Pubblicato il

3. Annunciare la Parola – 24 gennaio 2021


24 gennaio

3ª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Domenica della Parola di Dio

Pescatori di uomini

PER RIFLETTERE E MEDITARE

Prosegue, dopo la pausa natalizia, la lettura continua del Vangelo di Marco. È l’anno liturgico secondo, chiamato per semplicità anno b. Quindici giorni fa abbiamo celebrato il battesimo di Gesù, che Marco racconta in modo sintetico. È in quel momento che Gesù cambia vita e comincia la sua predicazione itinerante. Predicazione che comincia nel momento più drammatico. Infatti il Battista è stato arrestato, e verrà incarcerato e ucciso. Gesù ne è certamente turbato, ma non cede alla paura e dà inizio alla sua predicazione.

I primi invitati a seguirlo

La predicazione di Gesù sin dall’inizio presenta il cuore del Vangelo: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
A questo annuncio è legato strettamente il gesto della chiamata dei primi quattro apostoli. Gesù non è un predicatore astratto, ma porta con sé un progetto che prevede delle esperienze di vita nuove e gli apostoli saranno i primi a ricevere la proposta di realizzarle. Gesù sceglie il modo più difficile per presentare il Vangelo: non lo fa proclamando una dottrina, ma attraverso la sua vita e quella della piccola comunità degli apostoli.
All’invito di Gesù, gli apostoli rispondono subito positivamente e si mettono immediatamente al suo seguito. L’avverbio «subito» è caratteristico in Marco, che lo usa una quarantina di volte.
Nel racconto di Marco la risposta positiva degli apostoli non nasce dalla pesca miracolosa, come leggiamo nel Vangelo di Luca, ma perché è Gesù che chiama, e proprio perché si tratta di Gesù, la risposta non può che essere positiva e pronta.
Gesù sceglie i suoi apostoli tra la gente comune, non tra gli scribi e i farisei o i dottori della legge. Sono lavoratori, semplici pescatori. Alcuni di loro si erano fatti discepoli del Battista.
Non sono loro a scegliere Gesù, ma è lui che chiama e sceglie. Sarà sempre così nella vita della Chiesa: chiunque chiamerà qualcuno per metterlo al servizio del Vangelo, potrà farlo soltanto in forza della parola e autorità di Gesù.

Il regno di Dio è vicino

Gesù dà inizio alla predicazione e, come dicevamo, sin dalle prime battute traccia il suo programma, inaugurare il regno di Dio. «Regno di Dio è un’espressione giudaica per dire che Dio è il signore della storia e si è fatto storia; e cammina con l’uomo sino alla caduta definitiva dei veli del tempo» (Enrico Masseroni). La storia prende un inizio nuovo con la comparsa sulla scena di Gesù, nuovo Adamo. Si tratta di costruire insieme un mondo così come lo sogna Dio, il nostro Creatore.
Una costruzione che ci coinvolge tutti, arruola tutti, è rivolta a ogni categoria di persone, chiamate a dare un senso nuovo alla propria esistenza e a cambiare il volto della nostra umanità.

Il tempo è compito, convertitevi

Sia il testo di Giona, sia le parole di Gesù, fanno riferimento all’urgenza del messaggio che viene annunciato. «Ancora 40 giorni e Ninive sarà distrutta», dice Giona. «Il tempo è compiuto», dice Gesù, dando al presente, a ogni giorno, un’importanza senza misura. La salvezza passa dall’oggi, da un impegno di conversione che non può essere rimandato.
Gli abitanti di Ninive si convertono. Sono pagani, sono Assiri e nemici storici degli Ebrei, ma il libro didascalico di Giona li propone come esempio di ascolto immediato e radicale della Parola di Dio. Lo stesso Giona si dirà deluso per la loro rapida conversione e si lamenterà con Dio, quasi per essere stato smentito come profeta avendo annunciato castighi che poi non si sono realizzati.
Quella della conversione è una proposta che la Chiesa oggi fa a noi, e che passa attraverso una parola più autorevole di quella di Giona, che invita a prendere sul serio la vita, dal momento che con la venuta del Figlio di Dio che si fa parola, i tempi sono giunti alla loro pienezza e tutto deve assume un colore nuovo, una finalità nuova, un’urgenza nuova.
Convertirsi non vuol dire recitare un atto di dolore o fare una confessione. A meno che non esprimano la volontà di collocarsi davvero dalla parte di Dio. Convertirsi vuol dire cambiare mente e cuore, sentire l’urgenza del momento presente (la seconda lettura), fare spazio a Gesù, accoglierlo, perché è lui il Vangelo e la vita nuova.
Ci si può convertire in un solo istante, come è capitato a Paolo, ma in generale questo avviene più lentamente. Per sant’Agostino è stato un cammino faticoso, anche se poi conserverà per tutta la vita la nostalgia del tempo perso.
Convertirsi vuol dire abbandonare qualcosa, com’è capitato in modo radicale per gli apostoli, che abbandonano tutto − le reti e la famiglia − affascinati dalla parola di Gesù. Ma vuol dire soprattutto trovare qualcosa che ti conquista e ti rende più consapevole: ti fa aprire gli occhi, e ti porta alla resa gioiosa, e a giocarti tutta la vita. 

UN FATTO – UNA TESTIMONIANZA

Uno dei protagonisti del romanzo La croce e il pugnale di David Wilkerson, racconta. «Qualche tempo fa incontrai un serpente gigantesco. Era grasso otto centimetri e lungo più di un metro e venti, e se ne stava lì al sole, incutendo terrore. Ebbi paura e non osai muovermi per molto tempo, e poi d’un tratto, mentre lo osservavo, assistetti a un miracolo. Vidi una nuova nascita. Vidi quel vecchio serpente mutare la sua pelle e lasciarla lì al sole, trasformandosi in un nuovo essere, veramente bello».

È LA DOMENICA DELLA PAROLA DI DIO

Dice papa Francesco nel Motu proprio Aperuit illis: «Stabilisco che la III Domenica del Tempo Ordinario sia dedicata alla celebrazione, riflessione e divulgazione della Parola di Dio. Questa Domenica della Parola di Dio verrà così a collocarsi in un momento opportuno di quel periodo dell’anno, quando siamo invitati a rafforzare i legami con gli ebrei e a pregare per l’unità dei cristiani. Non si tratta di una mera coincidenza temporale: celebrare la Domenica della Parola di Dio esprime una valenza ecumenica, perché la Sacra Scrittura indica a quanti si pongono in ascolto il cammino da perseguire per giungere a un’unità autentica e solida.
Afferma inoltre papa Francesco che «le comunità troveranno il modo per vivere questa Domenica come un giorno solenne. Sarà importante, comunque, che nella celebrazione eucaristica si possa intronizzare il testo sacro, così da rendere evidente all’assemblea il valore normativo che la Parola di Dio possiede. In questa domenica, in modo particolare, sarà utile evidenziare la sua proclamazione e adattare l’omelia per mettere in risalto il servizio che si rende alla Parola del Signore. I Vescovi potranno in questa Domenica celebrare il rito del Lettorato o affidare un ministero simile, per richiamare l’importanza della proclamazione della Parola di Dio nella liturgia. È fondamentale, infatti, che non venga meno ogni sforzo perché si preparino alcuni fedeli ad essere veri annunciatori della Parola con una preparazione adeguata, così come avviene in maniera ormai usuale per gli accoliti o i ministri straordinari della Comunione. Alla stessa stregua, i parroci potranno trovare le forme per la consegna della Bibbia, o di un suo libro, a tutta l’assemblea in modo da far emergere l’importanza di continuare nella vita quotidiana la lettura, l’approfondimento e la preghiera con la Sacra Scrittura, con un particolare riferimento alla lectio divina».