25 ottobre
30ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Il primato dell’amore
PER RIFLETTERE E MEDITARE
«Voi non conoscete le Scritture e nemmeno la potenza di Dio», così domenica scorsa rispondeva Gesù ai sadducei che avevano cercato di metterlo in difficoltà con le loro domande. Allora essi, continuando nel modo più subdolo di metterlo in imbarazzo, gli mandano un dottore della legge a fargli una domanda impegnativa: «Nella Legge, qual è il grande comandamento?».
Il grande comandamento
Questo è sicuramente un episodio centrale nella vita di Gesù ed riportato dai tre evangelisti sinottici. Ma Luca lo inserisce nel viaggio di Gesù verso Gerusalemme, fuori da ogni controversia e serve a introdurre la parabola del buon samaritano. Nel Vangelo di Marco il contesto è simile a quello di Matteo, ma è assente la polemica. Lo scriba loda Gesù: «Hai detto bene, maestro»; e Gesù a sua volta gli dice: «Non sei lontano dal regno di Dio» (Mc 12, 32-34). Nel Vangelo di Matteo invece interrogano Gesù per metterlo alla prova, dato che ha chiuso la bocca ai sadducei. E gli fanno domandare: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».
La domanda è raffinata, peccato che sia animata dalla polemica. I rabbini, maestri della legge, maniacali nel trasformare in centinaia di precetti la legge di Mosè, si interrogavano davvero su quale fosse il «grande comandamento», cioè la disposizione più importante tra quelle che essi stessi nella storia si erano date. Ricordiamo che essi avevano raccolto la legge in 613 comandamenti: 365 proibizioni (una per ogni giorno dell’anno) e 248 precetti (tanti quanti, secondo loro, erano le ossa umane).
La risposta di Gesù è splendida nella sua semplicità: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento», che è la nostra risposta all’amore di Dio che ci ama per primo. Gesù però aggiunge: «Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la legge e i profeti».
Centralità dell’amore
La risposta di Gesù non lascia dubbi sui due precetti «simili», che di fatto sono messi sullo stesso piano. Il precetto dell’amore era conosciuto anche nell’Antico Testamento, come abbiamo appena letto nel libro dell’Esodo, dove si dice di avere cura e attenzione per i forestieri, le vedove e gli orfani, per i più indigenti. Dio si fa vendicatore nei confronti di chi li opprime e maltratta, perché «chi opprime il povero offende il suo creatore» (Pr 14,31).
Sappiamo però che per gli ebrei l’amore non si estendeva a tutti indistintamente, ma veniva per lo più inteso nel cerchio dei propri connazionali, del proprio clan, della famiglia. Il cristiano invece ama il prossimo non perché è della sua stessa tribù, del proprio gruppo famigliare; tanto meno ama solo quelli che gli sono simpatici o che la pensano come lui. Ci amiamo perché siamo creature di Dio e perché Dio ci ama. Dobbiamo amarci perché siamo tutti figli di Dio in Gesù, fratelli tra di noi nella fede.
Per questo sarà soprattutto tra i cristiani della nuova comunità nata dalla Pasqua che il precetto dell’amore diventerà pienamente centrale. Diventerà la caratteristica di un’infinità di santi, che con sfumature incredibili hanno vissuto una fioritura di gesti di amore con eroica generosità.
Un unico amore che cambia il mondo
Se chiedessimo ai cristiani d’oggi qual è il comandamento più importante, molti probabilmente risponderebbero: non rubare, non bestemmiare, trascurare la messa della domenica, tradire la moglie o il marito…
Molti sarebbero anche oggi colti di sorpresa dalla parola di Gesù. Anche se l’amore è certamente la parola più gettonata nella comunità cristiana, nella predicazione, nella catechesi, tra i bambini e tra gli adulti. Una parola forse abusata, che non sempre ha riscontro nella vita. Accanto ai santi infatti non è difficile vedere tra i cristiani i guerrafondai, gli usurai, i colonizzatori, i furbastri dell’economia, i razzisti, i violenti, i vendicatori, quelli che vedono sempre nell’altro un nemico.
Dicevamo però che i due precetti sono due facce della stessa medaglia. E che l’amore dell’uomo nasce dall’amore per Dio. È per questo può diventare grande, eroico, senza misura, così fedele e appassionato da renderci simili a Dio nell’amare con passione i nostri fratelli.
Questo brano di Vangelo ci fa capire tra l’altro quanto sia falsa l’idea che la fede in Dio diminuisce l’uomo e il suo impegno nel mondo. C’è chi pensa che chi si rivolge al cielo è un alienato e non gli interessa più ciò che capita attorno a sé. Ma Gesù risponde con la sua vita a chi dice così, lui che è rimasto tra noi incarnato nel volto di ogni uomo, che per noi oggi è in qualche modo «sacramento di Dio». E questo ci dice oggi con la sua parola: amare Dio e amare l’uomo sono un unico precetto, sono «il» comandamento, la legge della nostra vita. Ed è quella che trasforma il mondo.
UN FATTO – UNA TESTIMONIANZA
«Gli uomini credono che prima si debbono amare gli uomini e poi amare Dio. Anche io ho fatto così, ma è stato tutto inutile. Quando ho cominciato ad amare Dio più di tutto, allora in questo amore per Dio ho trovato anche il mio prossimo; nel cuore di Dio c’è un amore per gli altri di cui non sarò mai capace» (Spiridione, monaco della chiesa greca).