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3. Annunciare la Parola – 24 ottobre 2021

24 ottobre

30ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Il grido di Bartimeo, che ritrova la luce

PER RIFLETTERE E MEDITARE

Un ritratto tracciato con poche drammatiche pennellate quello di Bartimeo, mendicante cieco, inchiodato al buio sul ciglio di una strada di Gerico. Ma improvvisamente tutto si illumina e si trasforma: passa Gesù e ritorna la vita, soffia il vento della speranza. Con il Signore è sempre possibile un futuro diverso.

Il grido di Bartimeo
La guarigione di questo cieco è raccontata anche da Matteo e Luca, con qualche variante. Marco aggiunge il nome del cieco: si tratta di Bartimeo, il figlio di Timeo. Tutti e tre gli evangelisti dicono che è un mendicante e questa era sicuramente l’unica occupazione che a quel tempo era consentita a un non vedente.
Marco potrebbe aver conosciuto Bartimeo nella comunità di Gerusalemme, cristiano tra i cristiani della prima ora, e avergli sentito raccontare del suo incontro con Cristo e del miracolo.
Gesù è in viaggio verso Gerusalemme. Arriva a Gerico, la città delle palme, dieci gradi in più di Gerusalemme. Si trova a 300 metri sotto livello del mare. Distrutta, è stata ricostruita da Erode il Grande, che morirà in questa città. È separata da Gerusalemme da 37 km di strada nel deserto. Luca ambienta in questa strada la parabola del buon samaritano.
Gesù sembra aver fretta. Ma sulla strada c’è un povero che chiede l’elemosina. È un cieco, e sente dire che passa Gesù di Nazaret e la sua condizione diventa una penosa invocazione di aiuto. Bartimeo è una persona condannata all’emarginazione sociale, anche perché tra gli ebrei di allora ogni disabilità era dovuta a una punizione divina, a causa di chissà quali peccati personali o ereditati.
«Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!», grida Bartimeo, dimostrando la sua fede grande. Gesù non si dimostra infastidito, mentre l’atteggiamento della folla è contraddittorio: prima è indifferente verso il cieco e gli dice di smetterla, poi lo incoraggia quando ormai Gesù lo ha visto e lo ha chiamato. In ogni tempo sono tante le persone che si infastidiscono di fronte all’urlare di qualcuno che è nella sofferenza, che ti dicono con le parole o con il loro atteggiamento di «non rompere», che non intendono muoversi e farsi vicini e solidali. Gesù lo accoglie, lo guarisce, gli dice: «La tua fede ti ha salvato». E il cieco lo segue, si fa discepolo.

Un cammino battesimale
«Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita», ha detto Gesù (Gv 8,12). Ed è questo il significato simbolico del miracolo fatto a Bartimeo, che diventa insieme segno del potere taumaturgico di Gesù che dona la luce a uno sventurato condannato al buio. Bartimeo getta via il mantello: è da una vita che attende questo momento e per raggiungere Gesù si libera del poco che ha. È il gesto che richiama quello che i catecumeni compivano nel giorno del loro battesimo: si spogliavano dei loro vestiti e indossavano per una settimana una tunica bianca, per indicare il passaggio alla vita nuova che iniziavano da quel momento.
«La tua fede ti ha salvato», dice Gesù al termine di un dialogo serrato e amoroso. E Bartimeo trova la luce e si mette al seguito di Gesù. La storia della Chiesa nei suoi duemila anni ha conosciuto tantissime esperienze di uomini e donne che hanno sentito il fascino di Gesù, hanno ricevuto la luce della fede e ci sono consacrati definitivamente a lui. Questo cieco è un modello per coloro che vogliono seguirlo. E il racconto di questo miracolo serviva egregiamente nella Chiesa primitiva perché i catecumeni si sentissero come contagiati dalla sua fede.

La nostra cecitàù
Il miracolo della guarigione del cieco Bartimeo ci riguarda. Di fronte ai silenzi di Dio e alle sconfitte della vita, corriamo il rischio di non vederci più, di perderci per la strada.
Si può essere ciechi e vederci benissimo, sembra dire Gesù. Mentre si può essere in grado di vedere ed essere ciechi, perché non abbiamo la luce della fede, perché non facciamo buon uso dei doni di Dio. Ogni cristiano deve chiedere un po’ di fede, deve chiederla gridando: «Gesù, Figlio di Dio, abbi pietà di me!».
Gesù ci ascolta, Gesù ci vede. Nel suo modo di agire si accorge anche del particolare; in questo caso del cieco Bartimeo; in altri momenti non gli sfuggirà Zaccheo, nascosto tra i rami di un albero (Lc 19,1-10), né una donna ammalata, confusa tra la folla (Mc 5,25-34), e nemmeno una povera vedova, che getta le due monetine nel tesoro del tempio (Lc 21,2).
Il cieco grida, invoca. Pregare gridando vuol dire non volersi arrendere. Pregare è voler vincere le difficoltà, lo scoraggiamento, il pessimismo; vuol dire continuare a lottare. È così che, secondo la parola di Gesù, si può raggiungere la forza onnipotente e amichevole di Dio. Invece quanti rimangono muti, fermi, seduti sull’orlo di una strada!
Come si diceva, l’episodio di Bartimeo è ricco di significati per noi. Chi ha la luce della fede ci vede, ci dice Gesù. Vale a dire, anche se il cristiano conduce la vita di tutti e va incontro alle difficoltà che incontrano tutti, la fede gli fa vedere ogni cosa sotto una luce diversa e gli fa affrontare le difficoltà in modo più determinato. Conosce l’anima del mondo e lo scopo del nostro vivere e agitarci.

UN FATTO – UNA TESTIMONIANZA

Un giovane trentenne della mia diocesi è morto a causa dell’Aids. Aveva conosciuto Cristo praticamente alla fine della sua vita e faticava a capire perché fosse accaduto così tardi e in quella circostanza. Scrivendo il suo diario, l’ultima pagina e le ultime parole prima di morire furono queste: tutti mi lasciarono. I primi ad abbandonarmi furono quelli che con la droga distrussero la mia vita quando ormai non servivo più a loro. Dopo mi abbandonarono gli amici e perfino la mia famiglia. Io stesso mi stufai di me. Alla fine, proprio alla fine, soltanto Cristo è rimasto fedele accanto a me» (mons. J. S. Montes)