORE

Luca inizia il racconto dell’episodio di Marta e Maria dicendo: «mentre erano in cammino» (Lc 10,38). Non è una semplice annotazione narrativa. L’evangelista sta raccontando il viaggio di Gesù cominciato verso la fine del nono capitolo (cf Lc 9,51). È il viaggio al termine del quale Gesù porterà a compimento la sua missione di salvezza a favore dell’umanità. A Gerusalemme, infatti, egli sarà «elevato» sulla croce.

La visita di Dio
Il cammino di Gesù inizia con il rifiuto di accoglierlo da parte dei Samaritani (cf Lc 9,52-53). In questo tratto di vangelo, mentre Gesù è in cammino con i suoi discepoli, entra in una casa amica che, contrariamente ai Samaritani, lo accoglie e gli offre ospitalità.
Tuttavia, per quanto il tema dell’ospitalità sia significativo, è troppo riduttivo fermarsi solo a esso. L’ospitalità cristiana, infatti, è qualcosa di più di un semplice atto di cordialità solo se viene riconosciuta come il lato umano di un rapporto fra uomo e Dio che ha la sua origine nel venire di Dio incontro all’uomo.
Luca presenta il viaggio di Gesù verso Gerusalemme richiamandosi al tema abbondantemente presente nell’Antico Testamento della «visita di Dio». La prima lettura è il racconto di una di queste «visite di Dio». I tre viandanti che si manifestano ad Abramo sono la presenza di Dio presso il patriarca. Egli li accoglie riconoscendo in essi un’Alterità che va oltre la presenza fisica dei tre uomini. L’incontro si conclude con la promessa della nascita di un figlio. La visita di Dio trasforma la vita umana, la rende feconda e la conforta con il dono apportatore di gioia.
Per Luca la visita di Dio si realizza in Gesù. Egli può essere accolto o rifiutato, a seconda che nella sua persona si riconosca o no la venuta del Signore fra gli uomini.

Marta e Maria
In questo contesto tematico si può collocare l’ingresso di Gesù nella casa di Marta e Maria. Entrambe accolgono l’ospite con la sollecitudine motivata dalla fede, come Abramo a Mamre. La relazione che esse instaurano con Gesù è diversa, ma ugualmente motivata dall’amore. Maria assume l’atteggiamento del discepolo, ponendosi in ascolto ai piedi del maestro. Marta si prodiga in un servizio attivo, certo non giudicato negativamente, precisamente in quanto espressione d’amore per Gesù. Sarebbe ingiusto, infatti, nei confronti di Marta, leggere le parole di Gesù come una condanna. È infelice, e ormai sorpassata, l’interpretazione che vede in Marta e Maria i tipi contrapposti dell’azione e della contemplazione, e la conseguente preferenza di Maria, contemplativa, a scapito di Marta, attiva.
Con ciò non si afferma che gli atteggiamenti di Marta e Maria siano equivalenti. Maria, mettendosi ai piedi di Gesù, vive la sua accoglienza come uno stare con l’ospite. Marta, invece, offre un’ospitalità inquieta, affannata, agitata, dispersa. Un vecchio detto recita che a volte «il meglio è nemico del bene». Nel caso di Marta, il troppo voler servire è sovrabbondante rispetto all’essenziale. Ella è così coinvolta dal suo agire per l’ospite che tralascia lo stare con lui. Il suo modo di fare ricorda quegli uomini e donne che sono così impegnati a fare per Dio o a parlare di Dio che non hanno più tempo di parlare con Dio.

Ai piedi della Parola
L’opposizione non è fra azione e contemplazione, o fra servizio e preghiera, ma fra unificazione interiore e dispersione. O meglio: fra il protagonismo di Marta e il lasciare spazio a Gesù di Maria. In questo senso è degna di nota la protesta di Marta (cf Lc 10,40). Qual è il punto focale del problema? Maria e la sua inattività, o il «mi» su cui Marta ritorna due volte? La vera differenza di valore fra i due atteggiamenti è qui: Maria è centrata su Gesù; Marta è centrata su se stessa. L’egocentrismo inquina ogni servizio d’amore e ostacola chiunque in ogni progresso spirituale.
Dio visita l’umanità, visita ogni uomo. Ciò che è richiesto all’uomo è la capacità di discernere questo momento e di riconoscere la presenza di Dio. Anche nell’azione ciò è possibile. È necessario però, sempre, riconoscere la priorità e il primato di Dio su ogni altra cosa. In questo senso ha ragione Maria. Per sviluppare la capacità del discernimento, per favorire l’unificazione interiore, è necessario stare sottomessi alla Parola e sviluppare l’abitudine dell’ascolto.